L'offerta del cero votivo
News del 15/09/2009 Torna all'elenco delle news
Il martedì è, all'interno dei quattro giorni della Festa reggina della Madonna della Consolazione, quello dedicato al suo alto patronato sulla città, al suo legame con la amministrazione e la vita cittadina, che si ferma e si concentra sulla solenne Celebrazione Eucaristica del mattino in Cattedrale e la tradizionale processione per le vie del centro città nel pomeriggio.
Durante la solenne Concelebrazione Eucaristica delle ore 10.00 in Cattedrale, presieduta da S.E. Mons. Vittorio Mondello, Arcivescovo di Reggio Calabria-Bova, il Sindaco di Reggio Calabria Giuseppe Scopelliti ha offerto il cero votivo alla Madonna della Consolazione, rinnovando una tradizione secolare e che negli ultimi otto anni l'ha visto protagonista.
"Eccellenze reverendissime, capitolo metropolitano, presbiteri, religiose e religiosi, fratelli in Cristo, concittadini- ha esordito il sindaco nel suo discorso- rinnoviamo un secolare atto di fede e tradizione, affidando alla Vergine Maria le nostre ansie, le nostre paure, i nostri progetti futuri, le nostre speranze. Lo facciamo in nome degli abitanti della nobilissima Reggio, oggi città metropolitana. Un riconoscimento, questo, senz’altro il più importante della storia repubblicana, che apre scenari futuri di non poca rilevanza sociale, economica e culturale per lo sviluppo della nostra comunità. Il cambiamento di Reggio non è una metafora; la sua modernità non è un’utopia; la sua centralità nel bacino del Mediterraneo non è solo un auspicio o un mero dato geografico. Oggi, alle soglie del 150° anniversario dell’Unità d’Italia, siamo entrati a far parte del ristretto e prestigioso novero delle dieci metropoli del Paese. Il lavoro fin qui svolto ed i risultati conseguiti ci consentono, così, di guardare al futuro con maggiore ottimismo rispetto al presente. In questi anni in cui la peggiore crisi finanziaria degli ultimi cinquanta anni ha prodotto una profonda crisi dell’economia reale che va di pari passo con la crisi dei valori, facendo insinuare nella nostra società un senso diffuso di paura, di sfiducia nei confronti delle istituzioni democratiche, di diffidenza verso gli altri, con ripercussioni negative evidenti sui sistemi di welfare. Per uscirne, occorre riscoprire – facendo ad esse riferimento – le nostre radici e la nostra identità di cristiani europei. Nel mondo post moderno, condizionato dagli eccessi del mercatismo che ha mostrato la estrema vulnerabilità del sistema finanziario, sono nate nuove povertà e sono emersi squilibri sociali, mentre continua a diffondersi l’insicurezza, alla stregua di una malattia endemica.
In questo contesto, il rischio dell’individualismo non è un’astratta teoria sociologica, ma l’inevitabile sbocco di una “società liquida” che ci spinge a cercare nuove soluzioni, per creare un nuovo modello di welfare society che punta sulle opportunità e rafforza le responsabilità secondo la strategia di Lisbona. “Esse vanno cercate insieme – come ammonisce il Santo Padre nella sua enciclica ‘Caritas in Veritate’ – nel rispetto delle leggi proprie di ogni realtà e alla luce di una visione integrale dell’uomo che rispetti i veri aspetti della persona umana, contemplata con lo sguardo purificato della carità”. In questo difficile momento, i cui riverberi non risparmiano la nostra comunità, come Amministrazione comunale, abbiamo deciso di fornire un aiuto concreto alle famiglie in difficoltà, soprattutto a quelle che a causa della disoccupazione hanno perso l’unica fonte di sostentamento. Mezzo milione di euro sarà utilizzata quale forma di integrazione del reddito di ultima istanza per dare una risposta efficace alle situazioni di disagio sociale estremo. Sul piano della solidarietà e della coesione sociale, il Comune ha investito tantissimo, nella consapevolezza che in una realtà come la nostra le politiche attive per il lavoro, l’occupazione il welfare assolvano ad una funzione fondamentale.
E’ questo il modello di governo cittadino che abbiamo cercato di attuare finora: un modello che richiama, per quanto possibile, quello della famiglia, il nucleo primario intorno al quale si addensa la vita sociale. Nel riconoscere e promuovere la famiglia la società gioca la sua stessa sopravvivenza. Esiste un legame inscindibile tra il benessere della famiglia e quello della società. E in una famiglia ciò che viene considerato più importante, in prospettiva futura, è l’istruzione e la formazione dei giovani. In questo senso abbiamo stipulato una serie di accordi istituzionali, prestigiosi e concreti, con atenei ed altri partner del mondo socio – economico, al fine di offrire alle nuove generazioni reali opportunità per rimanere al passo con i mutamenti dell’economia, in un mercato del lavoro ove la natura delle occupazioni cambia velocemente, alcune scompaiono e altre si creano. Il tema dell’immigrazione, da qualche tempo, alimenta il dibattito politico tra ed all’interno delle coalizioni. E’ una questione che non può non destare particolare sensibilità in chi, come tutti noi, è figlio del Mezzogiorno. Il popolo calabrese è un popolo di emigrati, e il dramma che oggi vivono migliaia di persone sulla riva settentrionale dell’Africa richiama alla mente le nostre radici e la nostra storia.
Di fronte a tutto questo, rivendichiamo il valore della carità che ci appartiene come cristiani e il principio di solidarietà consacrato dalla Costituzione della Repubblica: rifiutiamo dunque l’idea che gli immigrati non svolgano alcuna utile funzione nella comunità che li accoglie, a condizione che esista la reale prospettiva di un’effettiva integrazione nel nuovo corpo sociale. E non ci riconosciamo neppure nell’atteggiamento di chi prende indiscriminatamente le distanze da questi nostri simili – ai quali, senz’altro, va imposto l’obbligo dell’osservanza delle leggi, la conoscenza della lingua e della nostra cultura ed il rispetto delle radici storiche e religiose - relegandoli in una sorta di ghetto circondato da compassione e odio. Le regole dell’integrazione non sono quelle dell’accoglienza, richiedono la creazione di un sistema che consente a chi arriva in Italia di confrontarsi con una identità fondata sul rispetto e la dignità della vita, una società aperta e una popolazione unita sulle proprie tradizioni. Papa Benedetto XVI, qualche mese fa, nel rivolgere un pensiero ai migranti e ai rifugiati, sottolineò come ‘nessuno è straniero nella Chiesa’. Noi, forti di questo esempio, vogliamo far sì che nessuno sia straniero in Italia e in Calabria. Certamente non lo sarà a Reggio, nella Chiesa fondata da San Paolo: missionario per vocazione, migrante scelto da Dio".
"Condividiamo il privilegio di questo rito da otto anni"-ha concluso il sindaco.- Se oggi le nostre prospettive future schiariscono nuovi orizzonti, noi intendiamo rivolgere il pensiero al passato, a tutto questo tempo che ci ha visti alla guida della polis reggina. Ma non come fece ‘l’Angelo della Storia’ per guardare le macerie - perché noi, le macerie, le abbiamo rimosse - bensì per valutare quanto siamo riusciti a fare edificando le prime basi di una città moderna. In tutto questo tempo abbiamo agito con il senso dell’appartenenza, con l’amore di figli fedeli, di amministratori imparziali, di cristiani che trovano nella fede la forza di proseguire nel loro cammino politico. Quella stessa fede che ci consente di guardare avanti con fiducia, certi che la Madonna della Consolazione continuerà a vegliare su questa nobilissima Città e su tutti i suoi figli. Ovunque essi siano impegnati”.