E' partita la Settimana dell'Educazione: pensare all’educazione come una co-educazione - educare è essere solidali con l’altro, spingersi insieme oltre dai rispettivi sé...
News del 27/01/2014 Torna all'elenco delle news
E' partita ieri la Settimana dell’Educazione promossa dall’Arcidiocesi di Reggio Calabria – Bova. Una serie di importanti eventi iniziata domenica 26 gennaio, che proseguirà, fino a sabato 1 febbraio, offrendo momenti di confronto e riflessioni rivolti agli operatori dell’educazione, alle famiglie, ai giovani.
Il primo appuntamento si è svolto presso il liceo “Nostro” di Villa San Giovanni. In serata, alle ore 18 presso la Sala Mons. Ferro della Curia Arcivescovile, si è svolta una tavola rotonda sulla condizione giovanile in Italia e nella nostra città: protagonista Paolo Bonafede, giovane reggino, rappresentante degli studenti del Liceo Vinci, che ha arricchito tutti con la sua esperienza sul campo ed ha tracciato alcune piste di riflessione su possibili approcci educativi nei confronti del mondo giovanile. “Ogni individuo giudica la vita in base ai propri parametri. Personalmente, ritengo la gioventù sia lo specchio della famiglia”: ha così esordito Paolo, affermando che tra i tanti idoli che ogni ragazzo può scegliere di seguire, lui ha privilegiato le figure genitoriali e quella di suo fratello, che lo ha sempre stimolato a dare il massimo. Secondo il giovane reggino sono tanti i ragazzi della Città di Reggio che hanno potenzialità mature che, a volte, nascondono dietro atteggiamenti facili, che favoriscono quel processo del “bruciare le tappe” per sentirsi adulti.
A compendio dell’esperienza proposta, sono stati illustrati i risultati di alcune indagini sociologiche condotte a livello nazionale e soprattutto nella città di Reggio. Grazie a questi dati, la dott.ssa Letizia Porcino ha tracciato un identikit del giovane di oggi: spesso ossessionato dalla forma fisica e desideroso di apparire più grande, vive in una società incerta la fase di transizione all’età adulta. Da un’indagine condotta dalla Società Italiana di Pediatria, è emerso un ritratto di giovani videodipendenti, che abusano di internet, smartphone e TV. Su una popolazione di 2,5 milioni di ragazzi, 500mila hanno fatto uso di cannabis e il primo contatto con le droghe si ha già a 15 anni. Nella Città di Reggio Calabria, da un’indagine condotta dall’associazione Attendiamoci, è emerso che su 508 adolescenti intervistati, solo 134 hanno saputo dire cosa piace e cosa invece cambierebbero della loro Città. Tra gli adolescenti reggini, emerge una generale sfiducia nella classe politica; anche l’impegno in attività di volontariato cala sensibilmente nella fascia di età tra i 19 e i 30 anni, fascia nella quale i giovani sono maggiormente impegnati ad orientarsi nel mondo dell’università e del lavoro. Una luce di speranza è rappresentata dalla figura del Pontefice, Papa Francesco, riconosciuto come capace di accrescere la coerenza morale.
Mette in allarme il livello di indifferenza maturato dai giovani reggini nei confronti della loro Città. Proprio in questo senso occorre ripensare un’azione educativa sinergica.
Don Valerio Chiovaro, direttore dell’Ufficio Diocesano Educazione Scuola e Università, ha sottolineato con forza quanto sia urgente pensare all’educazione come una co-educazione: “Per educare bisogna farsi educare dall’altro, lasciare che l’altro ci getti fuori da noi, ci obblighi ad incontralo fuori da noi stessi, dai nostri schemi dentro i quali ci sentiamo sicuri”. Educare è essere solidali con l’altro, spingersi insieme oltre dai rispettivi sé. In tale senso è un con-durre: uscire da sé, per portare fuori da sé gli altri, attraverso percorsi tutt’altro che scontati e prevedibili. “Guadare gli stessi percorsi di insicurezza con l’umiltà di chi ha chiara la meta, ma riconosce di affrontare il cammino passo dopo passo. Si tratta infatti di un cammino di unicità”. Educare non può che essere Co-Educare.