Messaggio di Natale dell'Arcivescovo Morosini: “è Gesù Colui che ci salva e dà senso e speranza alla vita?”
News del 22/12/2013 Torna all'elenco delle news
Carissimi fratelli e sorelle,
è il primo Natale che trascorro con voi. Voglio viverlo e proporlo a voi all’insegna della speranza. Quella speranza, che nasce dall’incontro con Gesù, il Figlio di Dio fatto uomo per noi.
Quando Giovanni Battista si accorge che Gesù ha ormai iniziato la sua predicazione, rompe gli indugi con i suoi seguaci. È cosciente che la sua missione è finita e che i suoi seguaci devono cambiare Maestro e rivolgersi a Gesù. Li invia, perciò, da Lui a chiedergli: “Sei tu Colui che deve venire, o dobbiamo aspettarne un altro?”.
Miei cari, ogni anno il Natale è sempre vero e nuovo se noi ci poniamo quella perenne domanda: “è Gesù Colui che ci salva e dà senso e speranza alla vita?”. La fede nasce o si rafforza, se noi rispondiamo di “sì”; ed iniziamo o continuiamo a seguirlo con amore e dedizione.
Abbiamo davvero bisogno di tanta speranza!
E per averla, noi credenti “scommettiamo sulla fede in Gesù”, che ci prospetta una speranza non illusoria, ma costruttiva: una speranza che è sintesi tra “impegno dell’uomo e dono di Dio”.
Il segno che dà Gesù allo stesso Giovanni – e a tutti – per essere “riconosciuto” come Messia, l’Atteso delle genti, l’Inviato dall’alto, è quello di una “operosità”, che nasce dall’amore e dalla compassione.
Egli è Colui che è venuto per “stare” con gli emarginati, con i poveri, con gli ultimi.
E i segni messianici, che egli offre – i ciechi vedono, gli zoppi camminano, i sordi odono, ai poveri è annunciata la bella notizia… – non sono che il ricomporsi delle “contraddizioni della vita”: una ricomposizione che nasce dalla Misericordia. E diventa “accoglienza” dei peccatori, “ascolto” di ogni sofferenza, “mano tesa” verso ogni fragilità.
Ecco, fratelli miei, la speranza cristiana!
È l’attesa di un “dono dall’Alto”: un dono che il credente si impegna ad accogliere e a condividere, nello stile del servizio e della solidarietà.
Ed è questo, carissimi fratelli, il mio augurio per la Festa del Natale: che tutti ci disponiamo ad accogliere questo “messaggio di speranza”, per arricchire di “senso” e di “prospettive” la vita nostra e la vita degli altri, la vita delle nostre famiglie e della società intera.
Il futuro di Reggio e di tutta la Chiesa diocesana è nelle nostre mani!
Da cristiani coraggiosi e coerenti con la propria fede interveniamo con lealtà per la crescita di entrambe!
Ma, dobbiamo ricordarci che il Natale non ci porterà alcuna speranza, se non ci predisponiamo ad accogliere “coscientemente” il “dono” di Dio. Egli, infatti, non può che “fermarsi” e attendere le nostre decisioni. L’Onnipotente “si arresta” sulla soglia della nostra libertà! “Colui che ha creato te senza di te –scrive S. Agostino – non può salvare te senza di te!”.
I mali del nostro territorio sono espressione della nostra “sordità” e della nostra “cecità” di fronte alla luce e alla grazia che vengono da Dio.
Proviamo, fratelli miei, a farci redimere! Proviamo a chiudere con le vecchie opere di peccato:
- Chiudiamo con il “vecchio” modo di relazionarci tra noi, basato sul prestigio del potere, sugli equilibri di forza, sulla violenza delle intimidazioni, sulla paura delle sopraffazioni;
- Chiudiamo con il vecchio sistema di far politica basato sulla clientela;
- Chiudiamo con l’imbroglio a discapito del bene comune;
- Chiudiamo con ogni forma di illegalità e di ingiustizia;
- Chiudiamo con i rapporti personali, a volte lacerati – anche dentro i gruppi e le comunità – delle menzogne, dai sotterfugi, dalle ipocrisie!
La nostra Chiesa e la nostra Città hanno bisogno di una profonda “chiarezza” condivisa.
Chiedo soprattutto a voi cattolici: con il coraggio e la forza della fede non tiratevi indietro e coinvolgetevi in prima persona per il futuro della Città!
Mi rivolgo a voi giovani: non perdete la speranza, ma incalzate noi adulti con i vostri ideali e progetti; non dateci tregua!
Sarà allora Natale vero: di luce, di libertà, di pace, di grazia.
Non solo la Chiesa, ma l’intera Città rifiorirà e con essa la voglia di esserci, di vivere, di agire.
Preghiamo che ciò avvenga.
E ci sostenga – lungo i giorni della nostra vita – quella Madre, che ci ha donato il Figlio, la Madre della Consolazione, la Madre della Speranza.
Di cuore vi auguro ogni bene e invoco su di voi la benedizione del Cielo.
+ p. Giuseppe
Arcivescovo
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