L'Arcivescovo ai giovani: rendere la vita preghiera e la preghiera vita

News del 10/11/2013 Torna all'elenco delle news

"Gesù Cristo è la chiave interpretativa che ci fa entrare nel mistero della vita”, questa è la sintesi del messaggio, carico di affetto, fiducia e speranza, che Mons. Morosini ha lasciato a più di duecento giovani che venerdì 8 novembre lo hanno incontrato.

L'occasione di questo incontro è stata la serata diocesana promossa dal Settore Giovani dell'Azione Cattolica ed aperta a tutte le realtà ecclesiali della diocesi, dal titolo "Giovani in missione: dritti al centro". Si è voluta creare un'occasione di confronto e di dialogo sulle esigenze, le domande, le passioni, i dubbi che abitano nel cuore dei giovani, che desideravano ricevere una parola autorevole ma anche paterna, di conforto e di stimolo da parte dell'arcivescovo, da sempre vicino alle realtá giovanili anche in virtù della sua esperienza di professore di filosofia nelle scuole superiori. 

La serata si è svolta presso i locali della parrocchia di San Bruno. Padre Giuseppe - così tra una battuta e l'altra Mons. Morosini ha chiesto ai presenti di rivolgersi a lui - è entrato in un salone gremito di giovani, instaurando subito un clima confidenziale grazie al suo sorriso e alla sua cordialità. 

Con la preghiera introduttiva si è entrati nel vivo della serata. Mons. Morosini ha rivolto un monito ai giovani di AC, esortandoli in quanto tali a "rendere la vita preghiera e la preghiera vita" e prendendo le mosse della sua breve riflessione dal suo motto episcopale, "in fede vivo Filii Dei": di fronte a quello che succede nella vita bisogna mettersi in discussione e farsi delle domande, predisponendosi con cuore sincero e mente aperta all'ascolto della Parola del Signore, l'unico in grado di "farci entrare attraverso la porta della vita".

Dopo il breve momento di preghiera, la Presidente diocesana dell'Azione Cattolica ha rivolto un saluto a nome di tutta l'associazione, ringraziando l'arcivescovo per la sua attenzione paterna nei confronti dell'AC che si è già manifestata in diverse occasioni, nonostante il recentissimo insediamento in diocesi. Anche il parroco di San Bruno e il presidente parrocchiale hanno rivolto un breve saluto. 

Subito dopo, i due vicepresidenti diocesani per il Settore Giovani dell'Azione Cattolica, Pasquale Costantino e Marcella Falcone, hanno introdotto il tema della serata: l'importanza per tutti i giovani di trovare il centro della loro esistenza, di ricentrarsi su qualcosa, o meglio, su Qualcuno, per poter meglio aprirsi agli altri con lo slancio missionario di chi non può fare a meno di testimoniare la Buona Notizia del Vangelo. Dopo un video stimolante, realizzato intervistando i giovani della città sul senso di "centro della vita", alcuni tra i presenti hanno rivolto delle domande al vescovo, facendo sintesi di tutte le istanze, i dubbi, gli interrogativi di tutti i giovani della diocesi.

È stato chiesto al vescovo di quale linguaggio servirsi oggi per diffondere il Vangelo tra i giovani; come fare per conciliare gli impegni di studio, lavoro e famiglia, con le esigenze della vita di fede, personale e comunitaria; come relazionarsi con i non credenti, gli agnostici o coloro che si dicono diffidenti nei confronti della Chiesa; come conciliare la necessità di testimoniare il Vangelo con le inevitabili incertezze e paure che accompagnano il percorso di fede di un giovane. È stata toccata anche la delicata questione della morale sessuale, segnatamente sotto l'aspetto della relazione tra due fidanzati nell'attesa e nella difficoltà di fondare una vita di coppia basata sul sacramento del matrimonio. Infine, quali prospettiva di testimonianza e "martirio" per chi lavora e si trova nella situazione di dover spesso "abbassare la testa" o "scendere a compromessi" nel contesto lavorativo in cui si trova, specie nel contesto socio-culturale segnato dalla piaga della mafia.

Padre Giuseppe, alternando sapientemente battute simpatiche a serie riflessioni, momenti più distesi, racconti di esperienze concrete di vita e riflessioni più profonde, non si è sottratto a nessuno di questi interrogativi, riempiendo il cuore dei presenti di fiducia ed entusiasmo rinnovati. In sintesi, il messaggio lanciato dall'arcivescovo si è fondato su un presupposto: per un cristiano, l'atteggiamento o il linguaggio nel diffondere il Vangelo devono essere gli stessi che si usano “quando si va a passeggio". Non bisogna “indossare un vestito” da cristiani, ma trovare la forza e al contempo la semplicità per impastare di quotidianità la bellezza dell'Amore di Dio che è per tutti. 

Quando ci persuadiamo che Gesù non ci ha dato una norma morale astratta ma ci ha indicato una via per essere felici, possiamo riprendere il cammino verso la santità. 

Nè bisogna vestire i panni dei bigotti partendo, nelle relazioni con le persone che non la pensano come te, dal presupposto di volerle convertire a tutti i costi. Non bisogna "voler convertire" chi non crede in Dio, ma un cristiano deve sapere e volere stare con lui, nella gioia! "I non credenti non devono sentirti, ma vederti felice nel fondare la tua vita su Gesù". 

Padre Giuseppe ha inoltre ricordato ai giovani che se Gesù chiede di seguirlo è per regalare la sua amicizia ed una vita piena. La sequela di Cristo richiede però un impegno serio e dei sacrifici, che le persone care devono saper condividere ed accettare, per poter fare sapientemente sintesi tra impegni familiari ed ecclesiali.

Tutte le risposte del presule hanno avuto l'incomparabile efficacia di chi parla agli altri attraverso esempi di vita concreta e riporta la propria esperienza. L'esperienza da prof. nelle scuole, il dialogo sempre aperto con gli studenti, soprattutto con i più diffidenti verso il "colletto" che da sacerdote Morosini portava, sono un bagaglio di insegnamenti ed umanità condivisi con i giovani presenti. Non sono percorsi semplici quelli indicati, ma la forza dell'esperienza personale, la fiducia, la tenerezza e l'autorevolezza con cui Padre Giuseppe si è rivolto ai giovani costituiscono una marcia in più e uno stimolo forte per chi voglia "puntare in alto" e scegliere una vita piena secondo il Vangelo, quindi secondo libertà amore e verità. 

Riprendendo l'episodio biblico di Mosè che affronta il faraone, le ultime parole del vescovo sono un'iniezione di fiducia ed entusiasmo: “Ti basta la mia Grazia, ci dice il Signore. Abbiamo la sicurezza che Lui dà ai suoi figli, chiamati ad essere missionari, la forza per affrontare tutto. Bisogna prima, con serietà, verificare qual è la chiamata. Ma una volta che si è intuita, con la forza della preghiera, la chiamata del Signore, ci vuole il coraggio di buttarsi e dire con consapevolezza e convinzione il proprio sì".

Il ringraziamento dell'assistente unitario dell'Azione Cattolica, don Salvatore Santoro, ha chiuso la prima parte della serata. L'arcivescovo si è poi ancora intrattenuto confidenzialmente con i presenti, tra una battuta e l'altra, prima di salutare, lasciando nel cuore e negli occhi dei giovani un'immagine di Chiesa bella, quotidiana, sorridente, profondamente innamorata dell'uomo. 

La serata è poi proseguita con un momento di convivialità e animazione per i giovani, pensata ed organizzata dal Settore Giovani dell'AC: un modo per stare insieme all'insegna dell'allegria e del sorriso, che hanno fatto da cornice all'intero appuntamento. 

Segni di speranza dai giovani e per i giovani, testimonianza di Chiesa e di impegno da parte di chi ha a cuore l'uomo e vuole ricentrarsi su Cristo, per essere testimone sempre più autentico di una vita "bella" secondo il Vangelo.