Preparate la via del Signore

News del 05/12/2009 Torna all'elenco delle news

Viene subito da chiederci: ma la voce del profeta Giovanni o la voce della Chiesa, oggi, viene accolta? E sappiamo tutti come sia urgente 'raddrizzare i sentieri del Signore'.
È una felice consuetudine dei nostri Pontefici, a cominciare dal grande Giovanni Paolo II, percorrere, sulle orme di S. Paolo, tutte le vie del mondo, quasi volessero circondarlo di sciabolate di luce, condire i discorsi con vere catechesi o annunci, cercare i dibattiti con i giovani; e sono questi i momenti più esaltanti, forse anche più veri, almeno sul piano umano.
Amano tanto i giovani, lo sappiamo tutti e i giovani amano loro. Vi è una consonanza straordinaria tra le attese dei giovani, la loro innata voglia di verità e il desiderio di risposte autentiche, che è come se i giovani e il Papa si conoscessero da sempre.
Si lasciano tranquillamente interrogare, come del resto farebbero tutti i saggi maestri di vita: invitano, anzi, i giovani, a rompere l'oscurità e la nebbia che avvolge la speranza; e i giovani non esitano un istante a raccontare le difficoltà che incontrano, sperando di trovare nelle parole del Santo Padre un senso di orientamento che aiuti a continuare il cammino.
In uno di questi colloqui, a Torino, in occasione del centenario della morte di S. Giovanni Bosco, i giovani chiesero: 'Lei pensa che pace, sviluppo, solidarietà nel mondo siano solo ideali, ma irraggiungibili, o invece sono obiettivi concreti? E i giovani cosa possono fare?'.
La risposta fu veramente degna di Giovanni Paolo II, della sua grande fede, che si estendeva alla buona volontà di tanti giovani: 'Potete essere ciò che gli uomini attendono da voi, se vi decidete ad agire. Solo abbiate la purezza delle motivazioni, che vi rende trasparenti; il respiro della speranza, che vi fa costanti; l'umiltà della carità, che vi rende credibili. Oso dire che un giovane della vostra età, che non dia, in una forma o in un'altra, qualche servizio per i fratelli non può dirsi cristiano, perché sono tanti e tali le domande che nascono dai fratelli e dalle sorelle, che ci stanno attorno'.
Ed è così. Basta fare due passi tra le gente che riempie strade, case, negozi, per cogliere il senso di smarrimento, di solitudine, fino all'angoscia.
O basta una mattina scorrere le pagine di un giornale, per imbatterci in cronache o in analisi, che sembrano volerci costringere a mettere definitivamente nel regno delle utopie, ossia di realtà che non incontreremo mai, i desideri di civiltà o felicità.
E questo senso dí smarrimento non lo si prova solo osservando ciò che succede attorno a noi, ma a volte ancor più se guardiamo nel profondo della nostra vita.
A volte ci troviamo così confusi, anche noi avvolti nella nebbia, da girare per i vicoli della nostra vita quotidiana, non con il sorriso di chi cammina in piena luce, anche se si arranca sul Calvario, ma con la tensione di chi si sente fuori strada e teme di cadere in un burrone.
Dio conosce questa nostra infelicità o questa nostra incapacità di vivere serenamente, 'come un bimbo in braccio a sua madre'.
Pare di essere al momento della creazione, quando Dio disse ai nostri progenitori: 'Vuoi accogliere l'amore che ti dono e diventare simile a me? Vuoi condividere la mia vita?'. È la stessa domanda che ci fa oggi, a tutti. Ma l'uomo, tentato dalla superbia, che forse non sopportava e non sopporta di condividere la vita con Qualcuno, ma voleva e vuole 'essere qualcuno', disse e dice: no.
Testardi, come testarda è la superbia, che preferisce spaccarsi la testa contro il muro, piuttosto che spalancare gli occhi e il cuore sulla Luce. E la Luce c'è: è Dio che si è fatto UNO di NOI e vuole vivere con noi.
Di fronte a questo amore, che dal Cielo irrompe sulla terra, come se a Dio esplodesse il Cuore, così il profeta Baruc, oggi, ci esorta:.
"Deponi, o Gerusalemme, la veste del lutto e dell'afflizione, rivestiti dello splendore della gloria che ti viene da Dio per sempre. Avvolgiti il manto della giustizia di Dio, metti sul capo il diadema di gloria dell'Eterno, perché Dio mostrerà il tuo splendore ad ogni creatura sotto il cielo. Sarai chiamata da Dio per sempre 'Pace della giustizia e gloria della pietà. Vedi, i tuoi figli, riuniti da occidente ad oriente alla Parola del Santo, esultanti per il ricordo di Dio. Si sono allontanati da te, ora Dio li riconduce. Poiché Dio ha stabilito di spianare ogni montagna e le rupi secolari, di colmare le valle e spianare la terra, perché Israele proceda sicuro sotto la gloria di Dio" (Baruc. 5, 1-9).
Anche noi, oggi, in questo prezioso tempo di Avvento, che celebra il ritorno di Dio tra noi, cosa possiamo fare per spianare la strada a Dio?
Ci sentiamo dentro troppe montagne o troppi abissi e ci pare impossibile creare una `via piana' a Dio. È proprio così. Sono quei burroni che ci siamo scavati nel tempo, con le nostre ottusità e infedeltà, fino a rischiare che diventino abissi, che quando ti inghiottono difficilmente ti restituiscono alla vita. Sono quelle colline di piccole e grandi superbie, di cui abbiamo costellato la vita, facendone come una catena che imprigiona e non apre alla venuta del Signore.
L'ordine di Dio è di colmare burroni e spianare colline, fino a creare una grande strada su cui poter correre verso di Lui.

Testo di mons. Antonio Riboldi

 

Continua il nostro cammino dell'Avvento: attesa e preparazione del cuore, al Natale del Signore. Nel vangelo della seconda domenica l'evangelista Luca offre una lunga serie di precise informazioni per dirci quando Gesù, il Figlio di Dio, ha iniziato la sua vita pubblica e l'opera esplicita della sua missione.
Gesù non è un'idea, un'invenzione di qualcuno... Gesù è un personaggio storico, sicuro, documentato. Gesù è una persona semplice in mezzo ai potenti della storia, ma ha cambiato la storia e il suo regno, regno di amore e di pace, regno dei cuori, dura in eterno.
Il Figlio di Dio è veramente venuto in questo mondo e ha dato tutto se stesso dentro lo svolgersi dei fatti umani del suo tempo. Tiberio, Pilato, Erode Antipa, Filippo... tutte queste persone rappresentano la miseria umana, le lotte, il potere, gli sfruttamenti e i mali della storia.
Eppure dice il vangelo Dio arriva ugualmente, anzi viene proprio per questo, per salvarci dai mali. E' l'annuncio della speranza e della salvezza per tutta l'umanità.
Dio viene a salvarci proprio nelle situazioni difficili; Dio è sempre con noi. Dio cammina nelle strade e nelle vicende umane. La vera storia la fa il Signore; i potenti di questo mondo finiscono presto.
Questo ci apre alla speranza, alla consolazione, alla testimonianza. I tanti martiri della storia e anche della nostra epoca recente hanno saputo credere che Dio, prima o poi, secondo i suoi tempi, cambia la storia, salva i suoi figli, salva l'umanità.
All'interno degli avvenimenti ricordati viene sottolineata l'opera di Giovanni Battista, il precursore, colui che prepara l'attesa e l'accoglienza del Signore. Senza questa preparazione, Dio non viene nel mondo, Dio non lo incontriamo, non facciamo esperienza di Lui, non riusciamo ad accogliere tutta la sua grazia e la sua salvezza.
Giovanni Battista grida: "Preparate le vie del Signore, raddrizzate i suoi sentieri, ogni burrone sia riempito, ogni monte sia abbassato... Ogni uomo vedrà la salvezza del Signore". "Preparate le vie del Signore":
E' l'invito forte e profondo di questa domenica di avvento.
Ci facciamo alcune domande. Cosa vuol dire "preparare le vie del Signore"? In quale maniera posso preparare questa via nel mio cuore, nella mia vita e andare incontro al Signore e accoglierlo?
"Raddrizzate i suoi sentieri":
Quali sono le cose storte, i pensieri mondani, gli atteggiamenti incoerenti che devo riportare nella luce e nella direzione del Signore? "Ogni burrone sia riempito": come devo colmare i vuoti della mia vita, il vuoto di tante azioni senza significato, come devo aprirmi a Dio per non rimanere negli abissi della mia miseria? "Ogni monte e ogni colle sia abbassato": come abbassare la cresta della superbia, dell'egoismo, del prestigio, dell'apparenza umana, per accogliere lo spirito di Gesù, mite e umile di cuore?
A Gesù interessa il nostro cuore; è lì che dobbiamo preparare le vie, colmare i vuoti, cambiare, convertirci.
Nella fede, nella preghiera, nell'impegno di cambiare tante cose che vanno cambiate nella nostra vita, possiamo vivere l'attesa del Signore e sperimentare la sua grazia, la sua gioia, la sua salvezza.

"Preparate le vie del Signore":
Anche noi siamo chiamati, come Giovanni Battista, ad aiutare tante altre persone a cercare il Signore, a incontrarlo, ad accoglierlo. La gente ha tanto bisogno di Dio. Tutti i problemi e i mali che affliggono il mondo sono il segno che siamo lontani da Lui.

Vogliamo impegnarci tutti a fare il più possibile perché tante altre persone abbiano la fede, vivano la preghiera, trovino nel Signore la luce, la forza, il significato per la loro vita, possano vivere nell'amore a Dio e al prossimo, perché queste sono le cose più belle per tutti.

La grandezza dell'amore di Dio si rivela nel ricondurre sulle sue vie l'uomo smarrito e disorientato che si è allontanato da Lui. La conversione è innanzitutto dono di Dio: è Lui che opera e che salva. Mentre le strade che separano l'uomo da Dio si arrampicano sulle alture della superbia, dell'egoismo, dell'onnipotenza, dell'autosufficienza e lo fanno sentire sempre più solo ed infelice, lontano dal Padre e dai fratelli. Quelle del ritorno, della conversione, sono le vie diritte e sicure dell'amore, della pace e della giustizia, della fedeltà e della gioia, sulle quali non solo egli cammina verso Dio, ma Dio stesso va incontro a lui. È necessaria però disponibilità e collaborazione all'opera della salvezza: sgomberare la strada da cumuli di cose inutili perché si possa verificare l'incontro con il Salvatore. Dio, per richiamare l'uomo, si serve anche di tutti quei "Giovanni Battista" che sanno "vedere", e incoraggiano gli altri a vedere, ciò che ancora non c'è. È necessario liberarsi dalla presunzione di essere a posto e riconoscere umilmente di dover cambiare occhi, mente e cuore per accogliere il Signore e vivere per Lui. D'altra parte, sono proprio gli umili ad essere chiamati alla gloria da Dio che "rovescia i potenti dai troni e confonde i superbi nei pensieri del loro cuore", come dice Maria Ss. nel Magnificat. 

Testo di don Roberto Rossi 
 

E il deserto diventa cuore del mondo

Il Vangelo chiama a con­fronto storia e profezia. La grande storia è rias­sunta da Luca nell'elenco i­niziale di sette nomi propri che tracciano la mappa del potere politico e religioso. Sono sette, a simboleggiar­ne la pienezza e a convoca­re tutto il potere di ogni tem­po e di ogni luogo.
Alla geografia dei potenti sfuggono però un deserto, un uomo, una parola. Il quasi-nulla, quanto basta tutta­via a mutare la direzione della storia: mentre a Roma si decidevano le sorti dei po­poli, mentre Pilato, Erode, Anna e Caifa si spartivano il potere su quella terra asso­lata e passionale, su questo meccanismo perfettamen­te oliato, cade un granello di sabbia del deserto, un gra­nello di profezia: la Parola discese, a volo d'aquila, so­pra la sua preda, Giovanni, figlio di Zaccaria e figlio del miracolo, nel deserto.
La nuova capitale del mon­do è il deserto di Giuda. Lontano dalle capitali e da­gli imperi, da templi e da pa­lazzi, la profezia è l'estasi di una storia che non basta a se stessa.
Nel deserto, dove un uomo vale quanto vale il suo cuo­re, dove è senza maschere e senza paure, solo nel deser­to la goccia di fuoco della profezia può dare il suo frut­to.
«La Parola fu su Giovanni». In cinque semplicissimi ter­mini è racchiusa la mia e la tua vocazione. Chiamati ad essere profeti: metto il mio nome al posto di quello del profeta, e so che molte vol­te ormai la Parola è venuta sopra di me, e non mi ha tro­vato. Ma so che deve venire, verrà, perché di me non è stanca. Ha bisogno non di grandi profeti, ma di picco­li e quotidiani che, là dove vivono, incarnino un pro­getto senza inganno o vio­lenza, facciano risuonare parole più profonde, orizzonti chiari, lealtà, coeren­za, giustizia. E la misteriosa e mai revocata scelta di Dio: fare storia con chi non ha storia, scegliere la via della periferia, entrare nel mondo dal punto più basso, da do­ve l'uomo soffre. Ciascuno di noi può diven­tare voce di una Parola, di u­na sillaba di Dio.
Ma prima deve essere raggiunto, afferrato, conquistato da Cri­sto. Per questo: «Preparate le vie del Signore», inventa­te vie attraverso le quali la Parola giunga fino al cuore; moltiplicate le strade della seduzione di Dio, date ogni giorno un po' di tempo e un po' di cuore alla lettura del Vangelo, lasciatevi affasci­nare.
E poi, nel tuo eremo inte­riore, con perseveranza, rendi continuo come il re­spiro, normale come il pane, il dialogo del cielo.  

Testo di padre Ermes Ronchi
 

Foglietto della Messa di domenica 6 dicembre 2009

Liturgia della Parola di domenica 6 dicembre 2009

tratti da www.lachiesa.it