24 maggio 2015 - Solennità di Pentecoste: Lo Spirito ci fa liberi, è vento nel mare di Dio

News del 21/05/2015 Torna all'elenco delle news

Gli Atti degli apostoli raccontano la Pentecoste con i colori dei simboli: il primo è la casa. Mentre si trovavano tutti insieme... un vento riempì la casa.

Un gruppo di uomini e donne dentro una casa qualunque:»la gioia che nessun tempio /ti contiene /o nessuna chiesa /t'incatena:/Cristo sparpagliato/ per tutta la terra,/ Dio vestito di umanità». (Turoldo).

Le case, le creature non sono sante perché ricevono l'acqua benedetta, ma sono degne di ricevere l'acqua benedetta perché sono sante.

Venne dal cielo un fragore, quasi un vento che si abbatte impetuoso, che scuote la casa, la riempie, dilaga e passa oltre; un vento che porta pollini di primavera e «non lascia dormire la polvere» (Turoldo). Che è, al tempo stesso, brezza e uragano, che conforta e incalza.

«Lo Spirito santo è il vento che fa nascere i cercatori d'oro» (Vannucci), che apre respiri ed orizzonti, che riempie le forme, le abbandona e passa oltre.

Apparvero lingue come di fuoco che si posarono su ciascuno. Il fuoco è il simbolo di Dio e della nostra vita accesa.

Gli uomini, i bambini, nascono accesi, poi i colpi della vita possono spegnerci. E lo Spirito Santo, vento sugli abissi, Amore in ogni amore, viene a sostenerci nel compito di non lasciarci invadere dal freddo delle relazioni, il rischio che Gesù denuncia: «L'amore di molti si raffredderà in quei giorni» (Mt 24,12).

Nel vangelo Gesù sembra ritrarsi e aprire l'era dello Spirito: Molte cose ho ancora da dirvi. Lo fa con umiltà: non pretende di aver risolto o detto tutto, molte cose restano non dette, molti problemi nuovi sorgeranno lungo il cammino e dovranno avere risposte nuove!

Ma per ora non potete portarne il peso: la sua pazienza per la nostra povera misura, per noi che capiamo a poco a poco le cose. I discepoli sono "quelli della via", secondo gli Atti degli apostoli; quelli che sono in viaggio, vele che fremono sotto il vento dello Spirito "lui vi guiderà alla verità tutta intera". I discepoli di Gesù non sono stanziali, camminano verso le "molte cose" ancora da scoprire, verso profondità e intuizioni inattese. La nostra vita è un albeggiare continuo, non un ripetere pensieri già pensati da altri.

La Bibbia risuona da un capo all'altro di un imperativo: alzati e va'! Il verbo più caratteristico dell'uomo di Dio è camminare, avanzare, Gesù stesso dice di sé: Io sono la via.

La sua pedagogia non è arrivare o concludere ma avviare percorsi, iniziare processi: la verità completa è avanti, una scoperta progressiva, un fiorire perenne.

Lo Spirito ci fa liberi e creativi, ci manda al largo nel mare della storia e di Dio, a scoprire nuovi mari quanto più si naviga: noi la vela e lo Spirito il vento.

Omelia di padre Ermes Ronchi

 

Egli mi glorificherà

Il Paràclito

Sono cinque, nel Vangelo di Giovanni, i brani che contengono la promessa dello Spirito Santo da parte di Gesù (Gv 14,16-17; 14,26; 15,26; 16,5-11; 16,12-15); il testo della Liturgia di oggi ce ne offre due, il terzo e il quinto, nello stesso tempo dobbiamo un po' comprenderli tutti perché ci raccontano il legame tra l'opera di Gesù, il pensiero del Padre e l'azione dello Spirito Santo. Tutti questi brani, che si trovano tra la Cena e la Passione, ci dicono anche il senso della "pienezza" che il Signore raggiunge nel momento della sua "ora", ed è così colmo dello Spirito che, non solo lo promette, ma lo dona direttamente: E, chinato il capo, consegnò lo spirito (v 19,30).

Il Vangelo di Giovanni per indicare lo Spirito usa la parola Paràclito [paràkl?tos, parà - kalé?: accanto -chiamare] il cui significato è quello di consigliere, consolatore, difensore, avvocato.

Nella Prima lettera di Giovanni, questo termine è un attributo di Gesù, che si pone come difensore presso il Padre: ma se qualcuno ha peccato, abbiamo un Paràclito presso il Padre: Gesù Cristo, il giusto (1Gv 2,1), ma nel tempo della Chiesa, nella storia che le Comunità cristiane vivono Gesù promette lo Spirito perché sia nell'intimo dei discepoli per sempre (Cfr Gv 14,16-17), così che insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto (Gv 14,26), e dimostrerà la colpa del mondo riguardo al peccato, alla giustizia e al giudizio (Gv 16,8).

Anche voi date testimonianza

Nel tempo della Chiesa, in questo nostro tempo, siamo chiamati ad essere testimoni del Signore con l'aiuto dello Spirito Santo come è stato per gli Apostoli: E di questi fatti siamo testimoni noi e lo Spirito Santo, che Dio ha dato a quelli che gli obbediscono (At 5,32)

Quello che è richiesto perché l'invio dello Spirito sia possibile, è l'amore nei confronti del Signore e l'osservanza dei suoi comandamenti (Cfr Gv 14,15), in altre parole è necessaria la comunione con lui; lo Spirito è dono del Padre su richiesta del Figlio, e non è per tutto il mondo che non riuscirebbe a capire (Cfr. 14,17) ma è per i discepoli a cui è chiesto di darne testimonianza.

Giovanni, e la sua comunità, delinea il senso della presenza della Chiesa nella storia che nasce dall'Amore e dalla Comunione col Signore ed è testimone del dono incommensurabile della Vita che il mondo ha rifiutato; lo Spirito Santo, che insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto (Gv 14,26), con la sua testimonianza rende capaci i discepoli a testimoniare a loro volta.

Vi guiderà a tutta la verità

Quelli che devono rendere testimonianza sono stati con Gesù fin da principio perché hanno visto e ascoltato, sono stati partecipi della lunga scuola ricevuta da Gesù; non hanno un contenuto autonomo e non possono fare a meno della verità udita dal Maestro. Non basta però aver visto e udito, essere stati con Lui fin dal principio per comprendere Gesù, soltanto lo Spirito apre gli occhi della fede per capire chi veramente è il Signore e quale sia la verità che ha trasmesso; troppo limitata e condizionata è l'esperienza umana di fronte al mistero della salvezza per portarne il peso.

Lo Spirito è guida a tutta la verità: Gesù è la verità, ma è anche la via e la vita (Gv 14,6). La verità non è un insieme di pensieri, di proposizioni, di dottrine, ma la persona stessa di Gesù, quel Verbo fatto carne pieno di grazia e di verità (Gv 1,14). È la persona incontenibile del Signore e Maestro verso cui lo Spirito guida i suoi discepoli perché siano pienamente liberi: conoscerete la verità e la verità vi farà liberi (Gv 8,32).

Vi annuncerà le cose future

Lo Spirito della verità farà ricordare tutto ciò che Gesù ha detto (Gv 14,26), rimanda all'indietro, rinvia al ministero di Gesù, ma la sua azione è fortemente proiettata nel futuro. L'azione dello Spirito interessa tutto l'arco del tempo: il passato perché non parlerà da se stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito, il presente in quanto prenderà da quel che è mio, mentre è nel futuro che ve lo annuncerà. Così lo Spirito mi glorificherà mediante i discepoli e nello svolgersi della storia: noi abbiamo contemplato la sua gloria, gloria come del Figlio unigenito che viene dal Padre, pieno di grazia e di verità (Gv 1,14).

Perché è lo Spirito che dà la vita, la carne non giova a nulla; le parole che io vi ho detto sono spirito e sono vita. (Gv 6,63).

Con la Pentecoste il suo Spirito respira in ciascuno di noi.

Omelia di don Luciano Cantini

 

Noi tempio dell'amore di Dio mediante il suo Spirito

L'annuale solennità della Pentecoste che, come sappiamo e leggiamo oggi nella parola di Dio, ci ricorda la discesa dello Spirito Santo, la Terza Persona della Santissima Trinità, sugli apostoli riuniti in preghiera nel cenacolo, insieme alla Madre di Gesù, ci riporta al mistero del Dio amore che nel piano della creazione del mondo e della redenzione del genere umano ci dimostra la sua grande benevolenza, soprattutto nel mistero dell'invio del suo Spirito di amore, santità e verità su di noi. Oggi ci sentiamo rivitalizzati nella mente, nello spirito e nel corpo, perché nuovamente scende su di noi lo Spirito del Signore. Infatti, ci ricorda l'apostolo Paolo nella lettera ai Romani che "l'amore di Dio è stato effuso nei nostri cuori". Oggi, quindi è in modo del tutto speciale la festa dell'amore cristiano. Di un amore che si infiamma e si accende davanti alle sfide del mondo e della storia, perché col dono dello Spirito Santo, ricevuto in modo del tutto particolare nel sacramento della confermazione, noi siamo stati inviati per portare a tutto il mondo l'annuncio della salvezza che solo in Cristo l'uomo può raggiungere pienamente e completamente. Quello Spirito d'amore che deve produrre in noi effetti di grazia devastanti in senso positivo e propositivi, nella direzione dello scongelamento delle nostre freddezze ed autosufficienze, che deve rompere la rigidità di cerchi schemi di pensare e modi di viver, che raddrizzi i nostri ed altrui comportamenti che vanno chiaramente nella direzione opposta del vangelo dell'amore e della misericordia. E' quanto chiediamo oggi con umiltà al Signore, perché, nella preghiera e nei sacramenti della rivitalizzazione dell'animo, possiamo sperimentare un nuova ed autentica Pentecoste della nostra vita. Solo il linguaggio dell'amore può rendere comprensivi i rapporti umani. Un amore che trova la sua sorgente in Dio, passa attraverso i fratelli e le realtà umane e terrene e ritorna alla sede della sua naturale fonte che è il Dio dell'amore e della misericordia.

Davanti al male assoluto che spesso incrociamo nella storia di ieri e di oggi, nel comportamento di singole persone o di gruppi anche nell'ambito della vita della Chiesa, nasce spontanea la domanda: ma i sacramenti ricevuti, del battesimo e della cresima, quale effetto di cambiamento radicale nella vita del credente hanno provato e continuano a provocare? Ad analizzare la cattiveria umana, le guerre, le ingiustizie, l'odio sconfinato di certe persone che amano fare il male e godono del male c'è davvero da chiedersi: Signore dove sei? Ecco davanti ad una Pentecoste che mai è stata celebrata e vissuta nella vita di persone, noi Gesù, ci rivolgiamo a te e ti preghiamo: manda il tuo spirito e ricreaci nell'amore; manda il tuo spirito e rinnova la faccia della terra. Per rinnovare questa faccia triste della terra, è necessario che tu metta le cuore dei tuoi messaggi di speranza, la gioia di annunciare la buona novella del regno, rivolgendosi a tutti i popoli e agganciando tutte le culture del mondo, come ci ricorda il brano della prima lettura di oggi, tratto dagli Atti degli Apostoli che descrive il momento della discesa dello Spirito Santo sul gruppo dei discepoli di Gesù e che avviene un modo fragoroso, quasi come un vento che si abbatte impetuoso e modifica l'assetto mentale delle persone e ambientale in cui esse vivono.

Chiediamo al Signore in questa Pentecoste, mentre la Chiesa guarda al mondo con grande senso di rispetto e di preoccupazione, che mandi il suo Spirito su tutti noi: dal Papa, ai vescovi, sacerdoti, religiosi e fedeli laici. Mandi lo Spirito di illuminazione nel cuore di chi è lontano da Dio, non crede ed è nella sincera ricerca della verità e dalla bontà, convinti più che mai che "quando verrà lui, lo Spirito della verità, ci guiderà a tutta la verità, perché non parlerà da se stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito e ci annuncerà le cose future".

Sia questa la nostra preghiera conclusiva, mediante l'intercessione della Madonna, che stiamo ricordando ogni giorno, in questo mese di maggio, a lei dedicato e che volge al termine: "O Padre, che nel mistero della Pentecoste santifichi la tua Chiesa in ogni popolo e nazione, diffondi sino ai confini della terra i doni dello Spirito Santo, e continua oggi, nella comunità dei credenti, i prodigi che hai operato agli inizi della predicazione del Vangelo". Opera o Signore il grande prodigio di trasformare i cuori di pietra di tanti uomini e donne di questa terra in cui capaci di tenerezza, misericordia e perdono. Amen.

Omelia di padre Antonio Rungi

 

Liturgia della Parola della Messa della Vigilia di Pentecoste

Liturgia e Liturgia della Parola della Solennità di Pentecoste (Anno B) 24 maggio 2015

tratto da www.lachiesa.it