L’atto di fede del Venerdì Santo

News del 26/03/2016 Torna all'elenco delle news

Un atto di fede, che depone ai piedi della croce le ragioni meramente umane, per abbracciare la speranza nella salvezza divina. L’adesione incondizionata al mistero salvifico della Resurrezione attraverso il mistero del dolore e della morte, dentro lo spazio circoscritto delle ore del sepolcro. E’ quello che celebra il Venerdì Santo, contemplando nel silenzio il mistero di un Dio crocifisso, “scandalo per i Giudei e follia per i pagani”, nel quale si manifesta la grandezza della sua misericordia. Un atto di fede: è questo che chiede la liturgia in attesa della Pasqua di Risurrezione, proclamando i brani della Passione di Cristo e con l’adorazione della Santa Croce. Nei primi, attraverso il racconto delle ultime ore di Gesù si chiude il cammino di rivelazione del figlio di Dio, poi la Parola tace per fare posto al silenzio, sulla mensa vuota dell’altare dove il sacrificio si è già consumato. Resta al centro la croce. Davanti ad essa ognuno è chiamato a portare il suo atto di fede.  Non un semplice atto di venerazione, ma un vero e proprio gesto di fede. Questo ha chiesto l’arcivescovo Morosini all’assemblea riunita in Cattedrale  per la celebrazione del venerdì santo: “Quando baciate il crocifisso dite: io credo in questa rivelazione che Tu Signore ci hai dato! Inginocchiarsi deve essere l’atto di chi dice: sì, Signore, io ci sto. Mi impegno a trasmettere la fede che ho ricevuto in dono.”  Ancora una volta l’arcivescovo ha sottolineato l’importanza dell’annuncio e della testimonianza che danno significato ad ogni singolo gesto di fede. “Riscopriamo il mandato di Gesù agli apostoli: andate, predicate, raccontate, trasmettete! Di fronte all’ateismo che serpeggia oggi bisogna ritrovare il coraggio di trasmettere la fede”.  

A questo punto il suo accorato appello si sposta dalla Cattedrale alla città, accompagnando l’ultimo atto del Venerdì santo, il percorso della Via Crucis, che da piazza Duomo si snoda per le vie limitrofe. Presiedendo il cammino di preghiera scandito dalle tradizionali figurazioni dei protagonisti della Passione, l’arcivescovo ha nuovamente sollecitato tutti all’impegno nell’opera di evangelizzazione che la diocesi sta perseguendo come obiettivo primario in questo anno pastorale, in coincidenza con l’anno santo giubilare della misericordia: un’occasione ancor più favorevole ad incentivare le azioni personali di trasmissione della fede. E questo è proprio il tema di riflessione scelto per la Via Crucis di quest’anno: la trasmissione della fede attraverso le opere di misericordia. Delle 14 stazioni 7 sono le opere di Misericordia spirituale: consigliare i dubbiosi, insegnare agli ignoranti, ammonire i peccatori, consolare gli afflitti, perdonare le offese, sopportare pazientemente le persone  moleste, pregare Dio per i vivi e per i morti. A queste si alternano le altre 7 opere di misericordia corporale: dare da mangiare agli affamati, dar da bere agli assetati, vestire gli ignudi, alloggiare i pellegrini, visitare gli infermi, visitare i carcerati, seppellire i morti. Tutte espressioni di quella misericordia che crea la cultura della prossimità e della comunità, contro la cultura dello scarto e dell’indifferenza.  Manifestazioni di un amore fraterno che vince le paure e abbatte gli ostacoli di morte, per far trionfare la speranza che la fede porta con sé. 

“Questa -  conclude l’arcivescovo Morosini salutando la folla con la sua benedizione - è la trasmissione della fede! Con questo percorso abbiamo trasmesso la fede nella città attraverso i segni della Passione. Sono i momenti forti attraverso i quali diciamo a chi ci sta attorno: questa è la nostra fede! Sappiamo che oggi annunciare la fede significa andare controcorrente! Ma portando la croce per le strade noi abbiamo la consapevolezza di poter dire, anche nel momento del dolore, che Dio esiste. Sappiamo quanto sia difficile ma questa processione infonda in noi il coraggio di proclamare la fede anche quando le evidenze umane possono contrastare il nostro annunzio. Torniamo a casa con la consapevolezza che dobbiamo continuare nel nostro impegno di trasmettere la fede alle nuove generazioni”. 

“Della Passione di Gesù – ricorda l’arcivescovo - gli evangelisti annotano: qualcuno vide e credette.  Noi questa Via Crucis l’abbiamo fatta perché crediamo. Chissà se qualcuno, avendo visto,  ha creduto!”. Un messaggio di speranza, che proietta il venerdì Santo verso la certezza della Pasqua.

di Antonia Cogliandro

 

Tutte le foto sono di Adriana Sapone