In quella notte non presero nulla....

News del 17/04/2010 Torna all'elenco delle news

"In quella notte non presero nulla", scrive l'evangelista. É l'amara esperienza di Pietro, Tommaso, Natanaele, i figli di Zebedeo e altri due discepoli (sette in tutto, simbolo dell'universalità, primo seme della Chiesa), dopo una faticosa notte di pesca.

Un'esperienza non dissimile da quella di tanti uomini e di tante donne, di tanti giorni e di tante notti: non producono nulla.
La "notte", in questi casi, non è solo una notazione temporale, è segno dell'assenza del Signore e del conseguente smarrimento. All'alba un uomo si fece accanto alla stanchezza degli apostoli e incontrò la loro fatica e la loro delusione; la vicinanza di Gesù, non importa se riconosciuto o no, comportò la fine della notte e, quel che conta, l'inizio di un nuovo giorno, di una nuova vita.

Egli chiese se avevano del pesce da mangiare; ma quei sette furono costretti a confessare tutta la loro povertà e impotenza. Gesù, che peraltro non avevano ancora riconosciuto, con amicizia autorevole li invitò a cercare altrove: "Gettate la rete dalla parte destra della barca e troverete". Quei sette uomini accolsero l'invito e, senza opporre resistenza alcuna, sebbene fosse più che ragionevole esprimerla, obbedirono: la pesca fu grande, miracolosa, oltre ogni misura.

Di fronte a questa esperienza di fecondità e di gioia, uno dei discepoli, quello che Gesù amava, riconobbe la voce e disse agli altri: "E' il Signore!" Ancora una volta, per bocca del discepolo, risuonava agli apostoli l'annuncio della Pasqua, la vittoria del Signore sulla morte. Simon Pietro, nel sentire la vicinanza del Signore, comprese tutta la sua indegnità; si cinse subito i fianchi con una veste, era infatti nudo, si gettò nel lago e corse a nuoto verso Gesù. Gli altri, invece, vennero dietro con la barca trascinando la rete piena di pesci.

A questo punto il Vangelo presenta una scena conviviale, piena di tenerezza: tutti erano insieme attorno ad un fuoco di brace con del pesce sopra e del pane, preparato da Gesù. Nessuno osava domandargli nulla; rimasero senza parole, come quando veniamo superati dall'amore e dalla tenerezza. Era la terza volta che Gesù si manifestava ai suoi discepoli.
Per noi è la terza domenica che ci ritroviamo nella liturgia domenicale attorno all'invito che Gesù stesso ci rivolge, come fece allora ai suoi: "Venite a mangiare". Oggi, come allora, vediamo ripetersi la stessa scena e sentiamo le medesime parole di Gesù: "Allora Gesù si avvicinò, prese il pane e lo diede loro".
E' una scena a suo modo scarna, eppure colma di domande, soprattutto di una domanda: quella che Gesù, proprio all'alba del giorno, rivolse a Simon Pietro. Non era una domanda sul passato, o sulle delusioni; e neppure sulle non poche paure. Gli chiese solamente: "Simone, figlio di Giovanni, mi vuoi bene tu più di costoro?". Gesù interpellò Pietro sull'amore. Non gli ricordò il tradimento di qualche giorno prima; l'amore infatti copre un gran numero di peccati. E Pietro, che pure si era vergognato davanti a lui e gli era corso incontro, prontamente rispose: "Certo, Signore, tu lo sai che ti amo". Era una risposta più vera di quella che aveva dato quel giovedì sera al cenacolo quando disse a Gesù: "Per te sono disposto ad andare fino alla prigione e alla morte" (Lc 22, 33). Ora, la risposta era più vera, più umana. E, a lui che non meritava nulla, Gesù disse: "Pasci i miei agnelli"; sii responsabile degli uomini e delle donne che ti affido.
Proprio Pietro che aveva mostrato di non essere in grado di restare fedele, doveva essere il responsabile? Proprio lui? Si, perché ora Pietro accoglieva l'amore che Gesù stesso gli donava; e nell'amore si diviene capaci di parlare, di testimoniare, di prendersi cura degli altri. Gesù non lo interrogò una volta sola sull'amore, ma tre volte, ossia sempre.

Ogni giorno ci viene chiesto se amiamo il Signore. Ogni giorno, ci viene affidata la cura degli altri. L'unica forza, l'unico titolo, che ci permette di vivere è l'amore per il Signore. Gesù disse ancora a Pietro: "Quando eri più giovane ti cingevi la veste da solo e andavi dove volevi". Pietro forse ricordò la sua giovinezza di pescatore a Cafarnao, quando si alzava presto per andare a pescare, quando usciva di casa per girare dove voleva, forse anche le sue delusioni e magari anche il luogo dove incontrò per la prima volta Gesù. Mentre gli tornavano in mente questi ricordi, Gesù aggiunse: "Quando sarai vecchio tenderai le tue mani e un altro ti cingerà la veste e ti porterà dove tu non vuoi". Pietro, come ogni credente, non sarà lasciato solo: quell'amore sul quale siamo interrogati impegna il Signore prima che noi. E' lui infatti che ci ha amati per primo e mai più ci abbandonerà, anche quando "un altro ci cingerà la veste e ci porterà dove noi non vorremmo".

Quel che conta è la fedeltà a quella scena sulla riva del lago, che ogni domenica si ripete per noi; quella scena ha un sapore di eternità. 

Testo di mons. Vincenzo Paglia