25 marzo - Solennità dell'Annunciazione del Signore: la memoria di un Si che ha cambiato la storia

News del 25/03/2020 Torna all'elenco delle news

Nel cuore della Quaresima la liturgia ci mette una memoria liturgica che sembra stridere con i temi della passione, morte e resurrezione di Cristo. Eppure la festa odierna è la radice più vera della Pasqua. Infatti Gesù non ha salvato il mondo solo a partire dagli ultimi giorni della sua vita terrena. Egli ha cominciato a salvare il mondo fin dal primo istante in cui è entrato nella storia. E questo ingresso lo ha fatto prima attraverso la libertà di questa donna e poi attraverso il suo grembo. Infatti non dobbiamo mai dimenticarci che Dio è onnipotente, cioè può tutto. Eppure vincola la sua onnipotenza alla libertà dell’uomo. La storia della salvezza è una storia che si intreccia inevitabilmente anche con le scelte che ognuno fa. Direbbe sant’Agostino: “il Dio che ci ha fatto senza di noi, non ci salva senza di noi”. Oggi è a festa della prima vera grande alleanza concreta tra la Grazia di Dio e l’umanità. È Maria la protagonista di questo inizio. È la sua libertà la cosa che rende possibile tutto il resto. In questo senso la pagina del Vangelo di Luca che racconta l’annunciazione è come la cartina di tornasole davanti a cui dobbiamo chiederci a che punto è la nostra vita. Infatti la nostra esistenza non è la somma degli eventi o delle cose che ci sono successe. La nostra vita è la somma delle nostre scelte, dei nostri, si, nei nostri eccomi. Solo guardando a quanto abbiamo messo in gioco la nostra libertà riusciamo anche a capire anche punto ci troviamo. Ecco perché il male non è semplicemente fare scelte sbagliate, ma è innanzitutto non fare mai delle scelte. E molto spesso la scusa per non fare mai delle scelte è nel fatto che non sempre capiamo tutto, che non sempre abbiamo sotto controllo le situazioni, che non sempre ci sentiamo pronti. Anche Maria si è trovata in una situazione simile ma ha compreso che a un certo punto della vita ciò che più che conta è il rischio della libertà e non le rassicurazioni. Onorare la festa di oggi significa rischiare di decidere oggi qualcosa. 

Commento di Don Luigi Maria Epicoco

Dietro quel dialogo meraviglioso tra l’angelo Gabriele e la Vergine Maria non c’è nulla di simbolico ma c’è tutto di concreto. Dietro quelle parole si intuisce come Dio agisce.

Si comprende che l’Onnipotenza di Dio si arresta volutamente davanti alla nostra libertà. Dio domanda, non comanda a Maria. L’Amore è questa libertà che Dio ci crea intorno. È solo grazie ad essa che tutto poi diventa possibile, diventa pienamente umano, pienamente felicità per ogni uomo e per ogni donna che risponde liberamente a questa domanda.

Ma la nostra libertà ha avuto un prezzo carissimo, e i giorni appena trascorsi ce lo hanno ricordato. La nostra libertà è costata tutto il Sangue del Figlio. È giusto che ce lo ricordiamo non per far nascere in noi sensi di colpa ma per spalancare in noi la giusta consapevolezza di quanto valiamo agli occhi di Dio.

Peccare significa disprezzarci, significa considerare banale la nostra vita e la nostra libertà. Per dire di Si o per dire di No bisogna essere liberi. Peccare invece significa non decidere mai e pensare di essere liberi solo perché si asseconda la corrente del momento (fosse quella emotiva o quella culturale). Maria è liberissima, per questo il suo Si è efficace. La fede è un recupero della libertà necessaria affinché possiamo pronunciare liberamente i nostri Si e i nostri No.

Forse è il tratto più significativo dell’immagine e somiglianza di Dio che ci portiamo addosso. In Maria non vediamo una cieca esecutrice della volontà altrui, ma una liberissima donna che dice Eccomi! Davanti al mistero della vita, della fede, dell’amore. È la sua libertà la cifra vera del suo essere Immacolata. Per questo Dio non la tratta da serva ma la fa Sua Madre, la rende davvero benedetta tra tutte le donne. La rende una benedizione per tutti.

Omelia di don Luigi Maria Epicoco (2019)

 

E pensare che il sì di una fanciulla in un paesino sperduto dell'antico medioriente abbia cambiato il corso della storia... E pensare che il suo ruolo non era solo sul piano orizzontale e umano, ma anche sul piano divino... Una creatura divenuta collaboratrice del Creatore nell'opera più grande che ci sia: il mistero dell'incarnazione e della redenzione. Sostiamo un istante per meditare le parole di Maria, per ammirare la sua coraggiosa disponibilità. Fermiamoci, ma solo per un istante, perché Maria ci rimanda al nostro sì, al nostro ruolo in questa grande storia. Maria ci ricorda che non siamo numeri in serie, ma che siamo tutti grembo in cui il Logos vuole farsi presente di nuovo. Perché Colui che si è incarnato, Colui che ha promesso di essere con noi fino alla fine dei tempi, lo vuole essere primarimanete in noi e tramite noi.

#pregolaParola di Robert Cheaib

Il Signore per Agostino è la bellezza antica e la bellezza nuova allo stesso tempo. In che senso? Il Dio della fede biblica si incontra nel fare memoria, ovvero nel guardare le azioni passate e alla loro luce interpretare il presente. Egli è fedele, e ciò che ha fatto, lo continua a fare. Contemplando le sue opere antiche possiamo discernere la sua azione nel presente. Ma egli non è fossilizzato nel passato. Per questo è anche la bellezza nuova. Ci vuole più coraggio e discernimento per riconoscere Dio nella novità. Ed è qui che si manifesta uno degli aspetti della grandezza di Maria. Che il Signore rendesse feconde le sterili era un evento non raro nell'Antico Testamento, ma che u a Vergine diventasse la Madre di Dio, era una inaudita novità. Da qui la grandezza insuperabile di Maria. La giovane Vergine ha saputo riconoscere il segno dell'Antico dei giorni. Che il suo occhio sia nell'occhio della nostra mente per riconoscere il passaggio del Signore. Che il suo grembo sia nel nostro cuore affinché diventi gravido di Cristo.

#pregolaParola di Robert Cheaib (2019)

 

Ciò che colpisce, nell’Annunciazione, è che una “religione pura” esige un dialogo vivente e costante fra Dio e ogni uomo. Qui Dio ha pronunciato la sua ultima Parola a Maria, perché si compissero le parole che, nella storia di Israele, erano state dette ad Abramo, a Mosé e ai profeti. Essi avevano ascoltato e obbedito; lasciarono entrare nella loro vita la Parola di Dio, la fecero parlare nelle loro azioni e la resero feconda nel loro destino. 

I profeti sostituirono alle loro proprie idee la Parola di Dio; anche Maria lasciò che la Parola di Dio si sostituisse a quelle che erano le sue convinzioni religiose. Di fronte alla profondità e all’estensione di questa nuova Parola, Maria “rimase turbata”. L’avvicinarsi del Dio infinito deve sempre turbare profondamente la creatura, anche se, come Maria, è “piena di grazia”. 

Assolutamente straordinario è poi che questo Dio non solo si avvicina a Maria, ma le offre il proprio Figlio eterno perché divenga il suo Figlio. Come è possibile che il “Figlio dell’Altissimo” diventi suo Figlio? “Lo Spirito Santo scenderà su di te”. Come scese sul caos, in occasione della creazione, lo Spirito Santo scenderà su Maria e il risultato sarà una nuova creazione. L’albero appassito della storia fiorirà di nuovo. “Maria disse: Eccomi sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto”. Nell’Annunciazione si ha il tipo di dialogo che il Padre del nostro Signore Gesù Cristo vorrebbe avere con ciascuno di noi. L’esperienza di Maria a Nazaret sottolinea questa verità per tutto il popolo di Dio. Il suo “sì” in risposta all’offerta divina e il cambiamento drammatico di vita che ne sarebbe seguito, mostrano che la venuta di Dio in mezzo a noi esige un cambiamento radicale. 

Ma, cosa più importante, l’Annunciazione a Maria ci pone di fronte ad una grande verità: ognuno di noi ha avuto un’“annunciazione” personale. Sto esagerando? No di certo. Se esaminate la vostra vita passata, troverete un’esperienza che è stata decisiva; forse non ebbe allora conseguenze immediate, o almeno non vi sembrò, ma, ripensandoci adesso, vi accorgete che è stata fondamentale, sia essa la scuola che avete frequentato, un libro che avete letto, un discorso che avete ascoltato, una frase delle Scritture che vi ha colpito, gli amici a cui vi siete sentiti uniti o un ritiro che avete fatto. Era il Dio di Maria di Nazaret che si annunciava a voi. Voi avete dunque avuto una “vostra” annunciazione. E se non avete risposto “sì”, o se avete pronunciato soltanto un “sì” timido? Basta riconoscere l’annunciazione ora e cercare di recuperare il tempo perduto, vivendo per Dio e per gli altri. 

“Eccomi sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto”. 

tratto da wwww.lachiesa.it

 

L'ANNUNCIAZIONE A MARIA TRA CULTO E SPIRITUALITA' (di don Nuccio Cannizzaro)