17 gennaio 2016 - 102a Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato sul tema: Migranti e rifugiati ci interpellano. La risposta del Vangelo della misericordia - Messaggio di papa Francesco
News del 16/01/2016 Torna all'elenco delle news
La celebrazione della Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato nel contesto dell’Anno della Misericordia
Il tema scelto da Papa Francesco per questa edizione si deve inserire logicamente nel contesto dell’Anno della Misericordia da lui convocato mediante la Bolla Misericordiae vultus dell’11 aprile 2015, e che si svolgerà tra l’8 dicembre 2015 e il 20 novembre 2016.
Con il tema “Migranti e rifugiati ci interpellano. La risposta del Vangelo della misericordia” vogliono sottolinearsi due aspetti.
Con la prima parte del tema, “Migranti e rifugiati ci interpellano”, si vuole fare presente la drammatica situazione di tanti uomini e donne, costretti ad abbandonare le proprie terre. Non si devono dimenticare, per esempio, le attuali tragedie del mare che hanno per vittime i migranti.
Di fronte al rischio evidente che questo fenomeno sia dimenticato, il Santo Padre presenta il dramma dei migranti e rifugiati come una realtà che ci deve interpellare. In questa linea si situa la Bolla Misericordiae vultus quando afferma: “Non cadiamo nell’indifferenza che umilia, nell’abitudinarietà che anestetizza l’animo e impedisce di scoprire la novità, nel cinismo che distrugge. Apriamo i nostri occhi per guardare le miserie del mondo, le ferite di tanti fratelli e sorelle privati della dignità, e sentiamoci provocati ad ascoltare il loro grido di aiuto [...]. Che il loro grido diventi il nostro e insieme possiamo spezzare la barriera di indifferenza che spesso regna sovrana per nascondere l’ipocrisia e l’egoismo” (n. 15).
Con la seconda parte del tema, “La risposta del Vangelo della misericordia”, si vuole collegare in modo esplicito il fenomeno della migrazione con la risposta del mondo e, in particolare, della Chiesa. In questo contesto, il Santo Padre invita al popolo cristiano a riflettere durante il Giubileo sulle opere di misericordia corporale e spirituale, tra cui si trova quella di accogliere i forestieri. E questo senza dimenticare che Cristo stesso è presente tra i “più piccoli”, e che alla fine della vita saremmo giudicati dalla nostra risposta d’amore (cfr. Mt 25,31-45).
Essendo discepola di Gesù, la Chiesa è sempre chiamata ad “annunciare la liberazione a quanti sono prigionieri delle nuove schiavitù della società moderna” (Misericordiae vultus, n. 16), al tempo che dovrà approfondire nel rapporto tra giustizia e misericordia, due dimensioni di un’unica realtà (cfr. Misericordiae vultus, n. 20). tratto da press.vatican.va
La Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato quest’anno guarda, in particolare, al cammino dei migranti che, in questi ultimi mesi, si è incrociato ancora più intensamente con quello dei rifugiati, cioè di chi è in fuga da 33 guerre in atto nel mondo, da disastri ambientali sempre più frequenti, da persecuzione politica e religiosa. Le immagini di questi mesi, che hanno alternato gesti di solidarietà e accoglienza a paure e nuovi muri che si sono innalzati ai confini dell’Europa nei confronti dei migranti, unitamente alle parole di papa Francesco, all’Angelus di domenica 6 settembre 2015, che invitavano “ogni parrocchia, casa religiosa, monastero, santuario d’Europa” ad accogliere una famiglia di richiedenti asilo e rifugiati, hanno interpellato la nostra coscienza a costruire cammini rinnovati di incontro e di accoglienza con i migranti e i rifugiati, quale ‘segno concreto’ di una Chiesa della misericordia. In ogni nostra comunità, in questo anno giubilare straordinario, alla luce della spiritualità del Concilio Vaticano II, siamo chiamati a una ‘fantasia della misericordia’, che sappia tradurre in gesti rinnovati, semplici e concreti, l’opera di misericordia corporale ‘ero forestiero e mi avete ospitato’.
Mons. Gian Carlo Perego, Direttore generale Migrantes (Leggi il Testo integrale)
Il messaggio per la Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato di questo anno è ben sintetizzato nel titolo “In cammino con i migranti: gesti di accoglienza e di misericordia”. L’esperienza cristiana viene vista come cammino, non quindi una staticità, una visione di comunione dinamica. In questo contesto porre dei gesti di accoglienza e di misericordia, due aspetti che qualificano l’attuale momento storico, ed in particolare il Giubileo della Misericordia. L’accoglienza con un forte richiamo “all’amore di Dio” che raggiunge tutti e ciascuno in un abbraccio del Padre ed altrettante braccia che si aprano e si stringono nell’unica famiglia umana. Questo amore nel fenomeno migratorio anzitutto scuote le coscienze, non può lasciare nell’indifferenza, l’indifferenza che diventa complicità nel dramma di chi fugge dalla morte, dalla miseria, dalla guerra, e concretamente porta a cercare, scoprire, inventare vie nuove di misericordia corporale e spirituale, sulla scia continuativa del Giubileo del 2000, in cui Papa Giovanni Paolo II aveva parlato di “fantasia della carità”. I nostri fratelli migranti infatti sono fragili, vittime della mobilità obbligata dalle circostanze del luogo, e quindi alla luce di un volto nuovo delle migrazioni, l’unica via percorribile che Papa Francesco vede è quella della misericordia. Misericordia che anzitutto è “dono di Dio” ed esige risposta al suo amore gratuito. Attraverso la misericordia si intraprende un cammino, anzi un’ascesi materiale e spirituale, che partendo dall’accoglienza, porta alla conoscenza, alla presa in carico del fratello e sorella disagiati, fino a riconoscere in loro il volto di Cristo ancora presente nella storia. Aspetti concreti di questo incontro diventano l’impegno a lavorare nei luoghi di partenza, la questione dell’ “identità” di chi deve modificare vita, cultura, abitudini, una “corretta informazione” per evitare “ingiustificate paure e speculazioni” sulla pelle dei migranti.
Mons. Guerino Di Tora, Vescovo Ausiliare di Roma e Presidente della Commissione Episcopale per le Migrazioni e della Fondazione Migrantes (Scarica il Testo integrale)
Leggi tutto sul sito www.gmm.migrantes.it
Messaggio di papa Francesco
Nella bolla di indizione del Giubileo Straordinario della Misericordia ho ricordato che “ci sono momenti nei quali in modo ancora più forte siamo chiamati a tenere fisso lo sguardo sulla misericordia per diventare noi stessi segno efficace dell’agire del Padre” (Misericordiae Vultus, 3). L’amore di Dio, infatti, intende raggiungere tutti e ciascuno, trasformando coloro che accolgono l’abbraccio del Padre in altrettante braccia che si aprono e si stringono perché chiunque sappia di essere amato come figlio e si senta “a casa” nell’unica famiglia umana. In tal modo, la premura paterna di Dio è sollecita verso tutti, come fa il pastore con il gregge, ma è particolarmente sensibile alle necessità della pecora ferita, stanca o malata. Gesù Cristo ci ha parlato così del Padre, per dire che Egli si china sull’uomo piagato dalla miseria fisica o morale e, quanto più si aggravano le sue condizioni, tanto più si rivela l’efficacia della divina misericordia.
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