La festa del perdono e la gioia di ritrovarsi in Dio

News del 14/03/2010 Torna all'elenco delle news

La quarta domenica di Quaresima è la domenica della letizia, della gioia, ed è il vangelo, con la parabola del figliol prodigo, a darci la chiave di lettura di una gioia vera, quella che viene da un cuore e da una vita riconciliata con Dio e con i fratelli. La ricchezza della parola di Dio di questa domenica è tale che ogni brano delle tre letture e lo stesso salmo responsoriale ci immette in questo clima di positività, di speranza, di prospettiva nuova che ci aiuta a recuperare non solo la fiducia nella misericordia di Dio, ma anche la fiducia nei confronti del nostro prossimo. In un tempo segnato da tante forme di insoddisfazioni e di alienazioni, la parola di Dio viene in nostro aiuto e ci fa capire le ragioni del cuore rispetto a quelle della mente e della legge.
Sì, perché alla base della misericordia di Dio come si manifesta in tutto l'itinerario della nostra conversione, sono essenzialmente le ragioni del cuore che muovono la persona ad andare verso il Signore ed il Signore ad andare verso l'uomo. L'amore è la spinta dominante che ci fa superare ogni ostacolo, ogni paura, ogni delusione, ogni mancanza di prospettiva.
L'amore è apertura al nuovo, è ritornare anche sui propri passi riconoscendo i propri errori e mettendo riparo ai danni causati con una vita nuova in Dio.
Il bellissimo racconto del Vangelo di Luca non necessita di commenti ulteriori: la dinamica dell'allontanamento da Dio mediante il peccato si attua con la mancanza di amore e con il confidare esclusivamente nelle proprie forze, con il pretendere dell'uomo di poter fare tutto da solo e di fare a meno di Dio. Nella vita non è così. Senza Dio si sta male e la nostra vita perde senso e significato. Con Dio tutto riacquista la vita, la gioia ed il sapore della novità, della rinascita, anche quando siamo stati lontani dal Lui per un'assurda scelta di libertinaggio e non di vera libertà Questa parabola è di grande insegnamento a quanti non sanno perdonare nel loro cuore, a quanti sono gelosi anche della conversione dei peccati, a quanti, pur vivendo nella grazia e nell'amicizia con Dio, quasi invidiano coloro che si sono allontanati da Dio.
La festa che il Padre fa al figlio che ritorna è un'esperienza di gioia non solo del Padre, ma di tutta la famiglia di Dio, cioè la Chiesa. Ogni peccatore che si converte davvero è un motivo di profonda riconoscenza al Signore perché un fratello "morto" alla grazia ritorna a vivere in amicizia con Dio e con gli altri.
Facciamo davvero festa ogni volta che noi o gli altri, dopo le cadute e le fragilità, ritorniamo a Dio con tutto il cuore, pentiti del male fatto e dei peccati commessi.
In altri termini è l'esperienza spirituale della Pasqua, che è risurrezione e vita di grazia. Basta ricordare a questo proposito il precetto fondamentale di ogni cristiano di confessarsi almeno una volta all'anno e comunicarsi a Pasqua. Il cosiddetto precetto pasquale, al quale alcuni cristiani tengono ancora, perché non sempre sono presenti in Chiesa.
E di Pasqua, dell'arrivo alla terra promessa parla la prima lettura di oggi tratta dal libro di Giosuè. Fu certamente per gli Israeliti una bellissima esperienza umana, sociale e religiosa arrivare alla Terra promessa a questo popolo da Dio tramite la rivelazione a Mosè. Non tutti ci arrivarono, ma chi ci arrivò sperimentò la gioia di questo possesso. E' la stessa cosa che avviene ogni volta che un credente fa il suo cammino esodale e celebra la sua Pasqua di risurrezione nel sacramento della confessione e della riconciliazione e si impegna a vivere in questa terra promessa interiore con la fedeltà alla parola di Dio e alla parola data a se stesso. Non tutti mantengono questi impegni e spesso abbiamo bisogno di ritornare di nuovo alle sorgenti della misericordia di Dio con il sacramento della confessione.
Ci conforta al riguardo quanto scrive l'Apostolo Paolo nel brano della lettura di oggi tratto dalla seconda lettera ai Corinzi.
Gesù Cristo ci ha riconciliato con Dio Padre mediante il sacrificio della croce. In questo mistero d'amore e di misericordia ci dobbiamo immergere continuamente per purificare la mente ed il cuore da tutto ciò che ci lega al passato, al peccato, alla vita lontana da Dio. Nella nostra conversione, se è autentica e se la grazia del sacramento della penitenza agisce in noi in modo profondo, non possiamo non avvertire la gioia di questo ritorno e la forza di guardare avanti, piuttosto che volgerci indietro rammaricandosi delle cose fatte e che la misericordia di Dio ci ha condonato. Guardare avanti come il popolo di Dio e come Cristo che va verso il Calvario. Perché la vita nuova in Cristo va oltre la Croce e si colloca nel mistero della risurrezione.
Sia questa la nostra preghiera di oggi, nella domenica della gioia:
"O Padre, che per mezzo del tuo Figlio operi mirabilmente la nostra redenzione, concedi al popolo cristiano di affrettarsi con fede viva e generoso impegno verso la Pasqua ormai vicina". Amen

Testo di padre Antonio Rungi
tratto da www.lachiesa.it