Quando la fede germoglia nell'incontrare la Luce: la testimonianza del catecumeno Francesco Barresi

News del 07/03/2021 Torna all'elenco delle news

Quando la fede è un seme destinato a germogliare e crescere in un terreno fertile. È la storia di Francesco Barresi, 40 anni compiuti proprio nell’anno in cui è diventato cristiano con i sacramenti ricevuti, durante la solenne cerimonia che amministra il battesimo agli adulti in Cattedrale, presieduta dall’arcivescovo Morosini, lo scorso 30 ottobre, e insieme al suo fratello maggiore Angelo, ha potuto dare compimento a un desiderio che in fondo era stato sempre presente nella sua vita. Un bisogno inespresso e inconsapevole che, proprio come un seme nascosto, ha trovato la luce solo quando ha incontrato il terreno fertile che lo ha accolto e lo ha fatto crescere e maturare.

«Provengo da una famiglia cattolica – spiega Francesco – ma per un susseguirsi di vicende, legate anche agli influssi della sorella di mia madre, testimone di Geova, i miei genitori hanno deciso di non battezzarci per lasciarci liberi di decidere in età adulta». È stato così per tutti e quattro i figli: un po' alla volta, ognuno ha fatto la sua scelta.

Francesco è cresciuto frequentando insieme ai suoi coetanei la parrocchia di S. Maria della Candelora: «andavo spesso la domenica in chiesa insieme ai miei amici, ma loro, a differenza di me, hanno seguito tutto il percorso catechistico. Ci incontravamo in chiesa per giocare a calcio. A un certo punto ho mollato». 

La vita di Francesco scorreva in fretta, non c’era tempo di pensare alla lontananza dalla frequentazione della parrocchia e si era ormai abituato ad una strana convivenza tra la sensazione di una Certa Presenza, che ogni tanto gli sembrava di avvertire, e una non ben chiara sensazione di vuoto, che per contro gli procurava una certa insoddisfazione, quando tutto è cambiato. «Sentivo la presenza del Signore accanto a me – dice adesso con piena consapevolezza - sapevo che mi mancava qualcosa». 

L’incontro con Melania, da poco più di un anno divenuta sua moglie, è stato per Francesco decisivo per risvegliare quel desiderio quando ormai sembrava essersi sopito: insieme al loro amore è sbocciato e cresciuto man mano anche il bisogno di un Amore più grande nel quale essere custoditi. 

Nella famiglia di Melania, che viveva con serenità e convinzione la propria fede, Francesco ha trovato quel terreno che ha accolto e curato questo suo desiderio, portandolo finalmente all’incontro con la Luce. «Non ne aveva mai parlato con nessuno fino a quel momento – dice Melania con una punta di compiacimento – aveva tenuto questo suo desiderio nel cassetto. Aveva bisogno di essere spronato». E la sua felicità trapela pienamente quando conclude: «sono contenta che finalmente abbiamo preso insieme questa decisione. Anche se a distanza di tanto tempo, questo è stato il completamento della sua persona». 

Il tocco finale è stato il ruolo del padre di Melania: Francesco Sergi, francescano per vocazione, sin da giovane sempre nell’associazionismo cattolico, ha reso concretamente possibile la scelta di Francesco di avvicinarsi ai sacramenti accompagnandolo passo dopo passo, prendendolo per mano nella lettura della Vangelo, nella preghiera, nell’andare a Messa. È stato anche il suo garante e padrino. «Quando l’ho conosciuto come fidanzato di mia figlia – spiega – e ho saputo che non era battezzato, mi sono adoperato per indirizzarlo e gli sono stato accanto per cercare di spronarlo, anche con l’esempio».

A Michele e Antonella Franco, coppia storica di catechisti della parrocchia della Candelora, è toccato invece tenere le fila del percorso formativo di Francesco, ed è stata per loro la prima volta: «una esperienza diversa da tutte le altre e molto arricchente per noi. Abbiamo percepito sin da subito che il suo desiderio era forte e che voleva finalmente esaudirlo. Lo abbiamo visto impegnarsi con costanza nel suo cammino, che, nonostante il covid, non si è mai interrotto: non abbiamo smesso di vederci, ma inventato modi nuovi, incontrandoci anche all’aperto».

Don Luigi Cannizzo, che era presente la sera del suo battesimo in Cattedrale, racconta che in questo tempo sospeso di pandemia è difficile entrare in una dimensione associativa. Di Francesco ricorda che era «molto motivato, veniva spesso in chiesa già prima di iniziare il cammino. Era già un suo desiderio personale, anche se si diventa cristiani nella chiesa e con la chiesa». Ha celebrato il suo matrimonio con rito misto, prima ancora che Francesco concludesse il catecumenato e ha da poco celebrato il battesimo della piccola Martina. Di lei Francesco, come neopapà, annuncia con fierezza di fede: «la prima cosa che desidero fare adesso è poter fare a mia figlia quello che non è stato fatto a me, indirizzarla nel modo giusto e farle compiere il percorso di formazione nella fede, insieme ai suoi coetanei, che è mancato a me. Questa è stata per me adesso l’emozione più grande, vivere da battezzato il battesimo di mia figlia».

di Antonia Cogliandro (pubblicato su L'Avvenire di Calabria del 7 marzo 2021)