1 novembre 2020 - Istituiti nuovi lettori e accoliti in Cattedrale

News del 10/11/2020 Torna all'elenco delle news

Il primo novembre, giorno in cui la Chiesa celebra la santità di alcuni suoi figli e fa più forte il suo invito perché essa sia raggiunta da tutti, il nostro Arcivescovo, Monsignor Giuseppe Fiorini Morosini, ha istituito due Lettori (Lorenzo e Vincenzo) e sette Accoliti (Alessandro, Candiloro, Emanuele, Jean Bosco, Narindra, Saverio e Vincenzo). Nello svolgere questo onere ed onore che la Chiesa affida agli istituiti, si deve tenere presente che Cristo è la fonte originaria ed originante di ogni ministero (CCC 874).

«Cristo Signore, per pascere e sempre più accrescere il popolo di Dio, ha istituito nella sua Chiesa vari ministeri, che tendono al bene di tutto il corpo. I ministri infatti [...] sono a servizio dei loro fratelli, perché tutti coloro che appartengono al popolo di Dio[...] arrivino alla salvezza» (LG 18). Da queste affermazioni del Magistero possiamo dunque assentire che l’indole ministeriale della Chiesa è una grazia che Dio le ha voluto donare. Questa grazia la si può cogliere nella sua interezza soltanto se la viviamo nell’ottica del servizio al prossimo e per il prossimo. Pertanto i Lettori e gli Accoliti nello svolgimento del loro ministero devono avere come punti di riferimento imprescindibili Dio (padrone di casa) e la Chiesa (casa), la quale, come già ci viene detto nella Christifideles laici, si presenta come mistero di comunione e missione. La missione della Chiesa e dei ministri che ne fanno parte deve essere porzione costituente e permeante del suo ethos e come per Cristo missione e persona si sono identificati in uno, così tutti devono attuare questa identificazione con i compiti e i mandati loro affidati. L’adempiere di un qualsiasi ministero, compreso quello di lettore ed accolito, nelle comunità parrocchiali e diocesane di appartenenza non esclude il suo carattere universale. Come il peccato personale che non ricade solo su chi lo compie, ma sull’intera Chiesa, così anche il servizio di amore va a beneficio e per la maggior santificazione di tutta la Chiesa. Pertanto, il ministero, come ci ricorda il Catechismo della Chiesa Cattolica, «ha un carattere personale e una forma collegiale». Il carattere personale della vocazione al servizio nella Chiesa si evince dalla chiamata singola, individuale che Gesù, nel Vangelo, rivolge a ciascuno dei dodici e ad altri che incontra, investe, tocca, sana e guarisce con il suo immenso sguardo di compassione, perché Lui, fonte del servizio, si fa servizio per noi. Gesù, ancor prima di vedere in questi, possibili discepoli o comunque suoi testimoni, promulgatori di amore, li riconosce bisognosi e anelanti dell’Amore. Quindi, nell’esercizio del ministero gli istituiti non devono mai dimenticare che ancor prima di amare, devono sentirsi amati, di quell’amore che non si esaurisce, che non segue la logica del do ut des, ma ama l’uomo perché Dio lo ama come: creatura plasmata ad immagine del suo Creatore. Il sentimento comune dell’amore, che annoda a sé tutti gli uomini e li fa crescere nel rispetto della dignità della persona, esprime poi l’indole collegiale del servizio. La chiamata al ministero, che diventa servitium amoris, soprattutto in questo tempo di pandemia, non potrà mai concludersi, esaurirsi, nel donarsi ad una persona, in una comunità, in un determinato confine parrocchiale, diocesano, nazionale, ma, in quanto l’Amore sfugge alle dinamiche tempo - spaziali ed è di sua natura universale e aggregante, si determina come servizio che punta gli occhi all’Infinito, Dio, per farsi dono e totale oblazione agli uomini attraverso la Chiesa.

di Candiloro Simone Costarella - tratto da www.avveniredicalabria.it