Cammino d'Avvento: E' ormai tempo di svegliarvi dal sonno (Rm,13,11)!
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«È ormai tempo di svegliarvi dal sonno» (Rm 13,11). Possiamo davvero sentire rivolte a noi le parole dell’apostolo Paolo, che invitavano la Chiesa di Roma a ridestare tutte le sue potenzialità.
Da quale sonno siamo chiamati ad uscire? C’è infatti un sonno che oscura la coscienza e la ragione; ma c’è anche un sonno nel quale Dio si rivela e parla: pensiamo all’esperienza di Giuseppe, sposo di Maria, che in sogno riceve la parola di Dio, e «svegliatosi dal sonno» si assume la responsabilità di custodire la madre e il bambino che dovrà nascere. Sembra più giusto, dunque, partire da questa visione del “sonno”: il periodo dell’attesa, dei tempi lunghi del discernimento, della formazione, dell’educazione, lo spazio richiesto per maturare decisioni forti.
In altri passi della Scrittura si parla poi del riposo del seme sotto terra, che «muore» (Mc 4,26-32; Gv 12,24) e si sviluppa irresistibilmente finché viene il tempo della mietitura: possiamo dire che molto è stato seminato nella Chiesa di Dio in Italia all’inizio del decennio dedicato all’educazione.
Viene il momento in cui tutto ciò dovrà manifestarsi, attraverso l’opera di persone capaci, come Giuseppe, di assumersi responsabilità e prendersi cura. La parola di Dio del tempo di Avvento e Natale ci rende “consapevoli del momento” e ci dona di risvegliare le energie positive che abbiamo ricevuto da Lui.
Presentiamo con fiducia, perciò, il sussidio unitario on-line per i tempi di Avvento e Natale, frutto del lavoro di alcuni uffici della Segreteria Generale della CEI. Esso può aiutare ad accogliere il Dio fatto uomo che si manifesta e viene in mezzo a noi donandoci la grazia della Sua presenza che accompagna il nostro cammino.
L’invito a vigilare, che risuonerà nell’Avvento, e la chiamata a cantare la gloria di Dio, che si diffonderà nel Natale, ci aiutino ad allontanarci dall’oscurità, a rimanere nella luce di Cristo, a custodire la speranza che egli ha acceso nei nostri cuori.
Mons. Mariano Crociata, Segretario Generale della CEI
Quest’anno, in ascolto della Parola di Dio che scandisce e norma il nostro
cammino di fede nel tempo di Avvento e Natale e in sintonia con gli
orientamenti pastorali dei Vescovi italiani, si è cercato innanzitutto di
valorizzare le grandi figure di fede, che emergono dalla celebrazione liturgica:
Noè, Giovanni Battista, Giuseppe, i pastori, e soprattutto Maria di Nazaret,
sono grandi modelli che invitano a maturare pienamente nell’adesione al
mistero di Dio, per esprimerlo nella vita, perché anche noi possiamo, come dice
il Papa Francesco
«…amare come Gesù ci ha amato, e questo comporta non chiudersi in se
stessi, nei propri problemi, nelle proprie idee, nei propri interessi, in
questo piccolo mondo che ci arreca tanto danno, ma uscire e andare
incontro a chi ha bisogno di attenzione, di comprensione, di aiuto, per
portagli la calorosa vicinanza dell’amore di Dio, attraverso gesti di
delicatezza, di affetto sincero e di amore».
(Omelia per la canonizzazione dei martiri di Otranto, 12 maggio 2013).
In secondo luogo, nell’elaborazione delle riflessioni bibliche, si è
dedicata un’attenzione particolare alla spiritualità dei formatori, di chi è
chiamato ad educare alla fede, di chi ha responsabilità più forti e per un
maggior numero di persone. Ognuno dei grandi personaggi della fede non solo
risponde alla sua vocazione personale, per edificare il popolo di Dio, ma
diviene nello stesso tempo educatore, modello e riferimento per i più deboli,
per chi vive ancora in maniera infantile o adolescenziale la sua relazione con
Dio.
Non ci nascondiamo le difficoltà del percorso. Il sonno da cui siamo
chiamati a svegliarci è anche legato alle opere delle tenebre. Gli esempi negativi
da cui Paolo mette in guardia i suoi interlocutori non hanno perso nulla della
loro attualità. Molti di noi avvertono il fascino di una cultura del piacere e della
felicità, che solo ad uno sguardo attento e ad una coscienza vigile si rivela come
cultura di deresponsabilizzazione, che conduce all’indifferenza e alla morte. Da
molti anni i vescovi italiani denunciano l’infiltrarsi della “cultura di morte”, che
il papa Francesco ha ripreso nel suo discorso a Lampedusa:
«La cultura del benessere, che ci porta a pensare a noi stessi, ci rende
insensibili alle grida degli altri, ci fa vivere in bolle di sapone, che sono
belle, ma non sono nulla, sono l’illusione del futile, del provvisorio, che
porta all’indifferenza verso gli altri, anzi porta alla globalizzazione
dell’indifferenza.
In questo mondo della globalizzazione siamo caduti nella
globalizzazione dell'indifferenza. Ci siamo abituati alla sofferenza
dell’altro, non ci riguarda, non ci interessa, non è affare nostro!»
(Omelia a Lampedusa, 8 luglio 2013).
Molti di noi avvertono una crescente stanchezza nella testimonianza
della fede, che si vorrebbe emarginare dal contesto pubblico, o asservire alle
logiche dominanti.
La Parola di Dio che avremo la grazia di ascoltare nel tempo di Avvento
e di Natale, è una Parola efficace; essa ci risveglierà dal nostro torpore,
rinsalderà la nostra fede, ravviverà la nostra speranza, renderà autentica la
nostra carità.
A cura di don Franco Magnani
A cura di don Franco Magnani