Gesù nella sinagoga di Nazaret

News del 23/01/2010 Torna all'elenco delle news

La parola di Dio della III domenica del tempo ordinario dell'anno liturgico ci invita ad entrare con Gesù nella sinagoga di Nazareth, come ci descrive l'inizio del Vangelo di Luca, che oggi ascoltiamo durante la celebrazione della parola di Dio nella S. Messa.

E ci riporta al momento in cui Gesù comunica che ciò che Israele attendeva da tempo con lui si realizza in pienezza, egli è l'oggi delle attese messianiche ed è il salvatore dell'umanità, perché in Lui si realizzeranno le aspettative dell'intera umanità bisognosa di redenzione e salvezza, perché Egli verrà a portare la pace, a proclamare un anno di grazia e di riconciliazione per tutti, a predicare la conversione del cuore e della mente degli uomini alla bontà e all'amore.

E' importante sottolineare lo stretto rapporto tra l'antico e il nuovo testamento che emerge dal testo del Vangelo di oggi. Gesù che apre il rotolo del profeta Isaia e gli capita di leggere il passo fondamentale di tutto il discorso che il grande profeta vetero-testamentario fa in riferimento a Cristo, che è quello della missione del Messia. Una missione che annunzia ai poveri il lieto messaggio, proclama la liberazione da ogni schiavitù e prigionia non solo materiale, ma soprattutto morale e spirituale, per sostenere il cammino della vera libertà umana e dell'umanità.

Interessante anche evidenziare come l'evangelista Luca annoti nel suo scritto l'atteggiamento dei presenti, mentre Gesù legge e commenta il brano del Profesta Isaia. Dice che "gli occhi di tutti stavano fissi su di lui".

Credo che primo fondamentale atteggiamento di ogni cristiano se vuole accogliere Cristo davvero nella sua vita è fissare lo sguardo su di Lui, mentre prova a farci comprendere la Parola di Dio e soprattutto la volontà di Dio.

Fissare lo sguardo sul Signore è trovare le risposte alla nostra sete di conoscere e sapere la verità, che non è questa o quella versione o descrizione dei fatti, ma è Cristo stesso. Io sono la Via, la Verità e la Vita. Gesù dice con esattezza proprio questo ai presenti. Non c'è più bisogno di interpretare la Scrittura, ma di vederla compiuta e soprattutto vissuta ed attuata nell'oggi.

Gesù è la Parola di Dio per eccellenza, è il Verbo di Dio che entrando nella storia dell'umanità può dire con assoluta certezza che le tante parole dette e che si diranno hanno significato, valore e senso solo in Lui.

E' sulla liturgia della parola di Dio che si impernia la prima lettura di oggi, particolarmente interessante da un punto di vista del cerimoniale che si osservava nel giorno del Signore, con la catechesi che si faceva e di altri aspetti importanti della celebrazione in pubblico della parola di Dio, come viene dettagliatamente riportato nel brano tratto dal libro di Neemia.
Da tutto il contesto è facile capire quanta importanza assumesse nella vita del popolo d'Israele il testo sacro, tanto è vero che di fronte alla sua lettura il popolo si commuoveva fino alle lacrime, a conferma dell'incisività dell'ascolto e della riflessione che su di essa si faceva. C'è un invito esplicito a fare dell'ascolto della Parola di Dio un momento di gioia e di speranza, di conforto e di propositi di bene. "Questo giorno è consacrato al Signore, non è opportuno, né giusto piangere e fare lutto, ma gioire in Lui".

Nell'insieme dei testi che la liturgia oggi ci offre come meditazione non può non essere citata la seconda lettura della prima e fondamentale lettera di san Paolo apostolo ai Corizi, il cui brano odierno è incentrato sui carismi e doni che tendono all'unità e che sono in funzione dell'unico corpo di Cristo che è la Chiesa. Nell'ottavario di preghiera per l'unità dei cristiani questo brano risulta essere di particolare efficacia e significato per lavorare congiuntemente e sinergicamente per costruire l'unità a partire dalle nostre comunità, familiari, umane, sociali, religiose, parrocchiali, troppo spesso divise per motivi passionali e politici, per il primato, per l'orgoglio e la presunzione ed altri elementi negativi che contrastano chiaramente il cammino verso l'unità di tutte le comunità e il cammino ecumenico di tutti i cristiani.

Il Signore ci dia la forza di formare ed essere davvero un cuor solo ed un'anima sola come la primitiva comunità cristiana di Gerusalemme.
 

Testo di padre Antonio Rungi
tratto da www.lachiesa.it