9 novembre 2014 - Festa della Dedicazione della Basilica Lateranenze, prima chiesa della cristianitÃ
News del 06/11/2014 Torna all'elenco delle news
Ricorre oggi una festa, di solito sfuggente perché, cadendo in un giorno fisso, ricorre più spesso nei giorni feriali. Ma è una festa importante, tanto da scalzare - come già domenica scorsa - il normale ciclo delle celebrazioni domenicali. E' la Dedicazione della Basilica Lateranense.
Per capire: ogni Diocesi celebra nel giorno proprio l'anniversario della dedicazione (cioè la consacrazione) della propria cattedrale, la chiesa centrale dove si trova la cattedra, segno della missione del vescovo e quindi segno dell'unità dei fedeli raccolti intorno a lui. Inoltre, come accade oggi, tutte le Diocesi celebrano la dedicazione della cattedrale di Roma, per esprimere l'unità dell'intera Chiesa intorno al vescovo di quella città, colui che nella Chiesa detiene il primato perché è il successore di Pietro, il vicario di Cristo. La cattedrale di Roma non è, diversamente da quel che molti pensano, la basilica di San Pietro, ma la basilica del Laterano, dedicata al divino Salvatore e in seguito anche ai due santi di nome Giovanni, il Battista e l'Evangelista (di qui l'abituale denominazione di San Giovanni in Laterano).
Ma la celebrazione di oggi non è soltanto un'espressione dell'unità della Chiesa; essa dà modo di ricordare anche qual è il significato delle cattedrali e di tutte le altre chiese. Di solito si considera una chiesa come la "casa di Dio"; ma come si può pensare di chiudere tra quattro muri, per quanto ampi e ornati, Colui che - come riconobbe Salomone dopo aver costruito il maestoso tempio di Gerusalemme - neppure i cieli possono contenere? Il nome "chiesa" significa assemblea, comunità; quindi propriamente designa l'insieme dei cristiani, o un loro gruppo, riunito a celebrare i divini misteri. Di solito ciò avviene in appositi edifici, ai quali è stato dato lo stesso nome del gruppo che vi si raduna. Dunque la chiesa-edificio è soltanto un segno della Chiesa-comunità; è questa che conta, e sussiste anche quando celebra la Messa in mezzo a un prato. La chiesa di pietra è la casa degli uomini che vi si raccolgono, e solo indirettamente è la casa di Dio, nel senso che Dio vi si fa presente in modo speciale; dagli uomini costruita apposta per ritrovarvisi a pregare, di norma in quella casa lo incontrano: lì ascoltano la sua Parola, lì ricevono i sacramenti, cioè la sua Grazia.
La destinazione del luogo esige lo si rispetti: il vangelo di oggi (Giovanni 2,13-22) presenta un Gesù insolitamente "arrabbiato", che circa il tempio dimostra di non tollerare abusi. "Trovò nel tempio gente che vendeva buoi, pecore e colombe e, là seduti, i cambiamonete. Allora fece una frusta di cordicelle e scacciò tutti fuori..." Poi, a chi contestava il suo operato, disse: "Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere". Egli parlava, spiega il vangelo, del tempio del suo corpo; quando fu risuscitato dai morti, i suoi discepoli si ricordarono che aveva detto questo, e credettero.
Dunque il vero tempio, "luogo" della divina Presenza, è il Risorto, senza dimenticare che prima di tornare al Padre egli ha assicurato ai suoi discepoli: "Io sono con voi tutti i giorni, sino alla fine dei secoli", e in precedenza aveva detto: "Là dove due o tre sono riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro". Di più: la divina Presenza concerne la comunità e insieme i suoi singoli componenti, come spiega la seconda lettura di oggi (Prima lettera di Paolo ai Corinzi 3,9-17): "Fratelli, voi siete edificio di Dio... Il fondamento che già vi si trova è Gesù Cristo. Non sapete che siete tempio di Dio e che lo Spirito di Dio abita in voi?... Santo è il tempio di Dio, che siete voi".
In rapporto alla celebrazione di oggi, questi richiami valgono a darle il vero significato: tutti i cristiani, spiritualmente uniti ciascuno al proprio vescovo e con lui al Vicario di Cristo, compongono il vero tempio, la Chiesa, corpo mistico del Cristo che l'ha voluta.
Omelia di mons. Roberto Brunelli (Le chiese non sono le case di Dio)
Una chiesa viva e coraggiosa nel segno dell'unione
In questa domenica celebriamo la festa della dedicazione della Basilica Lateranense che, come ben sappiamo, è intitolata a San Giovanni Battista. E' la chiesa cattedrale del Vescovo di Roma e come tale ha una funzione simbolica molto importante nel panorama delle chiese costruite fin dai primi secoli del cristianesimo, dopo la pubblicazione dell'editto di Milano dell'Imperatore Costantino, che permise ai cristiani di professare pubblicamente il culto e quindi di realizzare e costruire le chiese ove radunarsi in preghiera e per celebrare l'eucaristia. San Giovanni in Laterano è stata la prima chiesa cattedrale di Roma dove i successori degli apostoli, i vescovi, hanno continuato a svolgere il loro ministero. In San Giovanni in Laterano si sono celebrati concili di grande importanza storica e dottrinale. La chiesa del Laterano, infatti, è la prima, per data e per dignità, di tutte le chiese d'Occidente. Essa è ritenuta madre di tutte le chiese dell'Urbe e dell'Orbe. Consacrata da papa Silvestro il 9 novembre 324, col nome di basilica del Santo Salvatore, essa fu la prima chiesa in assoluto ad essere pubblicamente consacrata. Nel corso del XII secolo, per via del suo battistero, che è il più antico di Roma, fu dedicata a san Giovanni Battista; donde la sua corrente denominazione di basilica di San Giovanni in Laterano. Per più di dieci secoli i papi ebbero la loro residenza nelle sue vicinanze e fra le sue mura si tennero duecentocinquanta concili, di cui cinque ecumenici.
Si comprende quindi il significato di questa festa. Andiamo oggi alla sorgente di quella fede uscita dalle catacombe e dal nascondimento e professata pubblicamente.
La liturgia della parola di Dio ci aiuta ad entrare nel ricordo storico, ma soprattutto nella memoria della fede che non è solo storia del passato, ma vita di oggi della Chiesa di Roma e delle chiese di tutto il mondo. La preghiera inziale della santa messa di questa festa ci immette nel clima teologico e spirituale più giusto per vivere questa giornata di gioia spirituale: "O Padre, che prepari il tempio della tua gloria, con pietre vive e scelte, effondi sulla Chiesa il tuo Santo Spirito, perché edifichi il popolo dei credenti che formerà la Gerusalemme del cielo".
Nella prima lettura di oggi, tratta dal profeta Ezechiele. l'immagine e la visione del tempio santo di Dio è presentata come luogo di grazia. L'acqua nella sacra scrittura indica appunto tutto ciò che è dato gratuitamente dal Signore per la nostra santificazione che passa attraverso al purificazione. L'acqua del battesimo è il primo importante momento di questo cammino di santificazione nella comunità dei credenti, la chiesa quale popolo in cammino verso i pascoli della rigenerazione interiore e spirituale. E' evidente il riferimento alla grazia rigenerante del battesimo e di ogni altra grazia santificante ed attuale che opera nel profondo del cuore e della vita del battezzato per portarlo progressivamente, attraverso le vicende dell'esistenza umana, non senza difficoltà, alluvioni spirituali, inondazioni, tracimazioni, distruzione, alla ricostruzione e alla rigenerazione dopo la tempesta e il diluvio distruttivo.
Nella seconda lettura, un brevissimo brano tratto dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi, troviamo i concetti fondamentali della chiesa come edificio di Dio, costruito con pietre vive sul basamento che è Cristo.
Nel testo del Vangelo di oggi, tratto da San Giovanni, riscontriamo un duplice atteggiamento di Gesù circa la valenza del tempio. In primo luogo vediamo come il Signore è particolarmente duro verso coloro che avevano fatto del tempio di Gerusalemme, luogo santo per eccellenza di Israele e simbolo della fede, un luogo di commercio e di sfruttamento dell'immagine di Dio per i loro tornaconti economici. Gesù caccia in malo modo quei furfanti, accusandoli di un grave peccato di simonia.
Da questo comportamento di Gesù, i discepoli fecero delle riflessioni e trassero delle conclusioni, che Giovanni, presente come sempre in tutta la vita del maestro, descrive con queste parole: "I suoi discepoli si ricordarono che sta scritto: «Lo zelo per la tua casa mi divorerà».
Il conseguente atteggiamento dei Giudei presenti al fatto, fu quello di prendere la parola e rivolgersi direttamente a Gesù, per sapere il suo pensiero. La domanda di circostanza fu: «Quale segno ci mostri per fare queste cose?». Occasione buona per Gesù per richiamare l'attenzione sulla sua morte e risurrezione. Avvenimenti che accadranno di lì a poco. Dice Gesù: «Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere». Gli dissero allora i Giudei: «Questo tempio è stato costruito in quarantasei anni e tu in tre giorni lo farai risorgere?». Ma egli parlava del tempio del suo corpo. Quando poi fu risuscitato dai morti, i suoi discepoli si ricordarono che aveva detto questo, e credettero alla Scrittura e alla parola detta da Gesù".
Questo bellissimo brano del Vangelo di Giovanni è davvero un testo che apre il nostro cuore alle speranza e alla gioia cristiane. Non son i templi materiali, chiese e santuario, fatti di pietre e oggetti preziosi, ma sono le persone che contano davanti a Dio. La morte, la distruzione, tutto ciò che è negativo troverà la ragione per riscattarsi in vita, in positività, perché Cristo Risorto è il vincitore del peccato e della morte.
Queste fondamentali verità sono annunciate dalla Chiesa e da chi è il primo responsabile in terra di essa: il Romano Pontefice. Ed oggi che celebriamo la la dedicazione della Chiesa di San Giovanni in Laterano, questo evento ci richiama immediatamente la figura e la missione del Papa nella Chiesa e nel mondo contemporaneo.
In questo momento della nostra storia, il Signore ha posto alla guida della sua chiesa, santa e fatta anche di peccatori, Papa Francesco. Per lui, come ci chiede continuamente lo stesso Pontefice, siamo chiamati a pregare e lo facciamo con passione, amore e sincerità con questa mia umile preghiera composta da me per questa ricorrenza annuale:
Cristo, Buon Pastore,
che hai scelto alla guida della tua santa chiesa,
Papa Francesco,
assisti il Vescovo di Roma,
perché possa continuare ad annunciare,
nella fedeltà alla tua parola,
il vangelo della gioia e del perdono.
Non permettere, o Gesù, Salvatore del mondo,
che le forze del male prevalgano
nei confronti della tua chiesa,
ma con l'assistenza dello Spirito,
che è Signore e dà la vita,
possa camminare nel mondo
con la forza della vera fede
e con l'energia dell'amore che tutto perdona,
sotto la guida dei pastori che tu hai scelto per amore.
Nessuno dei membri della tua chiesa,
sia motivo di sofferenza per il Romano Pontefice,
sulle cui spalle hai messo la responsabilità
di tutto il popolo santo a te consacrato
nel fonte battesimale.
Signore Gesù, umile e mite di cuore,
proteggi Papa Francesco,
dall'indifferenza e dall'arroganza di quanti
non sentono il grido dell'umanità sofferente
e non hanno a cuore le sorti delle genti.
Conserva, Signore, il nostro amato pastore di Roma,
nella piena salute del corpo e dello spirito,
perché possa continuare a lungo
la sua missione di guida e padre
per quanti cerca con sincerità la verità.
Fa' che nulla lo turbi e nessuno dei cardinali,
vescovi, sacerdoti, religiosi, religiose, diaconi,
seminaristi, laici impegnati nel servizio pastorale,
e fedeli laici sia motivo di interiore sofferenza
per la poca fede e la scarsa adesione al vangelo dell'amore,
della pace, della giustizia e della fratellanza universale.
Maria, la Regina degli apostoli, renda feconda
l'attività missionaria, spirituale e morale
di Papa Francesco, nostro illuminato maestro nella fede
e guida sicura sulle strade del vangelo che portano al cielo,
nella consapevolezza che si è chiesa sotto la guida
dell'unico pastore, che è Cristo Signore. Amen
Omelia di padre Antonio Rungi
Liturgia e Liturgia della Parola della Festa della Dedicazione della Basilica Lateranense Domenica 9 novembre 2014
tratto da www.lachiesa.it