15 marzo 2020 - III Domenica di Quaresima: il Signore mette in tutti una sorgente di bene

News del 15/03/2020 Torna all'elenco delle news

Questa domenica è dolorosa per tantissimi di noi. Tanti già soffrono il digiuno eucaristico che sono obbligati a vivere durante la settimana. Per loro, questo digiuno è ancora più straziante oggi. E a essi si aggiungono quelli che, non per abitudine ma per vera convinzione e amore, vivono la domenica come giorno di incontro sacramentale con lo Sposo…

A tutti, questo vangelo viene incontro come rugiada. Viene a dirci che Gesù ha sete. Che Gesù stesso desidera quest’incontro. Dio ha sete della nostra sete di Lui. Ogni parola di questo vangelo è una perla, ma vorrei soffermarmi con voi su un particolare molto significativo per noi oggi. «Gli replica la donna: “Signore, vedo che tu sei un profeta!

I nostri padri hanno adorato su questo monte; voi invece dite che è a Gerusalemme il luogo in cui bisogna adorare”». Sul monte? O nel tempio? Un adorazione libera, una preghiera spontanea? O una preghiera comunitaria e istituzionale? Entrambe sono forme preziose. La preghiera comunitaria è fondamentale. Nel nostro caso la santa messa, si cui siamo privati, è fondamentale, è un sigillo oggettivo della presenza reale ed efficace di Cristo.

Eppure se questa manca e se questa può mancare non deve mancare lo sfondo che, se dovesse mancare, tutto diventerebbe ritualità vuota: «Viene l’ora – ed è questa – in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità: così infatti il Padre vuole che siano quelli che lo adorano. Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorare in spirito e verità».

Commento di Robert Cheaib tratto da www.cercoiltuovolto.it

 

Il Signore mette in tutti una sorgente di bene

Gesù e una donna straniera, occhi negli occhi. Non una cattedra, non un pulpito, ma il muretto di un pozzo, per uno sguardo ad altezza di cuore.

Con le donne Gesù va diritto all'essenziale: «Vai a chiamare colui che ami». Conosce il loro linguaggio, quello dei sentimenti, della generosità, del desiderio, della ricerca di ragioni forti per vivere.

Hai avuto cinque mariti. Gesù non istruisce processi, non giudica e non assolve, va al centro. Non cerca nella donna indizi di colpa, cerca indizi di bene; e li mette in luce: hai detto bene, questo è vero.

Chissà, forse quella donna ha molto sofferto, forse abbandonata, umiliata cinque volte con l'atto del ripudio. Forse ha il cuore ferito. Forse indurito, forse malato. Ma lo sguardo di Gesù si posa non sugli errori della donna, ma sulla sete d'amare e di essere amata.

Non le chiede di mettersi in regola prima di affidarle l'acqua viva; non pretende di decidere per lei, al posto suo, il suo futuro. È il Messia di suprema delicatezza, di suprema umanità, il volto bellissimo di Dio.

Lui è maestro di nascite, spinge a ripartire! Non rimprovera, offre: se tu sapessi il dono di Dio. Fa intravedere e gustare un di più di bellezza, un di più di bontà, di vita, di primavera, di tenerezza: Ti darò un'acqua che diventa sorgente!

Gesù: lo ascolti e nascono fontane. In te. Per gli altri.

Come un'acqua che eccede la sete, che supera il tuo bisogno, che scorre verso altri. E se la nostra anfora, incrinata o spezzata, non sarà più in grado di contenere l'acqua, quei cocci che a noi paiono inutili, invece che buttarli via, Dio li dispone in modo diverso, crea un canale, attraverso il quale l'acqua sia libera di scorrere verso altre bocche, altre seti. «Dio può riprendere le minime cose di questo mondo senza romperle, meglio ancora, può riprendere ciò che è rotto e farne un canale» (Fabrice Hadjaji), attraverso cui l'acqua arrivi e scorra, il vino scenda e raggiunga i commensali, seduti alla tavola della mia vita.

Ed è così che attorno alla samaritana nasce la prima comunità di discepoli stranieri. «Venite, c'è al pozzo uno che ti dice tutto quello che c'è nel cuore, che fa nascere sorgenti». Che conosce il tutto dell'uomo e mette in ognuno una sorgente di bene, fontane di futuro. Senza rimorsi e rimpianti. Dove bagnarsi di luce.

In questi nostri giorni "senza" (senza celebrazioni, senza liturgie, senza incontri) sentiamo attuale la domanda della Samaritana: Dove andremo per adorare Dio? Sul monte o nel tempio? La risposta è diritta come un raggio di luce: non su un monte, non in un tempio, ma dentro. In spirito e verità.

Sono io il Monte, io il Tempio, dove vive Dio (M. Marcolini).

Commento di padre Ermes Ronchi

 

 

Dovunque tu sei vero, Dio è con te

Donna samaritana, che nell’ora più calda del giorno esci di casa per attingere acqua, sai bene che non incontrerai nessuno lungo il tragitto e nemmeno lì al pozzo, perché a quell’ora tutti sono già rientrati e tu potrai prendere di quell’acqua senza il timore di incrociare sguardi di giudizio e di accusa. E invece oggi non è un giorno come tanti altri, quando arrivi al pozzo c’è un uomo lì seduto.

Penso che già questo ti abbia messo a disagio, immagino la tua faccia che cambia espressione, forse si colora un po’ per la vergogna … ma hai bisogno di acqua e, giunta fino a lì, non puoi tornare indietro. Chi è quel viandante? Che ci fa lì? E perché ha iniziato a parlarti? Dalla voce capisci che è un Giudeo e ne rimani sconvolta: i Giudei non hanno rapporti con i Samaritani, si sentono superiori, non rivolgono loro la parola, ancor peggio se si tratta di una donna. Eppure lui lo fa: «dammi da bere». Non sai ancora con chi stai parlando, non lo conosci, eppure ti accorgi che non è come tutti gli altri; non ti guarda dall’alto in basso, ti guarda negli occhi; non sembra interessato al tuo corpo, punta invece al cuore. Parla di «dono di Dio» e di «acqua viva» e ti dice che lui ne detiene il segreto. Forse osa paragonarsi al padre Giacobbe, «che ci diede il pozzo»? Ma chi è? E cos’è l’acqua viva, mentre lì c’è soltanto un pozzo che raccoglie l’acqua trovata nel sottosuolo, non assimilabile ad una sorgente che scorre sempre? Quest’uomo non arretra, anzi incalza e sostiene che quell’’acqua estingue ogni sete; addirittura se tu ne bevi diventerà in te «sorgente d’acqua che zampilla per la vita eterna». A questo punto non capisci più niente, però ti senti attratta irresistibilmente da lui, perché ti dischiude orizzonti mai intravisti prima. Non capisci ma ti fidi e vuoi conoscere il suo segreto, e cominci a chiedere: «dammi quest’acqua». Che strano, prima era l’uomo che chiedeva, adesso sei tu; e non cerchi più un amore malato che fino a qual momento avevi mendicato qua e là senza mai trovare pace. Adesso sei interessata all’acqua misteriosa. D’un tratto l’incantesimo sembra rompersi: Va’ a chiamare tuo marito». Ecco un altro che rinfacciai un passato da cui non riuscirai mai a liberarti e un presente che ancora ti lega. Persino lui, che appariva diverso, ti punta il dito: ci sarà un giorno in cui non ti dovrai vergognare di te stessa? Eppure dentro questa storia maledetta si può costruire qualcosa di nuovo; è vero, donna, hai sbagliato tanto nella vita, ma adesso hai avuto il coraggio della verità: «Hai detto bene: “Io non ho marito”». Dovunque tu sei vera, Dio è con te! Chi comprende questo, ha aperto la breccia da cui l’acqua viva può entrare dentro di sé. Adesso lo riconosci come profeta e puoi ascoltare da lui le verità più grandi. Ti viene detto che Dio non può essere confinato su un monte o in un tempio, ma Egli abita nel cuore di chi cerca l’amore vero.

Abbiamo tutti una grande e continua sete di amore, non ci basta mai. Siamo assetati di amore vero, gratuito, disinteressato. E quanta sofferenza quando non ci sentiamo amati, quando non riceviamo quei piccoli gesti, semplici e quotidiani, con i quali l’amore solitamente si esprime. E oggi questo lo comprendiamo ancora di più, oggi che non possiamo donare un bacio, un abbraccio, una stretta di mano. Lo capiamo perché ci manca terribilmente, tanto che ci ingegniamo a trovare modi alternativi per dirci che ci volgiamo bene. Ecco che cos’è il dono di Dio, è il suo Amore, l’unico capace di estinguere la sete che portiamo dentro e di generare dentro di noi altro amore... per la vita eterna. Sì, perché se fede e speranza non serviranno più dopo questa vita, l’amore è l’unico a rimanere, ed è lì che andremo, alla sorgente di ogni amore. Significa che anche ora, al tempo del Coronavirus, pur se i gesti consueti sono cambiati, l’amore troverà il modo per fluire e arrivare al cuore di chi amiamo. E se per il bene dell’altro, per amore suo dobbiamo rimanere a casa, allora è un sacrificio che possiamo compiere. Liberi da ogni egoismo, sapremo sacrificare la nostra libertà per il bene degli altri, che oggi più che mai sentiamo fratelli. E, quando tutto questo sarà passato, gusteremo la gioia di ritrovarci insieme.

Lascerai la tua anfora che conteneva acqua di pozzo, donna di Samaria, e annuncerai alla gente di aver trovato il Cristo; e crederanno per la tua parola, ma soprattutto perché potranno rivivere in se stessi l’identica tua esperienza: è proprio vero, chi si ferma si incontra, come te, come loro, come noi al tempo del Coronavirus.

Commento di don Tonino Sgrò tratto da www.reggiobova.it

 

LITURGIA E LITURGIA DELLA PAROLA DELLA III DOMENICA DI QUARESIMA (ANNO A) 15 MARZO 2020

tratto da www.lachiesa.it

 

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