Maria, l'Immacolata, modello dell'Avvento

News del 07/12/2010 Torna all'elenco delle news

La Solennità dell'Immacolata Concezione è incastonata nel cammino d'Avvento come una pietra purissima in un oggetto di valore. Come la pietra, un diamante, dà valore e risalta la preziosità dell'oggetto, così la Solennità dell'Immacolata Concezione dà valore e risalta il cammino d'Avvento.

Questa Solennità è il trionfo della purezza, è l'invito a far trionfare in noi la stessa purezza. Lei, chiamata ad essere la Madre di Dio, è preservata dal peccato originale. Noi, chiamati alla purezza dal giorno del battesimo, dobbiamo alimentare in noi la grazia di Dio che ci preserva dal peccato. In Maria oggi celebriamo il trionfo dell'amore di Dio per l'umanità, l'inizio di un nuovo rapporto fondato non più sulla trascendenza, ma sull'immanenza.

Da oggi Dio non è più il totalmente altro dall'umanità, ma è il Dio nell'umanità. Grazie a quel semplice: "Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto" nasce la nuova creazione. Dio si impegna in Maria a rinnovare tutte le cose partendo dall'abolizione del primo peccato. Infatti, contemplando, dalla realtà del peccato, una donna immacolata e purissima è constatare che Dio si è impegnato in una nuova creazione. Una creazione che porterà i segni dell'amore di Dio, come il sacrificio dell'unigenito Figlio suo.

Siamo nel cammino penitenziale dell'Avvento e questa Solennità ci invita a purificarci dalle impurità della vita. Guardiamoci dentro e con la preghiera, nella quale ci scopriamo amati da Dio, purifichiamo i nostri sguardi da visioni cattive. Purifichiamo la nostra bocca da giudizi cattivi. Purifichiamo il nostro udito dal sentire cose cattive. Purifichiamo le nostre mani dal desiderio sfrenato di possedere. Infine, purifichiamo il nostro cuore dall'egoismo e da ogni tipo di cattiveria. Rendiamo pura tutta la nostra vita e nella grazia di Dio ci sentiremo veramente liberi e realizzati. 

Testo de LaParrocchia.it



La festa di Maria Immacolata si colloca opportunamente nel tempo di Avvento. Infatti, se "Avvento" significa la prima venuta storica di Gesù, Maria non solo l'ha attesa insieme al suo popolo, ma l'ha preparata e resa possibile: è, appunto, la Madre del Salvatore promesso e atteso. Se poi l' "Avvento" dice l'ultima venuta di Cristo - quando egli porterà la liberazione e la salvezza definitiva -, Maria, che è già nella gloria, anticipa quel futuro che la Chiesa aspetta. Maria è già ora quello che la Chiesa sarà, quando il suo Signore verrà.
Oggi la Chiesa, l'intera famiglia dei figli di Dio, si stringe attorno a lei nel celebrare un privilegio eccelso che il Signore le ha concesso: l'Immacolata Concezione. La definizione dogmatica dell’Immacolata Concezione di Maria si deve al beato papa Pio IX l’8 dicembre 1854. Quattro anni dopo la Vergine appariva a santa Bernardetta nella grotta di Massabielle a Lourdes come “L’Immacolata Concezione”.
Come possiamo intendere questo straordinario dono di Dio a Maria? L'umanità, all'inizio del suo cammino, ha fatto naufragio nel rapporto con Dio: i primi uomini, lasciandosi ingannare dal Maligno, hanno rifiutato il Signore rompendo l'alleanza con Lui (cfr. I lettura). Con la loro colpa hanno trascinato nello stato di lontananza da Lui anche i loro discendenti. Hanno perduto il bene supremo dell'amicizia con Dio per sé e per noi. Come in una famiglia, quando i genitori fanno una scelta sbagliata, le conseguenze ricadono anche sui figli. Così, ogni uomo nasce con questa tragica eredità. Dio, però, nel suo amore misericordioso ha promesso fin dall'inizio la vittoria dell'umanità sul male (cfr. ancora I lettura) e ha poi inviato il Salvatore, figlio di una vergine (cfr. il Vangelo): Gesù col suo sacrificio ha liberato gli uomini dal peccato che li teneva schiavi lontano da Dio e li ha riportati in braccio al Padre. Tutto questo, però, si realizza per ognuno nella misura in cui si unisce a Gesù nella fede e nei Sacramenti. E' la realtà della Redenzione. Maria anche lei è stata redenta da Cristo. Ma in modo unico e specialissimo: è stata liberata dal peccato in modo "preventivo", cioè preservata dall'esperienza stessa del peccato. Noi tutti siamo stati liberati e tratti fuori per pura grazia dallo stato di inimicizia e lontananza da Dio. Maria è stata trattenuta dal precipitarvi. Non fu tirata fuori dal fango come noi, ma fu preservata dal cadervi. In lei rifulge, così, maggiormente l'opera della grazia di Dio. Maria è la prima redenta, redenta in modo sublime e singolare. La redenzione compiuta da Gesù ha operato in lei in anticipo. Abbiamo l'unico caso nella storia in cui la morte di un figlio ha determinato la salvezza della propria madre prima ancora che essa nascesse. Un figlio che "preesiste" alla madre e se la sceglie come vuole...
"Immacolata Concezione": fin dal primo istante in cui Maria ha cominciato a esistere nel grembo di sua madre, è stata tutta di Dio, avvolta dal suo amore, senza che il peccato potesse mai sfiorarla né allora né in seguito. "Immacolata" significa di per sé che è libera da ogni "macchia". Il peccato è concepito come una macchia che deturpa la persona in suo potere. In realtà, il peccato è soprattutto negazione del rapporto con Dio e con gli uomini; è tradire Dio; è voltargli le spalle, chiudendosi nel proprio egoismo.
L' "Immacolata", allora, va intesa la "senza macchia", la "tutta bella", ma proprio perché è il contrario del peccato in tutte le sue espressioni. E' cioè la creatura che appartiene a Dio nella forma più intensa ed esclusiva. La sua relazione con Dio è la più alta e vertiginosa che si possa pensare, dopo la relazione che lega fra loro le persone della Trinità.
E' soprattutto il contenuto positivo che è importante cogliere nel termine "Immacolata":
- la "tutta santa". E' il titolo con cui abitualmente è chiamata Maria nella Chiesa d'Oriente, mentre noi preferiamo dire "la Madonna".
- la "piena di Spirito Santo", che la rende tutta amore e le suscita incessantemente nel cuore l' "Eccomi, sono la serva del Signore!": tutta sì a Lui, tutta sua e tutta nostra; tutta bellezza, fascino, splendore, limpida trasparenza di Dio.
- la "piena di grazia". Così nel Vangelo di oggi. In questo brano ci limitiamo a considerare le prime battute del dialogo tra l'Angelo e Maria. Maria riceve il "Vangelo", cioè la buona notizia dell'evento inaudito che l'amore di Dio sta per compiere in favore degli uomini. Per questo la prima parola che Dio rivolge a Maria è un invito alla gioia: "Rallegrati!". Cioè non puoi non essere felice, hai tutti i motivi per esultare. A questo invito segue un nome nuovo che Dio dà a Maria e quasi definisce la sua identità: "piena di grazia"= ricolmata di ogni grazia e favore da parte di Dio, amata da Lui in modo superlativo e fuori misura, trasformata dal suo amore gratuito e resa accetta a Lui, immensamente piacevole, piena di Dio, fino a traboccarlo. "Il Signore è con te". Il Dio infinitamente buono e potente le assicura la sua vicinanza, la sua presenza intima. Questa prossimità di Dio a Maria, quest'amore di Dio a Maria a quando risale? Non l'avvolge soltanto nel momento in cui essa riceve l'annuncio dell'Angelo, ma molto prima: nell'istante del suo concepimento Dio si dona a lei e l'abbraccia con una tenerezza infinita. Anzi, prima ancora, perché da sempre Dio l'aveva pensata, sognata, scelta e preparata come un autentico capolavoro della sua sapienza e del suo amore. E Dio non ha ancora finito di stupirsi per quello che ha operato in Maria. Non lavoro di fantasia se immagino Dio che non si stanca di contemplarla, sorpreso e incantato davanti all'opera che gli è perfettamente riuscita. Il nostro stupore gioioso davanti a Maria condivide quello di Dio stesso.
Maria è la creatura perfettamente realizzata nella quale l'umanità raggiunge ed esprime il meglio di sé. E' il "fiore dell'umanità" e di tutto il creato. L'umanità, nella sua storia di luci e di ombre, di miserie e di fallimenti, è come un immenso stelo che però fiorisce in Maria. Questo fiore con la sua umile bellezza affascina lo sguardo di Dio, che - come attratto e sedotto - si piega su di lui. Questo fiore diventa, allora, un frutto: "il frutto benedetto del tuo seno, Gesù". Il sogno di Dio nel creare l'uomo a sua immagine finalmente si realizza. Dio ricomincia da Maria, inizio della nuova umanità. Concedendo a Maria questo privilegio singolare, il Signore non ha voluto soltanto prepararla a essere "degna Madre del suo Figlio". Ma ci assicura anche che quanto ha fatto per lei vuol farlo anche per noi, per la Chiesa, per tutti gli uomini.
È quanto ci richiama la II lettura (Ef. 1,3-6. 11-12: II lettura): una “benedizione”, cioè un canto entusiasta e riconoscente che la comunità cristiana in forma corale innalza a Dio. Il motivo della lode? Egli “ci ha benedetti…ci ha scelti prima della creazione del mondo per essere santi e immacolati nella carità, predestinandoci a essere suoi figli adottivi per opera di Gesù Cristo”. “Santi”, che cioè gli appartengono, sono suoi. “Immacolati”: in modo integro, limpido, senza macchia né ruga. “Al suo cospetto”: in una relazione immediata con Lui.“Nella carità”: l’espressione – che pare si debba congiungere con “ci ha scelti” o anche con “predestinandoci…” – dice che il disegno di Dio in nostro favore è spiegato esclusivamente dal suo amore, è pura grazia.
In Maria “santa e immacolata” Dio ha attuato in anticipo questo suo progetto di salvezza riguardante l’intera umanità. Come Lei, primizia e figura della Chiesa, anche noi “santi e immacolati”. Il nostro Battesimo è in qualche modo la nostra "Immacolata Concezione". Lo è pure quel "nuovo Battesimo" che è il sacramento della Riconciliazione. In questi sacramenti Dio ci rinnova e ci rende simili a Maria. "Abbiamo contemplato, o Dio, le meraviglie del tuo amore" (sal. resp.). Meraviglie compiute in lei, e anche in noi. Lei è come la "forma", lo "stampo" di cui il Signore si serve per plasmare anche noi in modo da renderci "altri lei", copie vive della Madre sua e nostra.
Il segreto perché ciò accada? Contemplarla. Così sentiremo nascere nel cuore la nostalgia di una bellezza intatta, non torbida, ma insieme anche la fiducia, sebbene ci vediamo tanto distanti da lei: Dio può prendere uno straccio da una pozzanghera e farne un abito da sposa. Invocarla e imitarla nell'amore. Maria, infatti, è bella perché ama, è solo amore, è tutta amore. Prendendo Lei come modello e guida, realizzeremo il programma di vita che l'Avvento ci richiama.
Chiediamo ogni tanto a Gesù: riesci a vedere in me tua madre? In che cosa le assomiglio? Proviamo anche a pensare che cosa ci potrebbe rispondere Gesù. 

Testo di mons. Ilvo Corniglia

Liturgia della Solennità dell'Immacolata Concezione della B.V.Maria dell' 8 dicembre 2010

Liturgia della Parola della Solennità dell'Immacolata Concezione della B.V.Maria dell' 8 dicembre 2010
 

tratti da www.lachiesa.it


riferimento all'immagine
La Vergine Annunciata di Antonello da Messina

Opera straordinaria, uno dei capolavori del Quattrocento italiano e tra le più rappresentative del Rinascimento europeo, certamente la piu' celebre del pittore messinese, tra le icone dell'arte di ogni tempo, la splendida Vergine Annunciata del 1475 (Museo Nazionale di Palermo), si contraddistingue per lo straordinario concetto di assolutezza spaziale, sviluppato dall’artista siciliano durante il soggiorno veneziano tra il 1475 e il 1476.

La mano alzata della Madonna non è scorciata esattamente, è piuttosto come storpiata. Il manto azzurro gira invece nello spazio come se fosse in una nicchia: da l'impressione della scultura. Da rilevare che il leggio, sopra il quale la Vergine ha aperto il libro, è ancora in stile gotico.

Rispetto al tradizionale assetto di Annunciazione, tutto è compreso nella figura della Vergine, non ci sono distrazioni che possano distogliere l'osservatore, l'assenza dell'Angelo annunciante la peculiarità di tale impostazione. 
"L'opera è assoluta: è un'opera che guarda più alla vita che all'arte. Si tratta di un'Annunciazione senza angelo che è dentro di lei: la mano che si spinge davanti sembra intercettare le parole dell'Angelo che non è corpo ma parola. L'altra mano chiude il velo quasi a significare che il Cristo è in grembo. Il manto è una corazza che incornicia questo bellissimo volto" (Vittorio Sgarbi).

In quest'opera, ancora una volta e forse in maniera somma, si esprime l'originalita' di Antonello che ha sempre cercato un rapporto fra colui che contempla il dipinto e l'immagine sacra, facendola quasi prorompere dalle dimensioni ristrette della tavola dipinta, quasi "bucando lo schermo" per usare un linguaggio contemporaneo - immagine del vangelo che sempre proclama la nostra contemporaneita' con il Cristo. Qui lo spettatore e' posto nel luogo spirituale dove si trova l'angelo che annunzia l'Incarnazione.

"Il cuore del quadro e' nella mano alzata, in un gesto impercettibile ma decisivo. E' un gesto pieno di apprensione. E' un'adesione a una "possibilita' delicatissima". Se dovessimo cercare di descriverlo per negazioni, diremmo che e' l'esatto opposto di un raptus. La pittura di Antonello infatti e' una pittura calma e che agisce sempre in piena coscienza. E' pittura alla luce del sole; e' pittura che scantona dalle ombre, nel senso che le ombre, come quelle che cadono sul volto di Maria, sono sempre funzionali a un soprassalto di certezza. Ma la delicatezza di Antonello in questo quadro... si spinge anche oltre. Ci dice che quello che sta accadendo non ha nulla di ineluttabile; che, al contrario, e' una cosa che accade in assoluta gratuita' e che quindi si rende palese con assoluta discrezione. Che non s'impone, ma arriva come un suggerimento. Che non ha nessun clamore. Che suscita stupore perche' non solo non era prevista, ma sopravanza ogni previsione e ogni possibilita' pensata. Perche' non era iscritta da nessuna parte e in nessun cromosoma della realta'.
Per arrivare a questo punto di pudore e di equilibrio, Antonello lavora sulla dimensione tempo. I suoi quadri non si astraggono mai dal fluire del tempo, come accade al suo grande contemporaneo, Piero della Francesca, ma accettano di immergersi nel formicolio degli attimi che passano e che si consumano. Nei suoi quadri c'e' sempre un senso della vita che scorre in completa normalita', un senso del quotidiano mai banale: non sono parentesi aperte dentro il tempo, ma punti di tempo dentro lo scorrere del tempo. La dolcezza della sua pittura si origina tutta da qui, non da una concessione al sentimentalismo, per quanto sublime, che aveva caratterizzato l'arte di un altro grande, conosciuto durante la sua breve e travolgente parentesi veneziana, Giovanni Bellini. La sua dolcezza consiste in quella sua capacita' di sottrarsi al passato e di essere contemporaneo a noi. Di toccare ancora oggi il cuore, suggerendo la possibilita' di una felicita' piu' grande (G.Frangi).