18-23 novembre 2013 - VI Settimana dell'Università: iniziative della FUCI a Reggio Calabria

News del 19/11/2013 Torna all'elenco delle news

Giorno 18 novembre, alle ore 17,30 presso i locali del Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università Mediterranea, il gruppo FUCI (Federazione Universitaria Cattolica Italiana) di Reggio Calabria ha organizzato un convegno sui temi dell’internazionalizzazione degli studi e dell’universalità del sapere.

Questo evento è nato dal bisogno di sensibilizzare il territorio riguardo alle prospettive che l’università italiana offre oggi ai giovani, e dalla necessità di ribadire che l’università è un tempo privilegiato per formare le coscienze e per comprendere il mondo in cui viviamo. E’ un’attenzione che la FUCI si pone già da molto tempo: questa iniziativa, infatti, è stata solo la declinazione locale di un evento nazionale, ovvero la “settimana dell’università”, la cui sesta edizione si sta svolgendo in tutte le città italiane che hanno un polo universitario, appunto nella settimana che va dal 18 al 23 novembre. 

Quest’anno ciò che interroga la FUCI nazionale presuppone una riflessione non solo sul rapporto tra università e mondo del lavoro, ma sulla funzione sociale che è propria della cultura, e, di conseguenza, delle istituzioni che dovrebbero veicolare cultura. Viviamo in un mondo sempre più complesso, che sembrerebbe indirizzato inesorabilmente verso una ramificazione delle conoscenze sicuramente poco positiva per la formazione complessiva dello studente, ma forse richiesta dalle attuali esigenze. L’università dovrebbe dunque dare gli strumenti migliori per poter leggere criticamente la realtà che ci circonda, ma spesso si chiude in vuoti tecnicismi che rischiano di far perdere l’orientamento. 

Un’università che non ha progetti a lungo termine non può essere un punto di riferimento, perché è guardando al futuro che si riesce a riflettere sui problemi del presente e si possono cercare delle soluzioni soddisfacenti. Bisogna, perciò, valutare la proposta universitaria italiana e metterla a confronto con la realtà estera, non senza aver fatto prima discernimento su ciò che oggi la società chiede all’individuo e su ciò che potremmo definire “etica della cultura”. 

In un mondo globalizzato, spesso si tende a confondere il concetto di collaborazione internazionale con quello di appiattimento culturale, in un’ottica di annullamento delle singole identità culturali e sociali dei territori. Come conciliare dunque questa esigenza di specializzazione del sapere con il bisogno di una formazione completa? E come inserire l’università italiana nel panorama delle collaborazioni internazionali, senza però dimenticare il grande bagaglio culturale della nostra nazione? Per poter sviscerare a fondo l’argomento, sono intervenuti il professore Giuseppe Giordano, associato alla cattedra di Filosofia della Scienza e Storia della Filosofia Contemporanea dell’Università degli Studi di Messina, e il dott. Giovanni Stanghellini, ricercatore in Tutela e Promozione dei Diritti Umani presso l’Università degli Studi di Firenze. 

Tematiche interessanti e quanto mai attuali, che hanno interrogato i partecipanti e che hanno permesso un dibattito costruttivo. La domanda che sorge spontanea è se, in un tempo spersonalizzante come il nostro, l’università si debba adeguare  ai bisogni del mercato (come sembra stia facendo), o se non debba scommettere sulla formazione integrale ed individuale della persona, in modo da non formare solo dei “lavoratori”, ma veri e propri cittadini, consapevoli ed impegnati. Il professore Giordano ha cercato di dare delle provocazioni rispetto all'universalizzazione del sapere affermando che un eccessivo specialismo spesso tende a negare un sapere condiviso e cade nell'autoreferenzialismo, tanto che il paradosso dello specialista consiste nel sapere sempre di più su sempre meno argomenti, fino a sapere tutto sul niente. 

Questa specializzazione della cultura ha portato dunque ad annullare il soggetto conoscitivo, cioè l'uomo pensante, assolutizzando l'oggetto della ricerca e non contestualizzandolo adeguatamente. Una delle soluzioni possibili protrebbe essere la cosiddetta "decima epistemologica", ovvero la necessità delle singole discipline di interrogarsi sul senso ultimo del loro operare, finalizzate ad un positivo nomadismo disciplinare. Bisogna guardare ai saperi come complementari, nella prospettiva di un sapere che non sia elitario, ma che valorizzi un cultura condivisa, e non premi l'ideale irraggiungibile di" persona onnisciente".

Anche il tema sull’internazionalizzazione degli studi ha suscitato grande attenzione, data la visibile difficoltà dell’università italiana, e specialmente del Mezzogiorno, di incentivare gli studenti attraverso proposte di formazione all’estero, che non si limitino semplicemente al progetto Erasmus, che non permette alla totalità degli studenti di respirare un’ “aria europea”, ma che rendano fecondo il mondo dell’università attraverso una fitta rete di scambi interculturali. Giovanni Stanghellini, riallacciandosi al precedente intervento, avverte del pericolo che l'eccessiva destrutturazione dei saperi non permetta il dialogo. Tuttavia non si può non fare riferimento alle altre realtà europee:per fare qualche esempio, la Scandinavia offre ai suoi dottorandi almeno tremila euro mensili; in Francia si favorisce la mobilità degli studi tra poli universitari offrendo incentivi economici mensili; per finire, in Inghilterra la specialistica e i master vengono spesso affrontati parallelamente al percorso lavorativo.

Infine il pomeriggio si è concluso con un dibattito che ha visto una grande partecipazione fra i presenti: si è discusso di" autoriforma dei docenti", dell'apparente dicotomia tra professionalizzazione e reale formazione, dell'importanza degli studi classici anche nel mondo odierno.

Una settimana che è un’occasione per riflettere sul nostro futuro in modo critico, e per considerare l’università come una vera e propria vocazione, su cui scommettere e per la quale impegnarci, in un’ottica di corresponsabilità e di impegno, lontano dalle critiche sterili che sembrano essere sempre più un marchio del nostro tempo.

Per informazioni:

fuci.rc@libero.it

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http://www.fuci.net/

http://www.fuci.net/index.php/appuntamenti-nazionali/settimana-delluniversita

 

In prossimità di questo importante evento intervista a Giusy Foti, presidentessa del Gruppo FUCI “don Domenico Farias” e ad AnnaMiriam Sabatini, incaricata Regionale FUCI, ed abbiamo chiesto loro:

Da tanti anni operate all’interno delle università di Italia, anche qui a Reggio Calabria. Ma esattamente come definireste la FUCI?

La FUCI (Federazione Universitaria Cattolica Italiana) è una realtà ecclesiale e culturale che trova nel mondo accademico il luogo specifico della propria espressione. La proposta fucina è sicuramente una proposta particolare,che si declina in modi e tempi sempre nuovi e che rivolge la sua attenzione al mondo dei giovani universitari proponendo loro una prospettiva diversa con la quale guardare al proprio impegno intellettuale.

La promozione del valore dello studio, inteso non come mero nozionismo ma come strumento che consenta una maturazione globale della persona, che non può prescindere dall’inserirsi nella logica del servizio e la formazione di coscienze credenti e cittadini responsabili che abbiano a cuore le sorti del nostro Paese sono solo alcuni degli obiettivi della Federazione.

La Settimana dell’Università è la proposta principale della vostra attività di gruppo. Da dove nasce, quali sono gli scopi e le finalità?

È uno degli appuntamenti nazionali della federazione, la cui finalità è quella di ribadire l’attenzione che la Fuci vuole assicurare all’Università, come luogo privilegiato di formazione delle coscienze.

Non vogliamo infatti limitarci ad essere abitatori passivi di questa realtà: in essa invece,vogliamo fare la differenza!

Ed è proprio il desiderio di sottolineare e testimoniare che l’Università è un tempo opportuno da cogliere e un luogo del quale prenderci cura che spinge i vari gruppi locali a promuovere questa Settimana,che quest’anno è alla sua sesta edizione.

Inoltre,la scelta di dedicare una specifica settimana nel  mese di novembre non è casuale,in quanto questo periodo rappresenta per molti Atenei l'avvio dell'anno accademico.

Si tratta quindi di una decisione dettata dal desiderio di sottolineare e testimoniare che l'Università è un investimento lungimirante al quale politica, società e Chiesa devono guardare con attenzione. 

Perché avete scelto il tema “Internazionalizzazione degli studi, Universalità del sapere”?

Ogni gruppo segue una linea guida proposta dalla Presidenza Nazionale ad inizio anno federativo, il titolo di riferimento non vuole essere un vincolo, piuttosto ogni gruppo è invitato ad aderire e testimoniare uno stile, declinando il tema nelle modalità più consone per coinvolgere e sollecitare le realtà con cui, a livello diocesano e universitario, collabora.

Proprio in quest’ottica il gruppo FUCI “Don Farias” di Reggio Calabria ha organizzato una tavola rotonda che si terrà presso il Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università Mediterranea il 18 novembre alle ore 17.30.

Interverranno il prof. Giuseppe Giordano, associato alla cattedra di Filosofia della Scienza e Storia della Filosofia Contemporanea presso l’Università degli Studi di Messina e il dott. Giovanni Stanghellini, ricercatore in Tutela e Promozione dei Diritti Umani presso l’Università degli Studi di Firenze.

La relazione del prof. Giordano riguarderà il metodo di studio universitario come strumento di approccio alla complessità della realtà e la qualità della cultura tradizionale italiana a confronto con quelle dell'Europa; la seconda, a cura del dott. Stanghellini, verterà sulla problematica della validità del modello universitario italiano rispetto a quelli degli altri paesi europei alla luce delle attuali logiche di mercato. 

Quali sono le sfide della VI Settimana dell'Università?

Sicuramente la sfida principale è quella di trasmettere agli universitari che esiste “un altro modo” di vivere lo studio, un modo di conoscere che non è sterile o autoreferenziale, ma che dà gusto agli anni più intensi della propria formazione. Occorre quindi impegnarsi seriamente e appassionatamente in ciò che si studia, per costruire una capacità critica in grado di incidere sulla realtà e sul modo di comprenderla e di interpretarla.

Inoltre obiettivo della Settimana è quello di promuovere il dibattito sulla condizione dell’Università,coltivare una “spiritualità dello studio” e diffondere una sensibilità culturale cristianamente orientata.