26 febbraio 2017 - VIII Domenica del Tempo Ordinario: non ambiguità, ma scelte coraggiose!

News del 25/02/2017 Torna all'elenco delle news

La parola di Dio di questa Ottava Domenica del Tempo Ordinario ci indirizza verso scelte coraggiose, chiare e risolute per la nostra vita di cristiani. Soprattutto il Vangelo di oggi ci illumina circa ciò che è doveroso fare, se vogliamo seguire e servire il Signore. Non si può vivere in ambiguità, non si può avere una doppia vita. Ci vuole coerenza, fedeltà e trasparenza nel modo di agire ed operare. Non si può servire Dio e mammona, ovvero il diavolo. Perciò introdudendoci nella riflessione sulla parola di Dio di questa domenica, possiamo pregare con le stesse parole della colletta di oggi: Padre santo, che vedi e provvedi a tutte le creature, sostienici con la forza del tuo Spirito, perché in mezzo alle fatiche e alle preoccupazioni di ogni giorno non ci lasciamo dominare dall'avidità e dall'egoismo, ma operiamo con piena fiducia per la libertà e la giustizia del tuo regno.

Infatti, nel breve testo della prima lettura di oggi, tratto dal libro del profeta Isaìa, ci viene ricordato l'attenzione di Dio nei nostri confronti, superando l'affetto e la premura di ogni madre di questa terra che nei confronti dei figli fa ogni cosa per proteggerli, difenderli e assicurargli ogni bene. Dio va oltre ogni umano e benefico comportamento di una madre e ci assicura che "anche se costoro si dimenticassero, Egli invece non ci dimenticherà mai". Chiaro invito a rivedere la nostra concezione di Dio e su Dio che spesso lo vede distante dall'uomo o addirittura che abbandona l'essere umano a se stesso, specialmente nella prova o nella tribolazione. Non è affatto così. Dio è sempre con noi e per noi. Siamo noi a dovere interpretare e sentire questa vicinanza di Dio nelle situazioni più disparate e disperate della nostra vita.

Nello stesso salmo 61 che accompagna la nostra preghiera oggi, ci viene detto che possiamo e dobbiamo riporre giustamente e totalmente la nostra fiducia in Dio, in quanto solo in Lui può davvero riposare la nostra anima e i nostri pensieri, piuttosto agitati e allarmanti e trovare soluzione e comprensione di essi: "Solo in Dio riposa l'anima mia: da lui la mia speranza. Lui solo è mia roccia e mia salvezza, mia difesa: non potrò vacillare. In Dio è la mia salvezza e la mia gloria; il mio riparo sicuro, il mio rifugio è in Dio". Bisogna, perciò confidare nel Signore in ogni tempo e aprire il vostro cuore a Lui per essere aiutati e indirizzati verso la soluzione dei nostri problemi.

Come ci ricorda la seconda lettura di oggi tratta, dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corìnzi, dobbiamo essere saggi amministratori dei beni spirituali che il Signore ha posto nelle nostre mani, senza approfittare di nulla, ma amministrando con oculatezza i beni che Dio ci ha donato a tutti. "Ora, ciò che si richiede agli amministratori è che ognuno risulti fedele". Come è facile capire dal testo paolino, ogni persona che ha una responsabilità deve essere fedele al proprio compito. La nostra prima responsabilità, quella personale e soggettiva, è verso la vita, nostra e altrui, c'è poi la responsabilità morale, religiosa e tutto ciò che può essere classificato come espressione del comportamento soggettivo rispetto a Dio e ai valori religiosi, ma anche del nostro agire nei confronti del prossimo, che, come ben sappiamo, è portato a giudicare con una certa facilità e non sempre per il bene. Si è più facili a condannare che a capire, a giustificare e a perdonare. Basta guardare al sistema d'informazione del mondo d'oggi per capire che siamo più facili a mettere in prima pagina il male, piuttosto che il tanto bene che si fa nel mondo. Da qui la consapevolezza di Paolo Apostolo nel brano della lettura di oggi: "A me però importa assai poco di venire giudicato da voi o da un tribunale umano; anzi, io non giudico neppure me stesso, perché, anche se non sono consapevole di alcuna colpa, non per questo sono giustificato". Ed afferma con parole forti, quasi a bypassare ogni giudizio terreno, civile e penale che "il suo giudice è il Signore!". E poi l'ammonizione molto precisa che l'Apostolo fa a tutti: "Non vogliate perciò giudicare nulla prima del tempo, fino a quando il Signore verrà. Egli metterà in luce i segreti delle tenebre e manifesterà le intenzioni dei cuori; allora ciascuno riceverà da Dio la lode".

Potremmo allora concludere con una semplicità tale che nessun giudice umano o terreno potrà giudicare in modo perfetto e certo, anche perché il cuore e le intenzioni degli uomini chi può conoscerli davvero. Solo Dio conosce tutti e ciascuno di noi. Affidiamo al giudizio di Dio, visto che i tanti giudizi umani sono solo ed esclusivamente soggettivi ed hanno attinenza con la valutazione con chi legittimamente o impropriamente si pone giudice tra i fratelli di questa terra e soprattutto tra i nemici che ci sono in ogni ambiente.

Da qui la necessità, come ci ricorda il testo del Vangelo di Matteo di questa domenica di dare spazio a tre fondamentali atteggiamenti che noi cristiani dobbiamo assumere in ogni circostanza della vita: essere fedeli; aver fiducia nella provvidenza; cercare il regno di Dio e la sua giustizia. Esplicitando queste tre azioni cosa dobbiamo o non dobbiamo fare: nessuno può servire a due padroni, deve fare una scelta e in questo caso la scelta è davvero seria, fondamentale, in quanto si tratta di scegliere Dio o l'opposto di Dio che è il denaro e l'affermazione egoistica di se stessi contro tutti; inoltre non dobbiamo preoccuparci troppo dei beni della terra, del cibo, del vestito o di quanto altro abbiamo bisogno, in quanto Dio non ci fa mancare nulla e se qualcosa ci manca è perché alcuni sfruttano gli altri e accumulano beni per se stessi senza distribuire in modo giusto i beni della terra che sono di tutti e per tutti. Purtroppo negli interessi economici, politici, militari, espansionistici non avviene così nel nostro mondo; infine si tratta di agire per la diffusione del Regno di Dio tra gli uomini che è un regno di verità, giustizia e pace. Il vero cristiano lottano quotidianamente per questi valori che vanno proclamati con insistenza, ma soprattutto vissuti con coerenza. Perciò ci viene detto, a conclusione del vangelo di oggi, dalla stessa bocca del Signore che non dobbiamo preoccuparci troppo per il domani che ci presenta il conto già dalle prime ore del mattino quando si tratta di affrontare i problemi quotidiani di tutti i tipi, ma di affidarsi, confidarsi e fidarsi di Dio in tutto e per tutto. D'altra parte, per quanto siamo bravi, capaci, intelligenti e scaltri chi di noi potrà aggiungere un attimo in più alla propria vita? Nessuno! perché l'uomo non può nulla, ma Dio può tutto ed è Tutto.

Possiamo allora concludere dicendo che oggi la parola di Dio ci fa da calmante e da tisana rispetto alle tante ansie e preoccupazioni che ci portiamo tutti quanti dentro di noi, impostando la nostra vita non più sulla fiducia e sulla provvidenza di Dio, ma sulle nostre capacità di progettare e di portare ad esecuzioni i nostri progetti umani che spesso sono fallimentari, provvisori, inconsistenti e valevoli solo per quel momento, in quanto non sappiamo assolutamente quello che succede o succederà tra un attimo o tra cento giorni o cento anni. Lasciamoci guidare dalla provvidenza e la nostra vita sarà più serena e sorridente.

Omelia di padre Antonio Rungi 

 

Dio ha bisogno delle nostre mani per essere Provvidenza

Non preoccupatevi. Per tre volte Gesù ribadisce il suo invito pressante: non abbiate quell'affanno che toglie il respiro, per cui non esistono feste o domeniche, non c'è tempo di fermarsi a guardare negli occhi la vita, a parlare con chi si ama. Non lasciatevi rubare la serenità e salvate la capacità di godere delle cose belle che ogni giorno il Padre mette sulla vostra strada, che accadono dentro il vostro spazio vitale.

Ma soprattutto, per quale motivo non essere in ansia? Perché Dio non si dimentica: può una madre dimenticarsi del suo figliolo? Se anche una madre si dimenticasse, io non mi dimenticherò di te, mai (Isaia 49,14-15, Prima Lettura).

Guardate gli uccelli del cielo, osservate i gigli del campo. Gesù parla della vita con le parole più semplici e più proprie: coglie dei pezzi di terra, li raduna nella sua parola e il cielo appare.

Gesù osserva la vita e nascono parabole. Osserva la vita e questa gli parla di fiducia. Il Vangelo oggi ci pone la questione della fiducia. Dove metti la tua fiducia? La risposta è chiara: in Dio, prima di tutto, perché Lui non abbandona e ha un sogno da consegnarti. Non mettere la sicurezza nel tuo conto in banca.

Gesù sceglie gli uccelli, esseri liberi, quasi senza peso, senza gravità, che sono una nota di canto e di libertà nell'azzurro. Lasciatevi attirare come loro dal cielo, volate alto e liberi! Vivete affidàti. La fede ha tre passi: ho bisogno, mi fido, mi affido.

Affidatevi e non preoccupatevi. Non un invito al fatalismo, in attesa che Qualcuno risolva i problemi, perché la Provvidenza conosce solo uomini in cammino (don Calabria): se Dio nutre creature che non seminano e non mietono, quanto più voi che seminate e mietete.

Non preoccupatevi, il Padre sa. Tra le cose che uniscono le tre grandi religioni, c'è la certezza che Dio si prende cura, che Dio provvede.

Non preoccupatevi, Dio sa. Ma come faccio a dirlo a chi non trova lavoro, non riesce ad arrivare a fine mese, non vede futuro per i figli?

«Se uno è senza vestiti e cibo quotidiano e tu gli dici, va in pace, non preoccuparti, riscaldati e saziati, ma non gli dai il necessario per il corpo, a che cosa ti serve la tua fede?» (Giacomo 2,16). Dio ha bisogno delle mie mani per essere Provvidenza nel mondo. Sono io, siamo noi, i suoi amici, il mezzo con cui Dio interviene nella storia. Io mi occupo di qualcuno e Lui, che veste di bellezza i fiori del campo, si occuperà di me.

Cercate prima di tutto il Regno. Vuoi essere una nota di libertà nell'azzurro, come un passero? Bello come un fiore? Cerca prima di tutto le cose di Dio, cerca solidarietà, generosità, fiducia; fìdati e troverai ciò che fa volare, ciò che fa fiorire!

Omelia di padre Ermes Ronchi

 

Nella prospettiva della Promessa

Dio e la ricchezza

La nostra traduzione usa la parola ricchezza per spiegare il termine aramaico "mammona" riportato tale e quale nel testo greco. Il significato di mammona è più pregnante della semplice ricchezza perché esprime il senso di sicurezza che il denaro offre. Non è questione di quantità quanto di relazione. 

Il denaro corrompe. Non c'è via d'uscita. Se tu scegli questa via del denaro alla fine sarai un corrotto. Il denaro ha questa seduzione di portarti, di farti scivolare lentamente nella tua perdizione. E per questo Gesù è tanto deciso: non puoi servire Dio e il denaro, non si può: o l'uno o l'altro. E questo non è comunismo, questo è Vangelo puro. Queste cose sono parola di Gesù (papa Francesco 20.9.13)

È sotto gli occhi di tutti il potere di corruzione del denaro, quanti imprenditori, politici e semplici cittadini sono corrotti dal denaro. Un tempo avevamo preso le banche come simbolo del nuovo tempio al dio denaro, mammona... in fondo il denaro è uno strumento di utilità, anche le banche sono utili, gli investimenti sono utili perché creano opportunità di lavoro, ma nel cuore dell'uomo degenerano, corrompono. Se osserviamo i sistemi economici di oggi vediamo quanta importanza è data al sistema finanziario, alla borsa più che al lavoro: mettere il gioco il denaro perché moltiplichi se stesso. La stessa cosa è vissuta tutti i giorni quando ci affidiamo a un "gratta e vinci" o ai pulsanti di una slot. È angosciante che in un quartiere come il nostro si trovino tre farmacie e otto sale di scommesse senza contare le salette dei bar e tabaccai. Sono queste i nuovi templi al Dio denaro.

Quando dunque abbiamo di che mangiare e di che coprirci, accontentiamoci. Quelli invece che vogliono arricchirsi, cadono nella tentazione, nell'inganno di molti desideri insensati e dannosi, che fanno affogare gli uomini nella rovina e nella perdizione. L'avidità del denaro infatti è la radice di tutti i mali; presi da questo desiderio, alcuni hanno deviato dalla fede e si sono procurati molti tormenti (1Tim 6,8-10)

Non preoccupatevi

Chi governa allora? Il denaro. Come governa? Con la frusta della paura, della disuguaglianza, della violenza economica, sociale, culturale e militare che genera sempre più violenza in una spirale discendente che sembra non finire mai. Quanto dolore e quanta paura! C'è un terrorismo di base che deriva dal controllo globale del denaro sulla terra e minaccia l'intera umanità (Papa Francesco 8.11.16) 

Per ben sei volte è coniugato il verbo preoccuparsi. Non è questione di cibo o vestiti, è questione di libertà. Se ci lasciamo occupare prima (pre-occuparsi) dalle cose non c'è spazio per altro. Se le cose entrano nei nostri desideri perdiamo la libertà e il senso stesso della vita. I nostri nonni vivevano con la chiave di casa infilata nella porta, oggi abbiamo bisogno di porte di sicurezza e sistemi di allarme; per custodire le nostre "cose": ci siamo separati dalle persone. Per non far rubare le nostre cose ci siamo rubati a noi stessi. Non è forse sintomatico della paura verso l'altro il surrogato che viene richiesto agli animali da compagnia?

Cosa succede al mondo di oggi che, quando avviene la bancarotta di una banca, immediatamente appaiono somme scandalose per salvarla, ma quando avviene questa bancarotta dell'umanità non c'è quasi una millesima parte per salvare quei fratelli che soffrono tanto? E così il Mediterraneo è diventato un cimitero, e non solo il Mediterraneo... molti cimiteri vicino ai muri, muri macchiati di sangue innocente (Papa Francesco 8.11.16).

Non valete forse più di loro?

Il rischio più grosso è il compromesso, il tenere il piede in due staffe, nascondendo con atteggiamenti religiosi la staffa su cui crediamo di avere maggiore sicurezza. Sembra invece che viviamo le molte cose della vita mettendo al centro noi stessi, o peggio i nostri interessi, come se Dio non ci fosse, come se non fossimo eredi di una Promessa a cui Dio si mantiene fedele (giustizia).

Osservate come crescono i gigli del campo: non è questione di contemplare la bellezza piuttosto la relazione con Dio, se osserviamo la complessità della natura, il tessuto sottile delle relazioni che inducono alla vita non possiamo che essere richiamati dall'Amore di Dio che a tutto provvede. Se guardiamo gli uccelli del cielo e i fiori di campo e poi contempliamo l'uomo e la sua storia, i suoi progressi, pur in mezzo a contraddizioni e peccati, non scopriamo le ricchezze del dono di Dio? E come non guardare al dono supremo del Figlio che condivide la nostra natura umana? Non farà molto di più per voi, gente di poca fede?

Non possiamo però fraintendere, Dio non è un parafulmine che fa scudo a ogni problema, non è una polizza di assicurazione. Quello che Dio fa per noi non è evitare le realtà e le angosce della vita piuttosto ci accompagna e sostiene; questa è l'esperienza di Cristo nella quotidianità della storia. 

Cercare anzitutto il Regno è mettere noi, le nostre cose, la storia stessa nella prospettiva della Promessa.

Omelia di don Luciano Cantini

 

Liturgia e Liturgia della Parola della VIII Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) 26 febbraio 2017

trattoda www.lachies.it