4 giugno 2017 - Solennità di Pentecoste: il respiro di Dio viene in modo diverso per ciascuno
News del 03/06/2017 Torna all'elenco delle news
La Parola di Dio racconta in quattro modi diversi il venire dello Spirito Santo, per dirci che Lui, il respiro di Dio, non sopporta schemi.
Nel Vangelo lo Spirito viene come presenza che consola, leggero e quieto come un respiro, come il battito del cuore.
Negli Atti viene come energia, coraggio, rombo di tuono che spalanca le porte e le parole. Mentre tu sei impegnato a tracciare i confini di casa, lui spalanca finestre, ti apre davanti il mondo, chiama oltre.
Secondo Paolo, viene come dono diverso per ciascuno, bellezza e genialità di ogni cristiano.
E un quarto racconto è nel versetto del salmo: del tuo Spirito Signore è piena la terra. Tutta la terra, niente e nessuno esclusi. Ed è piena, non solo sfiorata dal vento di Dio, ma colmata: tracima, trabocca, non c'è niente e nessuno senza la pressione mite e possente dello Spirito di Dio, che porta pollini di primavera nel seno della storia e di tutte le cose. "Che fa vivere e santifica l'universo", come preghiamo nella Eucaristia.
Mentre erano chiuse le porte del luogo per paura dei Giudei, ecco accadere qualcosa che ribalta la vita degli apostoli, che rovescia come un guanto quel gruppetto bloccato dietro porte sbarrate. Qualcosa ha trasformato uomini barcollanti d'angoscia, in persone danzanti di gioia, "ubriache" (Atti 2,13) di coraggio: è lo Spirito, fiamma che riaccende le vite, vento che dilaga dalla camera alta, terremoto che fa cadere le costruzioni pericolanti, sbagliate, e lascia in piedi solo ciò che è davvero solido. È accaduta la Pentecoste e si è sbloccata la vita.
La sera di Pasqua, mentre erano chiuse le porte, venne Gesù, stette in mezzo ai suoi e disse: pace! L'abbandonato ritorna da coloro che lo avevano abbandonato. Non accusa nessuno, avvia processi di vita; gestisce la fragilità dei suoi con un metodo umanissimo e creativo: li rassicura che il suo amore per loro è intatto (mostrò loro le mani piagate e il costato aperto, ferite d'amore); ribadisce la sua fiducia testarda, illogica e totale in loro (come il Padre ha mandato me, io mando voi). Voi come me. Voi e non altri. Anche se mi avete lasciato solo, io credo ancora in voi, e non vi mollo.
E infine gioca al rialzo, offre un di più: alitò su di loro e disse: ricevete lo Spirito Santo. Lo Spirito è il respiro di Dio. In quella stanza chiusa, in quella situazione asfittica, entra il respiro ampio e profondo di Dio, l'ossigeno del cielo. E come in principio il Creatore soffiò il suo alito di vita su Adamo, così ora Gesù soffia vita, trasmette ai suoi ciò che lo fa vivere, quel principio vitale e luminoso, quella intensità che lo faceva diverso, che faceva unico il suo modo di amare, e spalancava orizzonti.
Omelia di padre Ermes Ronchi
Ricevete lo Spirito Santo
Per comprendere la novità in ordine al dono dello Spirito Santo, introdotta nel Nuovo Testamento, dobbiamo per un istante entrare nella casa di Zaccaria e porre ogni attenzione al fine di catturare in pienezza di verità ciò che in essa avviene.
In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda. Entrata nella casa di Zaccaria, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo. Elisabetta fu colmata di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell'adempimento di ciò che il Signore le ha detto» (Lc 1,39-45).
Catturiamo bene gli eventi nella loro successione cronologica: La Vergine Maria entra nella casa. Saluta Elisabetta. Il suo soffio è la sua stessa vita. La sua vita è piena di Spirito Santo. Dalla pienezza della sua vita lo Spirito, attraverso il soffio vitale di Lei, si travasa tutto su Elisabetta. In Elisabetta lo Spirito compie due grandi prodigi: nel suo cuore e nella sua mente diviene luce potentissima con la quale viene illuminato il mistero di Maria. Nel suo seno il bambino viene ricolmato dello stesso Spirito. Sulla croce, la vita di Gesù raggiunge il sommo della pienezza dello Spirito e dal suo corpo trafitto esso si riversa sulla terra sotto forma di un fiume che dovrà inondare i cuori di ogni abbondanza di vita eterna e di grazia di salvezza e di santificazione.
Nel Cenacolo, dopo la sua gloriosa risurrezione, Gesù lo dona ai discepoli soffiandolo su di essi allo stesso modo che il Padre lo "spira" sulla creta, facendola divenire essere vivente. Quanto opera il Padre al momento della creazione, ciò che fa Cristo dalla Croce e nel Cenacolo è chiamato a farlo ogni suo discepolo. Urge per questo operare una duplice distinzione nel dono dello Spirito. Vi è il dono dello Spirito per via sacramentale ed esso è sempre donato, indipendentemente dalla santità del ministro. Ma lo Spirito dato nei sacramenti, deve essere preceduto dallo Spirito "spirato" sull'uomo, che è Spirito di sapienza, conoscenza del mistero, conversione, pentimento, accoglienza di Cristo nel cuore e nella mente. Qui però occorre che la vita del cristiano sia colma di Spirito del Signore, in modo che la sua Parola che annunzia Cristo sia come il fiume di acqua e di sangue che sgorga dal costato del Cristo trafitto. Più il cristiano trasforma la sua vita "naturale, animale" in vita "spirituale" e più lo Spirito del Signore come fiume in piena dal suo cuore si riverserà per la sua parola nel cuore degli uomini e li attrarrà a Cristo Signore. Per questo è dato lo Spirito: per "creare" Cristo nel cuore, allo stesso modo che Lui lo ha "creato" nel seno della Vergine Maria.
Anche sul perdono dei peccati urge mettere in evidenza una duplice verità. Si deve separare il perdono di ogni singola persona verso gli offensori e quello sacramentale. Prima del perdono sacramentale, c'è il perdono personale del discepolo di Gesù verso ogni altro uomo. Gesù dalla Croce, da Crocifisso chiede perdono al Padre per i suoi carnefici, scusandoli a motivo della loro non scienza e non sapienza. Anche Stefano perdona coloro che lo stanno lapidando. Quando lo Spirito di Dio è forte nel cuore, sempre si perdonano i peccati dei fratelli. Quando non c'è il perdono, è segno che lo Spirito di Dio ancora non è forte in noi. Si deve crescere in esso. Il non perdono rivela la quantità e la qualità dello Spirito ed esse sono veramente poche, anzi nulle.
Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, ricolmateci di Spirito Santo.
Omelia a cura del Movimento Apostolico - rito romano
Inizia ufficialmente la missione della Chiesa
Eccoci un'altra volta a Pentecoste! E con la Pentecoste dello Spirito su Maria Vergine e gli Apostoli, inizia ufficialmente la missione della Chiesa. Come vi dicevo domenica scorsa, la teologia del quarto evangelista colloca la nascita della Chiesa ai piedi della croce. "Ma, allora, che bisogno c'era che il Cristo risorto soffiasse ancora una volta lo Spirito Santo nel cenacolo, se lo aveva già fatto inviando il suo ultimo respiro sulla madre e sull'amico?"
C'era bisogno eccome! Un conto è la nascita della Chiesa, un altro conto è la missio, la missione della Chiesa. È la stessa differenza che intercorre tra il battesimo e la confermazione o cresima: con il battesimo si nasce alla vita cristiana; con la confermazione si riceve il mandato a vivere l'impegno cristiano. Come dire: cristiani si nasce; ma anche, cristiani si diventa! uomini e donne si nasce, ma persona umana si diventa, man mano che compiamo le scelte importanti della vita.
Detto questo, concentriamoci sul contenuto del Vangelo: il Signore si presenta nel cenacolo a porte chiuse, saluta i suoi con l'augurio della pace, alita su di loro e dice: "Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati". Il primo elemento è il dono della pace; il secondo, il sacramento della riconciliazione: il primo effetto della Pentecoste è dunque la pace: genti che prima non si capivano, ora parlano la stessa lingua.
La Pentecoste rende possibile ciò che agli inizi del mondo non lo era stato: costruire la città comune, edificare la vera comunità, mettere insieme le forze di tutti e di ciascuno, perché tutti e ciascuno si sentano parte di un progetto comune, il mondo, la città, la comunità, la famiglia... Più nessuna emarginazione, più nessuna sperequazione sociale, più nessuna discriminazione in base al censo, alla razza, alla fede politica, alla classe sociale... Attenzione, però: rendere possibile la pace non significa che pace è fatta! Basta guardare la nostra società, la nostra Italia, le relazioni internazionali... ma anche le nostre case, la nostra comunità,... per capire che tra possibilità e realizzazione resta uno scarto, una sporgenza; e Dio solo sa se e quando questo scarto, questa sporgenza verranno mai azzerati. Il sacramento della riconciliazione è finalizzato proprio alla pace: pace con Dio, pace con noi stessi, pace con gli altri uomini.
Papa Francesco ci sta aiutando ad abbandonare la schiavitù delle nostre certezze, i nostri piccolo/grandi egitti, per avventurarci nel deserto della conversione. Memori delle gesta del popolo eletto raccontate nel libro dell'Esodo, camminiamo anche noi, insieme, al fianco dei nostri fratelli di fede ebraica e musulmana! Qualcosa ci lega, qualcosa ci accomuna. Non siamo soli in questo viaggio difficile, ma avvincente, verso una Terra Santa che non è nostra, né loro, ma è di tutti! Un solo popolo, sotto un solo pastore! Buona Pentecoste a tutti!
Omelia di fr. Massimo Rossi
Vieni, Spirito Santo, a consolare i nostri cuori affranti
La Pentecoste è, senz'altro, la solennità post-pasquale che meglio colora di speranza la nostra umana società.
Nell'invocazione allo Spirito Santo, la Terza persona della Santissima Trinità, noi chiediamo di venire a rinnovare la faccia della terra e a rinnovare il cuore di chi questa terra la abita da sempre, che è l'uomo.
Nella preghiera iniziale della solennità odierna ci rivolgiamo a Dio con queste parole di fiducia e di speranza: "O Padre, che nel mistero della Pentecoste santifichi la tua Chiesa in ogni popolo e nazione, diffondi sino ai confini della terra i doni dello Spirito Santo, e continua oggi, nella comunità dei credenti, i prodigi che hai operato agli inizi della predicazione del Vangelo".
La Pentecoste è questo rinnovare e rinnovarsi del mondo e della chiesa con la forza dello Spirito Santo che comunica i suoi sette doni (sapienza, intelletto, consiglio, fortezza, scienza, pietà e timore di Dio) e con la pluralità di altri importanti doni, come quella della glossolalia, la capacità di farsi capire da tutti, pur parlando una sola lingua.
Infatti, negli Atti degli Apostoli che ascoltiamo come prima lettura, in questa solennità, viene messo in risalto proprio questo singolare evento e fatto, conseguente alla discesa dello Spirito Santo sugli Apostoli e Maria, riuniti nel cenacolo, descritta in modo pregnante e coinvolgente. Di fronte a tale racconto, si potrebbe restare, sorpresi, ma indifferenti, come capita spesso quando lo Spirito Santo suggerisce ed illumina la mente del credente, che rimane freddo e distaccato davanti al calore che emana da Dio Amore, da Dio Spirito, dal Dio Consolatore. Mentre con il salmista, potremmo comprendere appieno il dono dello Spirito, che ha la capacità di rinnovare la terra e con la forza che Egli promana, fa elevare il cuore a gradi più alti di riconoscenza e gratitudine verso il Signore: "Sei tanto grande, Signore, mio Dio! Quante sono le tue opere, Signore! Le hai fatte tutte con saggezza; la terra è piena delle tue creature. Sia per sempre la gloria del Signore; gioisca il Signore delle sue opere. A lui sia gradito il mio canto, io gioirò nel Signore".
Nella seconda lettura, tratta dalla bellissima prima lettera ai Corinzi di San Paolo Apostolo, noi veniamo condotti per mano alla comprensione dell'unità e della diversità. Un solo Spirito, tanti carismi e doni per il bene comune e per la costruzione dell'unica chiesa di Cristo.
L'esempio dell'unitarietà e dell'armoniosità del corpo umano, permette all'Apostolo delle Genti, di far emergere dal suo scritto un'ecclesiologia di comunione, condivisione e compartecipazione, dove tutti apportano il loro contributo per l'edificazione della Chiesa e per la santità della stessa.
Leggiamo, infatti, che "vi sono diversi carismi, ma uno solo è lo Spirito; vi sono diversi ministeri, ma uno solo è il Signore; vi sono diverse attività, ma uno solo è Dio, che opera tutto in tutti. A ciascuno è data una manifestazione particolare dello Spirito per il bene comune. Cristo".
E conclude "noi tutti siamo stati battezzati mediante un solo Spirito in un solo corpo, Giudei o Greci, schiavi o liberi; e tutti siamo stati dissetati da un solo Spirito". Quanto ci tenesse l'Apostolo all'unità di tutti i cristiani, lo possiamo facilmente comprendere da questo meraviglioso testo, in cui tutti, nella chiesa, hanno diritto di cittadinanza, in seguito al battesimo, e tutti sono al servizio della causa comune, che non autorizza nessuno, se è veramente radicato nella chiesa, ad autoescludersi e a non sentirsi protagonista in essa con i doni che il Signore ha riversato su ognuno di essi.
E tra i doni e la missione che Cristo ha affidato alla Chiesa, mediante l'invio dello Spirito Santo, ce ne è uno importantissimo, quello di perdonare i peccati, quello di ridare dignità e figliolanza di Dio, dopo la caduta primordiale con il peccato originale e dopo le cadute, di volta in volta, nel corso della vita, espresse dalle fragilità umane e dai vari peccato che purtroppo si commettono volontariamente e coscientemente. Nel giorno della Risurrezione, il Signore Gesù salutò la seconda volta i discepoli con queste parole: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati».
La vera Pentecoste per ciascuno di noi è vivere nella grazia e nella comunione. La primavera che possiamo celebrare ogni volta che sperimentiamo l'inverno, oltre che l'inferno, della nostra vita, quando siamo in peccato, è quella di ritornare subito nel clima gioioso e rassicurante della misericordia divina, che è la primavera della grazia, mediante il sacramento della penitenza e mediante una vita di santità, che attinge la sua fonte originaria nel battesimo e nella confermazione.
Tutti battezzati e tutti cresimati, ma, mi chiedo, viviamo davvero da battezzati in Cristo e testimoni di Cristo dovunque siamo e qualsiasi cosa facciamo? Abbiamo il coraggio di portare ed annunciare agli altri la gioia vera che viene da Dio e dalla nostra docilità allo Spirito Santo?
Anche in questa Pentecoste 2017, preghiamo e invochiamo lo Spirito Santo con la stupenda sequenza che leggeremo a conclusione della seconda lettura e prima del Vangelo di questa solennità: "Vieni, Santo Spirito, manda a noi dal cielo un raggio della tua luce. Vieni, padre dei poveri, vieni, datore dei doni, vieni, luce dei cuori. Consolatore perfetto, ospite dolce dell'anima, dolcissimo sollievo. Nella fatica, riposo, nella calura, riparo, nel pianto, conforto. O luce beatissima, invadi nell'intimo il cuore dei tuoi fedeli. Senza la tua forza, nulla è nell'uomo, nulla senza colpa. Lava ciò che è sórdido, bagna ciò che è àrido, sana ciò che sànguina. Piega ciò che è rigido, scalda ciò che è gelido, drizza ciò che è sviato. Dona ai tuoi fedeli, che solo in te confidano i tuoi santi doni. Dona virtù e premio, dona morte santa, dona gioia eterna".
Si, lo Spirito Santo è tutto questo per noi e tutto questo può fare e fa per noi, se siamo attenti e alla sua voce che come un vento si abbatte impetuoso nella nostra vita, a volte senza senso, e la trasforma in una vita piena di frutti spirituali, come quelli che ben sappiamo e che sono l'amore, la gioia, la pace, la pazienza, la benevolenza, la bontà, la fedeltà, la mitezza e il dominio di sé.
Lo Spirito Santo è davvero il Consolatore che cambia i nostri cuori tristi ed affranti in cuore pieni di gioia e di speranza.
Omelia di padre Antonio Rungi
Liturgia e Liturgia della Parola della Solennità di Pentecoste (ANNO A) 4 giugno 2017
tratto da www.lachiesa.it