7 dicembre 2014 - II Domenica di Avvento: raddrizzate le vie del Signore

News del 06/12/2014 Torna all'elenco delle news

L'Avvento è un tempo forte di conversione personale e comunitaria, un tempo di penitenza, di rinnovamento spirituale, di vera attesa e preparazione al santo Natale di ogni anno.

In questa seconda domenica, che segue quella che ci ha fatto riflettere sul tema della vigilanza cristiana, la parola di Dio ci invita a raddrizzare le strade del Signore, cioè a metterci in quella condizione spirituale di una profonda revisione della nostra vita di fede, speranza e carità e di moralità. Quante volte abbiamo deviato e continuiamo a deviare nel nostro comportamento morale, allontanandoci di fatto dalla strada che il Signore ha tracciato mediante la divina rivelazione soprattutto mediante la venuta di Cristo sulla terra, che si è incarnato nel seno verginale di Maria, umiliandosi fino alla morte in croce per la nostra redenzione.

Davanti al Cristo che viene nessuno può restare impassibile ed insensibile, pensando che stia talmente tranquillo che non ha bisogno di revisione di vita, né di raddrizzare certi comportamenti, chiaramente antitetici al Vangelo. Per invogliarci in questa opera di risanamento interiore viene in nostro soccorso, San Giovanni Battista, il Precursore di Cristo, che nella liturgia della parola di questa seconda domenica è centrale per quello che fa e quello che dice. Egli è la voce che grida nel deserto spirituale di questa umanità, poco attenta alla voce di Dio e molto in sintonia con le voci del mondo.

Il breve, ma intenso brano del Vangelo di Marco ci fa toccare con mano il messaggio dell'Avvento che Giovanni Battista proclama con coraggio.

I santi di ieri, di oggi e di sempre sono coloro che sa sanno misurare perfettamente con se stessi e con Cristo. Giovanni è l'esempio tipico di una santità fatta di coerenza, di fedeltà, di penitenza e di coraggio. Tutte virtù che si fondano sull'umiltà, base di partenza per ogni itinerario di avvento vero. Dall'umiltà, dal riconoscersi indegni di non poter sciogliere il legacci dei sandali di Gesù, si parte alla conquista della salvezza della propria anima. Riconoscersi peccatori davanti a Dio, come spesso ci ricorda Papa Francesco, è il primo passo verso la santità. Ritenersi giusti e non bisognosi di conversione e di redenzione è il modo più concreto per restare bloccati spiritualmente e non progredire verso la salvezza. Confessare i propri peccati e rinnovare le promesse battesimali ci aiuterà a preparare un buon Natale 2014.

D'altra parte, la parola di Dio di questa seconda domenica di Avvento insiste anche nelle altre letture e nel salmo responsoriale sul tema della conversione. Isaia è molto esplicita e non usa mezze misure o mezze parole per richiamare il popolo di Dio sulla retta via. Se volessimo solo in parte mettere in pratica ciò che ci viene detto di fare in questo brano della sacra scrittura, tutta la nostra vita, anche se ben avviata sul cammino della santificazione, cambierebbe dall'oggi al domani, n meglio. Solo per citare alcuni verbi, che si significato azione: consolare, parlare al cuore, gridare la misericordia di Dio, preparare la strada, alzare voce, ed annunciare con forza il vangelo, non temere, pascere il popolo santo di Dio. Il programma personale e comunitario dell'Avvento sta tutto qui.

Riuscire a fare almeno qualcosa di questo progetto di santificazione è già un buon segno, altrimenti sono parole buttate al vento, senza ritorno e riscontro su un piano spirituale e morale.

Con espressioni forti ci richiama l'importanza di questa venuta san Pietro Apostolo nel testo della sua seconda lettera che ascoltiamo in questa liturgia della parola.

Dio è magnanimo con noi, in quanto non vuole che nessuno dei suoi figli si danni. Al contrario chiede un supplemento di bene da compiere per se stessi e per gli altri, in modo che quando arriverà ci troverà ben preparati per affrontare l'eternità.

In sintonia con tutta la liturgia della parola di Dio, possiamo allora elevare a Dio la nostra preghiera con queste semplici espressioni di impetrazione: O Dio, Padre di ogni consolazione, che agli uomini pellegrini nel tempo hai promesso terra e cieli nuovi, parla oggi al cuore del tuo popolo, perché in purezza di fede e santità di vita possa camminare verso il giorno in cui manifesterai pienamente la gloria del tuo nome. Amen.

Omelia di padre Antonio Rungi

 

Un piano grandioso che ci coinvolge

Il vangelo prevalente, nell'anno liturgico cominciato domenica scorsa, è quello secondo Marco, del quale si legge oggi la prima pagina (capitolo 1,1-8). Dopo l'espressione che può considerarsi il titolo dello scritto ("Vangelo di Gesù Cristo, Figlio di Dio"), l'evangelista presenta subito la figura di Giovanni Battista, "voce che grida nel deserto" per proclamare imminente l'avvento del Messia, da secoli annunciato e atteso. Domani ricorrerà la festa dell'Immacolata, che richiamerà l'attenzione sulla Madre del Messia. E così, quest'anno il calendario porta ad accostare le due figure principali tra quante hanno preparato la venuta del Messia, e che perciò la liturgia pone al centro dell'Avvento.

Da sempre la fede cristiana riconosce gli stretti vincoli esistenti tra Giovanni e Maria, in rapporto al Cristo. Li esprimono visivamente le numerose immagini che presentano quest'ultimo in trono, affiancato dai primi due in atteggiamento adorante; è uno schema iconografico caro ai cristiani d'oriente, ma con riscontri anche nell'arte occidentale. Nella cattedrale di Mantova, ad esempio, alto dietro l'altare, nel catino dell'abside, campeggia l'affresco raffigurante Gesù risorto con le altre due Persone della Trinità, cui si rivolgono, in ginocchio, appunto la Madonna e il Battista. Per quell'atto di adorazione che compete all'intera umanità essi sono stati scelti a rappresentarla tutta, perché dell'umanità sono i migliori esponenti: li qualifica la nobiltà della loro missione, in vista della quale Dio li ha esentati dal peccato originale. (Per quanto riguarda Maria, questo privilegio è noto: lo si celebra appunto domani; circa Giovanni, è da sempre nella tradizione della Chiesa, che in tal senso interpreta alcuni passi della Scrittura e perciò di lui - unico tra i santi, a parte lo stesso Gesù e sua Madre - celebra non solo la "nascita al cielo", cioè il passaggio da questa all'altra vita, ma anche, il 24 giugno, la nascita terrena).

La missione di Maria e di Giovanni in rapporto alla venuta del Messia non poteva essere più grande: l'una lo ha fisicamente generato, come ci si appresta a celebrare nell'imminente Natale; l'altro ne ha preparato dappresso la manifestazione al mondo e, giunto il momento, l'ha individuato e presentato. Egli ha così dato compimento alle profezie che da secoli annunciavano al popolo eletto la divina promessa di un Salvatore: profezie di cui è esempio quella di Isaia (40,1-11), proclamata nella prima lettura di oggi. La seconda lettura (2Pietro 3,8-14) ricorda poi che il cristiano è in attesa di una seconda venuta, alla fine dei tempi, quando questo mondo scomparirà e gli eletti vivranno con lui in "nuovi cieli e una terra nuova". Dunque le tre letture di oggi richiamano l'ingresso e l'opera di Gesù nel mondo, e insieme il fatto che essi sono stati preceduti da una lunga preparazione e a sua volta precedono il definitivo instaurarsi del Regno di Dio; in tal modo le letture danno il senso dell'Avvento che si sta celebrando, cioè la contemplazione ammirata del grandioso piano, predisposto da Dio per il bene dell'umanità.

Ma come sempre la liturgia non si limita a contemplare: essa è fatta apposta per coinvolgere chi vi partecipa, perché si lasci afferrare da Chi vuole soltanto il bene. La seconda lettura ricorda tra l'altro che Dio "usa pazienza verso di voi, non volendo che alcuno perisca, ma che tutti abbiano modo di pentirsi"; e già Isaia, pur ricordando che "il Signore Dio viene con potenza", subito dopo lo presenta nella tenera immagine del pastore premuroso, che "porta gli agnellini sul seno e conduce pian piano le pecore madri". Non si può non ricordare come questa immagine si sia concretizzata in Gesù, il quale si è definito nei termini in cui il profeta aveva delineato la figura e l'opera di Dio: "Sono io il buon pastore. Chi segue me non cammina nelle tenebre, ma avrà la luce della vita".

Omelia di mons. Roberto Brunelli

 

La buona notizia: Dio viene e profuma di vita la vita

Inizio del Vangelo di Gesù, Cristo, Figlio di Dio. Come sta scritto nel profeta Isaìa: «Ecco, dinanzi a te io mando il mio messaggero: egli preparerà la tua via. Voce di uno che grida nel deserto: Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri», vi fu Giovanni, che battezzava nel deserto e proclamava un battesimo di conversione per il perdono dei peccati. Accorrevano a lui tutta la regione della Giudea e tutti gli abitanti di Gerusalemme. E si facevano battezzare da lui nel fiume Giordano, confessando i loro peccati. Giovanni era vestito di peli di cammello, con una cintura di pelle attorno ai fianchi, e mangiava cavallette e miele selvatico. E proclamava: «Viene dopo di me colui che è più forte di me: io non sono degno di chinarmi per slegare i lacci dei suoi sandali. Io vi ho battezzato con acqua, ma egli vi battezzerà in Spirito Santo».

Due voci parlano del venire di Dio. Isaia, voce del cuore: Viene il Signore con potenza. Ma subito specifica: con la potenza della tenerezza, tiene sul petto i piccoli agnelli e conduce pian piano le pecore madri. Tenerezza di Dio, potenza possibile ad ogni uomo. 

Giovanni delle acque e del sole: Viene uno dopo di me ed è il più forte. Lui ci battezzerà, ci immergerà nel turbine santo di Dio.

I due profeti usano lo stesso verbo, in un eterno presente: Dio viene, viaggiatore dei secoli e dei cuori, viene come seme che diventa albero, come lievito che solleva la pasta, come profumo di vita per la vita (2 Cor 2,16). C'è chi sa vedere i cieli riflessi in una goccia di rugiada, il profeta vede il cammino di Dio nella polvere delle nostre strade. Dio si avvicina, nel tempo e nello spazio, dentro le cose di tutti i giorni, alla porta della tua casa, ad ogni tuo risveglio. 

Prima parola della prima riga di Marco: Inizio del vangelo di Gesù. Si può allora iniziare di nuovo, anche da là dove la vita si è arrestata, si può ripartire e aprire futuro. Ma come trovarne la forza?

Inizio di una bella notizia... da qui, solo a partire da una buona notizia si può ricominciare a vivere, a progettare, a stringere legami, e mai partendo da amarezze, da sbagli, dal male che assedia. E se qualcosa di cattivo o doloroso è accaduto, buona notizia diventa il perdono, che lava via gli angoli più oscuri del cuore.

Inizio di una bella notizia che è Gesù. Lui, mani impigliate nel folto della vita, racconto della tenerezza di Dio, annuncio che è possibile, per tutti, vivere meglio e che il vangelo ne possiede la chiave. Il futuro buono è Dio sempre più vicino, vicino come il respiro, vicino come il cuore, profumo di vita.

Viene dopo di me uno più forte di me. Gesù è il più forte perché l'unico che parla al cuore, si rivolge al centro dell'umano (parlate al cuore di Gerusalemme, ditele che è finita la notte, Isaia 40, 1-2). Tutte le altre sono voci che vengono da fuori, la sua è l'unica che suona in mezzo all'anima. Perché ciò che conta è soltanto il fondo del cuore dell'uomo. E ciò che è vero nel cuore fa saltare tutto un mondo di scuse e di pretesti, di conformismi e di apparenze.

Viene colui che è più forte, il Regno di Dio non è stato sopraffatto da altri regni: l'economia, il mercato, il denaro. Il mondo è più vicino a Dio oggi di ieri. Lo attestano la crescita della consapevolezza e della libertà, il fiorire del femminile, il rispetto e la cura per i disabili, l'amore per l'ambiente...

La buona notizia è una storia gravida di futuro buono per il mondo, perché Dio è sempre più vicino, vicino come un abbraccio. E profuma di vita la vita.

Omelia di padre Ermes Ronchi

 

Liturgia e Liturgia della Parola della II Domenica di Avvento (Anno B) 7 dicembre 2014

tratto da www.lachiesa.it