Da Gesù la radice della vita buona

News del 14/02/2014 Torna all'elenco delle news

Avete inteso che fu det­to, ma io vi dico... Ge­sù non annuncia u­na nuova morale più esigen­te e impegnativa. Queste, che sono tra le pagine più radica­li del Vangelo, sono anche le più umane, perché qui ritro­viamo la radice della vita buona. Il discorso della monta­gna vuole condurci alla radi­ce, lungo una doppia diret­trice: la linea del cuore e la li­nea della persona. Il grande principio di Gesù è il ritorno al cuore, che è il laboratorio dove si forma ciò che poi u­scirà fuori e prenderà figura di parola, gesto, atto. È necessa­rio guarire il cuore per guari­re la vita.

Fu detto: non ucciderai; ma io vi dico: chiunque si adi­ra, chiunque alimenta den­tro di sé rabbie e rancori, è già omicida.

Gesù risale alla radice pri­ma, a ciò che genera la morte o la vita. E che san Giovanni esprimerà in un'affermazione colossale: «Chi non ama suo fratello è omicida» (1Gv 3,15). Cioè: chi non ama uccide.

Non amare qualcuno è to­gliergli vita; non amare è un lento morire.

Ma io vi dico: non giurate af­fatto; il vostro dire sia sì, sì; no, no. Dal divieto del giuramen­to, Gesù arriva al divieto del­la menzogna. Di' la verità sempre, e non servirà più giu­rare. Così porta a compi­mento, sulla linea del cuore, le conseguenze già implicite nella legge antica.

E poi la linea della persona: Se tu guardi una donna per desiderarla sei già adultero...

Non dice: se tu, uomo, desi­deri una donna; se tu, donna, desideri un uomo. Il deside­rio è un servitore indocile, ma importante.

Dice: Chi guarda per deside­rare, e vuol dire: se tu guardi solo per il tuo desiderio, se guardi il suo corpo per il tuo piacere, allora tu pecchi con­tro la sua persona. Tu allora sei un adultero, nel senso o­riginario di adulterare: tu fal­sifichi, tu inquini, tu impove­risci la persona.

Perché riduci a oggetto per te, a corpo usa e getta la perso­na, che invece è abisso, ocea­no, cielo, angelo, profondità, vertigine. Pecchi non tanto contro la legge, ma contro la profondità e la dignità della persona, che è icona di Dio.

Perché la legge è sempre ri­velazione dei comportamen­ti che fanno crescere l'uomo in umanità, o che ne dimi­nuiscono l'umanità e la gran­dezza, che è come dire rive­lazione di ciò che rende feli­ce l'uomo. È un unico salto di qualità quello che Gesù propone, la svolta fondamentale: passare dalla legge alla persona, dall'esterno all'interno, dalla re­ligione del fare a quella del­l'essere. Il ritorno al cuore, là dove nascono i grandi «per­ché» delle azioni. Allora il vangelo è facile, umanissimo, anche quando dice parole come queste, che danno le vertigini.

Omelia di padre Ermes Ronchi