Santo del giorno 25 settembre: sant'Aurelia

News del 25/09/2024 Torna all'elenco delle news

Sante sorelle Aurelia e Neomisia martiri ad Anagni, dove sono custodite le loro reliquie nella Basilica di Santa Maria Assunta Museo della Cattedrale di Anagni, ed esposte il giorno della festa. Rimaste orfane in età molto giovane, diventate schiave e poi liberate, si recarono in pellegrinaggio in Terrasanta e poi a Roma, da dove incamminandosi per la via Latina, aggredite e ridotte in fin di vita, furono accolte da una pia donna e durante le orazioni notturne nella chiesa parrocchiale un angelo annunciò la loro salita in paradiso. Il 25 settembre la morte delle due sorelle fu annunziata dal suono delle campane.

 

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Secondo la leggenda riportata nell'Ufficio proprio della Chiesa anagnina il 25 settembre, le sorelle Aurelia e Neomisia, nate nell'Asia Minore e dedite fin dalla fanciullezza alla pietà, cresciute negli anni, per soddisfare la loro devozione, visitarono i luoghi sacri della Palestina e si recarono in pellegrinaggio ai più celebri santuari dell'Occidente. Partite da Roma e, mentre percorrevano la via Latina, sorprese dagli Agareni, che, dopo aver devastato Calabria e Lucania, avevano posto assedio a Capua, furono battute con verghe e ridotte in fin di vita. Ma un furioso temporale disperse i persecutori, e le due sorelle, libere, poterono proseguire il loro viaggio. Giunte nei pressi di Anagni, si stabilirono in una borgata, detta Macerata, ai piedi del colle e qui morirono in pace un 25 settembre. I loro corpi, venerati dagli abitanti del luogo, sepolti prima in un oratorio della borgata, furono poi trasportati nel cenobio di S. Reparata, presso le mura della città. In seguito il vescovo Rumaldo, mentre si trovava ad Anagni papa Leone IX, li collocò nella cattedrale, e quando questa fu ricostruita dal vescovo Pietro, essi furono onorevolmente riposti nella cripta di S. Magno, presso le spoglie di s. Secondina sotto l'altare ad esse dedicato.

L'unico testo a noi noto degli Atti delle due sante è contenuto nel cod. Chigiano C. VIII. 235, scritto all'inizio del sec. XIV. Il Baronio, che inserì il nome delle due vergini nel Martirologio Romano, dice di aver avuto conoscenza dei loro Atti, ma di aver trovato il testo alquanto corrotto. I Bollandisti, che trascrissero quegli Atti dai mss. di Costantino Caetani (ora nella Biblioteca Alessandrina di Roma), li giudicarono talmente infidi da non meritare di essere pubblicati, e tennero in qualche conto soltanto alcune notizie relative alle traslazioni delle reliquie.

Se i caratteri interni della leggenda rivelano nell'anonimo agiografo lo studio di una composizione letteraria non preoccupata dell'accertamento, forse già allora non più possibile, di fatti della vita delle due sorelle, dobbiamo, però, riconoscere che egli ha cercato di fissare cronologicamente la seconda traslazione delle reliquie e la loro definitiva deposizione con il riferimento a personaggi a noi noti: il vescovo Rumaldo e il vescovo Pietro da Salerno (m. 1105).

Le due vergini sono ripetutamente rappresentate negli affreschi del sec. XIII, nella cripta della cattedrale: ai lati della Madonna nella conca absidale dietro l'altare ad esse dedicato; nuovamente nella parete sinistra accanto all'altare. Nella nicchia fatta dipingere da Giacomo de Guerra nel 1324 le due sante sorelle fiancheggiano il vescovo Pietro.

Parte considerevole delle reliquie di Aurelia e Neomisia si conserva in due urne, fatte eseguire nel 1903 dal vescovo Antonio Sardi, che si espongono sull'altare maggiore della cattedrale il 25 settembre, giorno in cui le sante sono festeggiate.

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Santa Aurelia e Neomisia nacquero in Asia Occidentale. Rimaste orfane in età molto giovane, diventarono subito schiave e furono condotte in Tracia un’antica regione della Grecia. Liberate dalla schiavitù dei Maomettani, sotto le guide angeliche si recarono nei Santi Luoghi di Gerusalemme per adorare il Signore. Arrivarono in Italia portate da un mare in tempesta guidate da un Angelo, dopo essere state in Puglia e in Lucania, si stabilirono a Roma dove visitarono le memorie dei Santi Apostoli e ricevettero la benedizione del Santo Padre. Lasciarono Roma incamminandosi per la via Latina, in quel tempo quei luoghi erano infestati da soldati Saraceni, furono arrestate e crudalmente battute per la ripugnanza ad arrendersi ai loro voleri; l’avrebbero uccise se un lampo seguito da un tuono fortissimo non li avessero spaventati. 

Ripreso il viaggio raggiunsero a stento il villaggio dell’Agro Anagnino attuale Macerata, dove furono accolte da una pia donna in condizioni preoccupati a causa delle percosse ricevute. Furono così costrette a trattenersi nel paese e durante le orazioni notturne nella chiesa parrocchiale un angelo annunciò la loro salita in paradiso. 

Il 25 settembre la morte delle due sorelle fu annunziata dal suono delle campane e i loro corpi furono lasciati prima nel borgo Macerata, poi a causa di scorrerie di barbari furono portati nel monastero di Santa Reparata e successivamente nella Basilica inferiore della Cattedrale, dove riposano tuttora accanto alle reliquie di S. Secondina.

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