L'arcivescovo scrive ai giovani per la Pasqua: Cari giovani, Gesù è l'unico maestro da imitare, cari giovani vi voglio bene
News del 19/04/2014 Torna all'elenco delle news
Miei cari giovani,
Voglio parteciparvi le mie riflessioni sulla speranza contemplata ai piedi della Croce.
E’ stata l’omelia tenuta in cattedrale durante la celebrazione del Venerdì santo. Sono riflessioni fatte pensando a voi e al vostro impegno di speranza. Ponete queste riflessioni accanto al decalogo sulla speranza, che vi ho distribuito a suo tempo.
Dinanzi alla croce il venerdì santo giungono a termine diversi cammini di speranza, perché quel Crocifisso durante la vita si era presentato come il punto nevralgico e di non ritorno della speranza dell’uomo.
· Io sono la via, la verità, la vita
· Chi non raccoglie con me, disperde
· io sono la vite e voi i tralci
La gente ci aveva creduto, ma ciascuno a suo modo; e a suo modo aveva sperato in quell’uomo. La sua morte sembrò a tutti la fine di queste speranze.
Nel susseguirsi degli anni, in ogni venerdì santo gli uomini si sono interrogati e si interrogano ancora se veramente Gesù di Nazaret è il punto di non ritorno della speranza dell’uomo.
Cari giovani, impegnati nel Sinodo diocesano in un cammino di speranza, voglio ripercorrere con voi queste speranze e perché possiate essere forti in questo vostro cammino, che mi auguro sia di non ritorno, per il bene vostro e per il bene della realtà che ruota attorno a voi.
Dinanzi alla croce di Gesù:
* C’è l’assenza degli apostoli, che sono fuggiti tutti all’arresto di Gesù e lo hanno abbandonato:
La loro speranza si dissolse in un momento, segno di quanti hanno una speranza fragile e immatura, che ha bisogno di essere sostenuta e accompagnata.
* C’è la speranza delusa di chi, ai piedi della croce, attendeva un segno straordinario di Dio per capovolgere gli eventi ed essere così certi che Dio c’è, ed è forte e potente. Chiede, perciò, a Gesù di scendere dalla croce. E’ la speranza di chi vuole realizzare il bene solo con la potenza e i miracoli di Dio, che dovrebbero permettere all’uomo solo di stare a guardare, a gustarsi lo spettacolo di Dio che agisce.
* C’è la speranza irridente e sprezzante del potere politico e religioso del tempo, i sacerdoti, i farisei e i soldati romani. Loro erano soddisfatti che un altro provocatore è stato fatto fuori e così l’equilibrio religioso-politico è stato ricomposto. E’ la speranza di chi vuole che non cambi nulla nella vita e desidera che le cose restino sempre le stesse, seguendo la legge perversa del si è fatto sempre così. Per questi non c’è speranza perché nulla può e deve cambiare.
* C’è la speranza ribelle del cattivo ladrone. Lui aveva voluto costruire se stesso e il suo benessere attendando al bene degli altri e perciò bestemmia contro questo esito crudele della sua vita. E’ la speranza di chi vuole raggiungere una situazione di benessere e di potere a discapito della felicità degli altri.
* C’è la speranza penitente e fiduciosa del buon ladrone, folgorato dalla grazia di Dio all’ultimo momento della sua vita, che riconosce il tempo perduto e ormai irrecuperabile e si affida fiducioso alla misericordia: ricordati di me. E’ la speranza di chi solo all’ultimo recupera la coscienza di sé e di quel che sarebbe potuto essere e accadere nella sua vita, se fosse stata impostata meglio. Ma ormai egli è alla fine e piega umile il capo davanti a Dio, chiedendo misericordia.
* C’è la speranza di compassione e di condivisione di Giovanni e delle pie donne, che hanno percorso anche loro il cammino verso il Calvario: ai piedi della Croce adesso sostengono il dolore di Gesù e di Maria. Essi incarnano la speranza di chi traduce l’attesa di una realtà diversa, condividendo e alleviando il dolore di chi soffre.
* C’è la speranza realistica di Giuseppe d’Arimatea, che aveva confidato anche lui in Gesù, ma che ora, dinanzi alla tragedia della croce e della morte, accetta con coraggio il momento presente e si dà premura perché il corpo fosse sepolto prima del riposo sabbatico. E’ la speranza di chi guarda il presente con realismo, e cerca con impegno il da farsi immediato, anche se limitato, senza false illusioni, rimandando al futuro decisioni più forti.
* C’è la speranza di compartecipazione di Maria, che partecipa della stessa speranza del Figlio. Con lui consuma dinanzi al Padre il fiat dell’annunciazione: Eccomi, sono la serva del Signore, e attende paziente che il Padre si riveli con le sue promesse: Si compia in me la tua parola. E’ la speranza di chi si coinvolge tutto nella realizzazione del bene e sa attendere paziente l’ora di Dio, creando a Dio in un certo senso le condizioni del suo intervento.
* C’ è, infine, la speranza del Crocifisso, che è consapevole di aver compiuto la sua missione ed aver dato tutto, sino alla fine: Tutto è compiuto. E si raccomanda fiducioso al Padre, attendendo il compimento della speranza della vittoria del bene sul male, della vita sulla morte: Nelle tue mani affido il mio spirito. Con Maria egli attende la risurrezione, con la quale il Padre suggellerà e renderà credibile la sua opera di salvezza.
Cari giovani, questa è l’unica vera speranza alla quale aggrapparci. Gesù è l’unico modello da imitare. Gesù è l’unico maestro da seguire. Egli orienta così il nostro cammino di speranza: Se il chicco di grano caduto in terra non muore, non porta frutto. E’ la logica della Pasqua. E’ la legge del bene. E’ il percorso sicuro della speranza.
Cari giovani, seguite questo percorso e non resterete delusi.
Vi abbraccio e vi auguro Buona Pasqua.
Vi voglio Bene.
Sabato Santo 2014.
+ p. Giuseppe
Vostro Vescovo