1 maggio 2016 - VI Domenica di Pasqua: per vivere la Parola dobbiamo lasciarci amare da Dio
News del 30/04/2016 Torna all'elenco delle news
Se uno mi ama, osserverà la mia parola. Il primo posto nel Vangelo non spetta alla morale, ma alla fede, che è una storia d'amore con Dio, uno stringersi a Lui come di bambino al petto della madre e non la vuol lasciare, perché è vita. Se uno mi ama, vivrà la mia Parola. E noi abbiamo capito male, come se fosse scritto: osserverà i miei comandamenti. Ma la Parola non si riduce a comandamenti, è molto di più. La Parola «opera in voi che credete» (1 Ts 2,13), crea, genera, accende, spalanca orizzonti, illumina passi, semina di vita i campi della vita.
Noi pensiamo: Se osservo le sue leggi, io amo Dio. E non è così, perché puoi essere un cristiano osservante anche per paura, per ricerca di vantaggi, o per sensi di colpa.
Ci hanno insegnato: se ti penti, Dio ti userà misericordia. Invece la misericordia previene il pentimento, il tempo della misericordia è l'anticipo, quello di Dio è amore preveniente.
Cosa vuol dire amare il Signore Gesù? Come si fa? L'amore a Dio è un'emozione, un gesto o molti gesti di carità, molte preghiere e sacrifici? No. Amare comincia con una resa a Dio, con il lasciarsi amare. Dio non si merita, si accoglie.
Proprio come continua il Vangelo oggi: e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. Noi siamo il cielo di Dio, abitato da Dio intero, cielo spazioso in cui spazia il Signore della vita. Un campo dove cade pioggia di vita, in cui il sole sveglia i germogli del grano. Capisco che non posso fare affidamento sui pochi centesimi di amore che soli mi appartengono, non bastano per quasi nulla. Nei momenti difficili, se non ci fossi tu, Padre saldo, Figlio tenero, Spirito vitale, cosa potrei comprare con le mie monetine? Lo Spirito vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto quello che vi ho detto. Si tratta di una affermazione che scintilla di profezia. Insegnare e ricordare, sono i due verbi dove soffia lo Spirito:
il riportare al cuore le grandi parole di Gesù e l'apprendimento di nuove sillabe divine;
ciò che è stato detto "in quei giorni" e ciò che lo Spirito continua a insegnare in questo tempo. L'umiltà di Gesù: neppure lui ha insegnato tutto, se ne va e avrebbe ancora cose da trasmettere. La libertà di Gesù: non chiude i suoi dentro recinti di parole ma insegna sentieri, spazi di ricerca e di scoperta, dove ha casa lo Spirito. Che bella questa Chiesa e questa umanità profetiche, catturate dal Soffio di Dio! Questo Spirito che convoca tutti, non soltanto i profeti di un tempo, o le gerarchie di oggi, ma tutti noi, toccati al cuore da Cristo e che non finiamo di inseguirne le tracce. E ci fa rinascere come cercatori d'oro, impegnati a inventare luoghi dove si parli con amore dell'Amore.
Omelia di padre Ermes Ronchi
Lo splendore della città celeste, la città di Dio dove siamo diretti
La sesta domenica del tempo di Pasqua ci prepara alla celebrazione dell'ascensione del Signore al cielo che celebreremo domenica prossimo. Il testo del Vangelo tratto da Giovanni ci porta al momento in cui Gesù prepara gli apostoli alla sua imminente dipartita per poi rtornare di nuovo, alla fine dei tempi, per il giudizio universale: "Avete udito che vi ho detto: "Vado e tornerò da voi". Possiamo ben dire che Gesù fa far esperienza al gruppo degli apostoli della certezza della sua prima venuta con la sua costante presenza in mezzo a loro, prima durante e dopo la sua passione, morte e risurrezione, ma anche di alimentare nella loro mente e nel loro cuore la certezza che ritornerà. Nel frattempo non li lascia soli, ma assicura la sua vicinanza mediante il dono del Spirito Santo che effonde su di loro, come ricorda il vangelo di oggi. Nella docilità allo Spirito Santo, il discepolo del Signore, potrà vivere nella vera carità, nell'amore verso Dio e verso il prossimo, realizzando così la sua vera vocazione alla santificazione di se stesso e degli altri.
Il cristiano risorto con Cristo nella Pasqua annuale è davvero una creatura nuova nell'amore e nella dedizione alla causa del Vangelo, come ci attestano gli Atti degli Apostoli che ci presentano, nel testo di questa domenica, Paolo e Barnaba impegni nell'annuncio missionario. Ad essi vengono associati altri apostoli, di provata virtù, Barsabba e Silla, perché possano derimere alcune questioni sorte nel frattempo. Il confronto con gli apostoli e con la chiesa madre di Gerusalemme, la prima comunità dei credenti, guidata dall'autorevole figura di Pietro, diventa obbligatori. Da essa bisogna assumere le direttive per risolvere alcune questioni dottrinali o di comportamento quale quella della circoncisione o meno. I quattro delegati sono inviati come trasmettitori della volontà degli apostoli, mediante una lettera, sicuramente si può definirà una delle prime lettere apostoliche che, da sempre la Chiesa utilizza, per affrontare e derimere questioni dottrinali. In questa lettera si leggeva testualmente e noi la leggiamo, ancora oggi con lo stesso entusiasmo e con la stessa predisposizione dell'anima verso i contenuti racchiusi in essa, con finalità di riportare ordine tranquillità nella comunità cristiana, turbata da falsi discepoli: «È parso bene, infatti, allo Spirito Santo e a noi, di non imporvi altro obbligo al di fuori di queste cose necessarie: astenersi dalle carni offerte agl'idoli, dal sangue, dagli animali soffocati e dalle unioni illegittime. Farete cosa buona a stare lontani da queste cose. State bene!». La novità che viene proposta, il salto di qualità nell'ottica della vita cristiana che si chiede di fare è esplicitato da tre cose necessarie che vengano fate, allora, come oggi, con evidenti significati storici e etici diversi, rispetto a quei tempi: astenersi dalle carni offerte agl'idoli, dal sangue, dagli animali soffocati e dalle unioni illegittime, cioè dall'idolatria, dalla violenza e dall'immoralità nei rapporti umani e coniugali, quali le unioni illegittime. Come siano attuali queste raccomandazioni e disposizione morali, lo comprendiamo alla luce di tante leggi civili che vengono approvate nei paesi, compresa l'Italia, che si definiscono laici, quindi senza alcuna religione di stato. L'avanzare dei cosiddetti diritti civili, pone dei seri limiti ad osservare la legge di Dio, che è contraria a tali pseudo diritti della persona umana. Sono i paradossi dei tempi di oggi, ai quali non si riesce a porre freno, perché, in molti casi, sono oltre che riconosciuti come diritti civili, vengono assimilati a veri e propri comportamenti morali veri. Il che non è assolutamente vero, perché l'idolatria è contro ogni vera religione,; la violenza è contro ogni aspirazione di pace e le unioni illegittime sono contro ogni vero discorso serio sul matrimonio o sull'affetto umano, logico tra una donna e un uomo e non più logico in altri casi. Così pure ogni infedeltà al matrimonio o alla moralità comportamentale nell'ambito eterosessuale, pone serie questioni in merito. Un aiuto per capire meglio le molteplici questioni in questo campo è venuto dalla recente esortazione apostolica di Papa Francesco "Amoris laetitia", particolarmente adatta, oggi, per comprendere il tenore e lo spessore morale della parola di Dio di questa sesta domenica del tempo di Pasqua. In definitiva, tutto quello che la parola di Dio, con la docilità allo Spirito Santo, ci chiede di fare è in quella prospettiva della salvezza eterna, di quella Gerusalemme celeste, espressione dell'Apocalisse, che indica il Santo Paradiso, descritto come luogo di preghiera, luce, pace e serenità. La descrizione particolareggiata di questa città di Dio, vista dall'Apostolo Giovanni in una delle sue visioni celestiali è davvero rassicurante per l'anima, per la mente e per il corpo, per la persona umana nella sua interezza che, così descritta, ti invoglia davvero a sperare nell'eternità ed auspicarsi che questa patria celeste giunga presto a coronare il nostro difficile e problematico cammino nel tempo. Perciò, con animo grato a Dio e colmo di speranza e di gioia cristiana, eleviamo a Dio la nostra umile preghiera: "O Dio, che hai promesso di stabilire la tua dimora in quanti ascoltano la tua parola e la mettono in pratica, manda il tuo Spirito, perché richiami al nostro cuore tutto quello che il Cristo ha fatto e insegnato e ci renda capaci di testimoniarlo con le parole e con le opere".
Omelia di padre Antonio Rungi
Lui vi insegnerà ogni cosa
Il discepolo di Gesù è chiamato ad amare secondo purezza di verità, perfetta obbedienza alla volontà del Padre, in una storia complessa, difficile, aggrovigliata, nella quale Satana, da padrone incontrastato, crea prima ogni falso problema e poi dona soluzioni false. Prima ti dice che hai bisogno di una barca per camminare sulla terra e poi ti offre i calcoli errati perché tu la costruisca. In questa situazione come potrà il discepolo di Gesù evitare ogni tentazione di Satana? Come potrà evitare di servirsi dei calcoli volutamente falsificati da Satana per far sì che la sua vita diventi un mare di illusioni che portano solo all'inferno? Il Vangelo non basta per vivere secondo Dio. Esso ci dice come Cristo ha vissuto secondo Dio, non ci dice come ogni discepolo di Gesù deve vivere secondo Dio. Per questo ha bisogno di un "aiuto" speciale. Nell'Antico Testamento Dio guidava il suo popolo per mezzo della sapienza.
In lei [nella sapienza] c'è uno spirito intelligente, santo, unico, molteplice, sottile, agile, penetrante, senza macchia, schietto, inoffensivo, amante del bene, pronto, libero, benefico, amico dell'uomo, stabile, sicuro, tranquillo, che può tutto e tutto controlla, che penetra attraverso tutti gli spiriti intelligenti, puri, anche i più sottili. La sapienza è più veloce di qualsiasi movimento, per la sua purezza si diffonde e penetra in ogni cosa. È effluvio della potenza di Dio, emanazione genuina della gloria dell'Onnipotente; per questo nulla di contaminato penetra in essa. È riflesso della luce perenne, uno specchio senza macchia dell'attività di Dio e immagine della sua bontà. Sebbene unica, può tutto; pur rimanendo in se stessa, tutto rinnova e attraverso i secoli, passando nelle anime sante, prepara amici di Dio e profeti. Dio infatti non ama se non chi vive con la sapienza. Ella in realtà è più radiosa del sole e supera ogni costellazione, paragonata alla luce risulta più luminosa; a questa, infatti, succede la notte, ma la malvagità non prevale sulla sapienza (Sap 7,22-30).
Con te è la sapienza che conosce le tue opere, che era presente quando creavi il mondo; lei sa quel che piace ai tuoi occhi e ciò che è conforme ai tuoi decreti. Inviala dai cieli santi, mandala dal tuo trono glorioso, perché mi assista e mi affianchi nella mia fatica e io sappia ciò che ti è gradito. Ella infatti tutto conosce e tutto comprende: mi guiderà con prudenza nelle mie azioni e mi proteggerà con la sua gloria. Così le mie opere ti saranno gradite; io giudicherò con giustizia il tuo popolo e sarò degno del trono di mio padre. Quale uomo può conoscere il volere di Dio? Chi può immaginare che cosa vuole il Signore? I ragionamenti dei mortali sono timidi e incerte le nostre riflessioni, perché un corpo corruttibile appesantisce l'anima e la tenda d'argilla opprime una mente piena di preoccupazioni. A stento immaginiamo le cose della terra, scopriamo con fatica quelle a portata di mano; ma chi ha investigato le cose del cielo? Chi avrebbe conosciuto il tuo volere, se tu non gli avessi dato la sapienza e dall'alto non gli avessi inviato il tuo santo spirito? Così vennero raddrizzati i sentieri di chi è sulla terra; gli uomini furono istruiti in ciò che ti è gradito e furono salvati per mezzo della sapienza» (Sap 9,9-18).
Quanto è detto per la sapienza, lo si moltiplichi per l'eternità e l'infinito che è Dio stesso, lo si personalizzi, lo si identifichi con lo Spirito Santo, che è la Comunione di eterno amore, eterna verità, eterna vita nel mistero eterno del Dio Trinità, e si avrà una pallida idea di chi è lo Spirito Santo e di cosa è capace di operare in noi. In ogni istante, chi è nella sua comunione di amore e verità, sa cosa il Signore vuole da Lui, sa qual è la volontà attuale di Dio sulla sua vita. Sa cosa fare e cosa non fare, cosa dire e cosa non dire, dove andare e dove non andare. Con Lui è come se fosse nella divina volontà, nel cuore del Padre, nel pensiero di Cristo, nella luce eterna.
Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, fateci verità dello Spirito di Dio.
Omelia di Movimento Apostolico - rito romano
Liturgia e Liturgia della Parola della Vi Domenica di Pasqua (Anno C) 1 maggio 2016
tratto da www.lachiesa.it