Santi del giorno 13 agosto: Ponziano e Ippolito

News del 13/08/2024 Torna all'elenco delle news

Santi Ponziano, papa dal 230 al 235, e Ippolito, sacerdote teologo divenuto antipapa perchè non condivideva le scelte pastorali di concedere il perdono ai lapsi (coloro che in tempo di persecuzione non avevano avuto il coraggio di professare la loro fede) e permettere il matrimonio tra liberi e schiavi. Entrambi condannati dall'imperatore Massimino Trace ai lavori forzati nelle miniere di Sardegna, dove morirono a causa dei maltrattamenti. Prima di morire Ponziano abdicò esprimendo la sua rinuncia all’ufficio di pontefice con il termine tecnico «discinctus est»: è stato il primo caso nella storia del papato. Ippolito da parte sua, durante il tempo dei lavori forzati e vista la rinunzia al papato e la condotta umile di Ponziano fu porato a riconciliarsi con lui invitando i suoi seguaci a rientrare nella chiesa.

Alcuni anni più tardi, finita la persecuzione, papa S. Fabiano (236-250, 20 gen.), secondo successore di Ponziano, fece trasportare i resti dei due martiri a Roma. La traslazione di entrambi avvenne il 13 agosto: di Ponziano nella cripta dei Papi nel cimitero di Callisto e di Ippolito in quello sulla via Tiburtina a Roma, come attesta la Depositio Martyrum del IV secolo: «Idus Aug. Ypoliti in Tiburtina et Pontiani in Calisti», poiché Ippolito venne seppellito sulla via Tiburtina lo stesso giorno di Ponziano, il 13 agosto.

I Santi Ponziano e Ippolito sono noti per la loro storia di riconciliazione di fronte alla persecuzione comune, prima del martirio. Questa unione nel segno della sofferenza e della fede cristiana ha lasciato un'impronta significativa nella tradizione cattolica, mostrando come la riconciliazione sia possibile anche tra avversari accaniti. Le loro reliquie sono venerate insieme, simbolo della loro riconciliata comunione con la Chiesa. 

Sant’Ippolito è invocato come protettore degli agenti di custodia. 

 

 

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Martirologio Romano: Santi martiri Ponziano, papa, e Ippolito, sacerdote, che furono deportati insieme in Sardegna, dove entrambi scontarono una comune condanna e furono cinti, come pare, da un’unica corona. I loro corpi, infine, furono sepolti a Roma, il primo nel cimitero di Callisto, il secondo nel cimitero sulla via Tiburtina.

 

 

Discendente di una delle più nobili famiglie di Roma, i Calpurnio, Ponziano fu eletto Papa il 21 luglio 230, sotto l’imperatore Alessandro Seveso (222-235), che garantiva tolleranza religiosa. Ma se la pace esterna era garantita, non lo era altrettanto quella all’interno della Chiesa, che dovette subire uno scisma, a causa del sacerdote Ippolito, eletto antipapa (217). Uomo colto ed esperto di Scrittura, Ippolito non accettava la facilità con la quale la Chiesa di Roma concedeva il perdono ai lapsi (i caduti, cioè coloro che di fronte alla persecuzione non avevano avuto il coraggio di professare la fede e chiedevano di essere riammessi nella Chiesa); ed era troppo tollerante nell’accettare i matrimoni tra uomini e donne di condizione sociale diversa e tra schiavi e liberi (la legge pagana non li riconosceva validi!).

La scelta di Ippolito, come vedremo, fu dettata più da scrupoli di valutazioni e da orgoglio personale, che da dottrina; sta di fatto che lo scisma continuò anche durate il pontificato di Urbano (222-230) e quindi di Ponziano.

Alla morte di Alessandro Seveso salì al trono Massimino il Trace (235-238), il quale riprese le persecuzioni contro i cristiani, e non sapendo chi fosse dei due il vero Papa, esiliò entrambi presso le miniere in Sardegna: era la prima volta che non veniva martirizzato un Papa. La Comunità cristiana si ritrovò così senza una guida, tanto che Ponziano, perché la sede apostolica non restasse vacante, rinunziò al pontificato in favore del greco Antero. Il tempo dei lavori forzati, la rinunzia al papato, la condotta umile di Ponziano… portò Ippolito a riconciliarsi con lui e invitò i suoi seguaci a rientrare in seno alla vera chiesa.

Morirono entrambi dopo pochi mesi a causa della dura vita delle miniere, e onorati come Martiri. Fu papa Fabiano (236-250) a far individuare e trasferire il copro di Ponziano, ponendolo nel cimitero della via Appia, nella “cripta dei papi”. Papa Damaso (366-384), compose per Ippolito questa iscrizione: “Quando infierivano gli ordini del tiranno, fu prete e rimase sempre nello scisma di Novato; al tempo in cui la spada lacerò le viscere della madre chiesa, mentre fedele al Cristo marciava verso il regno dei santi, il popolo gli domandò quale direzione doveva seguire; rispose che tutti dovevano seguire la fede cattolica. Così meritò, confessando la fede, di essere nostro martire. Damaso riferisce ciò che ha inteso. Il Cristo prova tutto”.

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