Accostarsi al mistero del Natale: messaggio augurale dell'Arcivescovo
News del 17/12/2009 Torna all'elenco delle news
Carissimi,
a parlare compiutamente del mistero del Natale non basterebbero tutti i libri della terra.
Questo mio, invece, non é che un rapido messaggio che parte dal mio cuore per giungere al vostro.
Eppure, anche nella brevità, mi è consentito darvi la notizia più grande di sempre: “Nasce un Bambino! Dio si fa Uomo, il debole bambino che giace nella mangiatoia è il Salvatore del mondo”.
Questo é, fratelli miei, l’intramontabile messaggio del Natale.
Senza mito né leggenda. Nel cuore della storia. Dentro i passi del perenne cammino umano.
E se Isaia (59, 10-11) aveva ragione di dire: “Noi camminiamo a tastoni, ciechi, rasentando un muro: giacciamo come morti nelle tenebre; urliamo come orsi e gemiamo come colombe in attesa della salvezza”; e se anche oggi queste parole continuano a descrivere la situazione di tanti; avremo fra pochi giorni la gioia di poter dire: “Oggi é nato il nostro Salvatore, Cristo Signore”.
E ripetere con Leone Magno “Non c'è spazio per la tristezza nella notte in cui nasce la vita!”.
Ritorna, carissimi, il messaggio della speranza in un mondo che sembra aver finito di sperare, un fascio di luce in un’epoca incupita dalle tenebre, una fresca nuova notizia dentro i riti stantii di una società invecchiata...
Le cronache di ogni giorno ci presentano un mondo sempre più “chiuso”, sempre meno felice, sempre più assetato di piaceri, di successo, di beni; immerso dentro un mare di beghe quotidiane, lacerato dalle divisioni, incapace di trovare vie di uscite ad una crisi complessa che lo immobilizza.
Eppure questo stesso mondo manifesta senza saperlo i segni di una sete diversa.
È forse assetato di qualcos’altro, o di Qualcun Altro...
Si colloca qui quella notizia e quel grido: “Un bambino è nato per noi.”
Per farsi accogliere, Dio nasce Bambino; come un bambino balbetta, piange, tende le mani, sorride... come un bambino può essere messo a tacere, può essere soffocato.
Ed é in fondo quello che avviene, quasi senza che ce ne accorgiamo.
Viene soffocato il Bambino quando si riduce il Natale alla festa del consumo, dello spreco istituzionalizzato: festa dei regali e dei lustrini, della tredicesima e del panettone, festa di una certa poesia di generale bontà, di un sentimentalismo che si vernicia di facili commozioni.
Viene soffocato il Dio-Bambino quando gli si impedisce di crescere dentro la nostra vita. E lo si fa rimanere lì solo come una piccola tenera cosa: come una fragile statuetta di terracotta, relegata in una scatola, che si depone nella bambagia una volta all’anno, quasi per dare un certo «colore» religioso alla grande baldoria di un rito che rischia nei fatti di diventare pagano.
Le parole che questo Bambino, divenuto Uomo, ha detto rimangono spesso inascoltate, perché sono impegnative e controcorrente. Per tanti, é molto più comodo un cristianesimo “giochi e dolciumi”....
Ma il Vangelo insiste, parla di fatti, non di fiabe. Ci dice che Egli «venne fra la sua gente».
E che egli non è una semplice tradizione annuale, non è un mito, non è una favola. Gesù è entrato dentro la nostra storia umana. L’ha ferita e l’ha redenta.
E da quel momento non c’è che una scelta: o accontentarsi del Natale favola e piccoli riti mondani, o scegliere di accostarsi al mistero. Tentare, cioé, un contatto, a tu per tu, con il Divino. Lì, soltanto lì, ognuno di noi può ritrovare il senso della propria vita e del proprio cammino.
È questo l’augurio del vostro Vescovo, che vi ripete le parole di sempre con la speranza che siano nuove:
“Buon Natale!”.
Reggio Calabria, 14 dicembre 2009
Vittorio Mondello
Arcivescovo Metropolita
Testo del messaggio augurale