Santo del giorno 28 giugno: Sant'Ireneo

News del 28/06/2024 Torna all'elenco delle news

Sant'Ireneo di Lione, vescovo e martire del II secolo, discepolo di san Policarpo che aveva conosciuto direttamente l'apostolo Giovanni evangelista, è una figura di primaria importanza nella storia della Chiesa. Il 21 gennaio 2022 Papa Francesco lo ha dichiarato Dottore della Chiesa con il titolo di "doctor unitatis",  primo martire nella storia della Chiesa a ricevere il titolo di Dottore. È stato il primo teologo cristiano a tentare di elaborare una sintesi globale del cristianesimo primitivo. Vissuto all’interno di un periodo storico marcato da due eventi culturali di grande spessore: l’insorgere dello gnosticismo in ambito cristiano, prima forma di eresia in possesso di un buon impianto dottrinale, capace di affascinare molti cristiani colti; e il diffondersi nel mondo pagano del neoplatonismo, filosofia di vasto respiro, che presentava molte affinità con il cristianesimo. La sua opera va ben oltre la confutazione dell’eresia, perché si presenta come il primo grande teologo della Chiesa primitiva, che ha creato della teologia una visione sistematica, cioè di un sistema teologico, abbastanza coerente fra tutti gli articoli di fede.

La Chiesa lo onora come martire sulla testimonianza di S. Girolamo il quale, nel 410, per primo gli diede questo titolo. Venne sepolto nella chiesa di San Giovanni, che più tardi venne chiamata di Sant’Ireneo. La sua tomba e i suoi resti vennero distrutti nel 1562 dagli Ugonotti, durante le guerre di religione. 

 

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Martirologio Romano: Memoria di sant’Ireneo, vescovo, che, come attesta san Girolamo, fu, da piccolo, discepolo di san Policarpo di Smirne e custodì fedelmente la memoria dell’età apostolica; fattosi sacerdote del clero di Lione, succedette al vescovo san Potino e si tramanda che come lui sia stato coronato da glorioso martirio. Molto disputò al riguardo della tradizione apostolica e pubblicò una celebre opera contro le eresie a difesa della fede cattolica.

 

Ireneo, discepolo di san Policarpo e, attraverso di lui, dell'apostolo san Giovanni, è una figura di primaria importanza nella storia della Chiesa. Originario dell'Asia, nato con molta probabilità a Smirne, approdò in Gallia e nel 177 succedette nella sede episcopale di Lione al novantenne vescovo san Potino, morto in seguito alle percosse ricevute durante la persecuzione contro i cristiani. Pochi giorni prima delle sommosse anticristiane, Ireneo era stato inviato a Roma dal suo vescovo per chiarire alcune questioni dottrinali. Tornato a Lione, appena sedata la bufera, fu chiamato a succedere al vescovo martire, in una Chiesa decimata dei suoi preti e di gran parte dei suoi fedeli. Si trovò a governare come unico vescovo la Chiesa dell'intera Gallia. Lui, greco, imparò le lingue dei barbari per evangelizzare le popolazioni celtiche e germaniche. E dove non arrivò la sua voce giunse la parola scritta. Nei suoi cinque libri Adversus Haereses traspare non solo il grande apologista, ma anche il buon pastore preoccupato di qualche pecorella allo sbando che cerca di condurre all'ovile. In data 21 gennaio 2022 Papa Francesco lo ha dichiarato Dottore della Chiesa, con il titolo di Doctor unitatis".  Ireneo è così il primo martire nella storia della Chiesa a ricevere il tittolo di Dottore. La sua memoria liturgica, oggi posta al 28 giugno, sino al Messale del 1962 ricorreva invece il 3 luglio.

 

Le Opere

Ireneo è innanzitutto un uomo di fede e un Pastore. Del buon Pastore aveva il senso della misura, la ricchezza della dottrina, l’ardore missionario. Come scrittore, persegue un duplice scopo: difendere la vera dottrina dagli assalti degli eretici, ed esporre con chiarezza le verità della fede. A questi fini corrispondono esattamente le due opere principali che di lui rimangono: i cinque libri dell’Adversus haereses, (Contro le eresie), e la Demonstratio apostolicae praedicationis (l’Esposizione della predicazione apostolica), in cui espone una sintetica e precisa esposizione della dottrina cattolica; che, per questo, si può chiamare anche il più antico “catechismo della dottrina cristiana”. Ireneo si può considerare un vero campione della lotta contro le eresie.

Il pensiero e le opere di Ireneo furono direttamente influenzate da Policarpo, che fu discepolo di Giovanni Evangelista. Essi sono una testimonianza della tradizione apostolica, a quei tempi impegnata contro il proliferare di varie eresie, in particolare lo gnosticismo di cui Ireneo fu un forte oppositore.

 

Il pensiero

Ireneo può essere considerato il primo teologo cristiano, in quanto ha tentato di elaborare una prima sintesi globale del cristianesimo primitivo. Difatti, all’interno di un periodo storico marcato da due eventi culturali di grande spessore: da un lato, l’insorgere dello gnosticismo in ambito cristiano, come prima eresia in possesso di un impianto dottrinale abbastanza affascinante e accattivante; e dall’altro, il diffondersi nel mondo pagano della corrente filosofica del neoplatonismo, che presentava molte affinità con il cristianesimo. Ireneo con la sua diligente opera tentò di dare una risposta chiara e precisa contro i presunti errori dello gnosticismo; mentre nei confronti del neoplatonismo si aprì a un certo dialogo, accogliendo perfino alcuni principi generali, sottoponendoli a una personale riflessione.

La Chiesa del II secolo, infatti, era minacciata dalla cosiddetta dottrina della gnosi, che affermava essere la fede insegnata dalla Chiesa, una raccolta di simbolismi adatti per i più semplici e ignoranti, che non erano in grado di capire la realtà delle verità difficili; invece, gli iniziati, gli intellettuali o gnostici, come loro si auto-chiamavano, avrebbero capito quanto stava dietro questi simboli, e così avrebbero formato un cristianesimo elitario, intellettualista o gnostico.

Ovviamente questo “nuovo” cristianesimo gnostico si frammentava sempre più in diverse correnti con pensieri spesso strani e stravaganti, ma anche attraenti per molti. Un elemento comune di queste diverse correnti era il dualismo, che negava la fede nell’unico Dio Padre di tutti, Creatore e Salvatore dell’uomo e del mondo; e affermava, accanto al Dio buono, l’esistenza di un Principio negativo, che avrebbe prodotto la materia e tutto ciò che da essa deriva.

Radicandosi saldamente nella dottrina biblica della creazione, Ireneo dello gnosticismo confutava sia il dualismo sia il pessimismo che svalutavano le realtà corporee. Egli rivendicava decisamente l’originaria bontà della materia, del corpo, della carne, non meno che dello spirito. La sua opera va ben oltre la confutazione dell’eresia, perché si presenta come il primo grande teologo della Chiesa primitiva, che ha creato della teologia una visione sistematica, cioè di un sistema teologico, abbastanza coerente fra tutti gli articoli di fede.

 

La tradizione apostolica

Al centro della sua ricostruzione sta la questione della “Regola della fede” e della sua trasmissione. Per Ireneo la “Regola della fede” coincide, in pratica, con il Credo degli Apostoli, che è la chiave per interpretare il Vangelo. Il Simbolo apostolico, infatti, è una speciale sintesi del Vangelo, che aiuta a capire sia cosa vuol dire, e sia come si deve leggere il Vangelo stesso.

Il Vangelo predicato da Ireneo, infatti, è quello che egli ha ricevuto da Policarpo, Vescovo di Smirne, che risale all’apostolo Giovanni. E così il vero insegnamento non è quello inventato dagli intellettuali al di là della fede semplice della Chiesa, ma quello fondato direttamente sugli Apostoli, che hanno comunicato ai Vescovi in una catena ininterrotta formando la cosiddetta Tradizione (dal latino traditionem, da tradere: consegnare, trasmettere, che traduce il greco παράδοσις: paradosis), che è una delle due fonti della Rivelazione.

Gli Apostoli hanno insegnato una fede semplice, che si fonda sulla rivelazione di Dio. Così - dice Ireneo - non c’è una dottrina segreta dietro il comune Credo della Chiesa. Non esiste un cristianesimo superiore per intellettuali. La fede pubblicamente confessata dalla Chiesa è la fede comune di tutti. Solo questa fede è apostolica, viene dagli Apostoli, cioè da Gesù e da Dio. Aderendo a questa fede trasmessa pubblicamente dagli Apostoli ai loro successori, i cristiani devono osservare quanto i Vescovi dicono, devono considerare specialmente l’insegnamento della Chiesa di Roma, preminente e antichissima. Questa Chiesa, a causa della sua antichità, ha la maggiore apostolicità, perché trae origine direttamente da Pietro e Paolo, le colonne del Collegio apostolico. Con la Chiesa di Roma devono accordarsi tutte le Chiese locali, riconoscendo in essa la misura della vera tradizione apostolica, dell’unica fede comune della Chiesa.

Così scrive Ireneo: “A questa Chiesa, per la sua peculiare principalità è necessario che convenga ogni Chiesa, cioè i fedeli dovunque sparsi, poiché in essa la tradizione degli Apostoli è stata sempre conservata” (Contro le eresie, III, 3, 2). La successione apostolica, verificata sulla base della comunione con la Chiesa di Roma, costituisce il criterio della permanenza delle singole Chiese nella Tradizione apostolica. Difatti, scrive ancora Ireneo: “Con questo ordine e con questa successione è giunta fino a noi la tradizione che è nella Chiesa a partire dagli Apostoli e la predicazione della verità. E questa è la prova più completa che una e medesima è la fede vivificante degli Apostoli, che è stata conservata e trasmessa nella verità” (Contro le eresie, III, 3, 3).

Con tali argomenti, Ireneo confuta dalle fondamenta le pretese degli gnostici. Anzitutto essi non posseggono una verità che sarebbe superiore a quella della fede comune, perché quanto essi dicono non è di origine apostolica, ma è inventato da loro; in secondo luogo, la verità e la salvezza non sono privilegio e monopolio di pochi, ma tutti le possono raggiungere attraverso la predicazione dei successori degli Apostoli, e soprattutto del Vescovo di Roma.

Conclusione

Ireneo definisce il concetto di Tradizione, come realtà internamente animata dallo Spirito Santo, che la rende viva e comprensiva dalla Chiesa. La fede della Chiesa va trasmessa in modo che appaia quale deve essere, cioè “pubblica”, “unica”, “pneumatica”, “spirituale”. Da ciascuna di queste caratteristiche, si può condurre un fruttuoso discernimento circa l'autentica trasmissione della fede nell’oggi della Chiesa. Nella dottrina di Ireneo spicca la dignità dell’uomo, corpo e anima, che è saldamente ancorata nella creazione divina, nell’immagine di Cristo e nell’opera permanente di santificazione dello Spirito. Tale dottrina è come una “via maestra”, per chiarire insieme a tutte le persone di buona volontà, l’oggetto e i confini del dialogo sui valori, e per dare slancio sempre nuovo all’azione missionaria della Chiesa, alla forza della verità, che è la fonte di tutti i veri valori del mondo.  

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