Veglia di Pentecoste 2024: il racconto
News del 26/05/2024 Torna all'elenco delle news
«Ci impegniamo noi, non gli altri. Il mondo si muove se noi ci muoviamo…ci impegniamo perché noi crediamo nell’Amore, la sola certezza che non teme confronti, la sola che basta per impegnarci perdutamente». E’ con le parole di Primo Mazzolari che l’arcivescovo Fortunato Morrone ha sigillato gli spunti di riflessione consegnati ai fedeli che gremivano la Basilica Cattedrale la sera di sabato per la veglia di Pentecoste, un appuntamento sempre molto sentito dalla comunità diocesana e declinato quest’anno in due momenti: il primo nel “cenacolo” della chiesa madre della diocesi, il secondo “in uscita”, subito dopo, in tre punti del Corso cittadino, vissuto come impegno alla testimonianza e occasione per rilanciare il messaggio pasquale, entrambi animati dalle associazioni laicali della consulta.
Impegnati dunque, perché chiamati e inviati: è il destino degli apostoli riuniti nel cenacolo, ed è la missione degli apostoli di ogni luogo e di ogni tempo, di chiunque voglia stare «al passo di Gesù», al passo dell’Amore. Chiamati a vivere da risorti, ad abitare la quotidianità del mondo nel dono dell’Amore ricevuto dallo Spirito che continuamente tutto rinnova e ad essere costruttori di una pace che contagia e dilaga per disarmare il mondo, inviati per essere benedizione e portatori di verità e giustizia, di dialogo e speranza.
Questo il leit motiv della serata vigiliare di Pentecoste, iniziata per chiedere «come un cuor solo ed un’anima sola l’inestimabile dono della pace», parola declinata nei quattro momenti in cui è stata scandita la preghiera, come ricerca di verità e giustizia, come atteggiamento di dialogo dalle famiglie, alla società, ai paesi del mondo, come necessità del disarmo integrale, come realizzazione della civiltà dell’amore.
Parola sollecitata da stralci della parola magisteriale dei papi del nostro tempo «che ci incoraggia e ci fa guardare avanti con tanta speranza» - ha sottolineato il presule - e da lui stesso proposta in altrettante pause di riflessione: «se siamo qui è perché abbiamo fiducia nel Dio che ci dona lo Spirito Santo e abbiamo la consapevolezza, anche se minima, di essere amati. Nel cuore di ogni uomo e di ogni donna c’è la sigla dello Spirito, il “la” che accorda tutto e tutti». Nelle sue parole l’invocazione allo Spirito che rende feconda, dentro l’unica chiamata, la diversità delle vocazioni: « fai di noi il segno del tuo amore, fa che possiamo essere la tua benedizione per gli altri, fa che sappiamo abitare da risorti questo nostro mondo, fa che almeno una volta nella vita possiamo essere la tua carezza». Infine l’invio missionario, raccolto come impegno dai gruppi laicali della diocesi, e proposto ai partecipanti alla veglia, ma anche a tutti coloro che si sono occasionalmente fermati, per raccogliere l’invito e la provocazione, presso la chiesa evangelica battista, la chiesa di San Giuseppe, la Chiesa di San Giorgio al Corso, con tre segni diversi, rispettivamente la fraternità ecumenica, la preghiera, la partecipazione attiva, tutti frutti del dono creativo dello Spirito immesso nella vita della società.
La fraternità ecumenica è stata vissuta presso la chiesa evangelica battista, con la presenza anche del pastore della chiesa evangelica della riconciliazione Pasquale Focà, in quattro momenti, intervallati da testimonianze, parola di Dio e canti, con gli interventi di Sandro Vitale e Carmen Manti che hanno raccontato le loro esperienze nei luoghi di guerra, testimonianze di accoglienza della diversità nel rispetto delle realtà religiose ed efficace operosità nel sociale, per concludere con una testimonianza di come l’incontro con Gesù porta nei cuori la vera pace che restaura i legami con i fratelli e con la storia nella giustizia e nel perdono. Il pastore battista Nunzio Loiudice, presente anche in Cattedrale, ha introdotto i diversi momenti concludendo con la preghiera del Padre Nostro e con un gesto concreto: la firma su una pergamena come sottoscrizione di un Patto di Pace, «per rispondere al bisogno urgente di formare una nuova generazione di costruttori e costruttrici di pace», promosso con le associazioni laicali del Rinnovamento nello Spirito e Movimento dei Focolari, che ha visto coinvolti i presenti, ma che resta ancora aperta, a chiunque abbia intenzione di aggiungersi, presso la chiesa battista.
La preghiera è stata vissuta con i gruppi di Preghiera di Padre Pio, i Cenacoli di Natuzza e il Movimento di Comunione e Liberazione, presso la Chiesa di San Giuseppe al Corso, alla presenza del rettore mons. Pasqualino Catanese, con l’adorazione eucaristica come occasione per mettersi in ascolto dello Spirito che chiama alla cura delle creature e del creato, linguaggio dell’amore di Dio, per collaborare alla sua continua azione creatrice.
La partecipazione è stata l’impegno proposto dall’Azione cattolica diocesana presso la Chiesa di San Giorgio al Corso, dove i partecipanti sono stati chiamati a riflettere sulla chiamata dello Spirito ad essere persone sempre più partecipi della vita delle proprie città. Alla presenza dell'arcivescovo Fortunato e del prof. Matteo Truffelli, già presidente nazionale di A.C., tutti sono stati invitati a scrivere su un muro disegnato ai piedi dell'altare, e ad esprimere con parole, la propria idea di partecipazione e il proprio impegno: il muro, che in diverse parti del mondo ha simboleggiato, e simboleggia ancora oggi, l'idea della separazione, è stato pensato all’opposto come paradigma della costruzione della città, in cui ciascuno mette il proprio mattone e lo poggia, come sottolineato dal presule, sui mattoni messi da chi lo ha preceduto, in un abbraccio di gratitudine e progettualità per il futuro.
di Antonia Cogliandro, pubblicato su Avvenire di Calabria del 26 maggio 2024