La Concelebrazione del martedì di Festa

News del 16/09/2009 Torna all'elenco delle news

In Cattedrale la Solenne Concelebrazione Eucaristica alle ore 10.00 ha segnato l'avvio della giornata di Festa dedicata alla patrona della città. Molto intenso il discorso dell'Arcivescovo:

"Un affettuoso, cordiale, fraterno saluto vorrei rivolgere anzitutto ai Confratelli Arcivescovi e Vescovi presenti che, accogliendo il mio invito, rendono più gioiosa la nostra festa.
 Essi sono:
* S. E. Mons. Calogero La Piana, Arcivescovo di Messina Lipari - S. Lucia del Mela
* S. E. Mons. Salvatore Nunnari, Arcivescovo di Cosenza – Bisignano
* S. E. Mons. Giuseppe Agostino, Arcivescovo Emerito di Cosenza – Bisignano
* S. E. Mons. Santo Marcianò, Arcivescovo di Rossano – Cariati
* S. E. Mons. Luigi Renzo, Vescovo di Mileto – Nicotera – Tropea
* S. E. Mons. Giuseppe Fiorini Morosini, Vescovo di Locri – Gerace.
   
La festa della Madonna della Consolazione, che celebriamo ogni anno con tanta solennità, vuole essere per noi reggini motivo di speranza nella continua sollecitudine di Maria che, con l’aiuto dello Spirito Santo consola quotidianamente i nostri cuori. Vuole anche essere motivo di filiale amore nella certezza che Ella continuerà a consolare ancora i nostri cuori in tempi così difficili per la Chiesa e per l’intera società.
Perché Maria possa esercitare questa opera di consolazione non basta che Lei lo voglia, e come nostra madre amatissima dobbiamo essere certi che lo vuole anzi lo desidera ardentemente, ma è necessario che noi ci mostriamo e siamo suoi degni figli.
Cristo con la sua opera Redentrice ci ha fatto suoi figli. Dice Giovanni nel Prologo del suo Vangelo: “Il Verbo si fece carne e venne ad abitare tra noi. Venne tra i suoi, ma i suoi non l’hanno accolto. A quanti, però, lo hanno accolto ha dato il potere di diventare figli di Dio”. Ed è ancora Giovanni a sottolineare che Cristo stesso morente in croce ha affidato i suoi seguaci e tutta l’umanità alle cure di Maria, che riceve così il servizio della maternità spirituale sulla Chiesa e sul mondo intero: “Donna ecco tuo figlio …”.
Tutto questo ci deve portare ad interrogarci, prima ancora di rivolgere le nostre preghiere, i nostri desiderati a Maria, se veramente siamo e ci comportiamo come suoi veri figli.
Prima, però, di procedere è necessario che ci chiariamo un problema, che oggi spesso non viene considerato specialmente da coloro che guardano alla Chiesa e ne scoprono, farisaicamente scandalizzati, difetti e peccati.
Sia Cristo, sia la Scrittura che il Concilio Vaticano II, hanno sottolineato con forza che la Chiesa, pur essendo indefectibiliter sancta, è una comunità semper reformanda, cosa che non sarebbe necessaria se la santità dei singoli suoi membri fosse definitivamente acquisita in questa vita.
Gesù stesso nel Vangelo ha detto che il buon grano e la zizzania cresceranno insieme e che la loro separazione si realizzerà alla fine dei tempi.
D’altra parte Gesù non ha mai promesso alla Chiesa l’impeccabilità ma l’indefettibilità.
Ciò premesso torniamo a domandarci: la maternità di Maria può esercitarsi pienamente nei riguardi di coloro che non vogliono essere figli?
Oggi la Comunità cristiana può essere realmente riconosciuta come una comunità di figli?
Se esaminiamo quanto è avvenuto nella Chiesa, dopo il Concilio Vaticano II, dobbiamo oggettivamente riconoscere che quel rinnovamento auspicato dal suddetto Concilio, forse non si è pienamente realizzato impedendo alla Comunità cristiana di presentarsi pienamente come comunità di figli.
Non posso evidentemente dilungarmi nella presentazione di tutte quelle realtà che vorrebbero impedire una visione della Chiesa come comunità di figli.
Qualche esempio, però, è necessario indicarlo.
Riforma liturgica: da tante parti oggi si è convinti che nonostante siano passati quasi 45 anni dalla fine del Concilio, ancora la riforma liturgica non si è attuata nella sua più essenziale intenzione. Ci si limita ad alcuni secondari aspetti, come la lingua latina, l’altare rivolto al popolo …, senza però cogliere quanto la Sacrosantum Concilum ci aveva suggerito. Accade così che ci sono ancora persone che considerano la Messa come cosa privata, la loro Messa, perché hanno dato al parroco una offerta per quella celebrazione. Ci sono ancora cristiani che fanno centro della loro devozione questo o quel santo, dimenticando completamente Cristo unico Salvatore del mondo. Si assiste a certe celebrazioni nelle quali la libertà dei vari formulari e dei gesti che li accompagnano viene esasperata al punto di voler inventare tutto come se dipendesse dal prete stabilire a suo piacimento la liturgia della Messa.
Rinnovamento della Chiesa: anche la Costituzione dogmatica sulla Chiesa è ancora poco conosciuta e i suoi stessi suggerimenti sono spesso applicati in modo superficiale tanto da svuotarli di significato. Pensiamo al rapporto tra preti e laici; ai Consigli cosiddetti di comunione, come il Consiglio Pastorale Parrocchiale e quello degli Affari economici che spesso esistono sulla carta, ma nella realtà non sono diventati il motore portante della vita della Comunità stessa.
 Altre volte ho ricordato come da anni si parla del rinnovamento della parrocchia, ma nessuna riforma è stata realizzata per far passare la parrocchia da una pastorale di contenimento ad una pastorale missionaria.
 Non possiamo continuare anche se ci sarebbero tante altre cose da rilevare.
 Da quanto abbiamo detto mi pare risulti evidente che il cammino delle nostre Comunità cristiane è molto lento e si rischia di arrivare in ritardo nel dare le necessarie risposte ai problemi dell’odierna società.
 È necessario che ancora una volta chiediamo l’aiuto della nostra Mamma Celeste perché ci faccia crescere come suoi figli e ci ottenga dal Figlio il necessario aiuto per quel rinnovamento indispensabile auspicato dal Concilio Vaticano II.
L’impegno di crescere come figli di questa dolce Mamma celeste non riguarda, però, solo la Chiesa ad intra ma anche la Chiesa ad extra, cioè nei suoi rapporti col mondo.
Bisogna anzi riconoscere che se la Chiesa col Vaticano II ha voluto rinnovare se stessa è proprio perché ha voluto essere sempre presente in modo adeguato nella storia degli uomini del nostro tempo.
 Il Concilio, infatti, non si è limitato a pubblicare la Lumen gentium che si interessa della Chiesa ad intra, ma ha voluto anche interessarsi della Chiesa ad extra pubblicando quel famoso documento chiamato durante le discussioni Schema 13 e che prese poi definitivamente il nome di Gaudium et spes. Il motivo per cui la Chiesa non può disinteressarsi del mondo contemporaneo è perché Cristo l’ha voluta per essere strumento universale di salvezza. Essa, perciò,esiste come strumento o mezzo perché con la sua collaborazione Cristo possa giungere a tutti gli uomini e portare loro la salvezza. Essa, quindi, non esiste per se stessa; non esiste per essere un potere che si contrappone ad altri poteri; non esiste per dominare ma per servire. Per questo tutti i suoi membri, non alcuni soltanto, sono chiamati a dare testimonianza della speranza che è in loro a chiunque la richieda (cfr. 1 Pt).
Ci sono tanti modi di annunciare Cristo agli uomini di oggi, e molti abbastanza validi, ma il più importante di tutti mi pare che sia la testimonianza.
Giustamente Paolo VI e Giovanni Paolo II hanno spesso ripetuto che l’uomo di oggi non ha bisogno di maestri, ma di testimoni e se accoglie i maestri li accogli in quanto testimoni. La testimonianza è fatta di coerenza di vita tra ciò che si annuncia e ciò che si vive. Tale testimonianza oggi è resa sempre più difficile da un certo libertinismo imperante in tutti i mezzi della comunicazione sociale e fatto passare per autentica libertà; è resa più difficile anche dalla caduta di tanti valori che vengono addirittura disprezzati e sostituiti con disvalori che in ultima analisi distruggono e non edificano l’uomo.
È necessario, quindi, non lasciarci scoraggiare dalle difficoltà o da contro testimonianze date da fratelli nella fede, ma proprio stimolati da queste difficoltà cerchiamo di rinnovare con la grazia di Cristo la nostra vita e seguendo Lui che con la sua morte e risurrezione ha vinto il peccato e la morte possiamo anche noi vincere il male con la nostra testimonianza di amore.
Queste feste Mariane, perciò, dovranno costituire per noi motivo di crescita nell’amore alla nostra cara Mamma della Consolazione per ottenere dalla sua intercessione le grazie necessarie per essere autentici suoi figli e contribuire a far crescere una Comunità cristiana capace di vera testimonianza di amore nell’odierna società".

Omelia dell'Arcivescovo mons. Vittorio Mondello (testo integrale)