Osare! Perdere la vita per... Gesù

News del 12/09/2009 Torna all'elenco delle news

Perdere la vita per causa di Gesù e del Vangelo

Nel cuore del Vangelo di Marco (domenica 13 settembre siamo esattamente alla metà), ritorna il tema di fondo sulla identità di “Gesù, Cristo, Figlio di Dio” (1,1; cf 15,39). Egli ha un’identità ricca e misteriosa, che, dall’inizio alla fine, l’evangelista Marco vuole svelare gradualmente ai suoi lettori. Il testo odierno, al capitolo 8°, contiene la risposta ardente di Pietro, che si distacca dalle opinioni correnti fra la gente: i grandi personaggi religiosi del passato sono superati, ormai Gesù di Nazareth è il Messia, il Cristo. Il testo parallelo di Matteo (16,13-20) dà maggiore sviluppo al dialogo fra Gesù e Pietro, con il tema della pietra, la Chiesa, le chiavi... Nella sua brevità, Marco condensa la rivelazione di Gesù nelle parole di Pietro: “Tu sei il Cristo” (v. 29). L’affermazione di Pietro è corretta e completa in quanto formulazione teologica, ma egli ne ha una comprensione limitata e distorta, come si vede dal rimprovero di Gesù, che viene subito dopo (v. 33).

A questo punto del Vangelo di Marco, Gesù è entrato in una tappa nuova: lascia le folle della Galilea, vuole dedicare più tempo alla formazione dei suoi discepoli e inizia con la rivelazione della sua duplice identità di Messia e di Servo sofferente, due realtà inafferrabili per la sola mente umana. Pietro con difficoltà riesce a cogliere la verità di Gesù Messia-Cristo, ma inciampa totalmente sulla realtà del Messia-Servo che “doveva soffrire molto… venire ucciso e risorgere” (v. 31). Pietro si erge addirittura a maestro di Gesù, lo rimprovera per quel tipo di discorsi (v. 32), al punto che Gesù lo rimprovera duramente, invitandolo a prendere il posto che gli corrisponde, dietro a Gesù: il discepolo cammina dietro al Maestro, ne segue i passi. Sul tema della sofferenza e della croce, Pietro è prigioniero della mentalità corrente, pensa “secondo gli uomini”. Soltanto più tardi, quando verrà lo Spirito, arriverà a pensare “secondo Dio” (v. 33).

Tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini”: è il monito severo di Gesù per Pietro e per i discepoli di allora e di ogni tempo. Un monito che gela ogni forma di religiosità comoda e retorica. Uno sconvolgente invito a percorrere la strada stretta dell’umiltà e dell’austerità: smetterla di pensare solo a se stessi, rendersi disponibili agli altri, condividere la scelta di Gesù che ha accettato, per amore, anche la morte, perché tutti abbiano la vita in abbondanza (Gv 10,10). Un appello a tutti i battezzati (siano essi semplici fedeli o responsabili di comunità, a tutti i livelli) a collaborare perché la Chiesa -di cui tutti siamo ugualmente parte- sia sempre più discepola nell’apprendere e operare secondo lo stile di Gesù; più umile, povera, austera nei segni esteriori; più coraggiosa ed efficace nelle sue scelte a favore dei deboli e degli ultimi. In una parola, più conforme al suo Maestro, seguendone i passi. Questo è il vero posto di una Chiesa discepola e missionaria; il suo unico vanto. (*)

Prendere la propria croce e seguire Gesù (v. 34), accogliere la sapienza e la fecondità evangeliche della croce è possibile soltanto per una grazia, che la liturgia ci fa' chiedere per essere certi che salveremo la nostra vita “solo quando avremo il coraggio di perderla (Colletta), offrendola con Gesù per la vita del mondo. È la certezza che sosteneva il Servo sofferente (I lettura): il Signore Dio mi assiste, per questo non resto confuso (v. 7).

La fraternità e il servizio ai bisognosi sono valori inscindibili dalla sequela di Cristo, come insegna San Giacomo (II lettura), che mette in guardia dalle chiacchiere ipocrite e vuote, incapaci di riscaldare chi ha freddo e di saziare chi ha fame (v. 15-16). L’autenticità della sequela del Signore si prova con i fatti della carità. Ne danno testimonianza alcuni santi che ricordiamo in questo mese: la B. Madre Teresa di Calcutta (5/9), S. Pietro Claver (9/9), S. Padre Pio da Pietrelcina (23/9), S. Vincenzo de’ Paoli (27/9)... Poiché hanno osato perdere la propria vita servendo i poveri, per causa di Gesù e del Vangelo, l’hanno salvata (Mc 8,35). Perciò la loro testimonianza è netta e stimolante per le forze vive della missione oggi, qui e ovunque.


Parola del Papa Benedetto XVI
(*) “Chi incontra Gesù, chi si lascia da Lui attrarre ed è disposto a seguirlo sino al sacrificio della vita, sperimenta personalmente, come Egli ha fatto sulla croce, che solo il «chicco di grano» che cade nella terra e muore porta «molto frutto» (cf Gv 12,24). Questa è la via di Cristo, la via dell’amore totale che vince la morte... Questa è l’esperienza dei veri amici di Dio, i santi, che hanno riconosciuto e amato nei fratelli, specialmente i più poveri e bisognosi, il volto di quel Dio a lungo contemplato con amore nella preghiera. Essi sono per noi incoraggianti esempi da imitare”.

Pellegrinaggio al Santuario del Volto Santo
a Manoppello (Chieti, Abbruzzo), 1° settembre 2006


Sui passi dei Missionari
- 13/9: S. Giovanni Crisostomo (ca. 349-407), vescovo di Costantinopoli, dottore della Chiesa; scrisse e soffrì molto, morì in esilio a Comana, sul Mar Nero.
- 14/9: Festa della Esaltazione della Santa Croce, icona del Crocifisso-Risorto, simbolo del mistero pasquale per la salvezza di tutti i popoli.
- 15/9: Beata Vergine Maria Addolorata, associata intimamente alla passione redentrice di Cristo.
- 15/9: B. Paolo Manna (1872-1952), sacerdote italiano del PIME, missionario in Birmania, fondatore della Pontificia Unione Missionaria, per la diffusione dello spirito missionario nelle comunità cristiane. Si celebra anche il 16/1, nella vicinanza della Settimana per l’Unità dei Cristiani, che egli promosse.
- 16/9: S. Cipriano, vescovo di Cartagine (Tunisia), teologo apologeta e martire (ca. 200+258).
- 16/9: S. Giovanni Macías (1585-1645), religioso di origine spagnola, coadiutore domenicano; visse e morì a Lima (Perù), dedito ai poveri e ai malati.
- 18/9: BB. Giovanni Battista e Giacinto degli Angeli, laici sposati e catechisti, martirizzati in Messico (+1700). 

Testo di padre Romeo Ballan 
tratto da www.lachiesa.it