1 novembre - Solennità di Tutti i Santi e giornata della santificazione universale

News del 01/11/2024 Torna all'elenco delle news

Un’unica festa per tutti i Santi, ossia per la Chiesa gloriosa, intimamente unita alla Chiesa ancora pellegrinante e sofferente. Oggi è una festa di speranza: “l’assemblea festosa dei nostri fratelli” rappresenta la parte eletta e sicuramente riuscita del popolo di Dio; ci richiama al nostro fine e alla nostra vocazione vera: la santità, cui tutti siamo chiamati non attraverso opere straordinarie, ma con il compimento fedele della grazia del battesimo.

Papa Francesco: "la santità è un cammino da fare insieme, aiutandoci a vicenda, uniti a quegli ottimi compagni di cordata che sono i santi...ci sostengono e, quando nel cammino sbagliamo strada, con la loro presenza silenziosa non mancano di correggerci; sono amici sinceri, di cui ci possiamo fidare, perché loro desiderano il nostro bene. Nella loro vita troviamo un esempio, nella loro preghiera riceviamo aiuto e amicizia, e con loro ci stringiamo in un vincolo di amore fraterno.

Allora possiamo chiederci: mi ricordo di aver ricevuto in dono lo Spirito Santo, che mi chiama alla santità e mi aiuta ad arrivarci? Io ringrazio lo Spirito Santo per questo, per il dono della santità? Sento vicini i santi, parlo con loro, mi rivolgo a loro? Conosco la storia di alcuni di essi? Ci fa bene conoscere le vite dei santi e lasciarci muovere dai loro esempi. E ci fa tanto bene rivolgerci a loro nella preghiera" (Angelus 1 novembre 2023)

La festa di tutti i Santi il 1 novembre si diffuse nell’Europa latina nei secoli VIII-IX. Si iniziò a celebrare la festa di tutti i santi anche a Roma, fin dal sec. IX.

 

Dai “Discorsi” di san Bernardo, abate (Disc. 2, Opera omnia)

A che serve dunque la nostra lode ai santi, a che il nostro tributo di gloria, a che questa stessa nostra solennità? Perché ad essi gli onori di questa stessa terra quando, secondo la promessa del Figlio, il Padre celeste li onora? A che dunque i nostri encomi per essi? I santi non hanno bisogno dei nostri onori e nulla viene a loro dal nostro culto. E’ chiaro che, quando ne veneriamo la memoria, facciamo i nostri interessi, non i loro. Per parte mia devo confessare che, quando penso ai santi, mi sento ardere da grandi desideri. Il primo desiderio, che la memoria dei santi o suscita o stimola maggiormente in noi, é quello di godere della loro tanto dolce compagnia e di meritare di essere concittadini e familiari degli spiriti beati, di trovarci insieme all’assemblea dei patriarchi, alle schiere dei profeti, al senato degli apostoli, agli eserciti numerosi dei martiri, alla comunità dei confessori, ai cori delle vergini, di essere insomma riuniti e felici nella comunione di tutti i santi.

Ci attende la primitiva comunità dei cristiani, e noi ce ne disinteresseremo? I santi desiderano di averci con loro e noi e ce ne mostreremo indifferenti? I giusti ci aspettano, e noi non ce ne prenderemo cura? No, fratelli, destiamoci dalla nostra deplorevole apatia. Risorgiamo con Cristo, ricerchiamo le cose di lassù, quelle gustiamo. Sentiamo il desiderio di coloro che ci desiderano, affrettiamoci verso coloro che ci aspettano, anticipano con i voti dell’anima la condizione di coloro che ci attendono. Non soltanto dobbiamo desiderare la compagnia dei santi, ma anche di possederne la felicità. Mentre dunque bramiamo di stare insieme a loro, stimoliamo nel nostro cuore l’aspirazione più intensa a condividerne la gloria. Questa bramosia non é certo disdicevole, perché una tale fame di gloria é tutt’altro che pericolosa. Vi é un secondo desiderio che viene suscitato in noi dalla commemorazione dei santi, ed é quello che Cristo, nostra vita, si mostri anche a noi come a loro, e noi pure facciamo con lui la nostra apparizione nella gloria. Frattanto il nostro capo si presenta a noi non come é ora in cielo, ma nella forma che ha voluto assumere per noi qui in terra. Lo vediamo quindi non coronato di gloria, ma circondato dalle spine dei nostri peccati. Si vergogni perciò ogni membro di far sfoggio di ricercatezza sotto un capo coronato di spine. Comprenda che le sue eleganze non gli fanno onore, ma lo espongono al ridicolo.

Giungerà il momento della venuta di Cristo, quando non si annunzierà più la sua morte. Allora sapremo che anche noi siamo morti e che la nostra vita è nascosta con lui in Dio.

Allora Cristo apparirà come capo glorioso e con lui brilleranno le membra glorificate. Allora trasformerà il nostri corpo umiliato, rendendolo simile alla gloria del capo, che è lui stesso.

Nutriamo dunque liberamente la brama della gloria. Ne abbiamo ogni diritto. Ma perché la speranza di una felicità così incomparabile abbia a diventare realtà, ci è necessario il soccorso dei santi. Sollecitiamolo premurosamente. Così, per loro intercessione, arriveremo là dove da soli non potremmo mai pensare di giungere.

 

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Martirologio romano: Solennità di tutti i Santi uniti con Cristo nella gloria: oggi, in un unico giubilo di festa la Chiesa ancora pellegrina sulla terra venera la memoria di coloro della cui compagnia esulta il cielo, per essere incitata dal loro esempio, allietata dalla loro protezione e coronata dalla loro vittoria davanti alla maestà divina nei secoli eterni.

 

Le Beatitudini, che Gandhi chiamava «le parole più alte che l'umanità abbia ascoltato», fanno da collante tra le due feste dei santi e dei defunti. La liturgia propone il Vangelo delle Beatitudini come luce che non raggiunge solo i migliori tra noi, i santi, ma si posa su tutti i fratelli che sono andati avanti. Una luce in cui siamo dentro tutti: poveri, sognatori, ingenui, i piangenti e i feriti, i ricomincianti. Quando le ascoltiamo in chiesa ci sembrano possibili e perfino belle, poi usciamo, e ci accorgiamo che per abitare la terra, questo mondo aggressivo e duro, ci siamo scelti il manifesto più difficile, stravolgente e contromano che si possa pensare.

Ma se accogli le Beatitudini la loro logica ti cambia il cuore. E possono cambiare il mondo. Ti cambiano sulla misura di Dio. Dio non è imparziale, ha un debole per i deboli, incomincia dagli ultimi, dalle periferie della Storia, per cambiare il mondo, perché non avanzi per le vittorie dei più forti, ma per semine di giustizia e per raccolti di pace.

Chi è custode di speranza per il cammino della terra? Gli uomini più ricchi, i personaggi di successo o non invece gli affamati di giustizia per sé e per gli altri? I lottatori che hanno passione, ma senza violenza? Chi regala sogni al cuore? Chi è più armato, più forte e scaltro? o non invece il tessitore segreto della pace, il non violento, chi ha gli occhi limpidi e il cuore bambino e senza inganno?

Le Beatitudini sono il cuore del Vangelo e al cuore del vangelo c'è un Dio che si prende cura della gioia dell'uomo. Non un elenco di ordini o precetti ma la bella notizia che Dio regala vita a chi produce amore, che se uno si fa carico della felicità di qualcuno il Padre si fa carico della sua felicità. Non solo, ma sono beati anche quelli che non hanno compiuto azioni speciali, i poveri, i poveri senza aggettivi, tutti quelli che l'ingiustizia del mondo condanna alla sofferenza.

Beati voi poveri, perché vostro è il Regno, già adesso, non nell'altro mondo! Beati, perché c'è più Dio in voi. E quindi più speranza, ed è solo la speranza che crea storia. Beati quelli che piangono...e non vuol dire: felici quando state male! Ma: In piedi voi che piangete, coraggio, in cammino, Dio sta dalla vostra parte e cammina con voi, forza della vostra forza!

Beati i misericordiosi... Loro ci mostrano che i giorni sconfinano nell'eterno, loro che troveranno per sé ciò che hanno regalato alla vita d'altri: troveranno misericordia, bagaglio di terra per il viaggio di cielo, equipaggiamento per il lungo esodo verso il cuore di Dio. A ricordarci che «la nostra morte è la parte della vita che dà sull'altrove. Quell'altrove che sconfina in Dio»(Rilke).

padre Ermes Ronchi

 

La globalizzazione alla prova dei santi

La serie delle domeniche del tempo ordinario oggi si interrompe, ricorrendo la solennità di Ognissanti (o meglio, nel suo titolo corretto, "Tutti i santi") che in molte Diocesi avrà un'appendice nei prossimi giorni, quando si ricorderanno insieme quanti di loro, per nascita o altri motivi, a ciascuna di esse sono particolarmente legati.

Il vangelo della festa (Matteo 5,1-12) è costituito dalle beatitudini, vale a dire gli inviti di Gesù, seguendo i quali si è sicuri di conseguire la santità, intesa come la vita eternamente felice insieme con lui. Quella vita di cui offre una fugace descrizione la prima lettura (Apocalisse 7): "una moltitudine immensa, che nessuno poteva contare, di ogni nazione, tribù, popolo e lingua", che in vesti candide, rami di palma in mano, grida a gran voce le lodi di Dio.

Una moltitudine: i santi dei quali oggi si celebra la festa sono quelli noti, i circa 170 dei quali si fa memoria nel corso dell'anno, e gli altri, oltre tredicimila, riconosciuti tali dalla Chiesa. Ma non solo questi; i santi oggi celebrati sono anche gli innumerevoli nascosti tra le pieghe della storia, sconosciuti a noi ma non a Dio, i quali hanno trascorso una vita esemplare o, pur avendo peccato, se ne sono pentiti e hanno così beneficiato della larghezza del suo perdono.

Per questo motivo possiamo sperare che ora vivano con lui, cioè godano della santità, anche i nostri cari, familiari e amici e quanti altri abbiamo amato, rispettato, ammirato. Poiché però non possiamo essere sicuri della loro presente condizione (potrebbero essere in purgatorio, dove rafforzarsi nello spirito prima dell'incontro con Dio), li possiamo aiutare. Allo scopo è particolarmente dedicata la celebrazione di domani, senza dimenticare che per questi nostri fratelli possiamo estendere l'aiuto ad ogni altro giorno dell'anno, con la preghiera: la nostra personale e quella della Chiesa (ad esempio, chiedendo ai sacerdoti di celebrare messe per loro).

Ma tornando ai santi noti, ci si può domandare perché la Chiesa ne abbia proclamati tanti e altri continui a proclamarne. La ragione sta nel non trascurare l'opportunità di offrire al popolo di Dio sicuri intercessori presso di lui e soprattutto modelli di vita, per mostrare come sia possibile seguire il vangelo nelle più diverse situazioni e condizioni di vita. I santi sono poi altrettanti luminosi segni di Dio. Sono segni della sua bontà, che chiama gli uomini, pur così limitati, peccatori, inadeguati, a condividere la sua santità, cioè a partecipare alla sua stessa vita. Sono segni della sua giustizia, che non fa differenze di persone: tra i santi troviamo uomini e donne, bianchi neri e gialli, giovani e anziani, ricchi e poveri, potenti e schiavi, colti e illetterati, preti e suore ma anche laici, coniugati e non.

Questi accenni bastano a dire come i santi siano anche segno del progetto di Dio sull'umanità, da realizzare per mezzo della Chiesa da lui voluta e sorretta. Della Chiesa i santi sono l'eccellenza, ma nella loro varietà attestano che la santità è possibile a tutti. Essi manifestano quanto la Chiesa sia diversa dalle istituzioni di questo mondo, nelle quali l'eccellenza si raggiunge per sangue, per censo, per intelligenza, nelle quali dunque la discriminazione dei meno dotati o meno fortunati è la regola. Di più: da qualche tempo si parla tanto di globalizzazione, da alcuni temuta e da altri auspicata: per quanto le compete, la Chiesa non ha aspettato economisti e sociologi per programmarla e progressivamente realizzarla, nella sua forma più alta; da sempre i cristiani proclamano l'unità della famiglia umana, l'uguaglianza di tutti i popoli davanti a Dio. Il fatto che tra i santi troviamo europei ma anche africani asiatici e americani, lo sta a dimostrare.

mons. Roberto Brunelli

 

Il Paradiso è per tutti

La liturgia di Tutti i Santi ci propone testi riguardanti il mistero dell'eternità, quella della Gerusalemme celeste, quel mistero del Paradiso dove tutti siamo diretti e dove c'è un posto riservato per tutti. Possiamo ben dire che il Paradiso è per tutti e che nessuno è escluso, pregiudizialmente, da questo luogo di felicità per tutta l'eternità, nel quale la felicità e la gioia per sempre è contemplare in eterno la santissima Trinità e vivere una relazione d'amore senza limiti e senza confini di tempo e di materia. 

In questo giorno, come recita l'Antifona d'ingresso della santa messa, siamo chiamati a rallegrarci tutti nel Signore e con noi gioiscono gli angeli e lodano il Figlio di Dio. La gioia del Paradiso deve pervadere la mostra mente e il nostro cuore, anche se lo vediamo distante da noi, sia perché siamo ancora in cammino e pellegrini verso l'eternità e sia perché dobbiamo lavorare spiritualmente tanto per guadagnarci quel posto a noi riservato e che Gesù ci ha promesso, nel momento in cui lasciava questo mondo, ascendendo al cielo, ove è assiso alla destra del Padre ed attende l'arrivo in esso dell'intera umanità. Sperimentare la gioia in questo giorno, significa pure fare nostra la preghiera iniziale della celebrazione eucaristica della solennità di Tutti i santi, nella quale ci rivolgiamo a Dio onnipotente ed eterno, affinché per la comune intercessione di tutti nostri fratelli, possiamo ottenere l'abbondanza della sua misericordia. 

I santi, quelli noti o quelli sconosciuti ci indicano la strada per raggiungere la vera felicità oltre i confini del tempo e dello spazio. I santi del Paradiso non sono pochi, sono tantissimi, rientrano tra quelli di "una moltitudine immensa, che nessuno poteva contare, di ogni nazione, tribù, popolo e lingua", di cui parla l'Apostolo Giovanni nel brano della prima lettura di oggi, tratta dall'Apocalisse e che il discepolo di Gesù ebbe modo di contemplare in una visione, che poi ha descritto con precisione nel Libro ultimo della Bibbia.

Cosa facevano e fanno questi santi in Paradiso? Chi sono i santi e quali santi Giovanni ha visto nella sua visione apocalittica? Si tratta dei martiri e di quanti hanno confessato la fede in Gesù Cristo. In poche parole sono tutti coloro che hanno vissuto e sono morti nella piena comunione con Cristo e con la Chiesa, che hanno conservato la fede e si sono purificati nel sangue di Cristo, riconoscendo i propri peccati e convertendosi ad una vita santa. Sono tutti coloro che si sono sforzati di vivere nella fede, nella speranza e nella carità, come ci ricorda la seconda lettura di oggi, tratta dalla prima lettera di san Giovanni apostolo, nella quale Giovanni, mediante le quali virtù noi possiamo classificarci come figli di Dio, su questa terra, in attesa di ciò che saremo nell'eternità. Cosa che potremmo averne piena coscienza e consapevolezza "quando Dio si sarà manifestato" e allora "noi saremo simili a lui, perché lo vedremo così come egli è". 

La santità non è facile da conquistare, anche se è accessibile a tutti. Basta entrare nella dinamica delle Beatitudini. A tutti i santi chiediamo di proteggerci nel cammino verso il Paradiso.

Omelia di padre Antonio Rungi

 

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