L'avvento del Dio che viene: la teologia del tempo di Avvento - di don Nicola Casuscelli
News del 27/11/2009 Torna all'elenco delle news
Le quattro settimane di vita liturgica che costituiscono il tempo di Avvento saranno ritmate da un cammino di preparazione curato da don Nicola Casuscelli, vicedirettore dell' Ufficio Liturgico diocesano e presidente della Commissione pastorale liturgica.
Lungo le quattro settimane presenteremo il tempo liturgico dell’Avvento secondo quattro aspetti:
- la teologia
- la sua spiritualità
- le figure-modello dell’attesa che caratterizzano questo periodo
- il suo svilupparsi nel corso della storia della Chiesa.
Prima settimana
La teologia del tempo di Avvento
Introduzione
Possiamo entrare nel mistero della Liturgia se ci poniamo in ascolto dei suoi testi e nella partecipazione alla sequenza dei riti. Possiamo capire l’Avvento se l’eucologia e la Parola di Dio delle domeniche e dei giorni feriali diventano per noi accesso alla contemplazione del mistero del Dio che viene.
L’Avvento, infatti, è il tempo liturgico in cui la Chiesa contempla Dio che si coinvolge con la storia dell’uomo nel suo duplice orientamento: Dio che è atteso dal popolo dell’antica Alleanza e raggiunge la pienezza della Rivelazione in Gesù, l’Emmanuele; e Cristo che verrà di nuovo per ricapitolare definitivamente tutto in sé e consegnare il Regno al Padre.
Questo periodo dell’Anno Liturgico è diviso in due parti:
la prima ha inizio con la prima domenica d’Avvento e contempla la seconda venuta del Salvatore nella gloria;
la seconda ha inizio il 17 dicembre fino alla Vigilia di Natale, il 24 dicembre, e contempla la manifestazione del Figlio di Dio nella storia.
La teologia dell’Avvento
L’intervento di Dio nella storia muta il suo orientamento, schiavo della ciclicità degli eventi cosmici, e la trasforma in storia della presenza di Dio “nel, con e per” il suo popolo. La storia della salvezza, appunto!
Benché anche attraverso le opere create sia possibile giungere alla conoscenza di Dio, la Liturgia e la Sacra Scrittura presentano il nostro Dio quale il Dio della Rivelazione, che ha scelto di farsi conoscere da noi nell’infinità del suo amore. Il Dio della Scrittura è il Dio della storia, dell’accadimento nella vita di un popolo, chiamato ad essere per tutte le civiltà vicine un “segno”. Il Dio della storia è il Dio dell’Alleanza e della Promessa. Il tempo, così, diventa “l’occasione” favorevole per poter scorgere Dio e riconoscerlo quale il Signore della vita e della storia. Nel tempo, Dio si fa conoscere e si rende visibile in Cristo Gesù nella pienezza dei tempi (cfr Gal 4,4).
L’Avvento, attraverso i testi della Liturgia e della Parola di Dio che viene proclamata, mostra la grande verità della storia: il luogo dell’attuazione del piano salvifico di Dio.
Di conseguenza, è anche il tempo liturgico in cui la Chiesa si ferma a contemplare le realtà ultime.
La dimensione escatologica guarda la totalità del mistero della Rivelazione e rafforza la fede in Dio “che è, che era e che viene” (cfr Es 3,13-14 e Ap 1,4-8), il Dio presente, il Dio eterno che custodisce la sua creazione e salva l’umanità.
Il popolo salvato è in cammino verso l’incontro definitivo con il Signore e compie il tragitto vegliando e pregando il Dio della gloria.
L’attesa è la nota predominante del tempo liturgico che è appena cominciato ed è caratterizzata dalla fiducia e dalla gioia nel Dio che viene nella storia per condurci al fine della nostra esistenza terrena: l’eternità.
Dio rivolge il suo sguardo misericordioso sulla povertà del cuore umano e vuol ricondurlo all’incontro autentico con sé. Come un padre premuroso e attento, guarda la nostra crescita e progressivamente rivela se stesso a noi, così che possiamo capirne sempre più il suo amore ed esser capaci di donarci a lui con tutta la nostra vita. La gioia è nella visione del Figlio, la cui fragilità del Bambino è l’espressione dell’onnipotenza dell’amore divino.
Dio sceglie non la via del potere, così come lo intende il mondo, ma quella dell’umiltà attraverso la quale confonde i forti ed attira i semplici.
Ecco i temi teologici dell’Avvento:
- Attesa fiduciosa e speranza crescente;
- Dio: Signore della storia e dell’eterno;
- Compimento della promessa in Cristo Gesù.
Il Signore è venuto nel popolo di Israele; il Signore viene nell’incarnazione e nell’apparizione a Betlemme; il Signore verrà di nuovo alla fine dei tempi per farci entrare definitivamente nella sua gloria con il giudizio finale e la risurrezione dei corpi.
Testo di don Nicola Casuscelli
Ogni settimana una immagine particolare della Natività affiancherà il percorso di meditazione, abbinandosi al tema proposto.
La Natività mistica del Botticelli:
Unica opera firmata e datata, la Natività pare carica delle inquietudini del momento storico in cui venne dipinta: i “torbidi d’Italia” come un’iscrizione nella stessa opera sembra denunciare. La morte di Lorenzo il Magnifico nel 1492 aveva scatenato una dura lotta per il potere a Firenze, l’ascesa di Cesare Borgia autorizzava le peggiori preoccupazioni. Soprattutto, arrivavano voci di una nuova invasione dei francesi in Italia, dopo quella di Carlo VIII del 1494.
La Sacra Famiglia è al centro mentre in primo piano tre angeli abbracciano tre uomini. A destra della capanna si vedono due pastori con la testa cinta di rami mentre a sinistra, in un altro gruppo di uomini e angeli, uno di questi tiene in mano un ramo di ulivo e indica Gesù. Sul tetto di paglia sono inginocchiati tre angeli che sorreggono un libro aperto.
In alto, sotto una cupola d’oro, si vede un girotondo di angeli. In primo piano cinque piccoli diavoli sono sprofondati nei crepacci o vengono trafitti dai loro stessi forconi.
L’ostentato arcaismo della scena e gli inconsueti motivi iconografici come l’abbraccio degli angeli con gli uomini sembra adombrare una sorta di visione profetica della liberazione dell’umanità.
Scritta in greco che appare sulla cornice superiore del dipinto:
«Questo dipinto è stato dipinto da me, Alessandro, alla fine dell'anno 1500, durante i tumulti dell'Italia nel mezzo tempo dopo il tempo in cui, secondo compimento dell'undicesimo di Giovanni nella seconda piaga dell'Apocalisse, nella liberazione del Demonio di tre anni e mezzo. Poi sarà incatenato in corrispondenza del dodicesimo e noi lo vedremo (gettato al suolo) come nel presente dipinto»