16 febbraio 2020 - VI Domenica del T.O.: l'integrità del cuore

News del 15/02/2020 Torna all'elenco delle news

«Non crediate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non sono venuto ad abolire, ma a dare pieno compimento. In verità io vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra, non passerà un solo iota o un solo trattino della Legge, senza che tutto sia avvenuto». Credo che faccia bene a tutti imparare a memoria questo passo del vangelo. Va sempre un po’ di moda pensare che Gesù sia una sorta di scorciatoia della morale e delle regole. L’adagio è questo: “che fa se trasgredisci le regole, l’importante è che ci si voglia bene!” Questo buonismo da quattro soldi è incenerito dall’affermazione di Gesù del Vangelo di oggi. Il cristianesimo non è un modo per farsi una morale fai da te, ma un modo per vivere in pienezza ciò che potrebbe diventare solo un bieco legalismo anch’esso da quattro soldi. Per capirne il senso permettetemi di usare un esempio culinario: la morale nella cucina coincide con gli ingredienti dosati al punto giusto, con i tempi di cottura, con le aggiunte di spezie e così via. Tutte queste regole fanno si che il piatto risulti riuscito e buono. Potremmo dire che Gesù aggiunge i consigli di un cuoco esperto ma non serve avere buoni consigli senza innanzitutto seguire la semplice ricetta. Attenzione quindi a pensare che il cristianesimo vero è la liberazione di ogni morale, perché scopo della morale è la buona riuscita di una vita, la sua felicità non la sua limitazione. Fatta questa precisazione però va subito aggiunto che non basta la perfezione della ricetta a rendere un piatto buono, perché poi ci vuole l’arte del cucinare, il coinvolgimento personale di chi ha le mani in pasta, la capacità di saper improvvisare, aggiustare, aggiungere, correggere. La vita reale è sempre una provocazione a ciò che ci è stato insegnato. Ciò non significa che ogni situazione esige una sua morale di riferimento, ma che ogni situazione ci invita ad applicare sempre meglio, e in maniera sempre nuova e creativa la stessa ricetta. Non una morale nuova, ma un modo sempre nuovo di vivere la stessa morale.  #dalvangelodioggi

Omelia di don Luigi Maria Epicoco

 

Solo il cuore riconoscere il volto dell’amore

La Legge di Mosè rappresentava per Israele una strada che partiva dal cuore di Dio e consentiva di stare alla sua presenza; era stata data per vivere l’alleanza con Lui, rispondere alla sua benevolenza, custodire l’identità del popolo. Tuttavia Gesù appariva libero nei confronti della Torah, scandalizzando gli scribi che insegnavano e i farisei che applicavano minuziosamente i precetti mosaici. Egli precisa che non è «venuto ad abolire, ma a dare pieno compimento» alla Legge, illuminata adesso dalle Beatitudini appena proclamate, che svelano il cuore del Figlio e radicalizzano la giustizia, orientandola all’amore e alla speranza del regno.

«Non passerà un solo iota o un solo trattino»: cos’è la più piccola lettera dell’alfabeto o un semplice segno dentro i fiumi di parole che la Bibbia ci consegna? Eppure il Maestro insegna che per essere grandi bisogna cominciare dalle cose piccole, che non vanno mai trascurate e impegnano ciascuno a trasmetterle agli altri, perché attraverso «questi minimi precetti» si impara la fedeltà a Dio e al prossimo, rispettivamente principio e termine della nuova Legge dell’amore. Nelle quattro antitesi successive, infatti, Gesù rivela il senso autentico delle prescrizioni mosaiche, che nel frattempo erano diventate un elenco di divieti che disumanizzava la persona; con la nuova e definitiva interpretazione che Cristo ne dà, esse disegnano il volto del fratello, destinatario della vera giustizia, ‘superiore’ a quella di scribi e farisei, e presuppongono un cuore rinnovato. È proprio a partire da una interiorità visitata dalla luce delle Beatitudini che si può trasformare la visione del prossimo da mero strumento a oggetto di un amore attento ai particolari e mai grossolano. Non basta non uccidere; è necessario dominare l’ira ed evitare espressioni infamanti, perché sentimenti e parole che escono dalla nostra bocca devono edificare e svelare il desiderio del cuore di rivestire l’altro di tenerezza. Neanche «la tua offerta all’altare» è gradita a Dio se non è preceduta dalla riconciliazione col fratello, anzi i profeti hanno insegnato che il culto può trasformarsi nella più grande idolatria, se diventa un modo per sentirsi giusti davanti a Dio, distogliendo la coscienza dal dovere di giustizia verso il prossimo. È talmente urgente l’esigenza della comunione, che Gesù usa immagini severe, come quella delle guardie, della prigione, del pagamento «fino all’ultimo spicciolo» per chi si sottrae all’imperativo: «mettiti presto d’accordo con il tuo avversario». Qui non si tratta di trovare qualche stratagemma per aggirare la legge umana e trarre dei reciproci vantaggi, ma di intraprendere un «cammino con lui», ossia di concepire tutta la vita come un percorso di riconciliazione con l’altro.

Si passa poi al caso dell’adulterio, anch’esso ricondotto da Cristo alla dimensione interiore. È nel desiderio del cuore e nella impurità dello sguardo che inizia il tradimento dell’amore, che poi sfocia nella peccaminosità dei gesti. Occorre eliminare il male alla radice, riconoscendo l’insorgere della tentazione senza nasconderla a se stessi o minimizzarla. Se è vero che la mentalità corrente tollera ormai quasi ogni forma di trasgressione, bisogna imporsi delle rinunce nel campo della sessualità, sia per salvaguardare il diritto del coniuge ad essere amato in maniera esclusiva, sia per evitare che «tutto il tuo corpo vada a finire nella Geènna», cioè che la persona nella sua interezza distrugga il progetto d’amore che Dio dona agli sposi, disperdendo in tal modo anche se stessa. Gesù dichiara quindi l’indissolubilità del matrimonio, perché chi si unisce nel Signore è specchio di un amore più grande, che rimane tale se si è disposti non a prendere o lasciare la vita dell’altro a proprio piacimento, ma a consegnargli la propria vita. In un tempo in cui si è passati da un ‘amore per sempre’ ad un ‘amore finché dura’, le parole di Cristo sono un invito a nutrire l’amore del sacrificio accolto e portato insieme, altrimenti anche quello coniugale si riduce ad un amore mediocre, che prima o poi giocherà con l’altro.

Infine il ritorno alle parole. All’inizio Gesù ha parlato della Parola, adesso parla delle nostre parole. Quanto bene facciamo pronunciando quelle vere al momento giusto, ma quanto confusione e sofferenza generiamo con una parola falsa, stigmatizzata da tutta la Bibbia. Non è vero che le parole le porta via il vento; alcune entrano dentro e hanno il potere di creare o distruggere. Solo la Parola vera viene da Cristo, che è Verità, e ha il potere di edificare.

Omelia di don Tonino Sgrò tratta da www.reggiobova.it

 

Il Vangelo di oggi (cfr Mt 5,17-37) è tratto dal “discorso della montagna” e affronta l’argomento dell’adempimento della Legge: come io devo compiere la Legge, come fare. Gesù vuole aiutare i suoi ascoltatori ad avere un approccio giusto alle prescrizioni dei Comandamenti dati a Mosè, esortando ad essere disponibili a Dio che ci educa alla vera libertà e responsabilità mediante la Legge. Si tratta di viverla come uno strumento di libertà. Non dimentichiamo questo: vivere la Legge come uno strumento di libertà, che mi aiuta ad essere più libero, che mi aiuta a non essere schiavo delle passioni e del peccato. Pensiamo alle guerre, pensiamo alle conseguenze delle guerre, pensiamo a quella bambina morta di freddo in Siria l’altro ieri. Tante calamità, tante.

Questo è frutto delle passioni e la gente che fa la guerra non sa dominare le proprie passioni. Gli manca di adempiere la Legge. Quando si cede alle tentazioni e alle passioni, non si è signori e protagonisti della propria vita, ma si diventa incapaci di gestirla con volontà e responsabilità.

Il discorso di Gesù è strutturato in quattro antitesi, espresse con la formula «Avete inteso che fu detto … ma io vi dico».  Queste antitesi fanno riferimento ad altrettante situazioni della vita quotidiana: l’omicidio, l’adulterio, il divorzio e i giuramenti. Gesù non abolisce le prescrizioni che riguardano queste problematiche, ma ne spiega il significato pieno e indica lo spirito con cui occorre osservarle. Egli incoraggia a passare da un’osservanza formale della Legge a un’osservanza sostanziale, accogliendo la Legge nel cuore, che è il centro delle intenzioni, delle decisioni, delle parole e dei gesti di ciascuno di noi. Dal cuore partono le azioni buone e quelle cattive.

Accogliendo la Legge di Dio nel cuore si capisce che, quando non si ama il prossimo, si uccide in qualche misura sé stessi e gli altri, perché l’odio, la rivalità e la divisione uccidono la carità fraterna che è alla base dei rapporti interpersonali. E questo vale per quello che ho detto delle guerre e anche per le chiacchiere, perché la lingua uccide. Accogliendo la Legge di Dio nel cuore si capisce che i desideri vanno guidati, perché non tutto ciò che si desidera si può avere, e non è bene cedere ai sentimenti egoistici e possessivi. Quando si accoglie la Legge di Dio nel cuore si capisce che bisogna abbandonare uno stile di vita fatto di promesse non mantenute, come anche passare dal divieto di giurare il falso alla decisione di non giurare affatto, assumendo l’atteggiamento di piena sincerità con tutti.

E Gesù è consapevole che non è facile vivere i Comandamenti in questo modo così totalizzante. Per questo ci offre il soccorso del suo amore: Egli è venuto nel mondo non solo per dare compimento alla Legge, ma anche per donarci la sua Grazia, così che possiamo fare la volontà di Dio, amando Lui e i fratelli. Tutto, tutto possiamo fare con la Grazia di Dio! Anzi, la santità non è altra cosa che custodire questa gratuità che ci ha dato Dio, questa Grazia. Si tratta di fidarsi e affidarsi a Lui, alla sua Grazia, a quella gratuità che ci ha dato e accogliere la mano che Egli ci tende costantemente, affinché i nostri sforzi e il nostro necessario impegno possano essere sostenuti dal suo aiuto, ricolmo di bontà e di misericordia.

Gesù oggi ci chiede di progredire sulla via dell’amore che Lui ci ha indicato e che parte dal cuore. Questa è la strada da seguire per vivere da cristiani. La Vergine Maria ci aiuti a seguire la via tracciata dal suo Figlio, per raggiungere la gioia vera e diffondere dappertutto la giustizia e la pace.

ANGELUS DI PAPA FRANCESCO in pdf e COMMENTO ALL'Angelus di Papa Francesco

LECTIO DIVINA a cura dell'Ordine dei Carmelitani tratta da incamm.com

 

Chi scommette sulla sapienza dei piccoli? 

La strada della sapienza semplice e umile, non è a senso unico. Ci mette davanti a un bivio: la vita e la morte, il bene e il male.

 La nostra libertà si immerge dentro questo percorso; e se non vuole essere un capriccio è chiamata ogni giorno a distinguere, a discernere, a entrare nella crisi della scelta. Il punto di arrivo è Dio. Lui solo.

 Dio non ci comanda di essere cattivi, non ci da il permesso di peccare. Dio ci dona la libertà e ci dice: ?Mi fido di voi. Non mi sostituisco a voi. Siete voi che dovete scegliere. Io ci sono sempre. Questa è la mia sapienza. La mia sapienza è forte e potente e vede ogni cosa. Se nella vostra capacità di decisione scegliete secondo le semplici indicazioni che io vi ho dato, voi percorrerete, con fatica ma con grande gioia, la strada che via appaga, che da senso alla vostra vita, che la orienta verso il bene pieno e totalmente donato?. Questa è la sapienza di Dio. Essa appartiene ai poveri di spirito, agli umili, non ai sapienti di questo mondo che si arroccano nella loro presunzione, che di se stessi fanno la misura di ogni orientamento.

La sapienza di Dio, appartiene ai piccoli, perché i piccoli sanno guardare al crocifisso con tutta la tenerezza del loro cuore. I piccoli sanno ricevere la sovrabbondanza dell'amore che cade potente da quella croce. I piccoli scelgono ascoltando la voce dello Spirito che grida dentro di essi con insistenza e soavità.

Chi domina in questo mondo ha saputo solo crocifiggere Gesù Cristo e ogni giorno lo crocifigge senza pietà, senza scrupoli. Anzi illudendosi di togliere di mezzo un avversario scomodo.

Le cose che non si vedono con gli occhi, né si possono udire con le orecchie, che sembrano assenti dal nostro cuore, Dio le rivela a coloro che lo amano.

L'uomo semplice, senza cultura umana, senza arroganze di potere, riesce a entrare nelle profondità di Dio. Riesce quindi a comprendere il cuore di Dio. L'amore diventa, in quel momento e da quel momento, così grande che, l'unica scelta possibile totalmente libera è la scelta dell'Amore.

Gesù, ribadisce questo percorso.

Le sue parole si immergono, vitalmente, nel tessuto della vita quotidiana. Vuole rivelarci la pienezza della legge, quella che libera. La legge che supera l'ipocrisia dei farisei di ogni tempo. Gesù ci chiede di guardarci attorno: per strada, a casa, dove lavoriamo quotidianamente. Non solo ci dice di non uccidere, che sarebbe nefandezza ma, con autorevolezza, ci incoraggia proponendoci il di più. ?Non adiratevi col vostro fratello, non chiamatelo mai stupido o pazzo. Amatelo?. Se poi siamo davanti a lui per offrirgli il profumo meraviglioso dell'Eucarestia, ci dice di guardare nel nostro cuore, di scoprirne le ombre, di verificare se qualcuno è impedito a venire verso di noi, per un rancore, per un risentimento.

Siamo chiamati a scegliere il di più: lasciare l'offerta e prima cercare la via della pace.

Volgarità di cuore e l'adulterio. Occorre evitarlo. Gesù ci indica il di più: se guardiamo una donna con cupidigia oppure un uomo con bramosia, abbiamo già commesso adulterio. Il nostro cuore rivela la sua torbidità e inzacchera il cuore dell'altro.

Gesù ci invita alla radicalità della purezza interiore, con un linguaggio forte e esigente. ?Se il tuo occhio ti scandalizza cavalo, se la tua mano ti scandalizza tagliala?. Non è l'integrità del corpo che vale davanti a Dio, ma l'integrità del cuore. Se stiamo attenti, Gesù ci chiede la coerenza totale della nostra vita. Il di più di un amore incondizionato: il parlare delicato, l'esistenza quotidiana coerente, i rapporti veri, le relazioni autentiche, l'attenzione continua agli altri, la premura discreta per ogni bisogno.

La stessa cura per la nostra persona deve rispondere a una coerenza adamantina. Il linguaggio di tutta la nostra vita: dello sguardo, del battito del cuore, dei gesti, delle parole, delle scelte, deve essere: . La nostra vita diventa un libro aperto, un'anima che si srotola davanti ai nostri occhi senza avere nulla da nascondere. Tutto il resto: sotterfugi, finzioni, mezze verità, sentimenti torbidi, vengono dal maligno. Noi però siamo abitati dallo Spirito e dallo Spirito ci lasciamo condurre. La nostra sapienza, ce lo ricorda ancora la parola di Dio, non viene dai libri ma viene dalla docilità allo Spirito che, instancabilmente, parla in noi.

Omelia di don Mario Simula

 

LITURGIA E LITURGIA DELLA PAROLA DELLA VI DOMENICA DEL T.O. 16 FEBBRAIO 2020 tratta da www.lachiesa.it