27 marzo 2016 - Domenica di Pasqua, Risurrezione del Signore: rinati con Cristo Risorto ad una vita di amore
News del 26/03/2016 Torna all'elenco delle news
Domenica mattina presto, appena la legge consentiva di poter camminare, (il sabato non si poteva) le donne vanno al sepolcro per profumare Gesù. E' un trucco per vederlo ancora una volta, un gesto di affetto.
Trovano la porta, una grossa pietra rotonda, aperta e la tomba vuota. Non è stata aperta per fare uscire Gesù, ma per consentire a loro di entrare e costatare che è vuota.
Questo non dimostra che Gesù è risorto; è solo un primo segno della risurrezione.
Anche di Lazzaro si dice che Gesù l'ha risuscitato, ma non è esatto: Lazzaro è stato solo richiamato a questa vita e tutti l'hanno visto uscire dalla tomba. Per Gesù è diverso, è risorto non nel senso che è tornato indietro, ma che è andato avanti, verso il mondo dell'Eterno, il mondo di Dio, dal quale proveniva. E' tornato ad essere quello che era prima di incarnarsi e quindi è per noi invisibile.Le donne non capiscono, ma intervengono due messaggeri divini, in abiti sfolgoranti, che ricordano la trasfigurazione di Gesù, i quali dicono due cose. La prima è che Gesù è vivo, la seconda è un invito a ricordare e capire quello che Gesù aveva detto loro e che non avevano mai voluto ascoltare.
Solo adesso, dopo la Passione, davanti a questa tomba vuota, ricordano che Gesù diceva:"E' necessario che io vada a Gerusalemme a consegnarmi e a lasciare che mi crocifiggano, ma dopo risorgerò."
Ancora non capiscono perché era necessario, ma questa tomba vuota e questo ricordo apre il loro cuore alla speranza: veramente Gesù è risorto. Hanno bisogno di comunicare ai discepoli questa bella notizia, ma gli altri le considerano impazzite. Deve essere stato triste per loro vedere che non riuscivano a trasmettere agli altri la gioia che questa scoperta dava a loro, come lo è per chiunque ha questa fortuna e non riesce a trasmetterla.
Tuttavia ottengono che almeno Pietro si metta in movimento e vada fino alla tomba vuota. Pietro si stupisce, ma non basta per aprirlo alla fede e alla speranza.
Cosi questa notizia si spande per tutta Gerusalemme, come un pettegolezzo confuso, e arriva fino a noi.
Ma io come faccio a credere a questa storia? Bastano le testimonianze di quelli che l'hanno poi visto? Basta la testimonianza di tutti quelli che ci hanno creduto in questi 2000 anni? No. Se così fosse dovrei credere a tutte le storie e religioni importanti di questo mondo.
Signore, grazie per quando svegli in me l'intuizione di quelle donne, grazie per quando mi concedi di vedere l'invisibile e di toccare con mano la tua presenza nella mia vita e nella vita di chi mi doni d'incontrare. Grazie per quando mi concedi di ricordare tutte le persone che grazie a te mi hanno trasmesso la vita. Grazie di esserci. Continua a farti vivo, ma sopratutto ti chiedo di farti vivo per quelli che soffrono e che più di tutti hanno bisogno di scoprire che in questo mondo, dove solo la morte fa notizia, ci sei anche Tu, portatore di Vita e di Vita con l' Eterno.
Omelia di padre Paul Devreux
Rinati con Cristo Risorto ad una vita di amore per una Chiesa misericordiosa
La solennità di questa Pasqua 2016 ha un sapore di vita e d risurrezione diverso rispetto agli anni precedenti, in quanto siamo nel pieno dell'anno giubilare della misericordia e questo giorno ha un valore enorme per ogni cristiano che ha una fede sincera in Cristo Redentore del genere umano. Siamo infatti chiamati a celebrare il nostro passaggio dalla morte alla vita della grazia, aprendo il nostro cuore alla misericordia e al perdono di Cristo, ma anche offrendo misercordia e perdono a chi necessita di una nostra attenzione e a un nostro sguardo di vero amore e purificazione.
La Pasqua che è luce, vita, risurrezione, rinascita, rivitalizzazione di ogni cosa, a partire dal creato, ci fa assaporare questo clima di reale rinnovamento, ogni volta che ci accostiamo con umiltà al grande mistero della risurrezione del Figlio di Dio, morto in croce per i nostri peccato, ma vivo e vero dopo i tre giorni di sepoltura nel sepolcro nuovo e vuoto di Giuseppe d'Arimatea, il primo vero convertito alla passione, morte e risurrezione del Signore. Risuonano in questo giorno le bellissime e speranzose espressioni del Salmo 139, che fanno da apripista a questo giorno di grazia e di luce per tutti noi: "Sono risorto, e sono sempre con te; tu hai posto su di me la tua mano, è stupenda per me la tua saggezza. (cf. Sal 139,18.5-6). Ci incoraggiano nel cammino della vita quotidiana la preghiera iniziale del giorno di Pasqua che tutta l'assemblea eleva al Signore con grande gioia e speranza nel cuore, nonostante i tanti motivi di sofferenza, di sconforto, di morte e violenza in ogni angolo della Terra: O Padre, che in questo giorno, per mezzo del tuo unico Figlio, hai vinto la morte e ci hai aperto il passaggio alla vita eterna, concedi a noi, che celebriamo la Pasqua di risurrezione, di essere rinnovati nel tuo Spirito, per rinascere nella luce del Signore risorto".
Con la Pasqua di quest'anno c'è solo un atteggiamento e un comportamento da assumere per ogni cristiano seriamente intenzionato e risorgere ad una vita nuova, quello dello Spirito, come ci viene ricordato nel testo della seconda lettura di questa giornata solenne, tratto dalla lettera di san Paolo apostolo ai Colossési: "Se siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù, dove è Cristo, seduto alla destra di Dio; rivolgete il pensiero alle cose di lassù, non a quelle della terra". Cercatori del cielo, della vera felicità e gioia che solo chi vive con il pensiero costante verso l'eternità è capace di sperimentare nella vita quotidiana. Chi guarda il cielo con gli occhi della fede e della speranza di un domani senza tempo e sofferenze può dirsi davvero risorto con Cristo. Chi invece continua a guardare il mondo e la storia con gli occhi del tempo, rimane prigioniero di esso e non sa uscire fuori dal carcere delle cose terrene, che limitano di fatto e di molto il cammino dell'uomo verso l'assoluto. Farsi messaggi di una vita nuova, di una misericordia divina che è il cuore stesso dell'annuncio dei primi cristiani, come ci ricordano gli Atti degli Apostoli, oggi, sta il senso più vero di questa Pasqua 2016, nella quale risuonano le parole di Papa Francesco: "L'architrave che sorregge la vita della Chiesa è la misericordia. Tutto della sua azione pastorale dovrebbe essere avvolto dalla tenerezza con cui si indirizza ai credenti; nulla del suo annuncio e della sua testimonianza verso il mondo può essere privo di misericordia. La credibilità della Chiesa passa attraverso la strada dell'amore misericordioso e compassionevole. La Chiesa «vive un desiderio inesauribile di offrire misericordia». Forse per tanto tempo abbiamo dimenticato di indicare e di vivere la via della misericordia. La tentazione, da una parte, di pretendere sempre e solo la giustizia ha fatto dimenticare che questa è il primo passo, necessario e indispensabile, ma la Chiesa ha bisogno di andare oltre per raggiungere una meta più alta e più significativa. Dall'altra parte, è triste dover vedere come l'esperienza del perdono nella nostra cultura si faccia sempre più diradata. Perfino la parola stessa in alcuni momenti sembra svanire. Senza la testimonianza del perdono, tuttavia, rimane solo una vita infeconda e sterile, come se si vivesse in un deserto desolato. È giunto di nuovo per la Chiesa il tempo di farsi carico dell'annuncio gioioso del perdono. È il tempo del ritorno all'essenziale per farci carico delle debolezze e delle difficoltà dei nostri fratelli. Il perdono è una forza che risuscita a vita nuova e infonde il coraggio per guardare al futuro con speranza".
In questa prospettiva di rilancio missionario della Chiesa della Misericordia, di una chiesa misericordiosa nei pensieri e nelle azioni, come ci invita a fare Gesù stesso nel giorno della sua risurrezione, inizio della nostra risurrezione, dobbiamo operare nell'imminenza e nel prossimo futuro, dopo la Pasqua 2016.
Non ci sono più motivi per dilazionare i tempi per arrivare ad una vera conversione nell'orizzonte del perdono e della riconciliazione. Cristo Morto e Risorto è un forte appello a rinascere nello spirito per una vita segnata esclusivamente dall'amore e dall'accoglienza, senza limiti di razza, religioni e provenienze. La pasqua che è vita, è vita per tutti. La Pasqua che è primavera, è primavera per tutti il creato e gli esseri viventi. La pasqua che è gioia, lo è per tutti gli uomini del mondo in cui la tristezza costituisce lo stato permanente del loro vivere ed esistere nel tempo. La pasqua è luce e dalle tenebre si emerge, soprattutto quello spirituali, con una forte propensione al bene e alla pace.
Chiudiamo questa riflessione nella solennità della Pasqua 2016 con alcune espressioni tratte da Papa Francesco: "Abbiamo sempre bisogno di contemplare il mistero della misericordia. È fonte di gioia, di serenità e di pace. È condizione della nostra salvezza. Misericordia: è la parola che rivela il mistero della SS. Trinità. Misericordia: è l'atto ultimo e supremo con il quale Dio ci viene incontro. Misericordia: è la legge fondamentale che abita nel cuore di ogni persona quando guarda con occhi sinceri il fratello che incontra nel cammino della vita. Misericordia: è la via che unisce Dio e l'uomo, perché apre il cuore alla speranza di essere amati per sempre nonostante il limite del nostro peccato".
Sia questo l'augurio di una buona Pasqua 2016 per tutti voi, carissimi fedeli, che leggerete questa meditazione o l'ascolterete in tanti modi e versioni, perché a nessun uomo della terra venga a mancare, fosse anche il più accanito delinquente, la luce di un cambiamento che il Cristo Risorto, con i segni della Passione porti nel cuore e nella vita di ognuno di noi. Buona Pasqua e tutti.
Omelia di padre Antonio Rungi
E' risorto: possiamo risorgere anche noi
E' Pasqua! Una riflessione sulla festa centrale della fede cristiana può prendere spunto da una frase, all'apparenza fuori argomento: "Guardare con gli occhi di Dio".
Questa suggestiva espressione è di papa Francesco, estrapolata da un suo discorso sulla sapienza. "Non si tratta" ha detto il papa "semplicemente della saggezza umana, che è frutto della conoscenza e dell'esperienza: la sapienza-dono dello Spirito è la grazia di poter vedere ogni cosa con gli occhi di Dio. E' vedere il mondo, vedere le situazioni, le congiunture, i problemi, tutto, con gli occhi di Dio. Alcune volte noi vediamo le cose secondo il nostro piacere o secondo la situazione del nostro cuore, con amore o con odio, con invidia... No, questo non è l'occhio di Dio. La sapienza è quello che fa lo Spirito Santo in noi, affinché noi vediamo tutte le cose con gli occhi di Dio".
Il motivo per cui ricordiamo oggi la sapienza sta nel fatto che essa è uno dei frutti della Pasqua, e noi lo riceviamo nella misura in cui viviamo la Pasqua.
Cerco di chiarirlo. Da giorni risuona nei nostri incontri l'augurio di "buona Pasqua", tanto ripetuto da divenire quasi automatico e così perdere di senso. Sarà forse altrettanto automatico, ma almeno è esplicito il saluto che oggi si scambiano sorridenti i cristiani di tradizione orientale: "Cristo è risorto!" dice uno, incontrando un amico o anche uno sconosciuto; "Cristo è risorto!" risponde l'altro. Tuttavia, in occidente o in oriente che sia, ci si può chiedere perché continuare a celebrare un evento di duemila anni fa: e la risposta porta a scoprire che la Pasqua di Gesù, cioè il suo passaggio dalla morte alla vita, è l'apice di una vicenda cominciata tanto tempo prima, e nel contempo la fonte del suo seguito, ancora ben lontano dall'essersi esaurito.
La vicenda affonda le sue radici nell'infinita bontà divina, che offre agli uomini la redenzione, vale a dire la possibilità di superare la malizia di cui sono impastati. Per questo Dio scelse Abramo, i discendenti del quale costituirono l'ambito in cui accogliere il Redentore. Allo scopo gradatamente li istruì, e tante volte intervenne ad aiutarli: in particolare mandando Mosè a liberarli dalla schiavitù cui erano stati sottoposti in Egitto. Proprio là si cominciò a parlare di Pasqua, cioè "passaggio": è il passaggio notturno di un castigo che sterminò i primogeniti egiziani, risparmiando invece le case degli ebrei segnate dal sangue di un agnello; è il prodigioso passaggio del mare, con cui un insieme di persone divenne un popolo, cui Dio diede una terra e una legge.
Gli ebrei hanno poi sempre considerato questi fatti come l'epopea nazionale, ricordandola ogni anno con la festa detta appunto Pasqua, e confidando nell'aiuto di Dio per altre liberazioni dalla soggezione a popoli stranieri. Quando il Redentore è giunto, si aspettavano di essere liberati dal dominio romano; non avevano capito i tanti preannunci che l'Atteso sarebbe venuto a liberare gli ebrei, ma anche tutti gli altri popoli, e non da soggezioni politiche ma dalla soggezione al male che tutti ci portiamo dentro.
L'Atteso lo ha fatto sobbarcandosi i peccati di tutti, espiandoli con la propria morte liberamente accettata e vincendo la stessa morte con la risurrezione. Questa è la Pasqua che festeggiamo, il passaggio di Gesù dalla morte alla vita; e lo festeggiamo, perché egli offre a quanti hanno fede in lui di partecipare alla sua vittoria: sin da adesso, chiedendogli e ottenendo di passare dalla morte spirituale del male in cui siamo invischiati a una vita libera dai gravami che la soffocano, libera di guardare tutto e tutti con gli occhi di Dio, tanto libera da poter accogliere, quando sarà, il dono di condividere la sua stessa vita, per sempre.
Buona Pasqua a chi legge queste note: intesa così, lo sarà davvero. Cristo è risorto, e ci offre la possibilità di risorgere con lui.
Omelia di mons. Roberto Brunelli
tratto da www.lachiesa.it