Santi per vocazione

News del 31/10/2009 Torna all'elenco delle news

La salvezza a Dio e all'Agnello

Per contemplare "l'assemblea festosa dei nostri fratelli" (prefazio) che oggi celebriamo, lasciamoci guidare particolarmente dalla visione dell'Apocalisse presentata nella prima lettura.
In realtà si tratta di una visione duplice. Giovanni vede prima un gruppo di 144.000 persone che ricevono "il sigillo del Dio vivente"; successivamente una moltitudine immensa e incalcolabile di gente biancovestita con rami di palma in mano.
I due gruppi sono in realtà un gruppo unico, contemplato da diversi punti di vista: sia i 144.000 che la moltitudine incalcolabile rappresentano i salvati, i santi.
Per Giovanni hanno particolare rilievo i martiri e i santi che attraverseranno l'ultima grande persecuzione; nondimeno, possiamo allargare il nostro sguardo fino ad abbracciare "tutti i santi", di ogni tempo e di ogni tipo. Quanto il veggente contempla attraverso i cieli aperti è ciò a cui siamo tutti chiamati, e ci offre una preziosa immagine del traguardo della nostra vocazione cristiana.
I santi ricevono un sigillo sulla fronte. Essi cioè godono di un sostegno particolare da parte di Dio. Non si tratta di una preservazione dalle sofferenze e dai problemi, che invece non sono loro affatto risparmiati: alcuni saranno uccisi, e tutti dovranno passare al vaglio di tribolazioni.
Dio li conta, sa quanti e quali sono, cioè li conosce a fondo, uno ad uno, come il pastore le sue pecore.
Segnandoli col suo sigillo, li riconosce efficacemente come suoi, li fa propri, e in un modo tale che nessuno li potrà strappare dalla sua mano.
La visione dei 144.000 ci propone in forma simbolica e visiva quanto leggiamo in Gv 10,27-30: "Le mie pecore ascoltano la mia voce, io le conosco ed esse mi seguono. Io do loro la vita eterna e non andranno mai perdute e nessuno le rapirà dalla mia mano. Il Padre mio, che me le ha date, è più grande di tutti, e nessuno può rapirle dalla mano del Padre mio".
In questo modo, per puro dono di Dio, l'esplosione del male in tutte le sue forme (rappresentato dai venti distruttivi ai quali nessuna potenza umana può resistere, e dalla "grande tribolazione" che è la persecuzione), non può togliere loro la vita vera: essi sono salvi, e lo devono al gratuito dono di Dio e alla sua potenza. È quanto essi stessi riconoscono nel loro breve canto di lode: "la salvezza al nostro Dio e all'Agnello". Arrivati a superare la prova, possono riconoscere pienamente la sorgente e l'agente della loro vittoria. Paradossalmente, la glorificazione della creatura e del Creatore non si escludono, al contrario coincidono. Intravediamo qui il mistero della grazia di Dio, che non si pone in alternativa all'opera dell'uomo - più azione di Dio meno azione dell'uomo e viceversa - ma al contrario la suscita.
Siamo su questa strada, quando da un lato risalta sempre meglio ai nostri occhi che "la salvezza è di Dio e dell'Agnello", e non nostra; dall'altro ci sentiamo mobilitati e provocati ad attivarci in risposta.
Così, la vita cristiana si svolge di mistero in mistero: dalla conoscenza eterna da parte di Dio nei confronti degli eletti, alla loro glorificazione, secondo il cammino scandito da san Paolo in Rm 8,29-30: "Quelli che Egli ha preconosciuti, li ha predestinati ad essere conformi all'immagine del suo Figlio; quelli che ha predestinati, li ha chiamati; quelli che ha chiamati, li ha resi giusti; e quelli che ha resi giusti, li ha glorificati".


Santi per vocazione

Uno dei sogni più profondi dell'uomo - anzi, direi il più profondo - è essere come Dio. Ricordiamo la storia del peccato delle origini: "Se mangerete sarete come Dio". Particolarmente oggi abbiamo tutti la voglia di essere come dèi: eternamente giovani, con una risorsa e una soluzione per tutto. In concreto questo significa cercare di acquistare sempre più mezzi, più ricchezza, forza, etc... Questa è la nostra "scalata al cielo". Ricordiamo ancora che questo sforzo è già alle origini dell'umanità: la famosa torre di Babele è costruita per questo. Così facendo noi cerchiamo di diventare come Dio, così come noi lo immaginiamo: è il più forte, il più ricco, il più grande.
Questa però è l'immagine dei falsi dèi, gli idoli, inventati dall'uomo sin dall'inizio della sua storia. Quel Dio siamo noi stessi, solo un po' "ingranditi". Non cerchiamo davvero - anzi ce ne guardiamo bene! - di diventare come il Dio della Bibbia, il Dio di Gesù Cristo, ma come gli idoli creati dall'uomo a propria immagine.
Dimentichiamo facilmente che la Parola di Dio ci dà un'immagine diversa di Dio. C'è una parola che ricorre nella Scrittura per dire come è Dio, per dire che è diverso da tutto il resto e dagli altri dèi: "santo". Dire "Dio è santo" sembra una banalità, ma significa che Dio è diverso da tutto il resto: inimmaginabile, inconcepibile, imprevedibile. Non è una proiezione di noi stessi, una riproduzione ingrandita del nostro modo di fare. È diverso dall'uomo e dagli dèi costruiti dall'uomo, differente da quello che di lui possiamo immaginare. Per questo nell'Antica Alleanza c'era il divieto di farsi delle immagini, delle figure di Dio.
Possiamo soltanto sapere che Dio non è come lo immaginiamo? Non possiamo andare oltre? L'immagine visibile del Dio invisibile è Gesù di Nazareth. Gesù ci dice: "Se vuoi sapere chi è Dio, com'è davvero, guardami. Tu hai in me la sola immagine totalmente vera del Padre. Guarda come vivo, come parlo, come reagisco nelle varie situazioni; e soprattutto come muoio. Allora vedrai che Dio non è tanto il potente fulminatore che vive in un grandioso disinteresse per tutto; lo splendido monarca assoluto rinchiuso nel suo isolamento beato. È invece mite e pacifico, misericordioso, che vuole la pace e la giustizia, che vuole per gli uomini la liberazione da ogni male, il Dio delle beatitudini".
Questo Dio Santo chiama anche noi a essere come Lui, santi: i battezzati sono "santi per vocazione".
Nel corso dei secoli ci sono stati tanti santi e ciascuno ha percorso una strada personale, ma tutti erano animati da un unico Spirito, quello sintetizzato nelle beatitudini. Anche noi cerchiamo il nostro modo di vivere a immagine del Dio vivente. Per questo chiediamo l'aiuto e l'intercessione di questi amici, fratelli e sorelle di cui oggi contempliamo l'assemblea varia e festosa.

Testo di don Marco Pratesi