6 gennaio 2020 - Solennità dell'Epifania del Signore: la festa dei cercatori di Dio

News del 06/01/2020 Torna all'elenco delle news

A quella vista palpiterà e si dilaterà il tuo cuore, dice Isaia. Epifania è la festa del cuore dilatato. È una gioia pensare oggi che Dio è di tutti. I Magi erano dei pagani, venivano da un Oriente misterioso, patria delle religioni più diverse, culla della vita. Vengono a dire che Dio appartiene a tutta l'umanità e che lo cercano l'intelligenza e il cuore di ogni uomo, la sapienza e la cultura di ogni popolo.

È il Dio di chi crede e di chi non ce la fa a credere, dei cristiani e degli islamici, di chi è regolarmente sposato e di chi ha subito la lacerazione dell' amore, di chi è solo e di chi vive insieme ad un amato, di me e di chi non è della mia parte politica. È il Dio di tutti e per tutti fa sorgere una stella, per chiunque lo cerchi con cuore sincero.

I Magi vedono molte cose in quella stella. È una stella con molte stelle dentro, un bambino, un re, un Dio: Siamo venuti per adorarlo. Ecco il desiderio di Dio. Dio ha desiderio che noi abbiamo desiderio di lui. Dio non è un dovere, è un desiderio. Per questo i Magi viaggiano per anni, «fissando gli abissi del cielo fino a bruciarsi gli occhi del cuore» (D.M. Turoldo).

Il vangelo contrappone il libero viaggio e la cerchia murata di Gerusalemme, i cercatori di stelle e i cercatori di parole, gli scribi che sanno tutto ma che si muovono solo per andare a corte a fare sfoggio di cultura. Per loro Dio non è una passione in grado di farli partire.

I Magi invece hanno poche conoscenze, ma potenti desideri. E mentre gli scribi offrono citazioni, essi portano doni. Ma il dono più bello, il più grande, è il loro stesso viaggio lungo due anni, è il loro lungo desiderio. Questo è il grande dono che anche noi possiamo offrire a Dio, la fame e la sete di lui. Della nostra sete Dio ha sete.

Abbiamo visto la sua stella e siamo venuti... Ma per noi oggi quella stella dov' è? Giovanni nel prologo afferma: «In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini». Cristo è il luogo della vita, e la vita è la stella degli uomini. Quella vita in abbondanza che è venuto a portare ad ogni uomo indica la rotta.

Allora seguirò le lacrime e le domande d'aiuto di ogni vivente; seguirò gli abissi di dolore e i miracoli della carità di oggi; e poi seguirò le ricerche spirituali, culturali, artistiche dell'uomo contemporaneo, le sue conquiste scientifiche e sociali; seguirò, mi appassionerò alla storia dell'uomo, tutta. Poi valuterò e manterrò ciò che è buono, vedendo vi la vera stella cometa che accende ancora i nostri cieli.

L'uomo è la stella. E allora palpiterà e si dilaterà il tuo cuore. Se non ti apri all'uomo non vedrai nessuna stella. Dio non è il Dio degli scribi, ma della carne che spera ama soffre. C'è più verità in un solo grido di dolore che in interi trattati di filosofia. Perché Dio è la fiamma delle cose, l'anima della storia, stella in fondo al cuore. Di tutti.

Omelia di padre Ermes Ronchi

 

Il dono più prezioso dei Magi? Il loro stesso viaggio

Epifania, festa dei cercatori di Dio, dei lontani, che si sono messi in cammino dietro a un loro profeta interiore, a parole come quelle di Isaia. «Alza il capo e guarda». Due verbi bellissimi: alza, solleva gli occhi, guarda in alto e attorno, apri le finestre di casa al grande respiro del mondo. E guarda, cerca un pertugio, un angolo di cielo, una stella polare, e da lassù interpreta la vita, a partire da obiettivi alti. Il Vangelo racconta la ricerca di Dio come un viaggio, al ritmo della carovana, al passo di una piccola comunità: camminano insieme, attenti alle stelle e attenti l'uno all'altro. Fissando il cielo e insieme gli occhi di chi cammina a fianco, rallentando il passo sulla misura dell'altro, di chi fa più fatica. Poi il momento più sorprendente: il cammino dei Magi è pieno di errori: perdono la stella, trovano la grande città anziché il piccolo villaggio; chiedono del bambino a un assassino di bambini; cercano una reggia e troveranno una povera casa. Ma hanno l'infinita pazienza di ricominciare. Il nostro dramma non è cadere, ma arrenderci alle cadute. Ed ecco: videro il bambino in braccio alla madre, si prostrarono e offrirono doni. Il dono più prezioso che i Magi portano non è l'oro, è il loro stesso viaggio. Il dono impagabile sono i mesi trascorsi in ricerca, andare e ancora andare dietro ad un desiderio più forte di deserti e fatiche. Dio desidera che abbiamo desiderio di Lui. Dio ha sete della nostra sete: il nostro regalo più grande. Entrati, videro il Bambino e sua madre e lo adorarono. Adorano un bambino. Lezione misteriosa: non l'uomo della croce né il risorto glorioso, non un uomo saggio dalle parole di luce né un giovane nel pieno del vigore, semplicemente un bambino. Non solo a Natale Dio è come noi, non solo è il Dio-con-noi, ma è un Dio piccolo fra noi. E di lui non puoi avere paura, e da un bambino che ami non ce la fai ad allontanarti. Informatevi con cura del Bambino e poi fatemelo sapere perché venga anch'io ad adorarlo! Erode è l'uccisore di sogni ancora in fasce, è dentro di noi, è quel cinismo, quel disprezzo che distruggono sogni e speranze. Vorrei riscattare queste parole dalla loro profezia di morte e ripeterle all'amico, al teologo, all'artista, al poeta, allo scienziato, all'uomo della strada, a chiunque: Hai trovato il Bambino? Ti prego, cerca ancora, accuratamente, nella storia, nei libri, nel cuore delle cose, nel Vangelo e nelle persone; cerca ancora con cura, fissando gli abissi del cielo e gli abissi del cuore, e poi raccontamelo come si racconta una storia d'amore, perché venga anch'io ad adorarlo, con i miei sogni salvati da tutti gli Erodi della storia e del cuore.

Omelia di padre Ermes Ronchi

 

L’evento dell’Incarnazione di Gesù è strettamente legato alla luce della Festa di oggi. Infatti l’Epifania è letteralmente la Festa della manifestazione del Signore. Gesù non solo viene al mondo, ma viene anche riconosciuto come il motivo per cui il mondo esiste, e per cui ogni vita vale la pena. Dire questo significa dire qualcosa di importante perché solo quando si conosce il motivo allora tutto assume un significato. Senza un motivo valido la vita diventa insopportabile. Avere il dono della fede significa mettersi nella stessa dinamica dei Magi. Iniziano un viaggio mossi da due coordinate importanti: il loro desiderio e i loro ragionamenti. Ogni uomo desidera qualcosa, e ogni uomo è capace di riflettere, ragionare, pensare. Il desiderio e la ragione sono le due gambe che ci mettono in cammino verso la fede. È sbagliato credere che la fede non ha bisogno della ragione o non ha bisogno di ciò che ci portiamo nel cuore. Solo chi pensa può diventare credente. Senza ragione al massimo si diventa creduloni. Ma a Cristo si arriva solo facendo funzionare bene la testa e il cuore. C’è però da dire che il viaggio di questi Magi è fatto anche di errori, di vie sbagliate, di persone malintenzionate. Il Vangelo non censura queste difficoltà per ricordarci che la scoperta del dono della fede è sempre frastagliata di difficoltà. Ma ciò che conta è arrivare fino al punto d’incontrare ciò che i nostri ragionamenti e i nostri desideri da soli non potranno mai darci: “Ed ecco la stella, che avevano visto nel suo sorgere, li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino. Al vedere la stella, essi provarono una grandissima gioia. Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, e prostratisi lo adorarono”. La fede è il dono d’incontrare Cristo concretamente. E il primo sintomo di questo incontro è “una gioia grandissima”. Solo a partire da questa gioia possiamo accorgerci che la nostra vita non è più desiderio e ragionamento, ma incontro con Chi l’ha riempita di significato. 

Omelia di Don Luigi Maria Epicoco

 

I magi non conoscevano le Scritture, allora il Signore si è fatto conoscere a loro attraverso ciò che era loro più noto: le stelle. E quelle persone che du fatti erano pagane si sono mostrate docili e in possesso di un cuore che ascolta. Mentre, nello stesso passo, troviamo Erode che, non guarda una stella, ma consulta direttamente le chiare profezie bibliche. Invece di convertirsi, però, il suo cuore si perverte ulteriormente. Il suo mondo era troppo pieno del suo io per far spazio a Dio. La festa dell'Epifania ci ricorda che Dio può manifestarsi tramite qualsiasi cosa. L'ostacolo alla sua manifestazione non si trova nelle cose, ma nel cuore dell'uomo che non vuole vedere. 

Commento di Robert Cheaib #pregolaParola

 

LITURGIA E LITURGIA DELLA PAROLA DELLA SOLENNITA' DELL'EPIFANIA DEL SIGNORE ( 6 GENNAIO 2020 )

tratto da www.lachiesa.it