Santo del giorno 15 ottobre: S. Teresa d'Avila
News del 15/10/2024 Torna all'elenco delle news
Santa Teresa d'Avila (1515-1582), prima donna nella storia dottore della Chiesa quando nel 1970 quando Paolo VI la dichiarò “Maestra” per tutti i cristiani. La sua santità è originale sia come Riformatrice del Carmelo, con la fondazione dei Carmelitani Scalzi, che come scrittrice di opere di vita spirituale. Nel "Castello interiore" Santa Teresa parla di sette "dimore" collocate nell'uomo interiore che bisogna attraversare per giungere a quella più intima e segreta (la settima) dove Dio abita. Il suo corpo incorrotto è custodito nella Basilica a lei dedicata ad Alba de Tormes vicino Salamanca dove è spirata 442 anni fa. Protegge i fabbricanti di merletti e pizzi e gli scrittori cattolici. Viene invocata contro i disturbi cardiaci.
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Martirologio Romano: Memoria di santa Teresa di Gesù, vergine e dottore della Chiesa: entrata ad Ávila in Spagna nell’Ordine Carmelitano e divenuta madre e maestra di una assai stretta osservanza, dispose nel suo cuore un percorso di perfezionamento spirituale sotto l’aspetto di una ascesa per gradi dell’anima a Dio; per la riforma del suo Ordine sostenne molte tribolazioni, che superò sempre con invitto animo; scrisse anche libri pervasi di alta dottrina e carichi della sua profonda esperienza.
Avila, Spagna, 1515 - Alba de Tormes, Spagna, 15 ottobre 1582
Nata nel 1515, fu donna di eccezionali talenti di mente e di cuore. Fuggendo da casa, entrò a vent'anni nel Carmelo di Avila, in Spagna. Faticò prima di arrivare a quella che lei chiama la sua «conversione», a 39 anni. Ma l'incontro con alcuni direttori spirituali la lanciò a grandi passi verso la perfezione. Nel Carmelo concepì e attuò la riforma che prese il suo nome. Unì alla più alta contemplazione un'intensa attività come riformatrice dell'Ordine carmelitano. Dopo il monastero di San Giuseppe in Avila, con l'autorizzazione del generale dell'Ordine si dedicò ad altre fondazioni e poté estendere la riforma anche al ramo maschile. Fedele alla Chiesa, nello spirito del Concilio di Trento, contribuì al rinnovamento dell'intera comunità ecclesiale. Morì a Alba de Tormes (Salamanca) nel 1582. Beatificata nel 1614, venne canonizzata nel 1622 insieme a Ignazio di Loyola, Francesco Saverio e Filippo Neri ma il titolo di Dottore della Chiesa, prima donna nella storia, le arrivò solo nel 1970 quando Paolo VI la dichiarava “Maestra” per tutti i cristiani.
«Nulla ti turbi, nulla ti spaventi. Tutto passa, solo Dio non cambia. La pazienza ottiene tutto. Chi ha Dio non manca di nulla: solo Dio basta! Il tuo desiderio sia vedere Dio, il tuo timore, perderlo, il tuo dolore, non possederlo, la tua gioia sia ciò che può portarti verso di lui e vivrai in una grande pace».
“Meno si possiede, più si è liberi da preoccupazioni, e il Signore sa che mi pare di avere maggiore pena quando le elemosine abbondano che non quando ci mancano”.
“La povertà è un bene che racchiude in sé tutti i beni del mondo; ci assicura un gran dominio, intendo dire che ci rende padroni di tutti i beni terreni, dal momento che ce li fa disprezzare”.
“Qui può intervenire la vera umiltà, in quanto questa virtù e quella della rinuncia a se stessi mi pare che vadano sempre insieme: sono due sorelle che non bisogna mai separare”.
“Quello a cui possiamo far ricorso, figlie mie, lasciatoci da Sua Maestà, è l’amore e il timore. L’amore ci farà accelerare il passo, il timore ci farà guardare dove mettiamo i piedi, per non cadere lungo un cammino percorrendo il quale tutti noi che viviamo quaggiù incontriamo tanti inciampi”.
È una donna che bisogna lasciar parlare e che bisogna ascoltare con attenzione: nel nostro rapporto con Dio e nel nostro cammino verso di Lui (orazione) Teresa è una vera maestra, esperta e credibile perché parla per esperienza vissuta.
Abbiamo così un trittico di opere teresiane ancora oggi di assoluto valore spirituale: la Vita (o Autobiografia, la cui lettura aiutò Edith Stein nella sua conversione al Cattolicesimo e a diventare monaca carmelitana), il Cammino di perfezione e il Castello interiore, oltre a molte Lettere.
Teresa è conosciuta non come Maestra di Teologia (vedi Tommaso d’Aquino) ma come Maestra di preghiera.
Papa Benedetto XVI parlando dell’assoluta centralità della preghiera in Santa Teresa d’Avila, durante una sua omelia così disse:
«(…) La preghiera è vita e si sviluppa gradualmente di pari passo con la crescita della vita cristiana: comincia con la preghiera vocale, passa per l’interiorizzazione attraverso la meditazione e il raccoglimento, fino a giungere all’unione d’amore con Cristo e con la Santissima Trinità. Ovviamente non si tratta di uno sviluppo in cui salire ai gradini più alti vuol dire lasciare il precedente tipo di preghiera, ma è piuttosto un approfondirsi graduale del rapporto con Dio che avvolge tutta la vita. Più che una pedagogia della preghiera, quella di Teresa è una vera “mistagogia”: al lettore delle sue opere insegna a pregare pregando ella stessa con lui (…)».
La prima caratteristica della orazione, secondo Teresa, è di essere una realtà dinamica: pregare è iniziare una lunga avventura alla ricerca di Dio, un lungo cammino di comprensione dell’amore inesauribile del Cristo per ciascuno di noi (l’accettare di essere amati da Lui e di sentirlo al nostro fianco giorno e notte) e di amore al Cristo nei fratelli e nelle sorelle della Chiesa. Per cui pregare seriamente ogni giorno equivale a incominciare e a progredire nel cammino della santità, alla sequela di Cristo per la salvezza della Chiesa e del mondo.
La preghiera, inoltre, deve essere affettiva: più che di pensiero deve essere sostanziata di amore, più che da idee partorite dall’intelletto deve essere vivificata da mozioni zampillanti dal cuore. È questo il significato della più famosa definizione della preghiera che lei ci ha lasciato: è un dialogo “un intimo rapporto di amicizia, un frequente trattenimento da solo a solo con Colui da cui sappiamo di essere amati”.
Nella prospettiva di Teresa la preghiera poi deve essere bibliocentrica, cristocentrica ed ecclesiocentrica. Per nutrire il tempo della nostra orazione non c’è pane più nutriente che quello dalla Parola di Dio specialmente dei Vangeli dove il protagonista è Cristo, sospiro e desiderio dell’anima. Secondo lei non si può conoscere e amare Cristo (prospettiva cristocentrica) senza amare la Chiesa, che è il suo corpo (prospettiva apostolica ecclesiale).
Una delle sue frasi celebri recita: “L’amore vuole le opere”. Teresa non fu estranea al grande movimento di riforma della Chiesa del 1500 (ricordiamo Lutero e Calvino). A spronare la sua azione fu il Concilio di Trento e l’aver conosciuto ben tre santi: il gesuita Francesco Borgia, il riformatore francescano Pietro d’Alcantara che la consigliò e diresse nella riforma del Carmelo, e Giovanni della Croce.
«SE LA VITA NON È AUTENTICA, NON PUÒ ESSERLO NEPPURE LA PREGHIERA». La Santa avvertì fortemente dentro sé quel senso di incoerenza tra preghiera e vita, che ogni uomo in parte prova nel proprio cammino. Le venne così un dubbio profondo: se l’esistenza non è autentica come può esserlo la preghiera?
IMMEDESIMARSI NEI PERSONAGGI BIBLICI L’aiuto Teresa lo trovò nel confronto e nell’immedesimazione nei personaggi biblici: «(…) la Vergine ai piedi della croce, la Maddalena, la Samaritana, san Paolo al momento della conversione, Giobbe. Per esempio, scrive nella Vita: «Quante volte mi ricordo dell’acqua viva di cui parlò il Signore alla Samaritana! Quel fatto del Vangelo mi è molto caro, mi era caro fin da bambina, sebbene non capissi come adesso questo bene. Supplicavo spesso il Signore a darmi quell’acqua. In camera mia c’era un quadro che rappresentava Gesù vicino al pozzo, con sotto le parole: Domine, da mihi aquam». Con una sorta di lectio embrionale cercava continuamente di ridare autenticità a una vita che riteneva non autentica e nella quale tuttavia non cessava di invocare il Signore perché la unificasse nella preghiera».
Nel "CASTELLO INTERIORE" attraverso le " 7 Mansioni" cioè le " 7 Stanze" si compie un viaggio in noi stessi per cercare ed incontrare Dio che dimora in noi. L’immagine del castello richiama fortemente la possente cinta muraria di Avila e diviene un utilissimo paragone per lasciarsi guidare da Teresa alla preghiera, alla vera preghiera, che altro non è che lo scoprire che viviamo in Dio perché Lui abita in noi, anche quando non lo capiamo, non lo sentiamo, anche quando ci costruiamo un altro Dio anziché aprirgli le porte e lasciarci sconvolgere dal mistero della sua presenza dentro noi. La nostra stessa vita è quindi un castello di cui siamo i proprietari ma ne restiamo fuori, ignorando che al suo interno Dio ci aspetta, come uno sposo che attende la sposa, invece viene lasciato solo, tante volte lo si accusa di essere lontano, di non dare senso alla nostra vita, si arriva a dubitare della sua stessa esistenza, lo si rifiuta, lo si rinnega, quando siamo noi a non volerlo incontrare a non arrenderci a questo mistero del possederlo già in questa vita, di possederlo nel centro della nostra anima, nel nostro spirito. Sicuramente accaparrarci un simile tesoro richiede desiderio vero di questo incontro, desiderio di accettare una realtà che non è riservata ai mistici ed ai contemplativi, ma è una realtà accessibile ad ogni creatura che la crede possibile e desidera fare questa esperienza, a partire dalla quale, muterà la stessa vita, lo stesso rapporto con Dio, lo stesso concetto di Fede.
Tante volte pronunciamo, non senza una certa superficialità, frasi come: “ Dio abita in noi”, “ Il Signore vive nel nostro cuore”, “ Il Signore ce l’ho nel mio cuore” ecc, ecc. Frasi che riecheggiano quanto ascoltato o letto , quanto ci è pervenuto dall'insegnamento dottrinale, della stessa testimonianza dai santi i quali, a differenza nostra, comprendevano tutta l’importanza, la sacralità di ciò che affermavano e, soprattutto, la vivevano, mentre noi ci accontentiamo di ripetere superficialmente ciò che dovremmo sforzarci di penetrare e far nostro.
Bisogna innanzitutto partire da una verità di Fede: Dio abita realmente in noi, noi ne siamo tempio, ne siamo tabernacolo, Dio dimora nella nostra ANIMA. Ribadita questa verità di Fede dovremmo porci la prima domanda : Cos’è l’anima? Cosa pensiamo e crediamo sia l’anima? Cosa differenzia l’anima dallo spirito?
Sono domande fondamentali che da millenni hanno appassionato e coinvolto in dibattiti e dispute teologiche credenti di tutte le religioni e non, filosofi, pensatori, da ultimi intellettuali, spesso intellettuali atei, ciò testimonia l’importanza di approfondire questo tema che è il tassello fondamentale del nostro credere da cristiani e, di comprendere, cosa vuol dire un Dio che abita in noi e con il quale possiamo dialogare, vivere con Lui già in questa esistenza, proprio come insegna Teresa di Gesù, quando ci fa comprendere cos’è realmente la preghiera, liberandoci da un falso concetto di orazione, mettendoci di fronte alla realtà di poter aver trascorso una intera esistenza illudendoci di aver pregato quando, in realtà, non siamo mai stati capaci di farlo….
“La porta per entrare in questo castello è l’orazione e la meditazione.” Passo dopo passo Teresa traccia il percorso che ognuno può seguire per entrare nella vera preghiera che ci porta in comunione con Dio. Per preghiera, come ampiamente specificato e chiarito nei tre precedenti post sull’Orazione Teresiana, si intende il dialogare con Dio, rispondendo ad un suo invito, il nostro pregare, il nostro soffermarci con Lui è solo la nostra risposta al suo desiderio di stare con noi, di conoscerlo davvero, di amarlo lasciandoci pervadere dal suo amore.
Estratto dal CASTELLO INTERIORE e introduzione
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CAMMINO DI PERFEZIONE
LIBRO DELLA VITA