"Oggi - l'oggi di tutti i tempi - si è compiuta questa Scrittura".
News del 23/01/2010 Torna all'elenco delle news
La liturgia della Terza Domenica del Tempo Ordinario ci fa ripartire dall'inizio del Vangelo.
È un invito per tutti, un'affettuosa e dolce proposta: per chi lo ha già letto tante volte, per chi non lo ha mai aperto, per chi si accorge di quanto deve conoscerlo. Ascoltarlo e leggerlo ci aiuta a comprendere il senso vero della nostra vita, cioè la vocazione cui ognuno di noi è chiamato.
Riprendere in mano il Vangelo può apparire poco per una generazione che consuma facilmente parole e situazioni, che le enfatizza, alla ricerca vorace del nuovo perché accetta così poco di andare in profondità.
Leggere sempre lo stesso Vangelo è la disciplina dell'uomo saggio che sa estrarre dal suo tesoro cose nuove e cose antiche. Qualche volta sembra di ripetere quello che già si sa, ma con il tempo e con la fatica del cuore, ne scopriamo il senso e capiamo cosa chiede oggi. Quanto è utile darsi una regola, ogni giorno, di un tempo in cui leggere il Vangelo e pregare!
È l'invito di questa domenica in cui ascoltiamo quei versetti dell'inizio del Vangelo di Luca che non vengono normalmente proclamati. Leggiamo il Vangelo per non ridurre tutto a noi, per trovare cuore, sentimenti, perdono! Leggiamolo, per avere quella potenza che usciva dal corpo e dalla parola di Gesù; perché la tempesta del mondo trovi la bonaccia in quella parola che dice oggi al vento ed al mare di calmarsi.
La prima tappa che l'evangelista ricorda è Nazareth. Qui Gesù tiene la sua prima predica. È sabato e, com'è suo solito, si reca in sinagoga. Durante la preghiera sinagogale ogni adulto israelita può leggere e commentare la Scrittura. Quel giorno si presenta Gesù. Il ministro offre a Gesù il rotolo delle Scritture aperto al libro del profeta Isaia. Abbiamo ascoltato il brano letto da Gesù: "Lo Spirito del Signore è su di me; per questo mi ha consacrato con l'unzione e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio, a proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; a rimettere in libertà gli oppressi, a proclamare l'anno di grazia del Signore". Terminata la lettura, Gesù chiude il rotolo. Tutti hanno gli occhi fissi su di lui; la meraviglia è notevole. Per quanto si può arguire dal Vangelo Gesù non si era mai fatto notare a Nazareth; non aveva seguito corsi di rabbino, né aveva operato cose straordinarie. Solo ultimamente si era sentito che aveva iniziato a parlare in altre cittadine della Galilea. È la prima volta che predica a Nazareth. Cosa dirà?
La liturgia, quasi a forzarci ad entrare in questa scena evangelica, ci propone anche l'antica assemblea del popolo d'Israele radunato attorno al sacerdote Esdra. "Tutto il popolo piangeva, -è la prima lettura- mentre ascoltava le parole della Legge". Piangeva perché, finalmente, il Signore era tornato a parlare, a raccoglierli e a offrire loro la speranza di una vita più bella. Non erano più un popolo abbandonato, senza speranza e senza parole. Si accese in loro la speranza che il mondo sarebbe stato visitato dal Signore.
Gesù arrotola il volume e lo depone. Siede. Tutti lo guardano con grande attenzione, sottolinea l'Evangelista, come a farci rivivere quei cuori sospesi nell'ascolto e nell'attesa. "Oggi si è adempiuta questa Scrittura che voi avete udito con i vostri orecchi".
Gesù non commenta, compie! "Oggi". La speranza non è più un sogno lontano, probabile, indefinito, quasi fosse ridotta ad un modo per sopportare meglio le difficoltà del presente. Il tempo non scorre più senza un orientamento. Dopo la Sinagoga di Nazareth tutti possiamo aiutare il Signore perché si compia per tanti il Vangelo. "Oggi" ti vengo a trovare! "Oggi" inizio a dire quelle parole di amore che non so più pronunciare o che sono sempre rimaste dentro! "Oggi" vado oltre il rancore, la paura, il giudizio; "oggi" scelgo di essere generoso, cambio atteggiamento, volto. "Oggi" chiedo perdono a chi ho offeso o tradito. "Oggi" ti aiuto, pover'uomo che chiedi ed hai bisogno di tutto. "Oggi" vogliamo che i malati dell'Africa trovino le cure che un mondo ingiusto vuole negare. "Oggi" possiamo aiutare ad uscire dalla prigione amarissima della solitudine, dall'oppressione della violenza e della guerra. Non rimandiamo sempre al domani, per pigrizia e paura, per sciocco ottimismo. Oggi alziamo gli occhi e guardiamo i campi che già biondeggiano. Apriamo gli occhi del cuore e crediamo nell'amore, potenza del Signore, che egli dona ai suoi, speranza dei poveri e degli oppressi. È l'oggi di Dio. Che non finisce mai.
Ogni volta che il Vangelo viene proclamato, come in questo giorno, si compie questo "oggi" di Dio, l'oggi della liberazione, l'oggi della festa, l'oggi del Vangelo. Ogni volta che si apre il Vangelo dobbiamo sentirci dire: "Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato". L'oggi di Dio entra nei nostri cuori, nelle nostre giornate, anche se tutto quel che accade intorno ci spinge a non credere più a nulla, a non ritenere possibile che questo "oggi" straordinario possa giungere, per rassegnarci tutti all'ineluttabile. Noi crediamo, invece, che l'oggi del Signore - quella festa di cui abbiamo ascoltato nella prima lettura - arrivi per ogni uomo e per ogni donna, in tutti i luoghi della terra, anche in quelli nei quali sembra più impossibile.
Testo di mons. Vincenzo Paglia
Un evento che stravolge l’oggi
A differenza di Matteo e Marco, Luca colloca l'episodio di Nazareth e il discorso nella sinagoga all'inizio dell'attività di Gesù: ne fa un discorso inaugurale e programmatico, e lo utilizza come sommario che fa da apertura all'attività pubblica del Messia.
Gesù legge il passo di Isaia 61,1-2, ma lo modifica in parte, evidentemente in vista dei propri interessi. Tralascia «guarire i cuori contriti» (presente in Is 61,1) e introduce (citando Is 58,6) l'espressione «dare la libertà agli oppressi»; a proposito di Is 61,2 tralascia l'espressione «un giorno di vendetta per il nostro Dio» (espressione che limiterebbe il significato universale del brano). Con questi ritocchi Gesù fa del testo profetico un testo in cui si accentua l'opera di liberazione e l'universalità di questa liberazione.
La chiave del brano è il commento che Gesù fa al testo di Isaia: «Oggi si è adempiuta questa Scrittura che voi avete udito con i vostri orecchi».
Gesù non dà la spiegazione esegetica del testo, né si attarda in alcun modo alla ricerca di applicazioni morali (come facevano gli abituali predicatori nelle riunioni della sinagoga), ma attira l'attenzione sull'evento che lo compie: la sua venuta, appunto. L'attenzione passa così dalla Scrittura al predicatore. È questo il punto centrale: la venuta di Gesù. Con la sua venuta l'attesa del profeta è compiuta. In tal modo Gesù si proclama Messia ed esprime la propria missione ricorrendo alle parole del profeta: si identifica con la sua attesa, ma si distacca quando dichiara che è compiuta oggi.
L'oggi è la novità di Gesù. L'oggi è un termine caratteristico di Luca (2,11; 3,22; 5,26; 13,22-23; 19,5; 23,43): indica che gli ultimi tempi sono iniziati, che il tempo adatto è in svolgimento, che la storia degli uomini sta attraversando un momento eccezionale di grazia. L'oggi non è soltanto una nota cronologica riguardante Gesù: si prolunga nel tempo della Chiesa. Il tempo messianico è in svolgimento, e il nostro tempo è l'oggi di Dio. Gli ebrei attendevano nel futuro il tempo adatto alla trasformazione: per il cristiano il Messia, che rende possibile il mondo nuovo, è già venuto.
La missione di Gesù è particolarmente in direzione dei poveri e degli oppressi. La citazione di Isaia è in proposito chiarissima. Gesù rivolge la «lieta notizia» agli oppressi, agli sfortunati, a tutti quegli uomini che, in altre parole, ne hanno bisogno, più sfortunati degli altri, emarginati. Potremmo riformulare la lieta notizia di Gesù in questi termini: Dio ama ogni uomo, senza differenze, dunque ogni uomo conta, ogni uomo è prezioso. Non ci sono di fronte a Dio emarginati, anzi gli ultimi sono per lui i primi. Una notizia, questa, che rende di colpo ingiustificate tutte le emarginazioni che noi costruiamo di continuo, e che dà ai poveri e agli esclusi una dignità capace di scuoterli, capace di infondere dignità e speranza.
Testo di don Bruno Maggioni
Il Vangelo di questa settimana è come un piccolo puzzle, infatti è formato da due brani, tratti sempre dal racconto dell'evangelista Luca, solo che si tratta di due brani lontani, l'uno dall'altro.
Se si apre il Vangelo secondo Luca e si comincia a leggere, si scopre che il testo inizia proprio con i primi versetti del brano di domenica: "Poiché molti hanno cercato di raccontare con ordine gli avvenimenti che si sono compiuti in mezzo a noi..."
In pratica, prima di iniziare a raccontare, Luca spiega la sua intenzione a coloro che leggeranno: come hanno fatto già altri, anche lui vuole presentare in ordine tutti gli avvenimenti che riguardano Gesù. Siccome desidera fare un lavoro serio, si è preoccupato di ascoltare con attenzione tutti i testimoni, cioè coloro che hanno vissuto insieme al Maestro, giorno dopo giorno: Maria, per esempio, la madre di Gesù; e poi tutti gli Apostoli, insieme a numerosi discepoli.
Luca può garantire, così, l'autenticità di quello che riferisce: ci rassicura che possiamo fidarci delle sue parole, anche se le leggeremo a distanza di tempo e in un luogo lontano. Chissà… probabilmente l'evangelista Luca neppure sospettava quanto tempo dopo avremmo continuato a leggere le sue parole, proprio nella certezza che raccolgono con fedeltà quello che è avvenuto oltre 2000 anni fa.
Con questa assicurazione dell'autore, termina la prefazione, cioè l'introduzione del Vangelo secondo Luca e, nel testo completo, a questo punto c'è il racconto dell'annuncio della nascita di Giovanni Battista.
Invece, il brano di domenica fa un salto di quattro capitoli e ci presenta Gesù già adulto, che inizia la sua attività di Rabbi nelle città della Galilea.
Perché è stato costruito questo piccolo puzzle, unendo insieme i diversi brani del Vangelo? Sinceramente non conosco la risposta che darebbero i biblisti che hanno curato i testi per la liturgia, coloro che hanno scelto i brani che vengono proclamati durante la Messa. Penso però che la loro scelta ci aiuta a comprendere meglio quello che abbiamo ascoltato. Infatti, nell'accogliere la seconda parte del Vangelo, il secondo frammento del nostro puzzle, siamo aiutati proprio dall'introduzione che ha scritto l'evangelista Luca. Mentre leggiamo di Gesù che comincia a predicare per le strade e i villaggi, mentre ascoltiamo dell'inizio della sua missione di Rabbi, in mezzo alla gente, ci aiuta molto sapere che non si tratta di una favola, di una bella storia: l'evangelista Luca ci assicura che quello che scrive lo ha raccolto dalla voce dei testimoni; che prima di appoggiare la penna sul foglio ha ascoltato il racconto di chi c'era. Si è fatto descrivere la situazione e ha trascritto con fedeltà le parole che Gesù ha pronunciato. Nello scrivere ha ripercorso il resoconto di chi c'era davvero, quel sabato a Nazareth, quando il giovane Rabbi ha preso la parola dopo aver letto un brano del profeta Isaia.
Due domeniche fa abbiamo celebrato il Battesimo di Gesù: è stato il suo primo passo nella vita pubblica. Dopo quel giorno solenne, con la voce del Padre che si fa udire dal cielo, Gesù si ritira per quaranta giorni nel deserto, in silenzio e riflessione. Poi, finalmente, torna in Galilea, la sua regione, e comincia a predicare tra la gente, parlando spesso nelle sinagoghe. Inizia pian piano a formarsi un gruppetto di discepoli: domenica scorsa, nel raccontarci il miracolo dell'acqua cambiata in vino durante le nozze a Cana, l'evangelista Giovanni specificava che a quel matrimonio Gesù era presente "insieme ai suoi discepoli."
Naturalmente, con la predicazione in giro per le città e i primi segni prodigiosi, il nome di questo giovane Rabbi, che parla con tanta semplicità e sapienza, si diffonde in fretta e molti vanno appositamente ad ascoltarlo.
Si parla di lui al mercato, tra la folla; si parla di lui tra le donne, che vanno alla fontana ad attingere acqua; si parla di lui sulla porta della taverna, tra gli uomini che si ritrovano la sera, dopo il lavoro: "Hai sentito di Gesù di Nazareth?... è giovane, ma parla bene!... Ma dove avrà studiato? Dicono che sia figlio di un semplice carpentiere… insomma, è uno di noi!"
Le voci corrono e giungono anche a Nazareth, da dove Gesù manca ormai da circa due mesi. Figuratevi la curiosità dei suoi compaesani! "E quando verrà a predicare anche qui da noi?... è da tanto che non si vede da queste parti, ma dovrà pure tornare a trovare sua madre!... Dite che parlerà in piazza? Oppure in sinagoga? E compirà dei miracoli?"
Finalmente Gesù arriva a Nazareth e, il giorno di sabato, come aveva sempre fatto fin da bambino insieme a Giuseppe, si reca nella sinagoga e si alza per leggere, per proclamare a voce alta la Parola di Dio.
Noi oggi abbiamo la Bibbia, che è un volumone grosso, ben rilegato, ma al tempo di Gesù non c'erano i libri stampati: si usavano i rotoli di papiro o di pergamena. Così gli viene consegnato il rotolo che contiene il testo del libro del profeta Isaia.
Di tutto il lungo testo che raccoglie l'annuncio pronunciato tanti secoli fa dal profeta Isaia, Gesù sceglie di proclamare alcuni versetti in particolare. Guardate che non apre a caso: "aprì il rotolo e trovò il passo", cerca e trova un punto preciso del testo, per leggere proprio quelle parole. Riascoltiamole anche noi: "Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l'unzione e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio, a proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; a rimettere in libertà gli oppressi e proclamare l'anno di grazia del Signore."
Sono parole piene di speranza gioiosa, perché descrivono un mondo sereno e libero, il mondo secondo il cuore di Dio, un mondo in cui tutti desideriamo vivere: senza più prigionieri, né schiavi, né oppressi; un mondo in cui chi è cieco può tornare a vedere e chi è povero può rallegrarsi, perché finisce il tempo della miseria.
Ci fa piacere che Gesù, dovendo scegliere un brano da leggere a voce alta, abbia voluto proprio questi versetti ricchi di speranza, profumati di libertà, impregnati di gioia: questi particolari ci aiutano a conoscere sempre meglio il nostro Maestro e Signore, ci aiutano a comprendere com'è fatto il suo cuore.
Ma c'è di più, come ci racconta l'evangelista Luca: "Riavvolse il rotolo, lo riconsegnò all'inserviente e sedette. Nella sinagoga, gli occhi di tutti erano fissi su di lui. Allora cominciò a dire loro: Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato."
Terminata la lettura, Gesù arrotola di nuovo il volume e lo restituisce all'incaricato: come a mettere un punto fermo, definitivo, alle parole che ha appena proclamato.
Poi si siede. Abbiamo già scoperto che sedersi per parlare davanti a un assemblea, in Israele era un atteggiamento riservato al Rabbi, al maestro, a colui che insegna. Parlare stando seduti, significava ammaestrare gli ascoltatori.
Questa pausa di silenzio che Gesù dosa con sapienza, e il dettaglio del mettersi seduto prima di cominciare a parlare, sono tutti elementi che ci avvertono, ci invitano a prestare molta attenzione, perché le parole che stiamo per udire hanno un'importanza speciale.
Infatti il Vangelo ci dice che si crea intorno a Gesù una grande attesa, un'enorme aspettativa: gli occhi di tutti i presenti sono fissi su di Lui, tutti coloro che si trovano nella sinagoga quasi trattengono il respiro, curiosi e desiderosi di ascoltare la sua parola, il suo insegnamento.
E Gesù pronuncia una sola frase; una, una sola; ma dal contenuto straordinario: "Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato."
Il Maestro e Signore dichiara che ora, adesso, proprio in questo momento, si realizza la Parola di Dio. Ora, adesso, proprio in questo momento, si avverano le antiche profezie. Ora, adesso, proprio in questo momento, si compiono le promesse di Dio.
Che meraviglia! Che gioia per tutti noi!
Per noi, che abbiamo camminato lungo l'intero Avvento vivendo la caccia al tesoro delle promesse che Dio ha fatto: ecco che oggi ci tocca la gioia stupenda di sentirci confermare da Gesù in persona: "Sì, è vero: ogni parola di Dio, ogni sua promessa, si realizzano in me!"
Credo che la breve frase pronunciata da Gesù può diventare una specie di talismano da portare con noi lungo la settimana. Quando ci sentiamo schiacciati dalle delusioni o dalla fatica quotidiana, aggrappiamoci con fede a questa certezza, garantita dalla voce di Gesù: "Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato".
Tratto da omelie.org
Foglietto della Messa di domenica 24 gennaio 2010 (III T.O./anno C)
Liturgia della parola di domenica 24 gennaio 2010 (III T.O./anno C)
tratti da www.lachiesa.it