22 maggio 2016 - Solennità della Santissima Trinità: comunione d'amore, flusso di vita divina

News del 20/05/2016 Torna all'elenco delle news

Verrà lo Spirito e vi annuncerà le cose future. Lo Spirito permette ai miei occhi, chini sul presente, di vedere lontano, di anticipare la rosa che oggi è in boccio, di intuire già colore e profumo là dove ora non c'è che un germoglio.

Lo Spirito è la vedetta sulla prua della mia nave. Annuncia terre che io ancora non vedo. Io gli do ascolto e punto verso di esse il timone, e posso agire certo che ciò che tarda verrà, comportarmi come se la rosa fosse già fiorita, come se il Regno fosse già venuto.

Lo Spirito prenderà del mio e ve lo annuncerà. Tutto quello che il Padre possiede è mio. In questa scambio di doni cominciamo a intravedere il segreto della Trinità: non un circuito chiuso, ma un flusso aperto che riversa amore, verità, intelligenza oltre sé, effusione ardente di vita divina.

Nel dogma della Trinità c'è racchiuso il sogno per noi. Se Dio è Dio solo in questa comunione, allora anche l'uomo sarà uomo solo in una analoga relazione d'amore.

Quando in principio il Creatore dice: «Facciamo l'uomo a nostra immagine e somiglianza» (Gen 1,26), se guardiamo bene, vediamo che Adamo non è fatto a immagine del Dio che crea; non a immagine dello Spirito che si librava sulle acque degli abissi, non a immagine del Verbo che era da principio presso Dio.

Molto di più, Adamo ed Eva sono fatti a immagine della Trinità, a somiglianza quindi di quella comunione, del loro legame d'amore, della condivisione. Qui sta la nostra identità più profonda, il cromosoma divino in noi. In principio, è posta la relazione. In principio a tutto, il legame.

Al termine di una giornata puoi anche non aver mai pensato a Dio, mai pronunciato il suo nome. Ma se hai creato legami, se hai procurato gioia a qualcuno, se hai portato il tuo mattone di comunione, tu hai fatto la più bella professione di fede nella Trinità.

Il vero ateo è chi non lavora a creare legami, comunione, accoglienza. Chi diffonde gelo attorno a sé. Chi non entra nella danza delle relazioni non è ancora entrato in Dio, il Dio che è Trinità, che non è una complicata formula matematica in cui l'uno e il tre dovrebbero coincidere: «Se vedi l'amore, vedi la Trinità» (sant'Agostino).

Allora capisco perché la solitudine mi pesa tanto e mi fa paura: perché è contro la mia natura. Allora capisco perché quando sono con chi mi vuole bene, quando accolgo e sono accolto da qualcuno, sto così bene: perché realizzo la mia vocazione.

Omelia di padre Ermes Ronchi

 

Un Dio uno e trino, grande nell'amore e nel perdono

Celebriamo oggi la solennità della Santissima Trinità, inizio e termine di ogni cammino spirituale, terreno e celeste. Nel mistero Trinitario, di Padre, Figlio e Spirito Santo comprendiamo la natura stessa divina e l'essenza stessa di Dio che è amore, comunione, relazione, collaborazione, donazione, servizio, carità, perdono infinito.

Nell'anno giubilare della misericordia, mi piace evidenziare l'aspetto più bello di questo nostro Dio, nel quale abbiamo fede, ci sforziamo di vivere in comunione con Lui e nel quale abbiamo riposto ogni nostra speranza. Questo aspetto è la misericordia. Misericordiosi come il Padre, ma altrettanto misericordiosi come il Cristo e come lo Spirito Santo.

La Santissima Trinità vive con noi, mai perdendo contatto con ciascun essere vivente, soprattutto ogni essere redento, nella Pasqua di Cristo e santificato con l'azione dello Spirito Consolatore. Prima della Pasqua Gesù comunica la natura stessa di Dio e la struttura interna della Trinità. Egli, infatti, dice, parlando dell'effusione dello Spirito Santo "quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità, perché non parlerà da se stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annuncerà le cose future. Egli mi glorificherà, perché prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà. Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà».

La verità di Dio e la verità sull'uomo, trovano la completa rivelazione in questo mistero d'amore e di comunione nella Trinità.

Nel Catechismo della Chiesa cattolica è dottrinalmente affermato circa il mistero della SS.Trinità: "Gesù ha rivelato che Dio è «Padre» in un senso inaudito: non lo è soltanto in quanto Creatore; egli è eternamente Padre in relazione al Figlio suo unigenito, il quale non è eternamente Figlio se non in relazione al Padre suo: «Nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio lo voglia rivelare» (Mt 11,27). Per questo gli Apostoli confessano Gesù come «il Verbo» che «in principio [...] era presso Dio e il Verbo era Dio» (Gv 1,1), come colui che «è immagine del Dio invisibile» (Col 1,15) e «irradiazione della sua gloria e impronta della sua sostanza» (Eb 1,3). Sulla loro scia, seguendo la Tradizione apostolica, la Chiesa nel 325, nel primo Concilio Ecumenico di Nicea, ha confessato che il Figlio è «consostanziale al Padre», cioè un solo Dio con lui. Il secondo Concilio Ecumenico, riunito a Costantinopoli nel 381, ha conservato tale espressione nella sua formulazione del Credo di Nicea ed ha confessato «il Figlio unigenito di Dio, generato dal Padre prima di tutti i secoli, Luce da Luce, Dio vero da Dio vero, generato non creato, della stessa sostanza del Padre». Inoltre, il Padre e il Figlio sono rivelati dallo Spirito. Infatti "prima della sua pasqua, Gesù annunzia l'invio di un «altro Paraclito» (Difensore), lo Spirito Santo. Lo Spirito che opera fin dalla creazione, che già aveva «parlato per mezzo dei profeti», dimorerà presso i discepoli e sarà in loro, per insegnare loro ogni cosa e guidarli «alla verità tutta intera» (Gv 16,13). Lo Spirito Santo è in tal modo rivelato come un'altra Persona divina in rapporto a Gesù e al Padre.

Nella sua stessa natura e nelle interne relazioni trinitarie, la santissima Trinità è, comprensibile solo nella prospettiva dell'Amore e nell'Amore.

La Trinità in se stessa, da un punto di vista teologico, sta essenzialmente in questa parola "Amore", che comprende tutto. Noi ci sforziamo a comprenderla con la luce della fede in quel Dio che oltrepassa i cieli e che ha creato i cieli e la terra e tutto quello che esiste e vive; in quel Dio che è Figlio ed è venuto qui, in mezzo a noi, nella pienezza del tempo e per opera dello Spirito Santo ha preso natura umana nel grembo immacolato di Maria, quel Figlio di Dio e di Maria che è morto sulla croce per noi ed è risorto per dare all'uomo la salvezza eterna; in quel Dio che è Spirito Santo e che continua ad operare nella nostra vita e ci santifica con il soffio silenzioso e impercettibile della grazia rigenerante e santificante.

Una Trinità quindi che sta con noi, vive con noi, è dentro di noi è ci auguriamo sia nei nostri pensieri, preghiere ed azioni, avendo davanti alle nostre attività, di qualsiasi tipo, lo sguardo fisso sulla vera vita, che è quella divina.

Noi abbiamo la consapevolezza, secondo quanto scrive l'Apostolo Paolo nel brano di oggi della Lettera ai Romani, che andiamo a Dio per mezzo di Cristo, nella carità diffusa in noi dallo Spirito. La vita nello spirito, la vita nella Trinità, è una vita di fede, speranza e carità, le tre virtù teologali principali; ma anche vita morale con la concreta attuazione di una vita virtuosa basata sulle virtù cardinali e morali, ma anche con la docilità allo Spirito Santo, valorizzando i sette doni e portando frutti secondo lo spirito.

In questa celebrazione della Santissima Trinità 2016, lasciamoci guidare dalla sapienza che viene dall'alto e che è Cristo stesso, sapienza incarnata di Dio, per portare all'uomo la buona novella di un Dio Amore e Misericordia. E con queste parole ci rivolgiamo al Signore: "Ti glorifichi, o Dio, la tua Chiesa, contemplando il mistero della tua sapienza con la quale hai creato e ordinato il mondo; tu che nel Figlio ci hai riconciliati e nello Spirito ci hai santificati, fa' che, nella pazienza e nella speranza, possiamo giungere alla piena conoscenza di te che sei amore, verità e vita". Amen.

Omelia di padre Antonio Rungi

 

Con occhi nuovi

In pace con Dio  - Il profeta Michea lo aveva annunciato: Egli stesso sarà la pace! (Mi 5,4), la pace è l'attesa e la speranza degli uomini; la mancanza di pace, in qualsivoglia modo la si interpreti, è percepita come una condanna, un labirinto senza uscita. Cerchiamo la pace tra le persone, le nazioni, nei quartieri, nelle famiglie, nel lavoro, in noi stessi. Si fanno le marce per la pace e poi si litiga per delle sciocchezze. L'uomo ne tenta di tutte, in maniera goffa e sbagliata, anche quella di ingraziarsi la divinità con preghiere e sacrifici, senza nulla ottenere. Prima di ogni cosa e origine di ogni pace dovremmo cercare la pace con Dio. Paolo ci dice: Egli infatti è la nostra pace (Ef 2,14). La pace vera viene da Dio e non dal mondo, nasce dalla nostra relazione col Signore e non dalle situazioni esterne della nostra vita o della storia. Intorno a noi potrebbe andare tutto bene, avere buona salute, risorse abbondanti, sappiamo bene però che tutto è fragile, transitorio. La pace di Cristo è interiore, profonda, ben radicata nella coscienza dell'uomo che sa di ricevere un dono, nasce dalla fiducia in Dio, nella fede nel suo amore, nella sua misericordia. In pace mi corico e subito mi addormento, perché tu solo, Signore, fiducioso mi fai riposare (Sal 4,2). La pace è dono di Dio, frutto dello smisurato amore di Cristo sulla croce, segno della presenza dello Spirito Santo nel cuore dell'uomo.

Mediante la fede - Paolo insiste nel dire che la Fede è la porta della Grazia di Dio. Al popolo ebraico che si pone nel cuore della benevolenza di Dio per discendenza dice che invece è necessaria la Fede; non si è discendenti di Abramo secondo la carne piuttosto perché egli credette, saldo nella speranza contro ogni speranza, e così divenne padre di molti popoli (Rm 4,18).  
La Fede non è da relegare nell'ambito dei sentimenti umani, né ad una teorica sottomissione ad una presunta volontà divina, neppure possiamo chiamarla una "virtù" nel senso che ormai ha preso questa parola nella mentalità comune quasi di insensatezza; la Fede muove l'agire dell'uomo, compie le scelte essenziali perché è convinta dell'Amore di Dio. È Dio che salva l'uomo da se stesso, dalle sue miserie, dal suo peccato - Mentre eravamo nemici, siamo stati riconciliati con Dio mediante la morte del Figlio suo (Rm 5,10) - non per appartenenza (all'etnia ebraica o al mondo occidentale cristiano), non perché buoni e onesti o praticanti, ma in quanto credenti nel suo Amore e impegnati a esprimerlo in una vita coerente.
Per Fede siamo giustificati, capaci di accogliere il perdono di Dio fedele alla promessa, che Cristo Gesù dalla croce ha manifestato nella pienezza dell'Amore: quando avrete innalzato il Figlio dell'uomo, allora conoscerete che Io Sono (Gv 8,28). Conoscere e riconoscere la Signoria di Gesù significa fidarsi del suo Amore, non il nostro per Lui, ma il Suo per noi! Non le nostre capacità, non il nostro amore altalenante, non le nostre emotività ma il suo Amore certo, determinato, perché forte come la morte è l'amore (Ct 8,6).

Per mezzo dello Spirito Santo - L'Amore di Dio ci è stato messo dentro, nei cuori, come realtà profonda per mezzo dello Spirito. Lo Spirito è la sorgente permanente del nostro amore per Dio e fondamento della speranza. Avete ricevuto lo Spirito che rende figli adottivi, per mezzo del quale gridiamo: «Abbà! Padre!». Lo Spirito stesso, insieme al nostro spirito, attesta che siamo figli di Dio (Rm 8,15-16).
Il colloquio tra lo Spirito Santo e il nostro spirito, la relazione nel presente con Dio, contiene i semi della vita futura, la speranza. Non tanto quello che vorremmo realizzare, una proiezione dei nostri desideri, quanto la certezza del mondo nuovo contenuto nella Promessa di Dio e che ci impegniamo a realizzare.
Questo è il dono prezioso che lo Spirito Santo porta nei nostri cuori: la vita stessa di Dio, vita di veri figli, un rapporto di confidenza, di libertà e di fiducia nell'amore e nella misericordia di Dio, che ha come effetto anche uno sguardo nuovo verso gli altri, vicini e lontani, visti sempre come fratelli e sorelle in Gesù da rispettare e da amare. Lo Spirito Santo ci insegna a guardare con gli occhi di Cristo, a vivere la vita come l'ha vissuta Cristo, a comprendere la vita come l'ha compresa Cristo (Papa Francesco 08.05.2013).
Tutto circola nell'universo: pianeti, astri, sangue, fiumi, vento e uccelli migratori... È la legge della vita, che si ammala se si ferma, che si spegne se non si dona. La legge della chiesa che, se si chiude, si ammala (papa Francesco).

Omelia di don Luciano Cantini

 

Liturgia e Liturgia della Parola della Solennità della Santissima Trinità (Anno C) 22 maggio 2016

tratto da www.lachiesa.it