10 gennaio: Festa del Battesimo di Gesù

News del 09/01/2010 Torna all'elenco delle news

La festa del Battesimo del Signore chiude il tempo del Natale. La liturgia ci propone il racconto del Battesimo di Gesù al Giordano nella redazione di san Luca (cfr 3,15–16.21–22). Narra l’evangelista che, mentre Gesù stava in preghiera, dopo aver ricevuto il Battesimo tra i tanti che erano attratti dalla predicazione del Precursore, si aprì il cielo e sotto forma di colomba scese su di Lui lo Spirito Santo. Risuonò in quel momento una voce dall’alto: "Tu sei il mio figlio prediletto, in te mi sono compiaciuto" (Lc 3,22).

Il Battesimo di Gesù al Giordano è ricordato e posto in evidenza, sia pure in grado diverso, da tutti gli Evangelisti. Faceva parte infatti della predicazione apostolica, giacché costituiva il punto di partenza dell’intero arco dei fatti e delle parole di cui gli Apostoli dovevano rendere testimonianza (cfr At 1,21-22;10,37-41). La comunità apostolica lo riteneva molto importante, non solo perché in quella circostanza, per la prima volta nella storia, c’era stata la manifestazione del mistero trinitario in maniera chiara e completa, ma anche perché da quell’evento aveva avuto inizio il ministero pubblico di Gesù sulle strade della Palestina. Il Battesimo di Gesù al Giordano è anticipazione del suo battesimo di sangue sulla Croce, ed è simbolo anche dell’intera attività sacramentale con cui il Redentore attuerà la salvezza dell’umanità. Ecco perché la tradizione patristica ha dedicato molto interesse a questa festa, che è la più antica dopo la Pasqua. "Nel Battesimo di Cristo - canta l’odierna liturgia - il mondo è santificato, i peccati sono perdonati; nell’acqua e nello Spirito diveniamo nuove creature" (Antifona al Benedictus, uff. delle Lodi).

C’è una stretta correlazione tra il Battesimo di Cristo ed il nostro Battesimo. Al Giordano si aprirono i cieli (cfr Lc 3,21) ad indicare che il Salvatore ci ha dischiuso la via della salvezza e noi possiamo percorrerla grazie proprio alla nuova nascita "da acqua e da Spirito" (Gv 3,5) che si realizza nel Battesimo. In esso noi siamo inseriti nel Corpo mistico di Cristo, che è la Chiesa, moriamo e risorgiamo con Lui, ci rivestiamo di Lui, come a più riprese sottolinea l’apostolo Paolo (cfr 1 Cor 12,13; Rm 6,3–5; Gal 3,27). L’impegno che scaturisce dal Battesimo è pertanto quello di "ascoltare" Gesù: credere cioè in Lui e seguirlo docilmente facendo la sua volontà, la volontà di Dio. È in questo modo che ciascuno può tendere alla santità, una meta che, come ha ricordato il Concilio Vaticano II, costituisce la vocazione di tutti i battezzati. Ci aiuti Maria, la Madre del Figlio prediletto di Dio, ad essere sempre fedeli al nostro Battesimo. (Papa Benedetto XVI, Angelus 7 gennaio 2007 - © Copyright 2007 - Libreria Editrice Vaticana)

 

Il cielo si aprì

La festa del battesimo di Gesù continua la serie del­le manifestazioni del Signore. Il 25 dicembre Gesù si è manifestato a Maria, a Giuseppe e ai pastori; il 6 gennaio ai Magi; oggi si manifesta, sulle rive del Giordano, a Giovanni e al popolo d'Israele.

Gesù, ormai trentenne, aveva lasciato Nazaret e si era recato nel Sud della Palestina, nella zona del fiume Giordano, ove il Battista raccoglieva un grande numero di persone. Quel giorno la scena fu fuori dal comune. Scrive Luca che tutto il popo­lo «era in attesa» (3,15); in attesa di un mondo diver­so, con il desiderio di ascoltare una parola nuova, ve­ra. Per questo, molti avevano lasciato le loro case e gli abi­tuali impegni: volevano ascoltare il Battista.
Non si può attendere un mondo nuovo se si continua a fare tutto come prima, se si resta uguali a se stessi, se si pensano e si fanno le medesime cose di sempre. Anche Ge­sù abbandonò la casa, la terra, le occupazioni di sempre e raggiunse quel predi­catore. C'è bisogno di muoversi, se non fisicamente certamente interiormente, per poter avvicinarsi al Si­gnore. Gesù fece questa scelta a trent' anni.
Arrivò in mezzo a quella folla che stava ascoltando il Battista e si mise in fila come tutti, in attesa del suo turno, per il battesimo. Giovanni, con il cuore ormai affinato dal­la preghiera e con gli occhi allenati a leggere le Scrit­ture, non appena vide questo giovane nazareno avvi­cinarsi, intuì che era più forte di lui, che era il «mi­gliore» di tutti. Comprese che era colui al quale neppure era degno di sciogliergli i lacci dei sandali. Secondo la narrazione di Matteo, Giovanni si scherni­sce e non vuole battezzarlo. Ma deve cedere di fronte all'insistenza di Gesù.

In questa festa del battesimo Gesù si manifesta con una incredibile umiltà. Si potrebbe dire che la povertà e la pochezza del bambino deposto sulla mangiatoia non sono scompar­se in Gesù adulto. L'umiltà di quel bambino non è di­minuita con la crescita. Per noi avviene esattamente l'opposto: più cresciamo in età e più ci sentiamo sapienti, forti e indipendenti. Gesù adulto si mette in fila e si lascia battezzare; e al termine dei suoi giorni giungerà a mettersi in ginocchio a lavare i piedi dei discepoli e conoscerà l'umiliazione terribile della croce. Ha iniziato la vita disteso sul le­gno della mangiatoia e la terminerà appeso sul legno della croce. È questo il nostro Dio, quello che si ma­nifesta a noi.

Mentre, raccolto in preghiera, si immerge nel­l'acqua sino a scomparire dagli sguardi dei presenti, si aprono i cieli. È il momento atteso da schiere di pro­feti. Isaia lo aveva gridato a voce alta: «Se tu squar­ciassi i cieli e scendessi!» (63,19). Questa preghie­ra viene esaudita in questo momento. Scrive Luca: «Il cielo si aprì e scese su di lui lo Spirito Santo» (3,21-22). Il cielo triste degli uomini viene aperto e si può guardare oltre; un nuovo orizzonte interviene nel­la vita degli uomini e si odono parole mai ascoltate prima: «Tu sei il mio figlio prediletto, in te mi sono compiaciuto» (v. 22). Il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo scendono tra gli uomini e ci mostrano il loro amore.

Il cielo non è più chiuso. Se ai pastori sono stati gli angeli a recare l'annuncio, e ai Magi la stella, ora è la voce stessa del Padre che indica agli uomini il suo Fi­glio.
Il Vangelo che ascoltiamo ogni domenica non è altro che l'eco di questa voce che scende dall'alto.
A ragione, perciò, Paolo scrive a Tito, suo discepolo: «carissimo, è apparsa la grazia di Dio, apportatrice di salvezza per tutti gli uomini» (2,11).
Il Vangelo è sal­vezza per noi; è una grazia poterlo ascoltare e seguire, averlo come amico della vita. L'apostolo continua di­cendo che «ci insegna a rinnegare l'empietà e i desideri mondani e a vivere con sobrietà, giustizia e pietà in questo mondo» (v. 12).
Sì, il Vangelo insegna a vi­vere.

Quei cieli aperti sulle sponde del Giordano si aprono anche per noi, ora, perché possiamo intrapren­dere una vita più felice, più bella, più solidale. In questa festa del battesimo di Gesù voglia­mo anche noi avvicinarci alla predicazione del profe­ta, per rivivere la grazia del nostro battesimo. Si apra­no i cieli anche oggi e scenda su di noi lo Spirito San­to per essere trasformati nel profondo del nostro cuo­re. Udremo anche noi la voce del Padre che ci chiama a far parte della sua famiglia, come figli diletti. 

Testo di mons. Vincenzo Paglia


Il Battesimo: diventare "cristiani"

La solennità del Battesimo di Gesù conclude le feste di Natale e ci introduce nel tempo ordinario. L'episodio del Battesimo di Gesù è legato per vari aspetti alla celebrazione del Natale. Infatti se il Natale a Betlemme segna la comparsa di Gesù nel mondo degli uomini, con il suo Battesimo Egli si fa vedere apertamente e comincia la sua missione pubblica, all'interno della società civile e religiosa.
Fino a quel momento per la gente Gesù non aveva ancora una identità precisa, riconosciuta: per tutti era solo il Figlio di Giuseppe e di Maria. Nel momento del Battesimo la voce che viene dal cielo lo proclama: "Figlio prediletto di Dio, che Dio ama più di tutti". Poco prima era sceso su Gesù lo Spirito santo in apparenza corporea come di colomba e, dice l'evangelista, i cieli si erano aperti a questo scopo.
Anche la notte di Natale i cieli si erano aperti per permettere agli angeli di scendere sulla capanna di Betlemme e proclamare: "Gloria e pace". I pastori, subito accorsi, trovarono Maria e Giuseppe in preghiera di fronte al bambino neonato e allo stesso modo lo Spirito santo sorprende Gesù, subito dopo aver ricevuto il battesimo, in atteggiamento di preghiera e lo consacra per la sua missione.
Noi vorremmo sapere qualcosa di più della vita di Gesù nel lungo periodo fra la nascita a Betlemme e il battesimo al Giordano. I Vangeli, in particolare Matteo e Luca, si limitano a brevi, ma illuminanti cenni. Per due volte san Luca insiste nel dire che il bambino Gesù "cresceva e si fortificava, pieno di sapienza, e la grazia di Dio era sopra di lui" e dopo lo smarrimento e il ritrovamento nel tempio all'età di dodici anni Gesù viveva con i suoi genitori "e stava loro sottomesso. E cresceva in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini."
Il gesto di Gesù di farsi battezzare sul fiume Giordano, segue la pratica di san Giovanni Battista di amministrare un battesimo di penitenza in vista del perdono dei peccati e anticipa la pratica cristiana del battesimo, dapprima principalmente di adulti e ora quasi solo di bambini.
L'obbligo alla Chiesa di battezzare risale a Gesù stesso, il quale prima di salire al cielo ordina ai suoi apostoli: "Andate dunque e fate discepoli tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito santo, insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo".
Abbiamo una maniera per esperimentare la presenza di Gesù ogni giorno della nostra vita ed è quella di accettare la potenza del suo battesimo, ossia di quel sigillo che abbiamo ricevuto quando su noi è stato invocato il nome del Padre e del Figlio e dello Spirito santo, insieme con l'infusione dell'acqua. Secondo il comando di Gesù il battesimo è collegato alla pratica di un insegnamento: ossia non basta essere stati battezzati, occorre poi vivere in maniera coerente con la fede professata.
La Chiesa ha reso esplicito questo impegno di vita con la formula delle promesse battesimali che comprendono tre rinunce e tre risposte affermative: il cristiano è invitato a rinunciare al male e a vivere da figlio di Dio, sentendosi salvato da Gesù Cristo.
All'origine di tutto però sta il battesimo. Nel nostro linguaggio popolare quando si voleva parlare della persona umana, nella sua dignità e unicità, si adoperava il termine di cristiano: non è anche lui un cristiano? Cristiani tuttavia non si nasce, ma si diventa e il valico di ingresso nella comunità dei cristiani che è la Chiesa è proprio il battesimo.
Fermiamoci dunque a considerare questo sacramento del battesimo. Il battesimo lo si può solo ricevere. Nessuno si battezza da sé; è il sacerdote o un altro ministro che versa l'acqua sulla testa del bambino, non tanto perché l'infante non riuscirebbe a compiere questo gesto da se stesso, quanto per significare che la salvezza è un dono che si riceve, per grazia, da parte di Dio e per mezzo della Chiesa.
Il battesimo non si può ripetere, perché opera un cambiamento radicale, imprime un carattere, un sigillo spirituale indelebile che dichiara l'appartenenza del battezzato a Gesù Cristo. Questo sigillo non viene cancellato da alcun peccato, sebbene il peccato impedisca al Battesimo di portare frutti di salvezza. E' il sigillo battesimale che abilita e impegna i cristiani a servire Dio mediante una viva partecipazione alla santa Liturgia della Chiesa. Essi realizzano così il loro sacerdozio battesimale unito con la testimonianza di una vita santa e con una operosa carità.
Il fedele che avrà "custodito il sigillo" sino alla fine, ossia che sarà rimasto fedele alle esigenze del proprio Battesimo, potrà morire nel "segno della fede", con la fede del proprio Battesimo, nell'attesa della beata visione di Dio - consumazione della fede - e nella speranza della risurrezione.
Il Battesimo non soltanto purifica da tutti i peccati, ma fa pure di chi lo riceve una "nuova creatura", un figlio adottivo di Dio, che è divenuto partecipe della natura divina, un soggetto che Cristo stesso si compiace di chiamare fratello, tempio dello Spirito Santo e un componente di quella estensione di Cristo nel tempo che è la Chiesa.
La Chiesa e i genitori priverebbero quindi il bambino della grazia inestimabile di diventare figlio di Dio se non gli conferissero il Battesimo poco dopo la nascita.
La fede richiesta per il Battesimo non è una fede perfetta e matura, ma un inizio, che deve svilupparsi. Al catecumeno o al suo padrino viene domandato: "Che cosa chiedi alla Chiesa di Dio?". Ed egli risponde: "La fede!".
La prima nazione al mondo a diventare ufficialmente cristiana non fu l'impero romano con Costantino nel 313, ma dodici anni prima, nel 301, il popolo armeno. Questa nazione ha dovuto molto soffrire in seguito a causa della propria fede, fino al genocidio degli inizi del secolo scorso. Nel 2001 si è celebrato 1l 1700° anniversario dell'evento. In quella circostanza il papa Giovanni Paolo II ricordò le parole pronunciate dal loro capo Vardan Mamikonian in un momento di pericolo nel 415, quando l'invasore persiano voleva imporre al popolo la religione mazdea. Vardan Mamikomian esortò dunque i suoi compatrioti così: "Chi credeva che il cristianesimo fosse per noi come un abito, ora saprà che non potrà togliercelo come non ci può togliere il colore della pelle".

Vorrei concludere con una testimonianza recente. La notte di Pasqua del 2006 a Valle Giulia a Roma, ha ricevuto il sacramento del battesimo Chou-sent Tou, ambasciatore di Taiwan presso la Santa Sede. Accanto a lui assisteva la moglie emozionatissima (cattolica come i figli) e faceva la funzione di madrina l'ambasciatrice delle Filippine. Sentiamo la testimonianza dello stesso ambasciatore Chou-sent Tou: "La spinta morale del confucianesimo non era sufficiente a portare gioia; la meditazione buddista non vinceva la solitudine: nel cristianesimo ho scoperto il colloquio con Dio e l'esemplare vita di tante persone. Il nome con cui sono stato battezzato è Cristoforo, il pellegrino che porta sulle spalle Gesù bambino. Il mio desiderio è portare Gesù al mondo cinese e anche alla Cina popolare e a Taiwan."
L'ambasciatore Tou nell'occasione appariva molto contento e a chi lo avvicina raccontava che i suoi figli avevano commentato la scelta del padre con un ''Finalmente! Ora facciamo parte della stessa famiglia".
Anche noi che siamo qui in chiesa abbiamo ricevuto lo stesso battesimo e dunque sentiamoci parte di una sola famiglia, la Chiesa, e all'inizio dell'anno accettiamoci e stimiamoci a vicenda come uniti dallo stessa fede e dallo stesso amore. 
 
Testo di don Daniele Muraro

Foglietto della Messa di domenica 10 gennaio 2010

Liturgia della Parola di domenica 10 gennaio 2010 

tratti da www.lachiesa.it

Il "Battesimo di Gesù" di Giotto: significati iconografici
 
Cristo, immerso nelle acque del fiume Giordano, riceve il battesimo dalle mani di Giovanni Battista. Quest'ultimo è accompagnato da due discepoli, mentre, sul lato opposto, quattro angeli assistono alla scena e recano la tunica e il mantello di Gesù. L'Eterno Padre appare in alto con il libro degli insegnamenti divini ed una colomba, oggi quasi interamente scomparsa.
Le fonti della scena
Dal Vangelo di Luca ( 3, 21-22): "Quando tutto il popolo fu battezzato e mentre Gesù, ricevuto anche lui il battesimo, stava in preghiera, il cielo si aprì e scese su di lui lo Spirito Santo in apparenza corporea, come di colomba. E vi fu una voce dal cielo: ' Tu sei il figlio mio prediletto, in te mi sono compiaciuto'.
(Cfr. C. Bellinati, Atlante iconografico della Cappella di Giotto 1300- 1305)