27 luglio 2014 - XVII Domenica del Tempo Ordinario: il Regno di Dio nella concretezza di tutti i giorni
News del 24/07/2014 Torna all'elenco delle news
In queste domeniche del tempo ordinario ci stiamo soffermando sulla lettura continua del Vangelo di Matteo al capitolo 13. Filo comune di questo capitolo è: l'urgenza del Regno. Questo Regno si realizza, ma giungerà a compimento nel giudizio universale. Siamo invitati ancora una volta a catapultarci e proiettarci nella realtà delle dimensioni ultime.
La scelta individualistica che rischia di assorbirci e quella materialistica del consumo porta molto spesso a una prospettiva molto limitata del nostro tempo che ci impedisce di guardare all'orizzonte delle realtà ultime. Dall'altro lato c'è il rischio opposto, quello derivante da un certo spiritualismo disincarnato che vive la prospettiva escatologica in maniera catastrofista. Una visione che ci porta a chiuderci come cristiani in un mondo poco aperto agli altri, ma sempre in una dimensione di giudizio.
Il Vangelo di oggi e di queste domeniche ci invita a guardare con occhi non superficiali, ma profondi la realtà delle cose ultime. Questa realtà si costruisce già qui su questa terra implorando a Dio quella capacità di discernimento sulla nostra vita per evitare di sbandare sull'esempio di Salomone, come possiamo leggere dalla prima lettura. Questo Re ha avuto la forza di chiedere per sé non il potere, non oro e ricchezza, ma nel suo incarico ha chiesto luce a Dio per un discernimento che lo portava ad una saggezza nel suo governare. Anche a noi è richiesto di implorare Dio per avere quel coraggio e quella forza di illuminarci nelle nostre scelte di vita per anticipare già su questa terra il Regno di Dio che è un Regno di giustizia.
Questo Regno è per tutti. La prima lettura ci parla di un Re, ma nel capitolo 13 di Matteo le categorie sociali sono diverse: il contadino, il mercante, la massaia. Tutti siamo chiamati a costruire il Regno. E' un principio fondamentale e imprescindibile. Tutti i battezzati sono chiamati a costruire il Regno di Dio in forza di quella regalità sacerdotale che è di tutti coloro che hanno ricevuto il Battesimo.
Ci sentiamo coinvolti? Comprendiamo questa responsabilità?
Tutti siamo predestinati ad essere conformi al Figlio. La Parola di Dio in questo brano evangelico ci dice che il Regno non si costruisce dietro a grandi progetti. Una dracma trovato in un campo, un granello di senapa gettato a terra. Pensiamo sempre a grandi sistemi rischiando di scivolare sulle realtà piccole.
Madre Teresa di Calcutta affermava: "occorre fare piccole cose, ma con grande amore". Lo diceva una Santa che ha fatto veramente tanto per i poveri e la cui fama si è diffusa in tutto il mondo. Ha operato però nella quotidianità, nella vita di tutti i giorni. I santi sono uomini e donne con i piedi per terra essendo espressione dell'amore di Dio per l'umanità. E' facile pensare ai santi da calendario, ma pensiamo ai santi di oggi, vi assicuro che sono tanti. Queste sono persone che vivono in pienezza e con forte consapevolezza la storia, sia le loro vicende personali che quelle di chi hanno accanto. E' il richiamo alla concretezza, alla storia, il luogo dove il discepolo del Signore deve orientare tutta la sua attenzione ed il suo impegno.
Il mondo d'oggi ha bisogno di santi così. Non persone che giudicano gli altri e danno lezioni su come si debba vivere, ma persone aperte a tutti, amano gli altri, accettano il mondo e per il mondo diventano una autentica speranza. La speranza che viene dal mistero di Cristo che ci ha inseriti nella vita di Dio, il Santo! Non sono necessari, per vivere la spiritualità coniugale, i grandi gesti; bastano i piccoli gesti di amore, di tenerezza, di servizio, che ritmano la vita quotidiana La spiritualità della famiglia è una spiritualità di servizio alla vita, ai piccoli, agli anziani, agli handicappati, agli ammalati; diviene così un servizio educativo, un servizio alla società civile, un servizio alla comunità ecclesiale.
Il Concilio Vaticano II nel decreto sui Laici così si esprime:"Poiché il creatore di tutte le cose ha costituito la società coniugale quale principio e fondamento della società umana, e con la sua grazia l'ha resa sacramento grande in Cristo e nella chiesa, l'apostolato dei coniugi e delle famiglie acquista una singolare importanza sia per al chiesa sia per la società civile.... La famiglia ha ricevuto da Dio questa missione affinché sia la prima e vitale cellula della società... fra le varie opere dell'apostolato familiare si possono enumerare le seguenti: adottare come figli i bambini abbandonati, accogliere con benevolenza i forestieri, dare il proprio contributo nella direzione delle scuole, assistere gli adolescenti con il consiglio e con mezzi economici, aiutare i fidanzati a prepararsi meglio al matrimonio, collaborare alla catechesi, sostenere i coniugi e le famiglie che si trovano in difficoltà materiale e morale, provvedere ai vecchi non solo il necessario, ma anche renderli partecipi equamente dei frutti del progresso economico." .
Essere attenti ai piccoli segni trasmessi da chi ci sta intorno per costruire con priorità il Regno di Dio. Ringraziamo il Signore del suo meraviglioso disegno a riguardo di ciascuno di noi e siamo pieni di gioia e di fiducia che egli lo compirà se ci abbandoniamo a lui.
Omelia di don Michele Cerutti
Regno dei cieli, tesoro e rivoluzione di vita
Tesoro: parola magica, parola da innamorati, da avventure, da favole, ma anche da Vangelo, uno dei nomi più belli di Dio.
Il regno dei cieli è simile a un tesoro. Accade per il regno ciò che accade a chi trova un tesoro o una perla: un capovolgimento, un ribaltone totale e gioioso che travolge l'esistenza. Un tesoro non è pane quotidiano, è rivoluzione della vita.
Ebbene, anche in giorni disillusi e scontenti, i nostri, il Vangelo osa annunciare tesori. Osa dire che l'esito della storia sarà felice, comunque felice, nonostante tutto felice. Perché nel mondo sono in gioco forze più grandi di noi, che non verranno meno, alle quali possiamo sempre attingere, dono non meritato. Il regno è di Dio, ma è per l'uomo.
Un uomo trova un tesoro e pieno di gioia va. La gioia è il primo tesoro che il tesoro regala. Che il Vangelo regala. Entrarvi «è come entrare in un fiume di gioia» (papa Francesco), respirare un'aria fresca e carica di pollini. Dio instaura con noi la pedagogia della gioia! Nel libro del Siracide è riportato un testo sorprendente: Figlio, per quanto ti è possibile, trattati bene... Non privarti di un solo giorno felice (Sir 14.11.14). È l'invito affettuoso del Padre ai suoi figli, il volto di un Dio attraente, bello, solare, il cui obiettivo non è essere finalmente obbedito o pregato da questi figli sempre ribelli che noi siamo, ma che adopera tutta la sua pedagogia per crescere figli felici. Come ogni padre e madre. Figlio non privarti di un giorno felice! Prima che chiedere preghiere, Dio offre tesori. E il vangelo ne possiede la mappa.
Quell'uomo va e vende quello che ha. Il contadino e il mercante vendono tutto, ma per guadagnare tutto. Niente viene buttato via, non perdono niente, lo investono. Fanno un affare. Così sono i cristiani: scelgono e scegliendo bene guadagnano. Non sono più buoni degli altri, ma più ricchi: hanno un tesoro di speranze, di coraggio, di libertà, di cuore, di Dio. «Cresce in me la convinzione di portare un tesoro d'oro fino che devo consegnare agli altri» (S. Weil).
Tesoro e perla sono i nomi che dà al suo amore chi è innamorato. Con la carica di affetto e di gioia, con la travolgente energia, con il futuro che sprigiona. Due nomi di Dio, per Gesù. Il Vangelo mi incalza: Dio per te è un tesoro o soltanto una fatica? È perla della tua vita o solo un dovere?
Mi sento contadino fortunato, mercante ricco perché conosco il piacere di credere, il piacere di amare Dio: una festa del cuore, della mente, dell'anima.
Non è un vanto, ma una responsabilità! E dico grazie a Chi che mi ha fatto inciampare in un tesoro, in molte perle, lungo molte strade, in molto giorni della mia vita.
Omelia di padre Ermes Ronchi
Avete compreso tutte queste cose?
"Il Regno dei cieli è simile a un tesoro nascosto in un campo...": tutto il discorso in parabole (Matt.13) è un invito rivolto a chi ascolta, perché sappia vedere, comprendere e sorprendersi della inesauribile bellezza di ciò in cui è immerso. Veder Dio in tutte le cose, sentire il suo profumo, toccarlo presente nella carne fragile degli uomini, gustare il suo amore presente anche sotto un cumulo di macerie, è il cammino che Gesù propone a chi è chiamato a diventare figlio del Regno del Padre.
Non può non stupire questo infinito Regno dei cieli "tesoro" "nascosto in un campo", Dio che si nasconde per non fare violenza, che si fa trovare da un uomo che neppure lo cerca. Quando quest'uomo lo trova, lo nasconde di nuovo, non lo esibisce, non lo fa proprio, va, è pieno di gioia perché è cosciente di aver trovato un tesoro, decide di vendere tutti i suoi averi perché i suoi criteri di valutazione sono radicalmente cambiati, compra quel campo. È singolare questo "comprare il campo": adesso lo guarda con occhi nuovi, perché sa che nasconde il tesoro. Adesso il discepolo di Gesù, che per Lui ha staccato il cuore da tutto ciò in cui fondava la propria sicurezza, guarda il mondo con occhi nuovi.
"Il Regno dei cieli è simile anche a un mercante che va in cerca di perle preziose...". Adesso si tratta di un uomo in ricerca: sa che cosa cerca, sa valutare, sa che cosa comprare... Ha trovato "una" perla preziosa: anche quest'uomo che conosce bene le perle, va, vende tutto quello che ha e la compra. Adesso, il discepolo di Gesù, che ha gustato la forza nuova del suo Amore, sa a chi affidare la propria vita.
"Il Regno dei cieli è simile a una rete gettata nel mare che raccoglie ogni genere di pesci..." Questa parabola, come le due precedenti, appartiene solo a Matteo: riprende con le stesse parole la parabola della zizzania, ma con sottolineature molto diverse. L'evangelista riassume tutto il messaggio del "Regno dei cieli" con quanto interessa particolarmente la sua comunità. Il "Regno dei cieli" è il mistero dell'Amore di Dio dentro il mondo, nella fragilità e nel limite della creazione e della carne dell'uomo: il Regno dei cieli "nascosto dalla fondazione del mondo" è manifestato in Gesù, nella sua carne umana, nel dramma della Croce, nell'Amore dentro l'oscurità, nell'infinito dentro il piccolo seme, nella forza dentro la debolezza. Il Regno di Dio è l'incontenibile mistero dell'Amore di Dio dentro il tempo e lo spazio che fanno la storia, "come una rete gettata nel mare che raccoglie ogni genere di pesci": la comunità di Matteo (e la nostra) vorrebbe "giudicare", "separare", anticipare ciò che "sarà al compimento del tempo", ma che sfugge all'oggi dell'uomo. L'invito di Gesù è di rimanere dentro la storia come discepoli che ascoltando la sua Parola hanno capito che la storia è il luogo fragile nel quale l'Amore di Dio rivela la sua potenza e con Lui hanno cominciato un cammino che non avrà mai termine. "Ecco, io sono con voi fino al compimento del tempo", così termina il Vangelo di Matteo, con l'invito rivolto ai discepoli a non pretendere di anticipare il compimento del tempo ma a vederlo e sentirlo presente accanto a loro in ogni attimo e in ogni situazione della vita.
"Avete compreso tutte queste cose?" È la domanda che Matteo rivolge ai suoi lettori, a noi, oggi. Tutto questo cap. insiste nel dire che i discepoli sono coloro che "comprendono", non solo con l'intelligenza ma operando un "discernimento" spirituale, perché si tratta di conoscere "i misteri" del Regno instaurato da Gesù, di vedere Dio nella carne umana, e di accoglierne la logica sconvolgente.
Anche noi siamo chiamati a dire il nostro "Si" personale alla domanda di Gesù, per cominciare il cammino con Lui, mai concluso, fatto ancora di tante incomprensioni e pure di tradimenti, e di cedimenti all'illusione di poter costruire, con le proprie forze, un mondo migliore di quello creato e amato da Dio.
La frase conclusiva può essere la sintesi di tutto il Vangelo di Matteo: "Per questo, ogni scriba divenuto discepolo del Regno dei cieli..." Ad una comunità di persone che provengono dal giudaismo, a coloro che sono fedeli interpreti della Legge, Matteo propone l'incontro con Gesù, l'ascolto della sua Parola, che apre la mente e il cuore, e li rende discepoli del Regno dei cieli che scoprono e sperimentano un tesoro, l'Amore di Dio nella concretezza della storia. Li fa passare da servi della Legge a "padroni della casa", per gustare la libertà dell'Amore. L'esistenza del discepolo del Regno è l'esperienza meravigliosa dell'inesauribilità di un tesoro, l'Amore infinito, al quale attingere con la libertà di chi sente che i valori autentici sono tali perché si rinnovano sempre nel dinamismo mai concluso della storia.
Omelia di mons. Gianfranco Poma
Liturgia e Liturgia della Parola della XVII Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) 27 luglio 2014
tatto da www.lachiesa.it