Comincia il mese dedicato alla devozione mariana

News del 01/05/2010 Torna all'elenco delle news

Credo sia bello ricordare a tutti che il mese di Maggio si veste della dolcezza della devozione a Maria SS.ma, la Mamma che Gesù ci ha dato. Tutti ne sentiamo il fascino. Basta essere a Lourdes o Fatima in un pellegrinaggio, per commuoversi nel vedere come ci si affidi a Lei, tutti, a cominciare dai nostri fratelli infermi.
È davvero una grande commozione, non solo, ma è come se ci aprisse il cuore al desiderio del Cielo.
E tanti di noi portano con sé il S. Rosario, come compagnia della vita, contemplando la vita di Gesù e di Maria ogni giorno.
Nella grande processione della sera, con le lampade accese, al canto 'andrò a vederla un dì' nasce davvero il desiderio di uscire dalla tristezza della nostra ferialità, per andare con Lei nella gioia senza fine del Cielo. Nostalgia di Mamma.
Non lasciamola cadere nel vuoto questa nostalgia, ma conserviamola.
Così come è rassicurante scoprire che lì ci sentiamo 'una cosa sola' e ci si ama tanto, uniti dallo stesso amore a Dio e a Maria SS.ma. Ed è l'atteggiamento a cui ci esorta il Vangelo di questa prima domenica di maggio.

È il grande testamento che Gesù ha consegnato alla Chiesa; il comandamento che distingue il cristiano dal mondo dominato dalla superbia, che porta non solo a isolarci in noi stessi, a essere indifferenti verso chi ci sta vicino, come non esistesse, ma anche a fargli del male, per prevalere su di lui. E in questi modi non solo è come se si cancellasse la presenza del fratello, ma si rischia di cancellare l'amore di Dio.
La sentiamo tutti questa tristezza di vivere in una famiglia, in una società, come non vivessimo... quando per natura siamo portati a riconoscerci e fare dono del nostro amore sempre. È la grande tristezza del nostro tempo, così come vivere, sapendo di trovare in tutti amici pronti ad offrire, è dare alla vita quella gioia che è 'pane della vita'.
La scorsa domenica, se ricordate, Gesù, parlando soprattutto di noi sacerdoti, ma potremmo dire la stessa cosa di una mamma, di un papà, dei nonni, e di chi ha responsabilità. Portava l'esempio del buon pastore, che vigila con amore sul gregge, al punto che se una 'pecorella' si perde, non esita a mettersi alla ricerca, finchè la ritrova. E ritrovatala se la mette sulle spalle e invita a fare festa.
Così dovrebbe essere per tutti noi, qualunque sia il ruolo che copriamo, nei confronti di ogni nostro fratello. Ciò che fa strada nel cuore di tutti è l'amore che si dona. Come è stato per noi l'amore di mamma, papà, dei nostri sacerdoti, insegnanti, tutti.
C'era un tempo, di povertà, in cui regnava solidarietà, amicizia, aiuto vicendevole, ma molto di questi valori, sembra spazzato via dall'egoismo del benessere che, per fare posto nel cure a cose senza vita, non fa più posto all'amore. Peccato, perché ne soffriamo tutti.
Rimane lì, come regola fondamentale, il richiamo urgente di Gesù:
'AMATEVI GLI UNI GLI ALTRI, COME 10 HO AMATO VOI".

Così come nella Chiesa è il compito primario nella costruzione della comunità, come è descritto negli Atti degli Apostoli:
"Molti ascoltavano con assiduità l'insegnamento degli Apostoli, vivevano insieme fraternamente, partecipavano alla mensa del Signore e pregavano insieme. Dio faceva molti miracoli e prodigi per mezzo degli Apostoli. Tutti i credenti vivevano insieme e mettevano in comune tutto quello che possedevano. Lodavano Dio ed erano ben visti da tutta la gente. Di giorno in giorno il Signore faceva crescere il numero di quelli che giungevano alla salvezza". (At. 2, 42-46)
Paolo VI, reduce da un Congresso eucaristico, tenuto a Bombey, così proclamava l'urgenza del vivere come fratelli in comunità:
"Il progresso civile viene scoprendo come esigenza, come conquista, ciò che Cristo, fattosi uomo come noi e nostro Maestro, già .,ci aveva insegnato dalle pagine, ma non pienamente comprese, non ancora universalmente applicate, del Suo Vangelo: 'Voi siete tutti fratelli', cioè uguali, solidali, cioè obbligati a riconoscere che in ciascuno di voi è riflessa l'immagine dello stesso Padre celeste... Oggi la fratellanza si impone, l'amicizia è il principio di ogni moderna convivenza umana.
Invece dí vedere nel nostro simile l'estraneo, il rivale, l'antipatico, l'avversario, il nemico, dobbiamo abituarci a vedere l'uomo, che vuoi dire un essere pari al nostro, degno di rispetto, stima, assistenza, amore, come a noi stessi.
Ritorna a risuonare nel nostro spirito la stupenda parola di un santo dottore africano: 'che i confini dell'amico sì allarghino'. Bisogna che cadano le barriere dell'egoismo e che l'affermazione di legittimi interessi personali non sia mai offesa per gli altri
".

Si dovrebbe a questo punto pregare e sognare che avvenga oggi quanto Giovanni l'apostolo scrive nell'Apocalisse: "Ecco la dimora di Dio tra gli uomini! Egli dimorerà tra di loro ed essi saranno suo popolo, ed egli sarà Dio-con-loro' e tergerà ogni lacrima dai loro occhi". (Apocalisse 21, 1-5) Ogni volta scrivo le riflessioni sul Vangelo, che poi arrivano a voi, ciò che mi anima e mi accompagna è il grande amore che vuole solo trasmettere Amore, quello di Dio, in modo che non vi sentiate soli. E i tanti 'grazie', che poi mi arrivano dalle vostre e-mail, sono un racconto di amicizia. Grazie a voi!
E con don Tonino Bello, prego che non siate mai vittime della solitudine, invocando la Madonna così:

"Mettiti accanto a noi e ascoltaci, mentre confidiamo le nostre ansie quotidiane, che assillano la nostra vita moderna:
la paura di non farcela, la solitudine interiore, l'instabilità degli affetti,
l'educazione difficile dei figli, l'incomunicabilità persino con i più cari.
Ritorna, Maria, in mezzo a noi, e offri l'edizione aggiornata di quelle grandi virtù umane, che ti hanno resa grande agli occhi di Dio
."
 
Testo di mons. Antonio Riboldi

 

       Vergine Madre, figlia del tuo Figlio,  donna dell’Ascolto e del Servizio, a te ci rivolgiamo per preparare con la nostra preghiera l’anno dedicato alla santificazione dei sacerdoti.
      Ti affidiamo ciascuno di loro, come Gesù sulla croce ti ha affidato il discepolo Giovanni. Ti chiediamo di accompagnarli con la tua bontà materna, perché ogni giorno ripetano il loro “sì” a Dio, come tu stessa hai fatto a Nazaret e in tutta la tua vita, fin sotto la croce e oltre.
      Tu eri presente con gli apostoli nel cenacolo e con loro hai invocato e poi accolto il dono dello Spirito, che li ha resi coraggiosi testimoni del tuo Figlio, crocifisso e risorto, e li ha sostenuti nell’annunciare il Vangelo ad ogni creatura.
      Tu stessa li hai accompagnati con la tua preghiera, e la tenerezza di Madre. Accompagna anche i nostri sacerdoti, soprattutto quando intraprendono strade nuove e non facili per annunciare anche nel nostro tempo la bellezza dell’amore del Padre. Aiutali ad essere autentici e fedeli, generosi e misericordiosi, puri di cuore e solleciti verso ogni persona. Sostienili nelle giornate difficili, e aiutali a rialzarsi quando sperimentano la debolezza della loro risposta.
      Fa’ che siano attenti ascoltatori della Parola del tuo Figlio e annunciatori instancabili di questo tesoro che il Cristo ha affidato alla Chiesa perché sia seme gettato nei solchi dell’umanità.
      Sostieni chi fatica ad essere fedele, e dona la consolazione che aiuta a superare i momenti difficili. Invoca con loro e per loro lo Spirito perché siano servitori della comunità sull’esempio e con la forza del Figlio tuo, che si è fatto servo per amore e ha indicato nel servizio uno dei modi per renderlo presente e vivo in mezzo ai suoi. Aiutali a spezzare per tutti il Pane della Parola e dell’Eucaristia e ad essere compagni di viaggio per tutti coloro che cercano nel Vangelo la risposta alle tante domande della vita, il sollievo alle tante sofferenze che spesso ci rendono tristi.
      Accompagnali tutti con il tuo amore di Madre; o clemente, o pia, o dolce Vergine Maria!