24 agosto 2014 - XXI Domenica del Tempo Ordinario: Pietro, l'unità e la verità

News del 22/08/2014 Torna all'elenco delle news

Cosa dice la gente? E voi che cosa dite? Gesù usa il metodo delle domande per far crescere i suoi amici. Le domande di Gesù nel Vangelo hanno davvero una funzione importantissima, non sono interrogazioni di catechismo, ma scintille che accendono qualcosa, mettono in moto trasformazioni e crescite. «Nella vita, più che le risposte, contano le domande, perché le risposte ci appagano e ci fanno stare fermi, le domande invece, ci obbligano a guardare avanti e ci fanno camminare» (Pier Luigi Ricci). 

Ma voi che cosa dite? Non c’è una risposta già scritta da qualche parte, con un contenuto da apprendere e da ripetere. Le sue domande assomigliano semmai di più alle domande che si fanno gli innamorati: chi sono io per te? E l’altro risponde: Sei la mia donna, il mio uomo, il mio amore, la mia vita. Voi, miei amici, che io ho scelto uno per uno, chi sono per voi? Ciò che Gesù vuole sapere dai discepoli di sempre è se sono innamorati, se gli hanno aperto il cuore. Cristo è vivo solo se è vivo dentro di noi. Il nostro cuore può essere culla o tomba di Dio

Pietro risponde: Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente. 

- Il Cristo... non un nome proprio, ma un attributo che indica l’origine e il compito di Gesù e rimanda subito oltre lui: sei la mano di Dio nella storia. 

- Il Figlio di Dio... tu sei entrato in Dio pienamente e Dio è entrato in te totalmente. E ora tu fai le cose che solo Dio fa, nelle tue dita è lui che accarezza il mondo. 

- Del Dio  vivente... Colui che fa viva la vita, il miracolo che la fa fiorire. Il Vivente è grembo gravido di vita, fontana da cui la vita sgorga inesauribile e illimitata. 

Beato te, Simone... tu sei roccia, a te darò le chiavi del regno; ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli.... 

Non solo Pietro, ma chiunque professi la sua fede ottiene questo potere. Il potere   di perdonare i peccati non è il potere giuridico dell’assoluzione (non è nello stile di Gesù sostituire vecchi codici con nuovi regolamenti). È invece il potere di diventare una presenza trasfigurante anche nelle esperienze più squallide e impure e alterate dell’uomo. Compiendo il cammino dalla nostra povertà originaria verso una divina pienezza, per essere immagine e somiglianza di Dio, «figli di Dio». Interiorizzare Dio e fare le cose di Dio: questa è la salvezza. 

Gesù dice a ogni discepolo: terra e cielo si abbracciano in te, nessuna tua azione resta senza eco nel cielo, il tuo istante si apre sull’eterno, l’eterno si insinua nell’istante.  Tutti possiamo essere roccia che trasmette solidità, forza e coraggio a chi ha paura. Tutti siamo chiave che apre le porte belle di Dio, che può socchiudere le porte della vita in pienezza. 

(Letture: Isaia 22, 19-23; Salmo 137; Romani 11, 33-36; Matteo 16, 13-20)

Omelia di padre Ermes Ronchi

 

Infallibili nel manifestare l'amore

"O profondità della ricchezza, della sapienza e della conoscenza di Dio! Quanto insondabili sono i suoi giudizi!" Questa celebrazione della superiore sapienza divina apre la seconda lettura di oggi (Romani 11,33-36) e trova un esempio clamoroso nell'episodio del vangelo (Matteo 16,13-20), in cui vediamo Gesù compiere una scelta che allora dev'essere apparsa ingenua se non sciocca, e invece noi, alla distanza, costatiamo essere stata sapiente.

L'episodio comincia con una sua domanda agli apostoli: "Chi sono io, secondo la gente?" Il Battista, rispondono, o uno degli antichi profeti. "Ma voi, chi dite che io sia?" chiede poi, e stavolta risponde Simone, con parole di una profondità inattesa da un povero pescatore: "Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente". Risposta perfetta, osserva Gesù: tanto acuta da trascendere "la carne e il sangue", cioè le umane capacità. Perciò gli dice: "Beato sei tu, Simone, figlio di Giona, perché né carne né sangue te l'hanno rivelato, ma il Padre mio che è nei cieli". Continua poi con parole che spiegano perché il Padre ha fatto capire tal cosa a quell'uomo semplice: "Tu sei Pietro, e su questa pietra edificherò la mia Chiesa, e le potenze degli inferi non prevarranno su di essa".

Occorre qui, dopo "la carne e il sangue", qualche altro chiarimento dell'immaginifico linguaggio biblico: le potenze degli inferi sono le forze avverse; cambiare il nome a una persona significa cambiargli la vita, affidandogli una missione; Pietro è la forma in cui si è resa in italiano la parola ebraica Kefa', che significa roccia, pietra inamovibile. Circa quest'ultima, torna alla mente l'esempio con cui Gesù ha concluso il cosiddetto discorso della montagna, quando ha confrontato una casa costruita sulla sabbia, destinata a crollare sotto l'imperversare di alluvioni e tempeste, con una casa costruita sulla roccia, che niente e nessuno può far cadere.

Gesù edifica dunque la sua casa, la Chiesa, appunto sulla roccia che è Pietro. Ma come può essere tanto affidabile un semplice uomo, anzi un uomo come quello, privo di cultura e di potere, capace di slanci istintivi ma anche di gravi cedimenti? Come può essere una roccia destinata a sfidare i secoli e le tempeste, chi nel momento del pericolo per tre volte avrebbe negato persino di conoscere il Maestro? Eppure, davvero duemila anni stanno a dimostrare che quella casa ha superato bufere d'ogni genere ed è tuttora in piedi, anzi più salda che mai. Non certo per le capacità di Pietro e neppure dei suoi successori: il fatto che Gesù abbia costruito la sua Chiesa proprio sull'umana fragilità, sta a dimostrare che la vera roccia in cui la Chiesa affonda le fondamenta è Chi l'ha voluta.

L'ha voluta, e continua a sostenerla, come implicano le successive parole di quel memorabile discorso. Disse ancora Gesù a Pietro: "A te darò le chiavi del regno dei cieli: tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli". Non sarebbe neppure pensabile che Dio approvi in anticipo le decisioni (si parla di quelle importanti, vincolanti per le coscienze; quelle in grado di decidere l'ingresso o l'esclusione dei fedeli dalla vita eterna) di Pietro e dei suoi successori, se non fosse Lui stesso a ispirarle, o quanto meno a impedire che siano prese al di fuori della Sua volontà.

Si spiega così il senso dell'infallibilità del papa, da non intendere dunque come una sua presuntuosa pretesa di essere migliore degli altri o di voler dominare su tutti: la sua missione è un segno della Provvidenza, protesa a non lasciare gli uomini in balìa di sé stessi, a rischio di perdersi per sempre, ma ad assicurare loro la luce necessaria a raggiungere la meta. Pietro e i suoi successori sono solo uomini, scelti da un Capo sempre vigile e premuroso per essere i portavoce del suo amore, che i secoli e le tempeste non hanno cancellato né potranno cancellare.

Omelia di mons. Roberto Brunelli

 

Legare e sciogliere in terra e in cielo

Il Vangelo di oggi ci fa meditare sul potere spirituale che Gesù assegna a Pietro, dopo la sua professione sincera di fede in Lui, che è il potere evangelico della misericordia e del perdono di Dio per l'umanità. Questo speciale compito spetta a Pietro e alla barca di Pietro alla Chiesa di Cristo, che è una, santa, cattolica ed apostolica secondo quanto professiamo con la bocca e con il cuore nel Credo apostolico. Tutto parte da un'esigenza di Gesù di sapere cosa pensa la gente di Lui. Ebbene le risposte, quelle che avevano avuto maggiore consenso sono state indicate nel testo del vangelo di Matteo di questa XXI domenica del tempo ordinario, che si colloca verso la fine del periodo estivo: "Alcuni dicono Giovanni il Battista, altri Elìa, altri Geremìa o qualcuno dei profeti». Gesù non si scompone di fronte a questo sondaggio di opinione sulla persona, ma evidentemente anche lui non era contento di come aveva risposto l'opinione pubblica intervistata dagli apostoli. Gesù vuole dai discepoli una risposta più diretta, una percezione più immediata della sua persona e della sua missione. Ecco perché non soddisfatto di quanto hanno capito, falsamente gli altri, si rivolge direttamente agli apostoli e chiede: «Ma voi, chi dite che io sia?». Un certo imbarazzo sicuramente c'è stato tra loro. Forse qualcuno dei dodici, compreso Giuda voleva dire la sua opinione sul maestro. Invece, e qui entra in gioco l'autorevolezza di Pietro e il suo ruolo nel collegio apostolico, quello di portavoce, anzi del primi testimone della fede in Gesù Cristo. Pietro allora prendendo la parola senza mezzi termini, come sentiva nella sua mente e nel suo cuore, sotto l'azione dello Spirito Santo che lo guida nei pensieri e nella parola, disse: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente». E' la celebre professione di fede di Pietro a Filippi di Cesarea, da cui parte tutta la missione della Chiesa, come mandato diretto a Pietro e al gruppo dei dodici di riconciliazione e di perdono. Bellissimo comando che Gesù affida a Pietro per il bene dell'umanità: "Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le potenze degli inferi non prevarranno su di essa. A te darò le chiavi del regno dei cieli: tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli". Gesù edifica la chiesa su Pietro e non c'è chiesa senza Pietro, ovvero senza Cristo. A questa chiesa affida il potere del legare e dello sciogliere. Chiaro riferimento al dono della misericordia che la chiesa è chiamata ad esercitare nel nome di Cristo mediante i sacramenti della confessione, ma anche mediante altre forme di perdono che la Chiesa, in nome di Cristo, può concedere ai singoli fedeli e all'intera comunità dei credenti. Il potere delle chiavi e il potere di riconoscersi nella Chiesa come comunità di credenti che professano la stessa fede nell'unico salvatore del mondo, che è Gesù Cristo. Il battesimo, come la cresima, come la confessione sacramentale sono i sacramenti della fede che ci immettono nella vita della chiesa e della grazia, ci confermano nella volontà di camminare sulla strada che ha percorso Gesù e in caso di fragilità umana e peccato, ritorniamo, pentiti, sulla strada del bene chiedendo perdono a Dio dei nostri peccati. Nessuno è escluso dalla misericordia di Dio, se sinceramente pentito e contrito dei propri peccati. La chiesa ha sempre le porte aperte e non chiude in faccia a nessuno le sue porte di ingresso alla grazia e alla misericordia di Dio.

Facendo nostro l'incoraggiante discorso alla speranza cristiana, che trapela nella prima lettura della parola di Dio di oggi, tratto dal profeta Isaia, guardiamo a Dio e soprattutto a chi Dio lo vede rendere "visibile" con la sua tenerezza di Padre, fissando la nostra riflessione su queste bellissime parole di conversione e di rinnovamento personale ed ecclesiale, necessario soprattutto ai nostri giorni: "Sarà un padre per gli abitanti di Gerusalemme e per il casato di Giuda. Gli porrò sulla spalla la chiave della casa di Davide: se egli apre, nessuno chiuderà; se egli chiude, nessuno potrà aprire". E San Paolo Apostolo in uno dei passaggi più belli della lettera ai Romani, in cui si rivolge a Dio e a Cristo, scrive parole di estremo conforto e di fiducia in Dio, nel quale riporre ogni nostra legittima attesa di sapere e di conoscenza: "O profondità della ricchezza, della sapienza e della conoscenza di Dio! Quanto insondabili sono i suoi giudizi e inaccessibili le sue vie! Infatti, chi mai ha conosciuto il pensiero del Signore? O chi mai è stato suo consigliere? O chi gli ha dato qualcosa per primo tanto da riceverne il contraccambio? Poiché da lui, per mezzo di lui e per lui sono tutte le cose. A lui la gloria nei secoli".

Con grande umiltà del nostro cuore e della nostra limitata intelligenza umana, ci abbassiamo davanti alla sapienza di Dio. Ci rimettiamo totalmente a Lui e affidiamo la nostra vita a Colui che di questa vita umana si è fatto carico, Gesù Cristo, Figlio di Dio, che è venuto in questo mondo offrendo la sua vita e versando il suo sangue per la salvezza dell'umanità.

Rinnoviamo di fronte al grande mistero di Cristo salvatore e di Dio Padre, Figlio e Spirito Santo, davanti ai molteplici misteri della vita umana, la nostra fiduciosa preghiera, in sintonia e in comunione con Pietro, che oggi ha il nome di Papa Francesco, e con tutta la chiesa sparsa nel mondo, che soffre a causa di quella fede osteggiata da chi non permette di professarla liberamente in ogni parte della terra: O "Padre, fonte di sapienza, che nell'umile testimonianza dell'apostolo Pietro hai posto il fondamento della nostra fede, dona a tutti gli uomini la luce del tuo Spirito, perché riconoscendo in Gesù di Nazaret il Figlio del Dio vivente, diventino pietre vive per l'edificazione della tua Chiesa".

La confessione della fede passi se è necessario anche attraverso la testimonianza estrema del martirio come da 2000 anni ci insegnano i martiri delle prime persecuzioni ai martiri delle persecuzioni del 2014. Un profondo legame di sangue e di amore a Cristo lega i cristiani di ogni tempo, di ogni epoca e cultura, di ogni nazione, in quanto il sangue dei martiri è stato e rimarrà il seme spirituale per la diffusione della fede in Gesù Cristo fino agli estremi confini della terra. Dalla Palestina a Roma, con Pietro e Paolo, ai 124 martiri coreani beatificati da Papa Francesco nei giorni scorsi a Seul, nel suo primo viaggio apostolico nel Continente Asiatico, tutto parla di Gesù e tutto dice quanto sia grande l'amore per Lui quando la fede è sincera e forte nei cuori dei suoi discepoli. Noi con Pietro diciamo: Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente". Amen. Amen.

Omelia di padre Antonio Rungi

 

Liturgia e Liturgia della Parola della XXI Domenica del Tempo Ordinario (Anno A): 24 agosto 2014 

tratto da www.lachiesa.it