L'arcivescovo Morosini ai nuovi sacerdoti: conoscenza e perdono, due parole al cuore della nostre fede

News del 17/04/2015 Torna all'elenco delle news

Conoscere e perdonare, due parole al cuore della nostre fede: queste due parole l'arcivescovo Morosini, traendole dalla Liturgia della Parola odierna, ha consegnato ai tre sacerdoti ordinandi nella Basilica Cattedrale, don Francesco, don Leonid, frà Faustino, affinchè possano accompagnare ed improntare il loro sacerdozio.

Nel dono di questa Parola c'è, per i futuri sacerdoti - come ha voluto ribadire l'arcivescovo Morosini - l'affidamento della loro missione: "rassicurare gli altri, fugare i fantasmi che ancora turbano gli uomini". Il sacerdote è colui che "conosce" Cristo, e per questo ne diventa testimone, secondo il mandato che Gesù stesso affida ai discepoli impauriti nel brano evangelico della III Domenica di Pasqua, scelta proprio per queste ordinazioni sacerdotali. E dalla conoscenza nasce il perdono.

"Il sacerdote, alter Christus, è, come Cristo, che ha abbattuto il muro che c'era tra noi e Dio, colui che continua ad abbattere gli ostacoli tra noi e Dio, e di conseguenza, tra noi e i fratelli". "La conoscenza, cioè la forte esperienza di Gesù, del Suo amore, che si richiede ad un sacerdote, fa capire la rivelazione grande del mistero del perdono che vede il sacerdote protagonista nella chiesa e nel mondo". "Dall'esperienza dell'amore di Cristo nasce il mistero della riconciliazione e del perdono".

Incarnare la Parola è, per il sacerdote, vivere in comunione con gli altri, con coloro che gli sono stati affidati: "stare con la comunità per vivere con essa e per fugare dal suo cuore la paura del vivere ed annunciare ad essa la verità della Parola". "E' la comunione di vita la cattedra della fede: solo quando si fa l'esperienza delle persone cui noi sacerdoti siamo stati mandati, solo allora potremo svelare il senso delle Scritture". "Non ci sarà risposta di fede se il sacerdote non entra in comunione con le persone".

Il modello delineato in questa pagina evangelica scelta per i nuovi sacerdoti, ha concluso l'arcivescovo Morosini - è un modello da seguire non solo per loro, ma anche per la comuità e per i rapporti presbitero-comunità.