Santo del giorno 29 luglio: santa Marta

News del 29/07/2024 Torna all'elenco delle news

Marta, sorella di Maria e di Lazzaro, tutti e tre commemorati oggi anche se solo la memoria di Marta è inserita nel Calendario Romano come memoria liturgica obbligatoria, da celebrare cioè in tutti i luoghi della cristianità in cui è diffuso il rito romano. Marta è citata in tre episodi evangelici, uno più denso dell’altro, in cui viene ritratta come una donna sollecita nel servire e nell’andare incontro al Maestro. Ha anche lasciato una forte testimonianza di fede nelle parole rivolte a Gesù prima della resurrezione del fratello Lazzaro. 

Molto probabilmente Marta fu presente al Calvario con sua sorella Maria, e con lei vide il Salvatore risorto. Dopo l'Ascensione di Gesù al cielo, Marta, con la sorella Maria ed il fratello Lazzaro, fu dai Giudei gettata in mare, perchè venisse sommersa dalle onde; ma la nave miracolosamente protetta e guidata giunse incolume nel golfo di Marsiglia. In questa città S. Marta fondò una comunità di vergini che governò santamente, finchè ricca di meriti, il 29 luglio dell'84, passò al gaudio sempiterno. Le sue reliquie si venerano a Tarascona, sul Rodano.

Marta fu anche nota per aver sconfitto un drago, la Tarasca, che aveva terrorizzato gli abitanti di Tarascona. Metà bestia e metà pesce, il mostro era intento a divorare un uomo, quando fu annientato da Marta, armata di aspersorio e acquasantiera.

La memoria liturgica di Santa Marta, già presente in data 29 luglio, per volontà di Papa Francesco nel 2021 è stata ridenominata nel Calendario Romano Generale "Santi Marta, Maria e Lazzaro".

E' la patrona di casalinghe, domestiche, albergatori, osti, cuochi, e dei padroni di casa, delle cognate e degli ospizi. 

 

 

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Martirologio Romano: Memoria di santa Marta, che a Betania vicino a Gerusalemme accolse nella sua casa il Signore Gesù e, alla morte del fratello, professò: «Tu sei il Cristo, il Figlio di Dio, colui che viene nel mondo».

 

Betania si trova a due-tre chilometri da Gerusalemme ed è nota perché Gesù vi passò più volte durante la sua vita pubblica. Era il villaggio di Lazzaro (da qui il nome datole dagli arabi, al-Azariya, che sta proprio per luogo “di Lazzaro”) e delle sue sorelle Maria e Marta, tutti e tre commemorati oggi dalla Chiesa, sebbene solo la memoria di Marta sia inserita nel Calendario Romano Generale come memoria liturgica obbligatoria, da celebrare cioè in tutti i luoghi della cristianità in cui è diffuso il rito romano. In precedenza Lazzaro era commemorato il 17 dicembre, ma con l’edizione del Martirologio Romano del 2001 (la prima dopo il Vaticano II) la sua memoria è stata spostata al 29 luglio, data tradizionale per il culto liturgico di Marta. Nello stesso giorno è stato riunito il ricordo della sorella Maria di Betania, che a lungo è stata identificata con Maria Maddalena (nonché con la peccatrice penitente che cosparge di olio profumato i piedi di Gesù, baciandoli e asciugandoli con i suoi capelli; Lc 7, 36-50), per ragioni che meriterebbero un approfondimento a parte.

Marta è citata in tre episodi evangelici, uno più denso dell’altro, in cui viene ritratta come una donna sollecita nel servire e nell’andare incontro al Maestro. Luca ce la mostra nell’atto di accogliere in casa Gesù, nel mezzo delle fatiche del suo apostolato, «tutta presa dai molti servizi», mentre la sorella Maria, modello delle contemplative, ascolta la parola di Nostro Signore. Da qui la sua celebre rimostranza (“Signore, non ti curi che mia sorella mi ha lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti”), che diede motivo a Gesù di trasmettere un insegnamento su cui i cristiani di ogni tempo hanno dovuto meditare: “Marta, Marta, tu ti preoccupi e ti agiti per molte cose, ma una sola è la cosa di cui c’è bisogno. Maria si è scelta la parte migliore, che non le sarà tolta” (Lc 10, 38-42). Si potrebbe dire che a quel tempo la buona Marta non aveva ancora trovato quell’equilibrio tra l’ora et labora, tra il raccoglimento con Dio e il lavoro, che sarà ben espresso nella dottrina di san Benedetto e che ognuno, non solo i monaci, è chiamato a cercare. Ma certo, come commentò sant’Agostino, era già sulla retta via: “Marta, tu non hai scelto il male; Maria ha però scelto meglio di te”.

Ritroviamo Marta, che certamente custodì nel suo cuore le parole del Maestro, nell’episodio della risurrezione di Lazzaro. Non appena sa che Gesù, rischiando la vita, è di ritorno a Betania, proprio lei gli va subito incontro e gli rivolge queste parole: “Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto! Ma anche ora so che qualunque cosa chiederai a Dio, Egli te la concederà”. Quando poi Gesù le preannuncia che suo fratello risorgerà e le chiede di credere in Lui, è ancora lei a fare un’aperta e ispirata professione di fede: “Sì, o Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio che deve venire nel mondo” (Gv 11, 1-46). Il terzo episodio si colloca dopo la risurrezione di Lazzaro, quando Gesù fu ospitato a cena a Betania, con Marta intenta a servire i commensali e Maria a cospargere i piedi del Signore di un preziosissimo olio di nardo, asciugandoli con i suoi capelli, pochi giorni prima della Passione e quindi della sepoltura del suo sacratissimo Corpo (Gv 12, 1-11).

Scrisse ancora sant’Agostino: “Marta e Maria erano due sorelle, non solo sul piano della natura, ma anche in quello della religione; tutte e due onoravano Dio, tutte e due servivano il Signore presente nella carne in perfetta armonia di sentimenti. Marta lo accolse come si sogliono accogliere i pellegrini, e tuttavia accolse il Signore come serva, il Salvatore come inferma, il Creatore come creatura; lo accolse per nutrirlo nel suo corpo mentre lei doveva nutrirsi con lo Spirito. […] Del resto tu, Marta, sia detto con tua buona pace, tu, già benedetta per il tuo encomiabile servizio, come ricompensa domandi il riposo. […] Ma dimmi: quando sarai giunta a quella patria, troverai il pellegrino da accogliere come ospite? Troverai l’affamato cui spezzare il pane? L’assetato al quale porgere da bere? L’ammalato da visitare? Il litigioso da ricondurre alla pace? Il morto da seppellire? Lassù non vi sarà posto per tutto questo. E allora che cosa vi sarà? Ciò che ha scelto Maria: là saremo nutriti, non nutriremo. […] E volete proprio sapere quello che vi sarà lassù? Il Signore stesso afferma dei suoi servi: In verità vi dico, li farà mettere a tavola e passerà a servirli (Lc 12, 37)”.

 

 

Le origini della memoria liturgica

La tradizione narra che, dopo le prime persecuzioni dei cristiani, Marta, Maria, Lazzaro, altri discepoli e donne che seguivano Gesù, abbiano lasciato la loro terra e raggiunto Saintes-Maries-de-la-Mer, in Provenza, dove avrebbero portato il credo cristiano. Sono stati i francescani, nel 1262, a celebrare Santa Marta il 29 luglio, otto giorni dopo la festa di Santa Maria Maddalena. A Betania, oggi chiamata El-Azariyeh (Il luogo di Lazzaro), c’è ancora il sepolcro di Lazzaro e un santuario costruito su alcuni resti bizantini e crociati che a loro volta celano luoghi preesistenti. Probabilmente si trovava qui la casa di Marta. La chiesa a croce greca del santuario è abbellita da mosaici che raffigurano gli episodi evangelici che vedono protagonisti Marta, Maria e Lazzaro.

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ell’ iconografia tradizionale Santa Marta è ritratta quasi sempre in veste monacale con il famoso drago Tarasca ai suoi piedi, il secchiello e l'aspersorio nelle mani.

Secondo la leggenda, Marta con la sorella e il fratello per fuggire alla persecuzioni raggiunsero la costa francese. Dopo essere approdati, si separarono. Marta andò verso nord tra paludi e foreste. Presso un guado sul Rodano viveva la Tarasca, un mostro temuto dagli abitanti della zona.

La Santa ammansì la Tarasca mostrandole la Croce e irrorandola, mediante l'aspersorio, con l'acqua benedetta contenuta nel secchiello; il drago ammansito, seguì poi docilmente S. Marta che, tenendolo legato alla propria cintura, lo condusse nella città di Nerluc, che poi prese il nome di Tarascona, dove gli abitanti lo fecero a pezzi.

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