18 novembre 2013: L'Arcivescovo porta il Quadro della Madonna della Consolazione ai detenuti nel carcere di S. Pietro
News del 19/11/2013 Torna all'elenco delle news
Prima di lasciare la Basilica Cattedrale, come ogni anno, il Quadro della Madonna della Consolazione è stato portato nel carcere di S. Pietro a Reggio Calabria per offrire ai detenuti la possibilità di venerare la Sacra Effige.
Alle ore 13,30, S. E. Mons. Giuseppe Fiorini Morosini, Arcivescovo Metropolita di Reggio Calabria-Bova, ha presieduto la Santa Messa in carcere.
Omelia di S. E. Mons. Giuseppe Fiorini Morosini 18 novembre 2013 ore 14.00
Miei cari fratelli, come vi avevo promesso, sono venuto a portarvi anche quest’anno il quadro della Madonna della Consolazione, Patrona di Reggio Calabria. Vi viene data la possibilità di venerarlo, di rivolgervi con più speranza alla Vergine Maria perché vi conforti, vi consoli, vi dia forza e coraggio nel portare avanti la vostra vita in questo luogo di sofferenza e di pena.
Oggi voi vivete il mistero della Visitazione della Vergine a Santa Elisabetta. Come a lei, anche a voi oggi Maria fa visita portandovi il Signore Gesù. Anche a voi si sono aperti i cuori e per un attimo anche voi forse avete gioito come Elisabetta. Ecco, noi davanti a questo quadro stiamo pregando. Mi auguro che davanti ad esso possiamo sentire, come Elisabetta udendo la voce di Maria, sentire la presenza del Signore, che ci allarga le braccia, ci stringe al suo cuore, e ci chiama a conversione.
Dinanzi al quadro della Madonna della Consolazione, carissimi fratelli, Noi abbiamo tante cose da dire alla Madonna, abbiamo tanti problemi da presentare, tante persone care da raccomandare. Ma una cosa tutti chiediamo e desideriamo: Essere consolati e confortati.
Abbiamo ascoltato San Paolo: Benedetto sia Dio di ogni consolazione, il quale ci consóla in ogni nostra tribolazione perché possiamo anche noi consolare quelli che si trovano in qualsiasi genere di afflizione con la consolazione con cui siamo consolati noi stessi da Dio.
La consolazione perciò è un dono di Dio, ma è anche una missione. Dio ci consola, ma anche noi dobbiamo consolare. La nostra azione, in un certo senso, condiziona quella di Dio. Nel Padre nostro diciamo: rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori. C’è sempre questa reversibilità: Dio e il prossimo, il prossimo e Dio.
Fratelli miei, dobbiamo capire una cosa importante, che oggi voglio dirvi, spiegarvi e raccomandarvi: la Madonna ci conforterà se noi glielo permettiamo. In che cosa consiste questo permesso? Nel creare nella nostra vita le condizioni della conversione. Cosa vuol dire convertirci? Cambiare vita e riparare il male che abbiamo fatto. Ciò è valido per il Papa che si confessa, è valido per me, era valido per i santi, è valido per tutti, anche per voi. Dobbiamo offrire segni di conversione. Vi ricordate nel Vangelo l’episodio di Zaccheo, che imbrogliava la gente nell’esigere le tasse? Quando decide di convertirsi cosa dice a Gesù? Se ho rubato restituisco. Alla donna adultera Gesù dice: Non ti condanno, ma non peccare più. Ecco la conversione, fonte della consolazione. Quando ripensiamo alla nostra vita, ai nostri errori, alle nostre colpe noi non dobbiamo solo dire: ho sbagliato. Dobbiamo anche interrogarci: come posso riparare il male fatto.
La Madonna non ci può consolare se noi siamo causa di sofferenze per altri. Quando sono venuto a celebrare per voi a settembre, il giorno dopo il mio arrivo a Reggio, vi consegnai un messaggio, che scaturiva da una premessa. Vi dissi che non giudicavo nessuno, che tra voi si trova una gamma svariata di situazioni: chi si sente innocente, chi non capito, chi invoca perdono, chi si sente odiato e respinto, chi spera nella riconciliazione. A voi dissi l’altra volta: fatevi messaggeri verso parenti ed amici perché cessino tutte le forme di illegalità, di violenza, di sopraffazione.
Non ci può essere consolazione fino a quando c’è commercio di droga; fino a quando ci sono attentati contro cose e persone; fino a quando non c’è fedeltà nel matrimonio; fino a quando si uccide; fino a quando si imbroglia il prossimo; fino a quando non rispetta il bene comune; fino a quando sul battesimo cristiano facciamo prevalere quello dell’affiliazione al crimine ecc.
Tutti abbiamo accolto trionfalmente la Madonna, quando è venuta in Cattedrale. Tutti abbiamo chiesto la consolazione della Madonna. Ma intanto solo in quest’ultimo mese in città, ci sono stati numerosi attentati al vivere sociale, che costituiscono la fonte della nostra paura e della nostra angoscia. Come può consolarci Maria, se succedono ancora questi fatti?
Perciò ancora una volta siamo noi che, mentre preghiamo la Madonna e le chiediamo di consolarci, dobbiamo impegnarci tutti a togliere noi o a far togliere agli altri, le cause della sofferenza che c’è nei luoghi ove viviamo.
È un impegno che la Madonna si aspetta da noi. Ci restituirà la sua grazia e la sua benedizione.
Chiudo con le parole di san Paolo: la nostra speranza nei vostri riguardi è ben salda convinti che come siete partecipi delle sofferenze così lo siete della consolazione.
Omelia dell'Arcivescovo in pdf