Veglia di Pasqua - Morosini: La Pasqua deve fare di noi creature nuove

News del 27/03/2016 Torna all'elenco delle news

E’ tempo di cantare l’Allelulia. Nella Veglia solenne della notte di Pasqua il racconto della storia della salvezza annunzia con gioia che Cristo è risorto. La luce, rinata nei segni della benedizione del fuoco nuovo e dell’accensione del cero, ha squarciato a poco a poco il buio.  Esultano nel grido pasquale le campane. Si scioglie il silenzio in letture e canti. In questa notte si celebra il passaggio dalla morte alla vita e con Cristo rinasce ogni cristiano. Ma, in modo particolare rinascono a vita nuova coloro che in questa notte ricevono il sacramento del Battesimo: in Cattedrale sono cinque i giovani che fanno la loro professione di fede. L’arcivescovo Morosini, che li ha accolti ufficialmente con il rito di elezione dei catecumeni nella prima domenica di Quaresima, in questa veglia di Pasqua amministra loro i sacramenti dell’iniziazione cristiana, così che “rinati alla vita di figli di Dio nel Battesimo” possano con il dono dello Spirito Santo nella Confermazione “diventare membri attivi della Chiesa per l’edificazione del corpo di Cristo”. Con l’impegno a trasmettere, a loro volta, la fede ricevuta in dono: “voi giovani  - li ammonisce - che avete la grazia di ricevere il Battesimo da adulti, non sciupate questo sacramento, non sciupate la fede, ma custoditela e tramettetela“. Ed aggiunge: ”è così che noi salveremo l’identità cristiana! Siamo qui con la consapevolezza di una comunità che ha raccolto questo annunzio dal passato, lo sta rivivendo e deve trasmetterlo…Dobbiamo riscoprire una fede come risposta ai nostri problemi, non una fede data per tradizione. Una fede che ci trasforma, che ha la capacità veramente  di fare di noi creature nuove”. 

Una fede che deve trasmettere alle nuove generazioni non i riti ma la speranza di cambiare il mondo, che va raccontata con la gioia e la testimonianza di vita, che deve rinascere ogni giorno nell’impegno: sono queste le raccomandazioni che padre Giuseppe rivolge ai fedeli che affollano la Cattedrale. Ed addita, tra i presenti,  la comunità neocatecumenale. Sono tra i banchi, indossano le vesti bianche simbolo del Battesimo, “per diversi anni  - egli dice - si sono posti una domanda: siamo stati cristiani di nome, vogliamo riscoprire cosa significa il Vangelo. Ed  oggi sono qui, vogliono rivivere il Battesimo ricevuto quando erano piccoli”. Tra i protagonisti di questa notte ci sono anche loro, ed alla fine  della celebrazione prolungano con canti di festa l’atmosfera della Veglia. 

di Antonia cogliandro

 

Nella Pasqua i nostri gesti di resurrezione

“Ecco la nostra fede pasquale: accogliere la Resurrezione e vedere nella Resurrezione del Signore la radice della nostra speranza”. E’ questo l’augurio che l’arcivescovo Morosini rivolge ai fedeli riuniti in Cattedrale per la Liturgia Pontificale del giorno solenne di Pasqua.  “L’ augurio che voglio farvi è quello di intensificare dentro il nostro animo la ragione fondamentale per la quale noi cristiani possiamo e dobbiamo sperare. Di fronte a tutti i problemi individuali, familiari, sociali, nazionali e internazionali, quanto più questi problemi li individuiamo come difficili, che sembrano non trovare soluzione, tanto più il nostro cuore non si deve abbattere, ma deve confidare nel Signore, proprio perché lui è risorto”.

E’ questa la speranza: di fronte al conflitto tra bene e male, tra morte e vita, che ogni giorno si ripropone nelle varie situazioni, lottare con la forza del Signore risorto e con le armi dell’incontro e della misericordia.

“Problemi in famiglia? Lottiamo attraverso la solidarietà, la comprensione, la mutua chiarificazione, la mutua accettazione… tutti abbiamo sperimentato difficoltà a perdonare, ad avere misericordia. E’ questa la lotte tra morte e vita che dobbiamo compiere dentro di noi e attorno a noi per realizzare la speranza. Difficile rapporto tra genitori e figli? Dobbiamo tradurre nei nostri impegni il conflitto tra accoglienza e fermezza, tra giustizia e misericordia. Di fronte ai mali che sono attorno a noi se rimaniamo passivi e supini e cerchiamo di tenerci fuori per non correre rischi, la speranza non si compie”.

La Resurrezione “non è un evento che riguarda solo Gesù”  ma  anche noi dobbiamo renderci protagonisti di “gesti di resurrezione”.

Un grande esempio padre Giuseppe lo offre in S. Francesco di Paola, di cui ricorrono in questi giorni i 600 anni dalla nascita: “da calabresi impariamo da questo grande uomo ad essere protagonisti del nostro futuro, ad essere come lui costruttori di speranza, lì dove il Signore ci ha messo, con le possibilità che abbiamo, piccole o grandi che siano.  Mai tirarci indietro dove possiamo spendere una parola, dove possiamo compiere un gesto di resurrezione, di sconfitta del male. Facciamolo, perché il bene è l’approdo di diversi tentativi che assieme noi possiamo fare. E’ l’augurio più bello  - conclude padre Giuseppe- che mi sembra di potervi dare!”.

di Antonia Cogliandro