Gloria a Dio nell'alto dei cieli e pace in terra agli uomini che egli ama
News del 24/12/2009 Torna all'elenco delle news
Natale, suprema epifania della filantropia di Dio
Un'antica consuetudine prevede per la festa di Natale tre Messe, dette rispettivamente della notte, dell'aurora e del giorno.
In ognuna, attraverso le letture che variano, viene presentato un aspetto diverso del mistero, in modo da avere di esso una visione per così dire tridimensionale.
Il vangelo della Messa della notte si concentra sull'evento, sul fatto storico. Questo è descritto con sconcertante semplicità, senza apparato alcuno. Tre o quattro righe fatte di parole umili e consuete, per descrivere l'avvenimento, in assoluto, più importante nella storia del mondo e cioè la venuta di Dio sulla terra.
Il compito di mettere in luce il significato e la portata di questo avvenimento è affidato, dall'evangelista, al canto che gli angeli intonano, dopo aver dato l'annuncio ai pastori: "Gloria a Dio nell'alto dei cieli e pace in terra agli uomini che egli ama".
In passato quest'ultima espressione veniva tradotta diversamente, e cioè "Pace in terra agli uomini di buona volontà". Con questo significato l'espressione è entrata nel canto del Gloria ed è diventata corrente nel linguaggio cristiano. Dopo il concilio Vaticano II si usa indicare con questa espressione tutti gli uomini onesti, che ricercano il vero e il bene comune, siano essi credenti o non credenti. Ma è una interpretazione inesatta e perciò oggi abbandonata. Nel testo biblico originale si tratta degli uomini che sono benvoluti da Dio, che sono oggetto della buona volontà divina, non che sono essi stessi dotati di buona volontà. In questo modo l'annuncio risulta ancora più consolante. Se la pace fosse accordata agli uomini per la loro buona volontà, allora essa sarebbe limitata a pochi, a quelli che la meritano; ma siccome è accordata per la buona volontà di Dio, per grazia, essa è offerta a tutti.
Il Natale non è un appello alla buona volontà degli uomini, ma annuncio radioso della buona volontà di Dio per gli uomini.
La parola chiave per capire il senso della proclamazione angelica è dunque l'ultima, quella che parla del "benvolere" di Dio verso gli uomini, come fonte e origine di tutto quello che Dio ha cominciato a realizzare a Natale. Ci ha predestinati a essere suoi figli adottivi "secondo il beneplacito della sua volontà", scrive l'Apostolo; ci ha fatto conoscere il mistero del suo volere, secondo quanto aveva prestabilito "nella sua benevolenza" (Ef 1, 5.9). Natale è la suprema epifania di quella che la Scrittura chiama la filantropia di Dio, cioè il suo amore per gli uomini: "Si sono manifestati la bontà di Dio e il suo amore per gli uomini" (Tito 3, 4).
Solo dopo aver contemplato la buona volontà di Dio verso di noi, possiamo occuparci anche della buona volontà degli uomini, cioè della nostra risposta al mistero del Natale. Questa buona volontà si deve esprimere mediante l'imitazione dell'agire di Dio.
Imitare il mistero che celebriamo significa abbandonare ogni pensiero di farci giustizia da soli, ogni ricordo di torto ricevuto, cancellare dal cuore ogni risentimento anche giusto, verso tutti. Non ammettere volontariamente nessun pensiero ostile, contro nessuno: né contro i vicini, né contro i lontani, né contro i deboli, né contro i forti, né contro i piccoli, né contro i grandi della terra, né contro alcuna creatura che esiste al mondo.
E questo per onorare il Natale del Signore, perché Dio non ha serbato rancore, non ha guardato il torto ricevuto, non ha aspettato che altri facesse il primo passo verso di lui. Se questo non è possibile sempre, tutto l'anno, facciamolo almeno nel tempo natalizio. Così il Natale sarà davvero la festa della bontà.
Testo di padre Raniero Cantalamessa
Il Natale di Gesù: Dio torna tra noi
Voglio iniziare questa mia riflessione con l'augurio ed il saluto, che gli Angeli cantarono sopra la Grotta dove nacque Gesù, il Figlio di Dio tra noi, uomo come noi, ma riportandoci, come Dio, ciò che avevamo perduto nel Paradiso terrestre, ossia la santità e la gioia dei figli del Padre.
“GLORIA A DIO NELL’ALTO DEI CIELI E PACE IN TERRA AGLI UOMINI CHE EGLI AMA”.
Non so se avete mai provato ad essere spettatori di un evento di tale meraviglia, da non saperlo raccontare, sia perché le parole ne riducono - e di molto - la bellezza, sia perché si ha paura che chi ascolta non riesca a cogliere lo stupore, che si vorrebbe trasmettere.
Si rischia di essere considerati dei ‘sognatori’...e si è tentati di tacere.
Io mi sento così ogni volta che debbo raccontare o commentare ‘le grandi cose’ che Dio compie tra noi, che sono come una sorgente infinita di possibile gioia, da togliere il fiato, - se le si accoglie 'come bambini' - a cominciare proprio dal Natale di Gesù.
Un Evento, la nascita del Figlio di Dio, che sconvolge tutti i nostri modi di accogliere i grandi eventi. Mentre tra noi, poveri uomini, i 'grandi eventi' li esprimiamo con modi trionfali, che parlano di ‘grandezza’ umana - così fragile! - quello del Natale si ammanta di silenzio e di umiltà, subito prendendo le distanze dalla superbia, che è il male che ci privò, nell'Eden, dello stare con Dio, ‘passeggiare con Dio’, come afferma la Genesi.
Il racconto, che San Luca fa del Natale di Gesù, riporta questa semplicità, espressione dell'amore che non è mai rumore, ma sospiro.
Più che leggere questo racconto, che è la sola gioia per chi crede oggi - e vorremmo fosse per tutti - è necessario entrarvi dentro con la contemplazione.
“In quel giorno un decreto di Cesare Augusto ordinò che si facesse il censimento su tutta la terra. Anche Giuseppe, che era della casa e della famiglia di Davide, dalla città di Nazareth e dalla Galilea, sali in Giudea alla città di Davide, chiamata Betlemme, per farsi registrare con Maria sua sposa che era incinta.
Ora, mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto. Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo depose in una mangiatoia, perché per loro non c’era posto nell’albergo.
C'erano in quella regione alcuni pastori che vegliavano di notte facendo la guardia al loro gregge. Un angelo del Signore si presentò davanti a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce. Essi furono presi da grande spavento, ma l'angelo disse: Non temete, ecco vi annunzio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: vi è nato nella città di Davide un Salvatore che è il Cristo Signore. Questo per voi un segno: troverete un bambino avvolto in fasce che giace in una mangiatoia.
E subito apparve con l'angelo una moltitudine dell'esercito celeste, che lodava Dio e diceva: Gloria a Dio nel più alto dei cieli e Pace in terra agli uomini che Egli ama” (Lc. 2, 1-14) MESSA DELLA NOTTE
Si racconta che fu S. Francesco a volere ricordare il Natale, costruendo il primo presepio.
Così come si racconta che, contemplando il grande evento, che era in quel segno, valido sempre, non riuscisse che a balbettare per l'emozione il nome di Gesù.
Come, dunque, comunicare agli uomini di oggi questo - inimmaginabile Evento - di Dio tra noi?
Sembra difficile - nel mondo e nel modo in cui viviamo - cogliere l'immensa grandezza di ciò che significa per gli uomini, per ciascun uomo, il Natale di Gesù.
Siamo circondati da troppi rumori, che impediscono il dolce dialogo della pace di Dio; siamo concentrati su troppi affanni della vita per poter cogliere il sussurro dello Spirito. Eppure ne sentiamo la necessità, soprattutto oggi, tempo di ansie, di paure, di povertà, di solitudine. Desideriamo, forse inconsciamente, ma profondamente, segni di speranza e pace, che ridiano sicurezza a questa nostra fragile esistenza.
Forse a noi, vittime del chiasso che si è creato per le tante attrattive del mercato, cui solo interessa il consumo e il guadagno, non arriva il canto degli Angeli. Ma è proprio dell'Amore, invece, farsi vicino a noi in punta di piedi, come avvenne nel Natale a Betlemme: una mangiatoia, un Bambino, un contemplare e comunicare senza neppure parlare.
Farsi raggiungere da quel divino Amore è diventare noi nuda mangiatoia, perché l'Amore la occupi tutta, convinti, come siamo, che ogni angolo negato è negato all'Amore.
Ma ascoltiamo l'esplosione di gioia che Paolo scrive a Tito: “Figlio mio, è apparsa la grazia di Dio, apportatrice di salvezza per tutti gli uomini, che ci insegna a rinnegare l'empietà e i desideri umani e a vivere con sobrietà, pietà e giustizia in questo mondo, nell'attesa della beata speranza e della manifestazione della gloria del nuovo grande Dio e Salvatore Gesù Cristo. Egli ha dato se stesso a noi, per riscattarci da ogni iniquità e formarsi un popolo puro che gli appartenga, zelante nelle opere buone” (a Tito 2, 11-14) MESSA DELLA NOTTE
Voglio farvi gli auguri di Buon Natale, con le parole che il grande Paolo VI scriveva nel Natale 1969: “La prima condizione per fare bene il Natale è quella di conservargli la sua autenticità religiosa. Non stiamo ora a parlarvi del pericolo che il vero Natale sia soffocato dalle manifestazioni esteriori e profane, alle quali la festa presta occasione, a volte prendendo il sopravvento e trasformandone il carattere sacro. Ciascuno sa come questa vanificazione del Natale può avvenire anche partendo da forme innocenti di folklore. Il presepio stesso può diventare spettacolo con finalità estetiche e fantasiose, più che richiamo alla rappresentazione del sublime ed umile fatto della nascita di Gesù.
Procuriamoci di vedere, di contemplare il quadro, cioè la scena di Betlemme.
Occorre vedere nel presepio l'avvenimento tanto importante e centrale, la nascita cioè di Colui che si chiama Salvatore, Gesù, il Messia nel quale si incentrano e si compiono i disegni relativi ai destini dell'umanità.
Dobbiamo considerare il Natale come una apparizione.
Ce lo dice S. Paolo: Apparve la bontà e l'amore di Dio salvatore nostro verso gli uomini. È il segreto di Dio che si è svelato in Gesù Cristo: Dio è bontà, è amore.
Comprendiamo come S. Francesco andasse in estasi davanti al presepio e come noi stessi possiamo sentirci trasformati davanti ad una scoperta che ci folgora di meraviglia e di commozione.
Noi siamo amati: amati da Dio! Comprendiamo Pasla che esclamava: Gioia, gioia, gioia, pianti di gioia. Questo è il Natale! Il Natale della fede”.
E questo è il Natale che auguro a tutti voi. Ci troveremo tutti questa notte a gioire per Gesù tra noi. E lì manifesteremo l'amore che ci unisce.
Vi voglia un gran bene e augurandovi Buon Natale, voglio abbracciarvi uno ad uno, con il 'bacio della pace', espressione dell'Amore, di cui Gesù ci ha fatto dono.
Testo di mons. Antonio Riboldi
Messa Vespertina nella Vigilia di Natale: Foglietto della Messa e Liturgia della Parola
Le tre Messe di Natale:
Messa della Notte: Foglietto della Messa e Liturgia della Parola
Messa dell'Aurora: Foglietto della Messa e Liturgia della Parola
Messa del Giorno: Foglietto della Messa e Liturgia della Parola
tratti da www.lachiesa.it